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Autore: Just Jude    14/08/2013    21 recensioni
"Cosa è uno dei tanti modi con cui conquisti le ragazze?" - borbottai staccandomi di scatto dalla sua presa.
"Oh no" - esclamò guardandomi - "Io con le ragazze ho chiuso!",
"Davvero?" - chiesi incredula - "Sei per caso diventato gay? Perché se così fosse non ci sono problemi" - continuai iniziando a tirare fuori un flusso smisurato di parole - "Insomma non ti giudiche .. Aspetta, dove sono finiti gli altri?" - urlai poi strabuzzando gli occhi non vedendo più nessuno di fronte a noi. Harry si girò di scatto, muovendo il suo sguardo a destra e a manca per poi passarsi una mano tra i suoi morbidi ricci : la sua bocca rimase completamente serrata mentre le sue mani si seppellirono nelle tasche dei suoi jeans scuri. Questa sua indifferenza mi dava davvero sui nervi, possibile che fosse così apatico?
*****
Ecco cos'ero: un pezzo di ferro, un piccola lamina metallica di fianco ad un magnete; per quanto resistenti possano essere le forze che si frappongono però, una calamita riuscirà sempre ad attirare a sé un pezzo di ferro, è matematico.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Madly 7 

                                                                                                                        Dedicato a Faithfully_ e Katysstories93

"Sei una dormigliona" - esclamò Harry ridendo - "E una rompiscatole" - aggiunse poi spingendomi leggermente ma al tempo stesso afferrando il mio braccio ed avvicinandomi, seppur di pochissimo, a lui giusto per assicurarsi che non cadessi come al mio solito.
"Tu sei un ficcanaso prepotente" - risposi a tono, pizzicandogli il braccio. Finse di essersi fatto male, solo per il gusto di farmi sentire in colpa ma, vedendo che non attaccava, passò al piano B : le battutine. 

"I cugini più grandi devono pur controllare le cugine più piccole e sciocche" - disse in tono canzonatorio girandomi attorno e lanciandomi una serie di sguardi ammiccanti, sapendo che mi avrebbero mandata in escandescenza: già, perché era matematico che mi avrebbero irritata, ma c'è sempre l'eccezione alla regola, no? Risi divertita dalla sua reazione, lasciandolo completamente di stucco: sicuramente la sua testa si era già preparata ad un mio attacco,ad una mia risposta pungente, ad un mio 'sei un idiota', ma non quella volta, no, quella era l'eccezione. Rimasi a fissarlo mentre si aggiustava i suoi ricci scombinati con una delle sue mani giganti : le sue espressioni, il suo modo di parlare e di muovere le labbra catturavano il mio sguardo come fa una calamita con un pezzo di ferro. Ecco cos'ero: un pezzo di ferro, un piccola lamina metallica di fianco ad un magnete; per quanto resistenti possano essere le forze che si frappongono però, una calamita riuscirà sempre ad attirare a sé un pezzo di ferro, è matematico. Ma no, non ero sempre stata la parte debole, non ero sempre stata il ferro: a mio tempo ero stata la calamita, ma ora, dopo ciò che l'ometto mi aveva detto il giorno precedente, avevo l'impressione che qualcosa fosse cambiato, che i ruoli si fossero invertiti. Improvvisamente tornai sulla Terra, lasciando da parte quei pensieri: in realtà non sapevo neanche perché stavo facendo dei ragionamenti del genere, in fin dei conti, mi interessava davvero di lui? Scossi la testa : non ero mai stata brava a darmi delle risposte e di certo non avrei iniziato quel giorno. Cecile ci aveva proposto di fare un picnic e Jonah, allettato dall'idea, si era messo ad escogitare mille e più modi per impiegare il tempo che avremmo trascorso insieme, tutti insieme : "Papà accenderà la brace, io e Harry potremmo giocare con il pallone, mentre Cecile e Vicki creeranno coroncine con le margherite" - aveva affermato Jonah tra un saltello e l'altro - "Poi prepareremo la tavola, ci metteremo a gambe incrociate su una grande tovaglia poggiata sul prato e mangeremo insieme". Mio padre non ci aveva riflettuto neanche due secondi prima di accontentarli, in fin dei conti era proprio quello che voleva, il suo piano stava filando liscio come l'olio, se non di più: varie volte ebbi l'impressione che la trovata del campeggio fosse stata studiata a tavolino, come per iniziare a far nascere in noi l'idea che forse, saremmo potuti diventare una famiglia un giorno, chissà. Ma che cosa sono le impressioni? Nulla in confronto ai dati di fatto, ed io avevo letto la conferma ai miei sospetti nei loro occhi. Il campeggio, i loro sguardi complici come per dirsi 'sta andando tutto come previsto', l'idea di lasciare da sole me e Cecile in modo che potessi aprirmi con lei mentre mio padre era via con Harry e Jonah, la storia di far dormire me, mio fratello e l'ometto nella stessa tenda, il picnic quel giorno: era tutto organizzato, tutto studiato per inculcarci l'idea che stare insieme non fosse poi così male, e chissà, magari anche la faccenda dell'auto guasta era stata prevista sin dall'inizio. Ma non mi importava, quella messa in scena era stranamente di mio gradimento: in fin dei conti, ero sempre stata io la prima a credere che Cecile fosse la donna perfetta per mio padre, no? Ero sempre stata io a pensare che lui non avrebbe dovuto costruire una nuova famiglia se non con lei, quindi, ora che tutto ciò stava finalmente prendendo forma, ero disposta anche a fingere di non aver capito nulla pur di reggere il loro gioco. Ci volle circa mezz'ora per arrivare a destinazione, trenta lunghissimi minuti di cammino sotto il sole e di irritanti ronzii che picchiettavano sui timpani : devo ammettere che, non sentendo mio padre pronunciare la fatidica frase 'siamo arrivati', per un attimo temetti il peggio; insomma, cosa sarebbe successo se ci fossimo persi lì? Ci saremmo dati al cannibalismo oppure un 'innocuo' animaletto ci avrebbe fatti fuori usando poi le nostre ossa come stuzzicadenti? Invece, quando meno me l'aspettavo, la radura di Fish Pond apparve davanti ad i miei occhi: era un ampio spazio verde, con sottili e vivaci fili d'erba tra i quali di tanto in tanto spuntava qualche piccolo fiorellino colorato. A strapiombo sul lago, da lì si potevano osservare le acque leggermente increspate da una piccola barca di pescatori, gli alberi in lontananza intrecciavano le loro fronde e il sole, alto all'orizzonte, padroneggiava il cielo tingendo tutt'intorno con i suoi raggi. Senza spiccicare neanche una parola, feci qualche altro passo in avanti, respirando il profumo dell'erba che saliva fino alle mie narici ogni volta che mi muovevo, per poi lasciare cadere la mia borsa e sedermi sul prato per godermi il calore del sole sulla pelle. In un baleno degli strambi pensieri si impadronirono selvaggiamente della mia testa; scene già vissute prendevano forma creando immagini così vivide da sembrare reali e scontrandosi con i miei sentimenti come onde contro gli scogli, parole già sentite ed altre mai dette si intrecciavano quasi  combattendosi ed io, non riuscivo a ritrovare la mia pace interiore. D' un tratto però, le parole, le voci nella mia testa divennero sempre meno indefinite, sempre meno astratte, facendosi anzi incredibilmente familiari: 'anche gli altri hanno dei sentimenti' ripetevano le labbra di Harry mentre nella mia testa ripercorrevo a ritroso tutte le volte in cui ci eravamo incontrati, parlati o semplicemente guardati. Anche gli altri hanno dei sentimenti - mi dissi lasciandomi cadere all'indietro e stendendomi sul prato - Ma io invece, cosa ne so dei miei? Mi era sempre risultato molto difficile comprenderli, i miei sentimenti intendo, li trovavo sempre così ingarbugliati, così contradditori che finivo per ignorarli, pensando che se ci fosse stato qualcosa di effettivamente importante me ne sarei accorta prima o poi. Ma quella volta no, quella volta era diverso : non riuscivo a smettere di farmi domande, di chiedermi di continuo le stesse cose e, per quanto potessi rimandare nel tempo il momento di darmi delle risposte, sapevo perfettamente che a breve sarebbe giunta la resa dei conti. Forse ciò che provavo per Harry era solo soggezione, forse era solo timore di non riuscire a frenare la mia lingua e di dire di nuovo la cosa sbagliata al momento sbagliato e probabilmente, una volta tornati a casa, questa sensazione sarebbe svanita lasciando posto solo ai ricordi di una buffa vacanza eppure, per quanto cercassi di convincermi che le cose stessero effettivamente così, continuavo a sentirmi un piccolo pezzo di ferro di fianco alla sua calamita. 


Di punto in bianco, dei piccoli rumori mi fecero capire che non ero più sola : non mi girai però, almeno non completamente, ma con la coda dell'occhio diedi una piccola sbirciatina. Harry era seduto di fianco a me, con le gambe incrociate, le maniche della t-shirt leggermente risvoltate e le mani poggiate sulle ginocchia.
"L'ho detto che sei una dormigliona" - esclamò, pensando che stessi riposando, per poi scoppiare in una piccola risata,
"Ed io l'ho detto che sei un ficcanaso" - gli dissi dandogli un piccolo pugno sul braccio che però non lo scalfì minimamente. In un attimo però, tornò serio, serrando le sue labbra e fissando l'orizzonte : per un istante sembrò che ogni suo muscolo fosse completamente immobilizzato e che gli unici movimenti a lui congeniali fossero dovuti al suo lieve e caldo respiro. Ci avrei scommesso che fosse pensieroso, si vedeva da un miglio che era così e, per di più non la smetteva di muovere convulsamente le dita lungo i suoi jeans: mi chiesi cosa lo preoccupasse, cosa lo rendeva così incredibilmente misterioso ma la mia lingua sembrava annodata, e per di più non avrei mai trovato il coraggio per chiedergli delle spiegazioni. Sbirciai i suoi movimenti cercando di non farmi scoprire: i suoi occhi cangianti erano di un verde salvia in quel momento, ogni tanto torturava le sue labbra rosee con i suoi denti perfettamente bianchi e dritti, mentre il suo petto, al di sotto della sua t-shirt nera, si sollevava ed abbassava lentamente, scandendo il ritmo dei respiri che portavano l'ossigeno nel suo corpo. Per un attimo desiderai di poter leggere tra i suoi pensieri, di poter sapere cosa gli frullasse sotto quell'ammasso di ricci sperando magari di trovare in lui le risposte alle mie domande, ma, al tempo stesso quest'idea mi spaventava: se avessi scoperto che effettivamente mi reputava una bambina presuntuosa ed insopportabile, non so per quanto altro ancora avrei retto l'intera situazione. D' un tratto però, sembrò tornare in vita, come se si fosse svegliato dal suo dormiveglia e così, sospirò dandosi poi un leggero schiaffetto sul ginocchio, come se tutti i suoi ragionamenti fossero giunti ad una conclusione, come per darsi coraggio.
"Sai Collins" - esordì continuando a guardare l'orizzonte - "Sei carina" - aggiunse tutto d'un fiato,
"E tu forse sei simpatico Styles" - risposi di getto, senza neanche collegare il cervello. In realtà, le sue parole non mi lasciarono indifferente anzi, mi fecero un certo effetto : in fin dei conti, chi si sarebbe mai aspettato un tale complimento da lui? Non che non lo ritenessi capace di formulare certi pensieri, sia chiaro, più che altro il giorno precedente sembrava fosse di tutt'altra opinione : ovviamente mi fece piacere sentirgli dire quelle cose, non tanto per il fatto che mi ritenesse carina, piuttosto perché per un attimo, sentii alleggerirsi il peso dentro di me, pensando che forse vedeva anche qualcosa di buono in fondo ai miei occhi. Ciononostante, notai che Harry aveva un comportamento così incostante, addirittura bizzarro oserei dire, che però non lo rendeva mai scontato; spesso si mostrava spavaldo e sicuro del fatto suo, era perfettamente in grado di farsi valere, sapeva esattamente quando e in che modo era necessario tirare fuori gli artigli ma poi, di punto in bianco, era capace di trasformarsi, di cambiare completamente e mostrarsi insicuro e titubante. Trovavo assolutamente adorabile questo suo modo di fare, questa sua ambivalenza, questo suo mostrarsi e contemporaneamente nascondersi : era come se non ne sapessi mai abbastanza, come se non finissi mai di scoprire dei lati del suo carattere e, proprio quando credevo di conoscere tutte le sue mosse, lui mischiava di nuovo le carte in tavola lasciandomi completamente senza parole. Ero profondamente catturata dai miei pensieri quando notai che si era mosso di nuovo; in realtà, mentre la mia testa vagava tra le mie mille considerazioni, lui doveva essersi alzato, spostato non so dove e poi tornato al mio fianco. Ma qualcosa era cambiato, c'era qualcosa di nuovo in lui, o meglio su di lui, una nota di colore che spiccava rispetto al nero dei suoi indumenti: sbirciai con molta cautela e, vidi racchiuso tra le sue dita un piccolo e delicato fiore. Aveva dei petali allungati che finivano leggermente a punta, dai quali si intravedevano lievemente le foglie anche esse affusolate e spigolose; era di una tonalità di rosa che si sfumava in un pallido color panna, mentre il pistillo era di un arancione forte. Lo vidi volteggiare tra le sue dita, poi bloccarsi ed essere sfiorato dal suo sguardo: l'ometto ne toccò i petali ed accarezzò le foglie, come se esitasse a mettere in pratica ciò che nella sua mente sembrava un gioco da ragazzi, mentre io, nel frattempo, gli ero grata per questa sua insicurezza che lo rendeva in un certo senso più simile a me in quel momento. Tutt'a un tratto però, trovò il coraggio e, girandosi di scatto fece incrociare i nostri sguardi inchiodandomi completamente al terreno : mi isolai dal mondo circostante, come se non esistesse ed io fossi immersa nel nulla, i suoni erano ormai ovattati per le mie orecchie e, tutto ciò che riuscivo a percepire in quel momento erano i suoi occhi su di me. Vidi la tonalità delle sue iridi cambiare: da uno sbiadito color salvia, passarono gradualmente ad un verde menta intenso ed infine, scurendosi ulteriormente, divennero due perfetti smeraldi immersi in un viso leggermente abbronzato. Si inumidì le labbra, come per darsi nuovamente coraggio e poi, senza neanche avere il tempo di accorgermene, mi trovai le sue dita tra i miei capelli : dapprima li accarezzò, poi vi intrecciò il fiore. Trattenni il respiro per un attimo, come se temessi di rovinare tutto e mi concentrai sul contatto con la sua pelle: le sue dita su di me, tra i miei capelli e sulla mia fronte erano così dolci, si muovevano lentamente quasi sfiorandomi, come se temessero che con un po' più di pressione mi sarei sgretolata come una bambola di porcellana. Al tempo stesso però, il contatto con Harry era  terribilmente amaro : non sopportavo questa sorta di insicurezza che si faceva largo in me, odiavo sentirmi fragile e vulnerabile, detestavo sapere che qualcuno poteva far tremare le mie convinzioni distruggendomi in un batter d'occhio e, dal momento che con lui era già successo, l'idea di un secondo round mi paralizzava completamente. Avrei voluto dire qualcosa, mettere su un discorso, o quantomeno ringraziarlo e sottolineare quanto lo trovassi gentile ma poi, le mie parole mi sembrarono così vuote, così banali ed insignificanti che mi limitai a sorridergli, sperando di liberarmi al più presto da questa morsa in cui mi aveva intrappolata. 


Tornammo al campeggio che era pomeriggio inoltrato, la temperatura era stranamente più alta ed il caldo si faceva appiccicoso; quanto a me, non ero molto stanca, in fin dei conti oltre a camminare un po' non avevo fatto nulla di particolarmente faticoso quel giorno ma, mi sarei volentieri stesa un po' per rilassarmi così, mi diressi verso la mia tenda immaginando già il momento in cui mi sarei tuffata sul mio sacco a pelo. Purtroppo però, sbagliai i miei calcoli: proprio quando stavo per giungere a destinazione, qualcuno mi afferrò per un gomito e, dicendo che aveva avuto un'idea geniale, mi invitò a seguirlo. Il calore di quella pelle sulla mia e quel timbro di voce erano ormai inconfondibili per me: per un attimo sperai di aver sbagliato, di aver immaginato tutto, avevo bisogno di un po' di tregua da tutto quel miscuglio di sentimenti e sensazioni contrastanti ma poi, quando mi girai e puntai i miei occhi nei suoi, capii che era impossibile per me opporre qualsiasi tipo di resistenza. In un baleno mi ritrovai in sella ad una bicicletta, circondata da alberi che sembravano diventare un tutt'uno col cielo, e dallo scricchiolio del brecciolino pressato sotto le ruote; al mio fianco, l'ometto pedalava scuotendo ogni tanto i suoi ricci che gli finivano leggermente sugli occhi e mettendo in mostra i muscoli delle sue braccia che afferravano vigorosamente il manubrio. Col busto inclinato in avanti e la t-shirt che, aderendo e levigando la sua schiena, mostrava leggermente il bordo dei suoi pantaloni, mi superò facendomi cenno di seguirlo. Obbedii senza esitare, senza neppure chiedermi dove fossimo diretti e soprattutto se lui fosse effettivamente a conoscenza della strada o stesse semplicemente improvvisando; in realtà,cominciò a nascere in me una sorta di familiarità per quel luogo, con rumori ed odori annessi si intende, in fin dei conti era ormai una settimana che ce ne stavamo nel libro della giungla e, benché rimpiangessi alcuni aspetti della civiltà, in un certo senso non mi dispiaceva stare lì. Forse stavo diventando una piccola Mowgli e quindi a breve mi sarei circondata di orsi con cui trascorrere il mio tempo, oppure, degli aspetti di quella vacanza si erano rivelati talmente piacevoli da farmi dimenticare tutto il resto. Mi feci trasportare dai miei pensieri, lasciando che il contatto con la natura incontaminata distendesse i miei nervi e placasse i miei demoni interiori che mi dilaniavano con le loro domande cui non sapevo o forse non volevo rispondere : ci penserai più tardi Victoria - mi dissi per poi affondare il piede sul pedale della bici ed avanzare a sufficienza da affiancarmi a Harry, il quale vedendomi, mi sorrise. In dieci minuti giungemmo in un ampio prato completamente privo di persone : c'era giusto qualche albero dal tronco possente ed i rami intrecciati, e due o tre cespugli. Lasciammo cadere le biciclette sull'erba e, afferrato l'ometto per un polso, lo trascinai verso qualcosa che mi aveva incuriosita: notai infatti, guardandomi a destra e a manca che, sotto uno dei tanti alberi, c'era una piccola altalena fai da te, una di quelle costruite con una trave di legno ed attaccata ad un ramo tramite una corda. Gli mostrai ciò che avevo trovato con aria soddisfatta, come se fossimo di fronte ad un forziere pieno di monete d'oro e lui, ridendo dolcemente della mia reazione, vi si sedette con cautela e poi, mi invitò a fare altrettanto. Dondolandoci leggermente, con le gambe penzoloni che sfioravano l'erba, percepivo l'aria come impregnata del suo profumo, dell'odore della sua pelle abbronzata e morbida; di fronte a noi invece,sfumandosi da un blu cobalto fino ad un viola non troppo intenso, il cielo contava giusto tre o quattro nuvole dalla forma un po' allungata, mentre lungo l'orizzonte, il Sole calava, quasi perdendosi dietro le acque del lago che in quel momento, erano di un rossiccio scuro. Il mio respiro flebile, era accorciato dal silenzio che si era creato tra noi due: odiavo il silenzio, il suo silenzio, odiavo quando Harry se ne stava al mio fianco senza dire niente ma soprattutto detestavo non sapere cosa gli passasse per la testa; avrei potuto dire qualcosa, prendere l'iniziativa e mettere due parole in croce, avrei dovuto anche farlo in fretta perciò, iniziai a guardarmi intorno alla ricerca della giusta ispirazione.
"Adoro il tramonto" - dissi, cercando di mascherare il fatto che avessi scelto quella frase tra le mille, una più ridicola ed inutile dell'altra per giunta, che la mia mente mise in fila nell'arco di un nanosecondo.
"Finalmente hai smesso di recitare la parte della ragazzaccia" - esclamò lui di tutta risposta - "Sai, sei davvero una pessima attrice!" - concluse ridendo.
Ragazzaccia? Recitare? - mi chiesi - ma che gli dice il cervello?  Non riuscivo proprio a capire dove volesse andare a parare con il suo discorso e così, sfoderando un loquace sopracciglio inarcato, attesi che spiegasse la sua strabiliante teoria.
"Passi le ore a leggere classici della letteratura, ti imbarazzi se tuo fratello crede che tra di noi ci sia stato qualcosa di fisico, arrossisci se ti faccio un complimento e ti incanti a guardare il tramonto" - cominciò, usando un incredibile tono serio che raramente avevo notato nelle sue parole - "Capisci anche tu che la facciata della ragazza insensibile non regge" - concluse, non degnandomi neanche di uno sguardo, il che, però, fu un bene in quanto le sue parole mi fecero sprofondare in un vortice di vulnerabilità, facendomi sentire talmente nuda al suo fianco, che incrociare i suoi occhi sarebbe stato il colpo di grazia. Harry si era inarcato in avanti, poggiando le braccia sulle sue gambe e lasciando che le mani pendessero leggermente, sfiorando il tessuto dei suoi pantaloni; lo guardavo di nascosto, fingendo di osservare il tramonto: i miei occhi passarono dai suoi ricci morbidi e scombinati, al colletto della sua t-shirt, scivolarono lungo la sua spina dorsale che sporgeva leggermente al di sotto della sua maglietta, per poi arrivare al lembo di quest'ultima; perché? - continuavo a chiedermi - perché sai tutte queste cose di me mentre io di te non so nulla? Perché riesci ad andare oltre la mia superficie, al di sotto della mia pelle? E soprattutto, perché mi fai sentire così fragile, così disorientata, come se avessi sempre vissuto sotto una campana di vetro?
"Dovresti smetterla di nasconderti" - esclamò con un filo di voce ed avvicinandosi incredibilmente a me - "Dovresti smetterla di mostrarti per ciò che non sei" - sussurrò dolcemente poggiando la sua fronte contro la mia. A quel contatto, una serie di lunghi brividi percorsero la mia schiena e le mie braccia, le mie guance iniziarono a cambiare colore e l'aria a far fatica a scivolare nel mio corpo. Sentivo i nostri nasi toccarsi, la pelle morbida del suo viso contro la mia ed il calore del suo respiro accarezzare le mie labbra; i nostri occhi erano come incastrati gli uni negli altri e, mentre osservavo il verde delle sue iridi sfumarsi e diventare poi più intenso, sentivo nel mio petto, il cuore iniziare ad avere un ritmo incostante, dapprima più lento e poi sempre più veloce, addirittura frenetico, man mano che le labbra di Harry accorciavano la distanza che le separava dalle mie. Chiusi gli occhi, sentendo che il mio cuore avrebbe squarciato il mio petto da un momento all'altro, balzando fuori con l'agilità di un felino e, in un certo senso, fu quello che accadde: lo sentii alzarsi in volo e dopo un attimo precipitare in un abisso gelido e buio. Il telefono di Harry aveva preso a suonare, annunciando che gli era arrivato un messaggio e, mentre lui controllava chi fosse il mittente, io percepivo il mio corpo sprofondare nelle viscere della Terra. 
"È Amber" - esclamò insicuro, come se non fosse certo che dirmi la verità fosse la cosa più giusta - " Mi ha chiesto di vederci dato che é la sua ultima notte al campeggio";  dapprima non capii, non riuscivo a ricollegare quel nome ad un volto, ma, poi li vidi insieme nella mia testa, mentre ballavano alla festa, con i loro corpi talmente vicini da sembrare una cosa sola e, tutto si fece incredibilmente chiaro : non piansi, i miei occhi erano completamente asciutti, il mio respiro si faceva pesante ed un improvviso vento freddo, che probabilmente percepivo solo io, iniziò ad accarezzare e poi pizzicare la mia pelle. Mi alzai di botto e, balbettando un secco 'ora dobbiamo andare' mi incamminai frettolosamente verso la mia bicicletta. Harry mi seguì a ruota, e con il telefono ancora tra le dita, disse il mio per attirare la mia attenzione; la sua voce che pronunciava quella parola, Victoria, fu come un pugnale dalla lama gelida nel bel mezzo della schiena, che scalfisce la pelle fino ad arrivare a graffiare il cuore. 
"Mi dispiace" - esclamò bloccandosi di punto in bianco, ma continuando a tenere il telefono bel saldo nella mano destra, il quale, tra l'altro, suonò di nuovo,
"E perché mai?" - chiesi secca, girandomi di scatto e sfidandolo con lo sguardo : era ora di piantarla con l'insicurezza, era arrivato il momento di mettere da parte la fragilità e lasciar spazio agli artigli. 
"Non dovresti affatto Styles, in fin dei conti non siamo neppure amici noi due" - dissi lapidaria, mantenendo il contatto visivo e sapendo che non avrebbe resistito a lungo : il mio sguardo glaciale lo stava fulminando, ma era proprio quella la mia intenzione, volevo che provasse ciò che avevo provato io, volevo che capisse come ci si sente quando qualcuno ti sbatte in faccia la verità, annientandoti senza mezzi termini. Come volevasi dimostrare, un'espressione disordinata spuntò sul suo viso, mentre io percepivo nascere in me una sorta di soddisfazione: non era una vendetta la mia, più che altro una difesa; si, dovevo difendermi dalle sue parole, dai suoi occhi, da tutte le volte in cui aveva sfiorato la mia pelle ma soprattutto dai miei sentimenti. Sentivo il mio cuore bruciare di rabbia e dispiacere, il sangue nelle mie vene iniziava a gelarsi e la mia pelle aveva perso il suo calore : gli lanciai un ultimo sguardo fulmineo, giusto per essere certa che era affondato del tutto e poi, presa la mia bici, iniziai a pedalare velocemente verso il campeggio. Non vedevo l'ora di raggiungere la mia tenda, rintanarmi nel mio sacco a pelo e dimenticare tutto quello che era successo: non volevo sentire nessuno, mi bastavano le voci distorte che rimbombavano nella mia testa, mentre i miei occhi erano pieni di scene già vissute che facevano ardere nel mio petto delle fiamme sempre più vigorose. 
Stupida, stupida e ancora stupida - mi ripetevo, mentre il vento sul mio viso asciugava le lacrime che avevano preso a rigare le mie guance - ti sei lasciata abbindolare dalle sue parole, affascinare dai suoi maledetti occhi e catturare dai suoi comportamenti gentili, ma cosa hai ottenuto? Un nodo nello stomaco e degli occhi rossi, ecco cosa hai ottenuto. Mi sentivo in colpa, tremendamente in colpa con me stessa : avevo lasciato che il coraggio che aveva mostrato nell'affrontarmi, nel tenermi testa e dirmi la verità sul mio comportamento mi rendessero fragile ogni qualvolta fossi al suo fianco, e avevo permesso alla sua incredibile facilità nel perdonarmi di intenerirmi. Avevo sbagliato ed ora che era giunto il momento della resa dei conti, il momento di affrontare la realtà, io stavo scappando, perché non avevo abbastanza coraggio per guardarla in faccia, perché non ero abbastanza forte per accettare il fatto che le cose non sempre vanno come vorremmo e che quindi, ci sarà sempre chi vince e chi perde ed io, in quel momento avevo perso. Avevo la testa che mi scoppiava e più di una volta trovai parecchio difficile respirare : riuscivo solo a pedalare, correre, scappare da tutto, dalla realtà, da Harry e al tempo stesso da me stessa; sapevo che tutte le mie domande avevano una risposta, ed io la conoscevo, ma non avevo il coraggio di pronunciarla, né tanto meno di ammettere che giocando col fuoco, avevo finito per bruciarmi.



<< But I set fire to the rain, 

Watched it pour as I touched your face,
 

well it burnt while I cried, 

Cause I heard it screaming out your name, your name. >>

 





- My Corner -
Hiii giiirls!
Pardon per l'attesa, sono stata indaffarata, ma ora eccomi qui con un nuovo capitolo :D
Allora, quante di voi
sono deluse perchè ancora non c'è stato il bacio? Beh, prendetevela con Amber v.v 
Secondo voi Harry ha fatto bene a dire la verità sul messaggio oppure doveva mentire? E Vicki ha esagerato?
Tra le recensioni per lo scorso capitolo, una ragazza,
Hope Horan, ha parlato di un POV Harold : beh, devo ammettere che l'idea mi alletta parecchio :D Purtroppo ho tutta la storia è narrata dal punto di vista di Vicki ed inserire una nuova voce narrante avrebbe poco senso ormai, però, forse un posticino per spiegare i pensieri di Haroldino lo trovo! Voi che ne dite?
Inoltre, volevo dirvi che la storia è composta da dieci capitoli, quindi, calcolando che siamo all'ottavo, ne mancano solo due : sarà davvero strano scrivere la parola fine sotto l'ultimo capitolo! Avevo però pensato di scriverne un seguito, che ne dite di questa idea? 
Ok vi ho fatto fin troppe domande xD
Vorrei ringraziare
tutte le persone che hanno recensito, seguito, preferito la storia fino ad ora : il risultato ottenuto è davvero incredibile, non me lo sarei mai aspettata, perciò CRAZIE MILLE E A MASSIVE THANK YOU :D 
In particolare, vorrei ringraziare Payneslady_ perchè mi dà sempre tanti consigli e tanti suggerimenti per migliorare!!
Se siete arrivati fin qui,
allora lasciate una recensionciiiina please, così leggo le vostre opinioni (di qualsiasi genere!).
Alla prossimaaa!
Baci baci



Jude



PS: Volevo suggerirvi di leggere questa storia : 'Con affetto,tua madre...' . Non è sui One Direction ma merita lo stesso (:
PPS: Vi lascio il mio contatto Twitter , se vi va seguitemi e scrivetemi (:




                                                    


 

  
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