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Autore: DeathOver    14/08/2013    1 recensioni
|| STORIA ATTUALMENTE IN STATO DI FERMO E REVISIONE.||
"Tornai alla stazione e salii sul treno che mi avrebbe riportata a casa.
Fu durante quel viaggio, che mi resi conto che la mia vita sarebbe disastrosamente cambiata."
Com'era il Team Galassia dal punto di vista dei suoi comandanti? Davvero la pensavano sempre e comunque allo stesso modo? Erano davvero come si facevano vedere in giro? Cosa si celava dietro al passato dei suoi componenti?
Questa storia parla di uno dei Team che preferisco, perciò perché non chiamarla proprio "Team Galassia"?
[OOC, Possibile innalzamento raiting, presenza di un OC]
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cyrus, Saturn, Team Galassia
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Anime, Videogioco
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Riuscii a dormire per poco più di quaranta minuti, poi mi alzai dal letto e solo allora mi accorsi di avere addosso un completo uguale identico alla sbruffona che avevo incontrato quando mi ero svegliata e che era ancora lì, a leggere qualcosa sul suo tablet.
-Non potevi tenere i tuoi vecchi vestiti: erano contaminati, oltre ad essere inadeguati e di cattivo gusto. Te ne ho fatti avere altri normali: vestiti e scendi giù al secondo piano, sempre che tu riesca a reggerti in piedi.- mi indicò una sedia, probabilmente quella su cui era seduta prima, e se ne andò.
In effetti, non mi si addiceva molto il rosa pastello…
-Il resto te lo spiegherà il comandante. Tolgo il disturbo.- scese le scale e sparì, non prima di aver borbottato qualcosa tipo “Tsk, marmocchia! Solo fortuna.”
Mi misi i vestiti “normali” e di “buon gusto” che mi aveva procurato: un completo composto da un leggins grigio e una maglia bianca lunga. Mi rimisi i miei stivali, presi la mia roba e scesi le scale.
 
Ci misi un po’ a trovare la strada indicatomi, perdendomi anche varie volte, finché non riuscii a raggiungere una grande sala.
Entrai, insicura…
-È permesso?- chiesi, mettendo la testa dentro.
Mi guardai intorno: aveva l’aspetto di una grande sala riunioni, ma sia le pareti che il pavimento erano come quelle in tutto il resto dell’edificio. C’erano due tavolini, simili a delle scrivanie, delle sedie, una televisione e una finestra, coperta da spesse tende grigio chiaro.
I miei occhi si puntarono su un ragazzo dai capelli blu acconciati in modo strano e gli occhi del medesimo colore dei capelli, che doveva avere qualche anno in più di me. Dovevo ammettere, che era anche abbastanza carino: iniziavo a capire, perché la sbruffona era gelosa.
Non doveva essersi accorto della mia presenza, dato che continuava a trafficare con un computer.
-Scusi?- richiamai la sua attenzione, anche se avevo abbastanza paura di disturbarlo. Alzò gli occhi dal portatile, guardandomi.
-Ah, eccoti: ti stavo aspettando. Vieni avanti!- disse sorridendomi e facendomi cenno di sedermi di fronte a lui.
Mi andai a sedere sulla sedia davanti alla sua, senza staccargli gli occhi di dosso: me lo immaginavo più grande, avrà avuto sì e no quattordici, massimo quindici anni..
-Buongiorno,- salutai, educatamente. –Scusi il disagio provocatovi… io sono Scarlet, Scarlet Rocket.- chinai leggermente il capo, presentandomi.
-Non preoccuparti… E quindi tu sei la famosa figlia dei Rocket, che è scomparsa qualche giorno fa e che stanno cercando. Piacere, io sono Saturno.- si presentò, tendendomi una mano che strinsi. –Non c’è bisogno di darmi del voi, dammi pure del tu.- concluse, guardandomi.
-Sì, sono io. Immagino vogliate rispedirmi a casa…- dissi, sconsolata e abbassando lo sguardo.
Il comandante mi guardò un attimo spaesato. –No, perché, ci vuoi tornare?-
Lo guardai stupita e scossi il capo con forza. Ero sicura che avrebbe chiamato qualcuno per farmi tornare a casa!
Spostò il portatile di lato, riempiendosi una tazzina di caffè da una teiera.
-Posso chiederti come mai eri in una villa abbandonata, e cos’è successo?- mi chiese ad un tratto, bevendo un sorso di caffè.
Io lo imitai, prendendo un’altra teiera contenente del thè e tentando di versarlo in una tazzina, senza riuscirci a causa del peso di quest’ ultima.
Il ragazzo, di cui non ricordavo già più il nome continuava a guardarmi, questa volta con sguardo tra il divertito e l’intenerito.
-Aspetta, ti aiuto.- mise la mano sulla mia, facendomi diventare viola,  versò il liquido nella tazzina, per poi posare la teiera.
-Grazie!- dissi, prendendo la tazzina a due mani e bevendo un sorso di thè: era bollente!
Solo allora mi ricorda della sua domanda. Pensai un attimo a tutto ciò che era capitato, per poi riassumerlo..
-Ero entrata nella villa per pura curiosità, e avevo deciso di esplorarla, così avevo iniziato ad entrare nelle varie stanze. Non ricordo tutto molto bene, ma ad un tratto, mentre osservavo un quadro abbastanza inquietante, mi era apparsa una bambina venuta dal nulla davanti. Mi chiese di farle compagnia, e mi fece vedere una grande sala con al centro una tavolata e un maggiordomo, una festa, dove molte persone ballavano e infine una scena orribile: tutto ciò che vedevo era il rosso cremisi del sangue, alcuni corpi distesi a terra e una bambina dai capelli lunghissimi biondi e gli occhi verdi, con uno sguardo perso nel nulla…poi mi ha detto che saremmo rimaste insieme per sempre, ha tirato fuori un coltello e da lì in poi non ricordo più nulla. La bambina, si chiamava Elena, Elena Granlotto !- precisai poi.
Mi guardò di nuovo leggermente perplesso –Sei sicura si chiamasse Elena Granlotto?- mi chiese, puntando gli occhi sulla scrivania e appoggiando il viso sulle mani, sorreggendosi con i gomiti.
-Mi sembra di sì, ma poi sono svenuta. Non ricordo però il nome della bambina bionda…- risposi, finendo il thè e prendendo un biscotto.
-Ti racconto io cos’è successo: alcuni minuti dopo ti abbiamo trovata svenuta sul pavimento della camera con il quadro mentre cercavo un pokemon di nome Rotom che abita nella villa. Ti ho riconosciuta grazie al telegiornale che avevo visto poco prima, e dato che non eri messa nel migliore dei modi ti ho portata in braccio fino a Evopoli. Sei rimasta come minimo un’ora esposta ai gas nocivi che ci sono lì dentro: hai rischiato di lasciarci le penne. Quando ti ho riportata qui avevi la febbre alta e non davi segni di essere ancora viva. Per un attimo ho pensato che ormai fosse troppo tardi, ma fortunatamente ti sei ripresa!- mi spiegò poi, ogni tanto facendo delle piccole pause. Parlava in modo chiaro e fluido, senza andare ne troppo veloce ne troppo lento ed era facile seguirlo.
-Ho capito… Grazie, per avermi salvata! Volevo chiederti… quando mi sono svegliata una ragazza mi ha spiegato più o meno dove mi trovato, ma non ho capito molto…- dissi, leggermente imbarazzata.
-Attualmente ti trovi nella base del Team Galassia, a Evopoli. Io ne sono il capo in seconda e fino adesso l’unico comandate. Noi del Team Galassia, lavoriamo per un mondo pulito e giusto, al posto di questo, corrotto e infestato di errori. Noi creeremo un nuovo mondo, ma sicuramente non capirai,  come tutti gli altri..- mi disse, con una nota di orgoglio nelle sue parole: doveva essere fiero dei suoi ideali!
Avevo capito, ciò che intendeva con un mondo corrotto, e non potevo far altro che supportare le sue parole: d’altronde avevo una famiglia formata da ladri.
-Errori e corruzione.. come i miei genitori…- mormorai fra me e me.
-Ho sentito parlare del Team Rocket, gestito da un certo Giovanni..- rispose, rimettendo un po’ di caffè nella tazza.
-Giovanni Rocket, mio padre, e il capo del Team Rocket: un’organizzazione criminale che agisce nelle regioni di Jotho e Kanto in particolare e nel Settipelago. Mia madre si chiama Atena ed è un Generale del Team, l’unica femmina. Io sono la loro primogenita e sono stata mandata qui a Sinnoh perché di avere una figlia debole come me i miei non ne volevano sapere. Infine c’è il mio fratellino di due anni più piccolo di me: Silver. In realtà di lui non so nulla: era piccolo, quando mi hanno mandata a Duefoglie. Ho sentito dire però che mio padre ne aveva parlato bene e aveva detto che sarebbe stato un ottimo capo per i Rockets, un giorno.- conclusi, riprendendo fiato e bevendo un sorso d’acqua.
Il ragazzo davanti a me annuii, interessato.
-A dire il vero,- aggiunsi dopo –Ho sempre detestato il fatto che esista gente come i miei genitori: falsa e ingiusta. E penso che saremmo spacciato, se lasciassimo il mondo nelle loro mani. Non posso far altro che essere d’accordo con te, sul fatto che questo mondo faccia pena.- conclusi, finendo il mio bicchiere d’acqua.
-Hai detto che volete cancellare questo mondo, per sostituirlo con uno più giusto e sereno..- mi sarei sicuramente pentita in futuro di ciò che stavo per dire…forse. Ma gli dovevo la vita, e le loro idee non mi sembravano così cattive.
-Io vi voglio aiutare!- esclamai con sicurezza, facendo rimanere Saturno stupito con una faccia impagabile da pesce lesso in volto che mi fece quasi ridere: evidentemente, non erano molte le persone che si univano di loro spontanea volontà.
Il ragazzo di fronte a me si riprese poco dopo, guardandomi serio. –Non è che sei un po’ piccola?- mi chiese, riferendomi alla mia altezza.
-Non sottovaluterei una persona per l’aspetto o per l’età: sono nata in una famiglia di ladri, so i trucchi del mestiere. Inoltre, ho seguito molti corsi di autodifesa, e poi non sono ingenua come credi.- risposi, incrociando le braccia.
Il blu mi sorrise, scompigliandomi i capelli.
-Va bene, allora: visto che sei così decisa ne parlerò con Cyrus, il nostro capo e vedrò cosa mi dirà. Ora se hai finito puoi andare. Preferirei rimanessi qui per qualche ora: non sono sicuro che l’intossicazione sia scomparsa del tutto, e preferirei tener d’occhio gli effetti collaterali di quest’ultima.- concluse, tornando al suo pc.

Uscii saltellando, sorridente e dirigendomi di nuovo alla mia stanza.
 
 
Alcuni mesi dopo…
I miei passi delicati riecheggiavano all’interno della grande Sala riunioni, in Sede Centrale a Rupepoli. Mi misi dietro Cyrus, affianco a Saturno, salutandolo con un cenno della mano, sorridendogli: finalmente oggi, dopo sei mesi di servizio, sarei diventata anche io una comandante del Team Galassia!
Ascoltai con attenzione le parole del capo, Cyrus, che mi chiese di venire avanti e mi presentò alle poche reclute presenti, non più come nuova arrivata, ma come comandante: sì, “Scarlet”, la bambina debole e indifesa non esisteva più. Al suo posto, vi era una ragazzina sicura di sé e forte, rispettata, anche se ancora un po’ infantile e impacciata: Martes.
Alla fine del discorso, rimanemmo nella sala solo io e Saturno: tutti gli altr ierano tornati ai loro rispettivi compiti.
Il mio collega mi si avvicinò, e io lo abbracciai felice, senza rendermene conto, per poi lasciarlo alcuni secondi dopo.
-Ops…scusa!- dissi, sorridendo.
Per tutta risposta rispose all’abbraccio, sempre guardandosi intorno, lontano da occhi indiscreti.
-Le mie più sincere congratulazioni, Martes!- mi disse, sorridendomi.
Mentre parlavamo, una ragazza in viola ci fissava, nascosta in un angolo buio: la mia futura rivale.
Autrice: Eccomi qui!! Scusate il ritardo!^^ Ho aggiornato, e devo andare, quindi sarò un po' frettolosa!XD Aluuura: finalmente si scopre l'identità di Scarlet! E nel prossimo capitolo, inizierà la saga di Giovia: anch'essa durerà sui 2/3 capitoli!^^ Come al solito ringrazio tutti coloro che leggono, in particolar modo Euphemia che è santa e mi segue in quest'ardua impresa!*^* *abbraccia Euphemia* Un bacio!<3 Lady Kitsune.
   
 
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