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Autore: Defiance    15/08/2013    2 recensioni
Prendete un Harry Potter e un Percy Jackson. Incrociate i loro destini, le loro vite, i loro poteri.
Dopo la sconfitta del Signore Oscuro e del Re dei Titani una nuova guerra sta per arrivare. Si stringeranno nuove alleanze. Si fonderanno due mondi. I più grandi eroi di tutti i tempi dovranno combattere, per salvare il destino dell'umanità. La più grande battaglia mai vista sulla terra sta per avere inizio.
Halfblood.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2
Nuovi Arrivi

 
Hogwarts era risorta più bella di prima. Nel vederla in lontananza, sembrava brillare di luce propria. Al centro del giardino, era stato fatto costruire un grandissimo monumento onorario. Sulla pietra erano incisi tantissimi nomi di persone, persone morte durante la Seconda Guerra Magica.
Quel giorno era il primo settembre, e l’anno scolastico ricominciava; delle carrozze trainavano i ragazzi dal secondo anno in poi presso il castello. I nuovi arrivati, lo raggiungevano per tradizione via mare.
“Bè è una cosa positiva, il fatto che possiamo ripetere l’anno scolastico che abbiamo perso durante la Guerra!” stava dicendo una ragazza dagli occhi color nocciola. Era Hermione Granger.
“Si una vera fortuna!” rispose un ragazzo dai capelli rossicci. “Diciamo che dopo quello che abbiamo fatto, avrebbero dovuto metterci a capo del Ministero!” aggiunse.
“Oh non essere stupido Ronald!” sbottò la ragazza.
“è impossibile, è un Weasley.” Osservò una ragazza dai capelli corti e neri, che si era appena avvicinata alla loro carrozza.
“Chiudi il becco Pansy!” ruggì Harry.
“Pansy! Smettila. Vieni qui. Lasciali stare” aveva ordinato un biondino, e la ragazza aveva obbedito e si era disposta al suo fianco.
La carrozza partì.
“Non avete notato che Draco Malfoy è diventato un po’.. ehm.. strano?” chiese il rosso, una volta al sicuro da orecchie indiscrete.
“Suppongo si vergogni di tutto ciò che ha fatto” ipotizzò Neville Paciock, seduto accanto a Ron.
“Non penso che credesse di aver scelta” rispose la voce delicata di una ragazzina, dai capelli talmente chiari, che potevano sembrare bianchi.
“Luna, quando credevamo che Harry fosse morto, potevamo arrenderci anche noi, ma non l’abbiamo fatto. Si ha sempre scelta.” Le rispose una ragazza dai capelli lunghi rossi, che doveva essere senz’altro la sorella di Ron.
“Ginny, a proposito, siamo praticamente allo stesso anno. Non mettermi in imbarazzo mi raccomando!” gli disse il rosso, cambiando discorso.
“Idiota” esclamò lei.
All’improvviso un tuono squarciò il cielo e l’acqua del lago tremò.
“Sta succedendo qualcosa di strano” dichiarò Harry. “Lo sento.”
“Non vorrai dire… cioè non penserai mica…” incalzò Hermione.
“No, non è Voldemort. Non credo, almeno. Ma sto facendo dei sogni strani. Io… io non lo so perché. C’era un ragazzo… della mia età… un bambino… lo avevo conosciuto quando ero piccolo, poco prima di partire per Hogwarts. Era… era diverso anche lui. Non so che fine abbia fatto, ma continua a riapparirmi in sogno. E poi ci sono tuoni e fulmini, mari in tempesta… insomma sono strani. Non riesco a seguire il filo. Ma là fuori sta cambiando di nuovo. E…” raccontò Harry.
“…E sembra peggio dell’ultima volta” concluse il ragazzo di nome Neville.
 
“Percy? Percy sei pronto?” chiamò una ragazzina dai lunghi capelli biondi e gli occhi grigi.
Un ragazzo saltò fuori dall’acqua, quasi come un delfino, solo che era asciutto.
“Eccomi Annabeth!” disse.
“Ho preparato i nostri zaini. Non che ci sia rimasto molto da portare con noi” sussurrò tristemente la ragazza.
Percy si voltò e diede un’occhiata al Campo. Era distrutto, gli alberi della foresta appassiti o bruciati. Il pino che un tempo racchiudeva lo spirito di Talia abbattuto al suolo. Il Vello D’oro era stato rubato. La sua casa, perché il campo era questo per lui, una casa, era andata distrutta.
A un certo punto si udì il suono di una conchiglia e tutti si precipitarono verso la fonte.
“Bene” disse Chirone. Era un centauro. “I gruppi sono stati formati. I pochi di noi rimasti andranno in diverse Scuole di Magia, e staranno al sicuro. So che l’idea non vi piace, ma è l’unica soluzione per mettervi in salvo. Sta diventando troppo forte. La Guerra è vicina, non voglio nascondervelo.” Annunciò in tono grave. “E abbiamo già subito molte, troppe, perdite.
Si udirono sussurri agitati tra la folla di studenti.
“Gruppo Uno! Sarete i primi a partire: Jackson, Chase, Di Angelo, La Rue, fratelli Stoll, Solace, Rodriguez, Beckendorf. Ai pegasi! E che gli dei siano con voi!” ordinò Chirone.
I ragazzi montarono su quattro pegasi, che erano dei cavalli alati, due per volta.
Nessuno di loro sembrava molto contento di quel viaggio, avrebbero di sicuro preferito che gli fossero assegnate delle imprese. Ma Chirone li voleva al sicuro.
“Com’era la profezia Percy?” chiese d’un tratto Annabeth Chase, durante il viaggio.
“Beth non dovremmo pensarci, sai che non porta bene” le rammentò il ragazzo.
“Percy, per favore. Questa volta è diverso! E non chiamarmi Beth!” lo rimbeccò lei.
Percy sospirò e poi recitò: “Colui che del mare conosce i segreti a un amico si ricongiungerà e questo la loro forza aumenterà. Ai figli della magia e ai figli degli dei un unico destino toccherà, quando nel giorno in cui la luce maggior potere avrà, una scelta alla morte o alla salvezza li guiderà.
“Perché queste fottute profezie prevedono sempre morte e distruzione?” sbottò Travis Stoll.
“E perché quasi sempre sembrano incentrate su di me?” domandò rassegnato Percy.
“Si, bè amico… sei un po’ sfigato” commentò Connor Stoll.
“Grazie tante” borbottò il ragazzo, mentre i suoi compagni ridacchiavano.
“Ehi perdenti! Siamo arrivati!” annunciò Clarisse La Rue, figlia di Ares, dio della guerra.
 
“Ma perché non hanno ancora tolto quello stramaledetto cappello immortale da quella sedia? E perché diamine non iniziano il banchetto? Lo Smistamento è finito!” borbottò Ron.
“Smettila di essere così ingordo!” sbottò irritata sua sorella Ginny.
“Un attimo di attenzione prego!” la preside Minerva McGranitt si alzò per cominciare un discorso e tutti ammutolirono all’istante.
“Mi piacerebbe potervi dire che abbiamo raggiunto la pace, ma non è così. Una nuova e potente minaccia incombe su di noi. E non solo su di noi.” Esordì lei.
“Miseriaccia, ci risiamo!” mormorò Ron, che si azzittì a un’occhiataccia dei suoi amici, anche se in realtà i loro volti esprimevano lo stesso pensiero.
“Ci sono altre creature che popolano il mondo, come ben sapete. Creature la cui esistenza la maggior parte di voi ignorano.” Proseguì la McGranitt.
“Il mondo ha un suo equilibrio, ma questa minaccia non riguarda solo noi, o i Babbani. Riguarda anche altri esemplari. Quest’anno ospiteremo un gruppo di ragazzi provenienti da un campo, il Campo Mezzosangue.”
“Fantastico, come se ci servissero altri idioti dal sangue sporco!” sbottò Pansy Parkinson dal tavolo dei Serpeverde.
Hermione guardò istintivamente il suo braccio destro, dove sulla pelle una Mangiamorte di nome Bellatrix Lestrange l’aveva marchiata tale. Harry la prese per mano e le sorrise, per incoraggiarla. La ragazza sorrise di rimando.
“Zitta un po’ Pansy!” l’ammonì Malfoy.
Harry, Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata. Sì, dopo la caduta di Voldemort, Malfoy era decisamente diventato strano: sembrava cambiato, ma gli sembrava troppo assurdo per essere vero.
“Saranno nostri studenti, verranno smistati, ma non seguiranno le nostre lezioni. Loro non sono maghi” aggiunse la preside.
“BABBANI! Che vergogna!” urlò qualcuno di Serpeverde.
“No, non sono Babbani. E comunque, spererei che ciò che è accaduto di recente, con Voldemort, abbia impartito a voi Serpeverde una lezione e che non disprezziate più chi non è un Purosangue.” Chiarì la McGranitt, guardando torva il tavolo dei serpi. “Ad ogni modo, il termine Mezzosangue non è comune solo a noi. Indica un miscuglio di due diverse specie. Da noi assume un significato dispregiativo, ma presso gli altri, chiamiamoli popoli ‘magici’, non è così. Esistono i Mezzosangue per metà umani e per metà vampiri per esempio, ma sono più unici che rari. Esistono i Mezzosangue metà umani e metà giganti, come il nostro Hagrid. E esistono Mezzosangue più potenti, come quelli che stiamo per ospitare” spiegò la McGranitt.
“E che cosa sono?” urlò Ernie Macmillan dal tavolo dei Tassorosso.
Tutti gli allievi che l’anno precedente avrebbero dovuto affrontare i M.A.G.O. avevano dovuto ripetere l’anno. Vi erano due gruppi del settimo  anno: uno era quello di diritto, del quale faceva parte Ginny Weasley. L’altro, era quello i cui membri avrebbero dovuto frequentare l’ultimo corso il precedente anno.
“Sono Semidei. Figli di un mortale e un dio greco.” Annunciò la McGranitt.
“So tutto sull’argomento!” esclamò Hermione.
“Non mi dire!” gli rispose Ron. La ragazza gli rivolse un’occhiata sprezzante.
“Come Semidei? Com’è possibile?” urlò Terry Steeval dal tavolo dei Corvonero.
“Si narra che un tempo, il mondo regnasse nel caos, sottoposto al controllo di un perfido Re Dei Titani, Crono. Aveva ingoiato i suoi figli, perché sua madre Gea, la Terra, gli aveva detto di stare in guardia da loro. Ma sua moglie Rea aveva nascosto il suo ultimo figlio, Zeus e fu lui a fare a pezzi Crono con la sua stessa lancia e a spedirlo nel Tartaro.” Raccontò la preside.
“Come? Dove l’ha spedito?” chiese Morag McDougal, Corvonero.
“Negli Inferi in poche parole. Il Regno dei Morti. Ora, ogni tanto gli dei dell’Olimpo scendono sulla terra e…”
“Rimorchiano i mortali” disse Blaise Zabini, tra le risate dei Serpeverde.
“Poco delicato, ma sì. Fanno dei figli con loro. E questi sono chiamati Semidei e vengono addestrati nel Campo Mezzosangue. Qui le loro lezioni si terranno all’ingresso della foresta proibita, dai centrauri Cassandro e Fiorenzo.” Spiegò la McGranitt.
Delle risatine eccitate riecheggiarono lungo la sala a sentire il nome del bel centauro Fiorenzo, che fino a quel momento aveva diviso la cattedra di insegnante di divinazione con la professoressa Cooman, che ora sorrideva raggiante, felice di avere per un anno la sua cattedra tutta per sé.
“Ora, voglio dirvi una cosa ragazzi. Voglio che voi interagiate con loro. Voglio che li trattiate come se fossero uno di voi. Siate gentili e ospitali, mantenete alto il nome della nostra scuola!” concluse la McGranitt.
“Perché non ci hanno aiutati, quando eravamo in Guerra?” sbottò Susan Bones di Tassorosso.
“Erano in guerra anche loro. Manhattan fu quasi distrutta in quel periodo.” Spiegò la preside. “Hanno dovuto riaffrontare Crono, e lo hanno sconfitto.”
“Professoressa! Qual è la Grande Minaccia di cui ci ha parlato?” chiese Dean Thomas dal tavolo dei Grifondoro. La sala calò nel silezio.
Prima che la preside potesse rispondere però, il portone si aprì e il custode, Gazza, entrò correndo e affannato, dicendo “Preside, sono qui. Sono arrivati. Hagrid, nel tuo giardino ci sono dei pegasi, dovrai prendertene cura tu”.
“Pegasi? Ho sempre sognato di…” esordì Hagrid, in preda a un attacco di eccitazione.
“Li faccia entrare, Gazza” lo interruppe la McGranitt.
  
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