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Autore: BloodGirl    13/08/2013    1 recensioni
Salve ragazzi/e!!
Qui è la vostra BloodGirl che vi parla!!
avete mai pensato che cosa accadrebbe se una ragazza entrasse a far parte dell'Inazuma Japan? No? Bene e allora questa è la fic che fa per voi!!
Coppia: Het(assolutamente) Sorprese: tante!!
Buona lettura!!!
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Dal testo
"- La palla non può farti del male…!- scherzo cercando di tirarla un po’ su con qualche risata ma ottengo la reazione opposta.
- E invece si! È colpa di un pallone da calcio che ho perso tutto!- mi urla in faccia in lacrime."
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PS: spero di avervi fatti incuriosire...recensite !!!!
PPS: ci sarà anche qualcuno che si credeva morto!!!
Genere: Avventura, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Nuovo personaggio, Shawn/Shirou, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7: INCONTRO CON IL PASSATO

Dopo un buon pranzo sostanzioso e un po’ di allenamento non troppo stancante, ci rechiamo allo stadio in cui si svolgerà la finale. È stato un buon risultato arrivare fin qui e, anche se perdiamo, sarò comunque felice. Ma cosa sto dicendo?!
Dobbiamo vincere ad ogni costo, altrimenti gli sforzi per arrivare a questa partita finale non saranno serviti  a niente!
Per fortuna, questa volta, accanto agli spogliatoi maschili ci sono anche quelli femminili. Entro e mi ritrovo davanti una piccola stanzetta di quattro mura bianche tappezzate da piastrelle azzurre e rosa con due panche al centro, tre misere docce e degli attacca-panni sulla parete destra.
Deposito la borsa sulle panche e inizio a cambiarmi in solitudine (non che mi dispiaccia). Dopo aver indossato la divisa della squadra mi accorgo di un piccolo particolare: ho i capelli sciolti e sono sicura che morirò di caldo.
Così, esco dalla stanzetta  e busso ai ragazzi, che fanno un baccano infernale, invidiabile da una discoteca (tranne per il piccolo particolare che non c’è la musica).
-          Posso entrare? Sono Aida!- è sempre meglio chiedere prima che mi ritrovi qualcuno in mutande (e non ci tengo).
-          Entra pure!- la voce è quella di Shawn. Mi affaccio alla soglia della porta color mogano e chiedo:
-          Ragazzi, qualcuno ha un elastico?-
Ma solo dopo aver rivolto la domanda mi rendo conto della cavolata che ho detto. Come possono dei ragazzi avere un elastico per capelli?! Ormai sono qui e tanto vale restare per sentire la risposta che è scontata. Ma non ottengo il risultato che mi aspettavo
-          Dovresti provare a chiedere a Nathan, Jude o Jordan…- dopo la divertente risposta di Axel ci mettiamo a ridere a crepapelle, quasi fino allo sfinimento. So che non è questo il clima per affrontare una finale ma cosa posso fare?!
Questa squadra è fatta così!

***

Dopo questa piccola parentesi che ha rivitalizzato l’umore della squadra, ci dirigiamo all’interno dello stadio. È enorme , circolare e stracolmo di persone. Tra le tribune noto anche la presenza delle diverse squadre che si sono scontrate contro di noi. Vedo le maglie nere, gialle e rosse tedesche, il tricolore italiano e i giocatori di Palladia, tra cui Hayden che ha un mano uno di quei aggeggi per fare più tifo possibile.
Ci disponiamo in mezzo al campo per il saluto iniziale mentre il telecronista dice:
-          Benvenuti signori e signore, grandi e piccoli, a questa finale della seconda edizione del Football Frontier Internetional! Oggi, per voi, si sfideranno la Inazuma Japan, la nazionale giapponese e la Snow Empire, la nazionale russa!!-
Davanti a noi si sono piazzati tutti i giocatori avversari dalle divise bianche come la neve, con piccolissimi particolari rossi e blu, i colori della bandiera russa. Sono tutti biondi con occhi azzurri come il ghiaccio fatta eccezione per il capitano, credo, nonché portiere della squadra: ha capelli verdi con delle sfumature sul viola e gli occhi dei medesimi colori danno lo stesso effetto soffuso. È un tipo strano molto strano…ma mi sembra di aver già sentito parlare di lui. Non mi ricordo da chi, ma sono sicuro di conoscerlo  più di quanto penso.
In seguito ad aver stretto la mano all’intera nazionale avversaria, ritorniamo dal mister per le ultime istruzioni.  Aida mi sembra un po’ strana. Sarà per la mancanza della sua familiare benda o per qualcos’altro? La guardo affianco a me mentre l’allenatore Trevis parla: non l’ho mai vista così, freme tutta, la sua espressione sul viso è cambiata radicalmente da qualche istante fa, è più triste e pensierosa di quando l’avevo conosciuta.
Così, la prendo in disparte, distanziandoci un po’ dalla squadra e le chiedo preoccupato:
-          Aida, c’è qualcosa che non va?-
-          No…solo che… credo di…- la sua voce è molto instabile e timida, come se fosse con il mirino di una pistola puntato su di lei. Non continua la frase ma indica il tipo strano della nazionale russa. Guardo il suo viso: è molto spaventata, impaurita e fragile, come una foglia in autunno in balia del vento e delle intemperie.
-          Solo che credo di conoscere quel tipo…- esclama tutto d’un fiato. Ritorna verso gli altri e non mi sembra intenzionata  a darmi spiegazioni.
 Fino a quando entriamo in campo si comporta come se non fosse successo niente, ma appena varca la linea del fallo laterale  si comporta in tutt’altro modo. Io, come la maggior parte delle volte, mi dirigo verso la porta dato che la mia postazione è la difesa. Do uno sguardo alla Snow Empire: la maggior parte dei giocatori sono posizionati in attacco e a centro campo, c’è solo un difensore prima del portiere. Poi la mia attenzione si concentra su Aida che, guardandola attentamente, è parecchio a disagio.
L’arbitro fischia e uno degli attaccanti avversari esegue il calcio d’inizio. Passa la palla al compagno affianco che la fa retrocedere verso un giocatore dagli occhi verdi. Nathan scatta in avanti e ruba la sfera facilmente e così, di impatto, penso che non siano degni  di questa finale. Subito mi ricredo quando vedo che un avversario precedere i movimenti di Axel e gli ruba la palla con una tecnica potentissima e quasi letale chiamata “Saetta Glaciale”. Noi, della difesa, avanziamo cercando di impossessarci del pallone. I tentativi di Archer e Hurley sono inutili, e anche la mia “Lastra di Ghiaccio” viene aggirata abilmente. Ma grazie a un loro errore riesco a far uscire dal campo il pallone. Tocca a me rinviare. Cerco di passarlo a Nathan , il più vicino e smarcato, ma il tiro viene intercettato da un centro-campista russo , che con un abile colpo di testa passa la palla verso la nostra area di rigore.
 La palla arriva ai piedi delle due punte avversarie. Senza nessuna fatica uno dei due calcia il pallone, dando un certo effetto a quest’ultimo, verso la porta. Mark la para, o, per meglio dire, la respinge ma facendo ciò sbatte la spalla contro la traversa. Non sembra essersi fatto male.
Secondo il mio parere, più che fare goal hanno cercato di far male al portiere ma forse è stato solo un incidente involontario.
Dopo che Mark rinvia la palla, essa arriva ai piedi di Aida e dopo che mi ha rivolto uno sguardo veloce, capisco che piani ha in mente. Così scatto veloce verso di lei per eseguire la nostra mossa ma, proprio quando ci mettiamo in posizione per tirare, l’unico difensore avversario entra in scivolata su Aida e gli tira via la palla. Invece di proseguire, Aida si accascia al suolo stringendosi la caviglia. Vado subito assisterla e con il mio aiuto riesce a rialzarsi. Per fortuna non sembra grave ma l’allenatore decide di farla sostituire. Al suo posto entra Xavier.

***

Dopo che con l’aiuto di Shawn sono uscita e mi sono seduta sulla panca. Le ragazze hanno preso ghiaccio e bende e mi hanno curato la caviglia. Per fortuna che quella scivolata l’ho subita di striscio. Se avessi preso in pieno potevo dire addio al calcio e al pattinaggio. Non mi fa male, è solo il colpo che al momento era molto forte, come se qualcuno mi avesse colpito con un martello.
Mi metto a guardare la partita attentamente perché ho notato un comportamento un po’ strano da parte dei russi.
Mentre ero in campo ho osservato molto il portiere, ed è un bene che sia uscita sia per poterlo controllare sia per sfuggire da tutti i miei pensieri. Dava ai suoi compagni istruzioni precise con dei comandi delle mani. È strano che Jude non l’abbia notato ma forse non guarda il capitano avversario come lo guardo io. Più che a vincere i russi sono determinati a distruggerci e immobilizzarci.
Infatti da quel primo goal non hanno più provato a segnare neanche quando ne avevano la possibilità.
Con il doppio fischio dell’arbitro finisce il primo tempo con un risultato di 1-0 per la nazionale russa. I ragazzi sono molto stanchi e anch’io, se non fossi uscita prima, sarei ridotta come loro. Aiuto lo staff a distribuire le bottiglie d’acqua. Quando la passo a Shawn mi chiede:
-          Va meglio la caviglia?-
-          Si, non è nulla di grave e penso che per  il secondo tempo potrò giocare!- dico con il sorriso sulle labbra. Poi rivolgo lo sguardo verso gli avversari e vedo che il capitano non indossa più la maglia da portiere ma da un giocatore in campo. Non è un buon segno soprattutto se penso che quel ragazzo sia quel ragazzo che penso e di cui ho tanta paura.
Il mister ci chiama a raccolta e dopo che ci siamo radunati attorno a lui dice:
-          Per il secondo tempo schiererò Aida come unica punta, è tutto!-
Rimaniamo tutti sorpresi compresa io. Come può pensare di mettermi come sola attaccante, soprattutto oggi che non sono, diciamo, in forma e concentrata al massimo.
-          Come faremo a segnare?- domando io che ho una scarsissima autostima.
-          Credo che l’unico modo sia che voi eseguiate la vostra “Forza dei Poli”- conclude Willy, il consulente tattico della squadra anche se io l’ho sempre reputato un ficcanaso.
La squadra guarda spaesata quest’ultimo , come se stesse parlando in marziano.
-          È il nome con cui ho chiamato la tecnica combinata di Aida e Shawn-  si ostina a spiegare e tutti noi capiamo che cosa intende. Per qualche ragione a me sconosciuta sento le guance andare a fuco quando vedo lo sguardo fisso dei componenti della squadra su di me e Shawn. Sento che anche lui è a disagio e per fortuna è il momento di entrare in campo.
Appena prendo la mia posizione come punta mi accorgo che nell’altra squadra è cambiato qualcosa che non promette niente di buono: il capitano, da portiere è passato in attacco.
   
 
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