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Autore: selegon_93    14/08/2013    3 recensioni
Questa sera... la terra di Helden conoscerà la fine.
Questa sera... il destino sarà innegabile. Le fronde cadranno, le città bruceranno, le nuvole si squarceranno, e l'oscura ombra inghiottirà... ogni cosa.
Questa sera... tutto ciò che voi patetici esseri conoscete, svanirà nel silenzio del nulla. Non esiste la speranza. Non esiste l'amore. Non ci sarà il lietofine. Non tornerai a casa felice e contento con i tuoi cari. Le favole sono finite.
Questa sera... l'unica cosa assoluta, sarò io.
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sedici kilometri a nord est di Sydur, in una piccola contea di agricoltori, mendicanti e pescatori,c’era un modesto mercato localizzato nel centro abitato.
Venditori e mercanti urlavano prezzi stracciati su oggetti, vestiti e cibi esotici. Grandi folle di persone riempivano le strade del centro, chiacchierando e ridendo tra le bancarelle, provocando un gran brusio udibile da parecchia distanza.
Tra la folla una figura apparve. Indossava una grande cappa nera con cappuccio, attraverso il quale si scorgeva solo un occhio; un iride rosso scarlatto e una pupilla verticale sottile…
La figura si avvicinò a passo lento a una bancarella.
-s…si? Desidera qualcosa?- chiese il mercante.
-questa fiera…è piena di gente,non trova?-
-scusi…perché lo chiede?- domandò il mercante, deglutendo.
Attraverso l’ombra del cappuccio, si intravide un ghigno.
 
 
                                                                             *
 
 
Selegon era appena tornato da Sydur. Aveva riscosso la taglia di Vhos’Lek, e in sella al suo cavallo si dirigeva a nord est, verso il deserto di Thalos.
Il sole era già alto all’orizzonte, e le pianure in cui Selegon cavalcava erano brizzolate dalle ombre di alcune chiazze di nuvole.
Arrivato a qualche kilometro di distanza da Sydur, improvvisamente il cavallo si fermò e iniziò a battere nervosamente la zampa. Selegon, stranito dal suo comportamento smontò e gli accarezzò il muso per tranquillizzarlo; il cavallo però sembrava piuttosto agitato.
Improvvisamente, il terreno iniziò a tremare, e si sentì un boato violento. Giratosi verso la direzione da cui proveniva quel rumore, Selegon intravide un enorme fumarola che si innalzava dalle pianure a nord. Sembrava che si fosse verificata un esplosione di grande potenza ed estensione.
Selegon sbarrò gli occhi e si sentì un brivido scendergli la schiena: -questa sensazione…-
Senza rimuginare un secondo in più, montò a cavallo e partì a grande velocità verso la grande colonna di fumo e cenere che si stagliava all’orizzonte.
Dopo una decina di minuti di cavalcata, si trovò dinnanzi al sito in cui si era verificata l’esplosione. Ad aspettarlo, c’era un cratere di dimensioni enormi, troppo grande per la potenza di fuoco di qualsiasi arma avesse mi visto. Cadaveri carbonizzati erano sparsi ovunque, tanto deturpati da essere irriconoscibili. Dove prima c’erano chiassose bancarelle, ora macerie carbone e fiamme ne avevano avidamente preso il posto. L’aria allegra e leggera che prima si respirava aveva lasciato posto alla polvere, alla cenere e all’odore di cadaveri bruciati.
Dinnanzi a questa veduta, Selegon ebbe di nuovo quell’inspiegabile sensazione che lo pervadeva. Increspando leggermente il naso, si toccò la cicatrice sul mento e socchiuse gli occhi.
Guardando a terra, vide una bambola di porcellana con il corpo bruciato e mezzo viso rotto. La fissò con gli occhi sbarrati, riflettendosi nei suoi bulbi oculari cristallini.
Rimase alcuni istanti a fissarla, come se la stesse compatendo, ma fu smosso da un flebile lamento proveniente da un mucchio assi di legno accatastate.
Senza indugio, spostò una a una le assi, e rinvenne il corpo di un uomo anziano, probabilmente un mercante. Selegon alzò il busto dell’uomo per permettergli di respirare meglio, ed egli tossì seccamente numerose volte; ormai era evidente che le parole che avrebbe detto sarebbero state le ultime.
-cos’è successo qui?- chiese il ragazzo a bassa voce.
-i…suoi occhi…-
-…come?-
-rossi, diabolici…il sangue gli scorreva negli occhi…il sangue…-
-chi era? Potete descriverlo?-
-lui…lui…- il vecchio guardò alle spalle di Selegon –charyl…sei tu?- alzò leggermente il braccio, come per porgerlo a qualcuno, ma subito dopo esso gli cadde di peso per terra. Il suo cuore aveva smesso di battere.
-…dannazione.-
Selegon ispezionò la zona per cercare indizi, ma non trovò nulla. Qualsiasi cosa fosse successa, non aveva più senso stare in quel posto a rimuginare.
-non avrebbe senso parlarne con qualcuno, tanto entro due ore al massimo la zona sarà piena di truppe imperiali.- pensò tra sé, mentre si incamminava. Slegato il cavallo, gli tornarono in mente le parole del vecchio mercante: -occhi…rossi…diabolici…il sangue gli scorreva negli occhi…-
Selegon socchiuse gli occhi e in un flash vide davanti a sé due vivide iridi rosso scarlatto, con pupilla verticale; occhi inumani, ricolmi di rancore, odio, sangue.
Si passò l’indice sulla cicatrice, e dopo un breve istante di indugio, salì a cavallo e partì al galoppo verso Thalos, nella regione di Vhees’Thol.
Il cavallo galoppava  ormai da tempo, e le grandi distese pianeggianti avevano lasciato il posto a un terreno sempre più asciutto e arido;l’aria che si respirava, era diventata più secca: davanti a Selegon si stagliava il grande deserto di Thalos, il secondo più grande di Nagare’um.
La sua meta era Noctinghal, la città più famosa del nord ovest imperiale, e ritrovo principale per cacciatori di taglie e gilde, molte delle quali nate proprio nella stessa città.
Selegon guardò l’orizzonte; il sole si stava ormai insinuando tra i monti alla sua sinistra. Attraversare il deserto necessitava di due giorni, e i venti che iniziavano a soffiare non promettevano nulla di buono. Dopo essersi  guardato intorno per qualche istante, Selegon preferì stanziarsi lì per la notte; Il giorno dopo avrebbe ripreso il cammino.
Ormai il cielo si era fatto scuro, e le sterpaglie che aveva usato per il fuoco erano quasi spente. Selegon era sdraiato per terra sopra un piccolo panno disteso, con le braccia dietro alla nuca e le gambe leggermente accavallate, scrutando il cielo. Un flusso di pensieri gli fluiva in testa, mentre i suoi occhi si perdevano tra le stelle, dandogli un espressione quasi triste.
Lentamente, le sue palpebre si chiusero, sotto la flebile brezza notturna.
Ci furono degli istanti di completo buio; l’unica cosa che si percepiva era una remota voce femminile, che continuava a ripetere qualcosa.
Si sentì successivamente un suono, come un battito di cuore, al quale la visuale si innitidì; tuttavia ciò che vedeva era un immagine sfocata e incomprensibile, che si spense in fretta, tornando nel buio.
Un secondo battito ruppe il silenzio, illuminando nuovamente la visuale, questa volta più chiara, e un'altra volta si calò nell’oscurità. La cosa si ripetè varie volte, alle quali l’immagine si fece sempre più nitida, mentre la voce femminile continuava a ripetere una parola.
-…on!-
-…e…on!-
-Selegon!-
La visuale si fece chiara. Una mano insanguinata poggiava il palmo per terra.
- questa…cos’è? È…una mano? La mia mano…- pensò Selegon, contraendo leggermente le dita.
- cos’è questo suono? Sembra che ci sia un incendio…e perché la mia mano è insanguinata?- si chiese, cercando di capire cosa succedesse.
-Selegon!- risuonò nuovamente la voce, in lontananza.
-chi…mi chiama?- Selegon alzò il volto, cercando di guardare dinnanzi a sé, e si ritrovò davanti una figura scura che tendeva la mano sul suo viso. Essa gli si avvicinò velocemente agli occhi, coprendogli la visuale con un acuto e insopportabile stridio di sottofondo.
Era ritornato nel buio, e nel silenzio.
Dopo qualche istante, si sentì un suono simile a quello di un terremoto, che si faceva sempre più forte, secondo dopo secondo, fino a saturare l’aria, e d’improvviso cessò.
Ci fu nuovamente qualche secondo di silenzio, che fu rotto da una serie di immagini che si susseguivano istantaneamente una dopo l’altra: una mano scheletrica, un mucchio di cadaveri ammassati, una casa in fiamme, una bambola che si scioglieva, un albero secco, una donna in vestaglia che affondava in un lago, tutti accompagnati da quel suono insopportabile.
Infine di sentì un fortissimo stridio simile a un urlo, e si vide un occhio rosso scarlatto con pupilla verticale che si apriva.
Selegon si svegliò di scatto, mettendosi seduto. Guardò davanti a se con gli occhi spalancati per qualche secondo, poi, calmatosi, fece un respiro e si passò la mano sugli occhi; non era strano per lui fare incubi del genere, ormai erano parecchi mesi che non dormiva bene. La mano passò dagli occhi ai capelli, sistemando i ciuffi laterali.
Si era fatta l’alba da poco, e una calda brezza mattutina smuoveva gli arbusti che spuntavano qua e là dal terreno sabbioso.
Selegon fece rapidamente colazione con il cibo comprato a Sydur, e dopo aver pulito il panno su cui aveva dormito, preparò il cavallo e partì in direzione dl sole, per addentrarsi entro la regione di Vees’Thol.
 
 
 
                              “stringi speranza o paura tra le tue mani?”
                             [Helden: Red eyes]
  
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