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Autore: Defiance    15/08/2013    0 recensioni
Prendete un Harry Potter e un Percy Jackson. Incrociate i loro destini, le loro vite, i loro poteri.
Dopo la sconfitta del Signore Oscuro e del Re dei Titani una nuova guerra sta per arrivare. Si stringeranno nuove alleanze. Si fonderanno due mondi. I più grandi eroi di tutti i tempi dovranno combattere, per salvare il destino dell'umanità. La più grande battaglia mai vista sulla terra sta per avere inizio.
Halfblood.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Ciao a tutti! Questa FF è un crossover a cui sto lavorando ccontemporaneamente alla mia FF "Everything Can Change" che spero vi stia piacendo, come spero che vi piaccia questa storia. Ho pensato che sarebbe stato interessante fondere il mondo di Harry Potter con quello di Percy Jackson (in assoluto le mie due serie preferete, in ordine di preferenza ;)) e così ho pensato di provarci. Questo primo capitolo è solo una carrellata sulla storia dei due ragazzi, con l'aggiunta di un piccolo pezzo di mia invenzione. Il resto della storia, sarà puramente mia invenzione, con piccoli riferimenti ai libri.
Spero che vi piaccia, e che lasciate delle recensioni, sia per commentare negativamente che positivamente, accetto sia critiche che complimenti! Grazie a tutti coloro che leggeranno la mia storia! 

Buona lettura!

 

 

Halfblood



Capitolo 1

Amici Di Infanzia
 
Harry Potter era una ragazzino minuto, con una curiosa cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Era una delle persone più strane che si fosse mai vista in giro: indossava sempre dei vestiti troppo larghi e troppo grandi per lui, e spesso i bambini della sua età giuravano di sentirlo parlare da solo o che,talvolta, succedessero cose strane attorno a lui.
In effetti, entrambe le voci erano vere.
Harry Potter non aveva amici, almeno fino a quel momento, e per questo passava molto tempo a parlare “da solo”, ma in realtà, per lui, i suoi monologhi costituivano una sottospecie di discorso con i suoi genitori.
Non gli aveva mai conosciuti. Erano morti quando aveva appena un anno, ed è stato così che si è trovato scaricato sulla porta del numero 4 di Privet Drive, Little Whinging, Surrey.
“Incidente d’auto”, gli aveva spiegato sua zia, Petunia, quando gli aveva chiesto come erano morti i suoi genitori. “C’eri anche tu, è così che ti sei fatto quella” aveva detto, indicando la sua cicatrice. E aveva liquidato il discorso così, come se fosse sufficiente dirgli “ehi, i tuoi sono crepati, e tu ci sei capitato tra le scatole, non ti lamentare e ringrazia il cielo che non ti abbiamo spedito in un orfanotrofio!”.
Sì, i suoi zii non si erano dimostrati esattamente delle figure genitoriali, né tanto meno aveva potuto trovare un fratello nel suo cuginetto, Dudley. Che poi, definirlo cuginetto, era davvero inappropriato, visto che sembrava crescere, in larghezza, il doppio di Harry. 
Harry non sapeva niente dei suoi genitori, a parte che erano morti; in casa di sua zia, che era la sorella di sua madre, non vi era neanche una loro foto, nulla di nulla, e Petunia non era disposta a parlare della sorella, quasi come se lei fosse stata la peggiore disgrazia capitatale nella vita. Dopo Harry, ovviamente.
Talvolta, nei momenti di più sconforto, il ragazzino si trovava a pensare che avrebbe preferito mille volte morire insieme ai suoi genitori: la sua vita, al numero 4 di Privet Drive, non poteva affatto considerarsi una vita. Si sentiva una sorta di Cenerentola sfruttata dalla sua matrigna. In effetti era così che lo trattavano i suoi zii, come una specie di cameriere/domestico.
Non solo non gli prestavano le stesse attenzioni che prestavano a Dudley, ma non si permettevano nemmeno di spendere un centesimo per lui, che fosse per abiti, o per cibo, o per qualche regalo tipo a Natale o per il suo compleanno, che a proposito sarebbe stato di lì a qualche giorno; non aveva nemmeno una stanza: dormiva nel sottoscala della casa e indossava i vestiti smessi del cugino.
Lo stesso cugino gli rendeva la vita impossibile a scuola, a tal punto che Harry non era mai riuscito a farsi un amico, avevano tutti troppa paura di essere picchiati da Dudley.
A peggiorare la situazione vi erano i ricorrenti incubi del bambino, popolati da lampi verdi e urli di terrore, o dolore. Per non parlare degli strani pruriti della sua cicatrice, o di quelle volte che gli lanciava delle tremende fitte, che però si spegnevano quasi subito.
Il destino volle che un giorno incontrasse un ragazzino, altrettanto strano e che questo diventasse il suo primo amico.
 
Percy Jackson aveva dieci anni, quasi undici. Era magrolino, aveva folti capelli neri e gli occhi del colore del mare. Una strana coincidenza visto le sue doti di apnea e la sua preferenza nel passare il tempo in acqua piuttosto che sulla terra ferma.
Era un ragazzino complicato, dislessico e iperattivo. E come se non bastasse soffriva di deficit dell’attenzione.
Cambiava scuola ogni anno, non sapeva bene come, ma non riusciva mai a stare per due anni di fila nello stesso posto.
Viveva assieme a sua madre e suo marito, Gabe il Puzzone, come lo chiamava lui. Non era suo padre. Gabe era un uomo disgustoso e rivoltante, che puzzava veramente e trattava davvero male sua madre; si era sempre chiesto come facesse lei a sopportare questa situazione. Oh, e dimenticavo: Gabe odiava Percy. Ovviamente.
Ogni volta che si riuniva con i suoi amici di poker costringeva il ragazzino a riempirgli le casse del gioco e ordinava a sua madre di “servire i suoi ospiti”.
Percy avrebbe tanto voluto incontrare suo padre. Sapere chi era, conoscerlo. Ma sua madre gli aveva detto che era stato dato per disperso in mare quando lui non era ancora nato. Era arrabbiato con lui per essere partito per quella impresa senza neanche aver mai visto suo figlio, anche se aveva un ricordo, molto simile a un sogno, che ritraeva sua padre in un sorriso e il resto era tutto calore e profumo di mare. Non se l’era mai spiegato, ma di certo, di sogni strani ne faceva a bizzeffe.
Quel pomeriggio se ne stava seduto su una panchina di Magnolia Crescent, dove si era appena trasferito. Era assorto nei suoi pensieri, quando un ragazzino dai capelli neri e gli occhi verdi si avvicinò e si sedette accanto a lui.
“Ciao, io mi chiamo Percy. Percy Jackson”
“Io sono Harry, Harry Potter” rispose il ragazzino, stringendogli la mano.
“Perché mi parli? Non hai paura di Dudley?” chiese poi triste Harry.
“Dudley? E chi è Dudley? Io mi sono appena trasferito” rispose Percy.
“Oh, è mio cugino. Capisco, immagino che non diventeremo mai amici, perché presto lo incontrerai. “
“Non essere sciocco, perché non dovrei essere amico tuo? Devo dire che non mi faccio mai molti amici, perché tendo sempre a mettermi contro il bulletto della scuola. Ma d’altro canto è meglio così, visto che cambio scuola ogni anno” disse il bambino dagli occhi color mare.
“Oh, bè sappi che il bulletto qui è Dudley e si diverte un mondo a rendermi la vita impossibile. Ma come mai cambi scuola ogni anno?”
“Bè, non te lo so spiegare. Ma non mi prendere per pazzo. Succedono cose strane a volte. “ spiegò Percy.
“Tipo, fai sparire i vetri, aizzi i pitoni contro tuo cugino e parli con i serpenti? A me è successo” dichiarò Harry.
“Mi prendi in giro?” sbottò Percy.
“No dico sul serio!” esclamò l’altro.
“Fico” fu l’unico commento che ricevette dal bambino.
Passarono il resto della giornata a chiacchierare di tutte le cose strane che gli erano successe, dei sogni e delle loro “famiglie”.
 
Si erano ripromessi di rivedersi, ma non successe mai, perché Harry fu costretto ad andarsene con i suoi zii, dopo aver ricevuto una lettera che non gli avevano permesso di leggere e successivamente, un mezzogigante di nome Hagrid, era piombato nella catapecchia in cui si erano nascosti, aveva buttato giù la porta, e gli aveva rivelato di essere un mago. Bè il resto della storia lo sapete.
I suoi sei anni ad Hogwarts, la lotta contro il professor Raptor/Voldemort, il ricordo di Tom Riddle fuoriuscito da un diaro che aveva cercato di uccidere Harry con un basilisco, i dissennatori, il Torneo Tremaghi, draghi, le sirene, il ritorno di Voldemort, l’Ordine della Fenice, la Umbridge, l’ES, l’attacco al Ministero, la profezia, la ricerca degli Horcrux e le diverse sfide che Harry dovette affrontare fino alla battaglia finale contro il mago più cattivo che la storia abbia mai incontrato: Lord Voldemort.
Si era sempre chiesto che fine avesse fatto quel ragazzo, Percy. All’inizio si aspettava di trovarselo ad Hogwarts, ma non era mai successo.
Si chiese se non frequentasse Durmstrang, ma dopo aver visto che genere di allievi ammetteva, decise che non poteva essere così. Magari era finito in qualche altra scuola, o semplicemente era un comune Babbano e quello che accadeva attorno a lui era frutto della magia di altri ragazzini.
In realtà Percy si era trasferito a Manhattan, dopo l’attacco della sua insegnante/furia, (sisi, dico proprio una Furia, quelle della mitologia greca, ecc. a proposito, è tutto vero. Gli dei, i mostri ecc. solo che i mostri non muoiono e si rigenerano dopo un tot di tempo!), aveva scoperto di essere un Semidio, figlio di Poseidone, il dio del mare ed era stato portato al Campo Mezzosangue, dove vi erano altri ragazzi come lui che venivano addestrati.
Venne accusato di aver rubato la folgore di Zeus e l’elmo di Ade e fu costretto ad andare alla loro ricerca, ad entrare nel Regno dei Morti per cercare di recuperare sua madre, rapita dal Minotauro, che Percy aveva ucciso. Poi aveva affrontato i Mari dei Mostri, il ciclope Polifemo, aveva recuperato il Vello d’Oro e salvato il Campo Mezzosangue. Poi si era imbattuto in altri mostri e avventure, si era introdotto nel labirinto di Dedalo, aveva visto tornare Crono, il Re dei Titani e lo aveva sconfitto. Gli era stato proposto di diventare un Dio, ma aveva rifiutato.
 
Sommariamente, Harry aveva per tutta la vita combattuto Mangiamorte e Lord Voldemort, e Percy mostri e Crono.
Due ragazzi qualunque, che avevano vissuto una normalissima infanzia, insomma.
Nella storia che sto per raccontarvi, i due hanno entrambi diciott’anni e ancora non sanno che il loro destino sta per incrociarsi nuovamente. 







  
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