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Autore: malpensandoti    15/08/2013    12 recensioni
L’equazione di Dirac afferma che se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.

Prequel della serie di one-shot "Siccome pioveva"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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No church in the wild
Capitolo sei - Survive


 



Emma Buster odia i bambini, perfino sua cugina di dieci anni, quella con le treccine chiare e le lentiggini è insopportabile. Li odia, li detesta, li rinnega e li disprezza.
Urlano, scalciano, tirano, parlano, gesticolano e si sporcano, sono sporchi e urlano ancora.
E lei, proprio Emma Buster, non riesce ancora a capire, dopo due ore di ragionamento, Facebook e Instagram, come abbia potuto accettare la richiesta d’aiuto di India, che “Ti prego Em, non ti chiedo mai nulla! Fammi questo favore e ti offro da bere tutti i giorni”.
Ha cercato di rifiutare – Chiedi ad Olivia, deve pur sempre prepararsi a queste cose! –, ma poi India ha preso un respiro profondo, lo stesso che fa quando sta per rimproverarla, ed Emma ha sospirato, corrucciato le labbra e “Okay, d’accordo, vado io!” ha detto, prima che l’amica parlasse.
E l’ha fatto davvero, ha accettato di andare a prendere il bambino a cui India fa da baby-sitter a scuola.
Quindi adesso si ritrova davanti alla Rick Hansen Public School, il telefono in mano e la tuta da studio sotto una giacca di pelle che ha afferrato al volo sull’attaccapanni dell’ingresso. Ha gli occhiali da sole, una Stella Mccartney al gomito e le Converse chiare ai piedi.
È orribile, ha dormito male, preso la metropolitana e odia i bambini.
Nel cortile esterno della scuola ci sono già parecchi genitori  che chiacchierano tra di loro, Emma si guarda intorno e legge di nuovo la descrizione del bambino che India le ha mandato per messaggio.
“Alto, magro, ha i capelli biondi scuri e tantissime lentiggini sulla faccia. Ha sempre la camicia della divisa fuori dai pantaloni e lo zaino rosso. Se la vedi dura, il suo insegnante è un ragazzo, l’unico che trovi. Chiedi a lui, o, mal che vada, grida ‘Callum’ e guarda chi si gira. Buona fortuna! Xx”
Sospira, blocca lo schermo e alza lo sguardo in contemporanea con la campanella della scuola, e le vengono quasi le vertigini a ripensare a quando era lei, quella dietro i banchi e dentro la scuola. È stato alle elementari che ha conosciuto India. Erano amiche, sempre in competizione, così diverse da sembrare di due pianeti diversi, ma pur sempre amiche.
Le porte dipinte di blu dell’edificio in terracotta vengono aperte brutalmente da un paio di ragazzini coi capelli scompigliati e la divisa sgualcita.
Emma socchiude gli occhi per la concentrazione e osserva tutti i marmocchi che stanno uscendo con furia.
Non lo troverà mai.
Il cortile si riempie e si svuota velocemente, lei inizia a camminare avanti e indietro e si sente tremendamente un’idiota e no, mai più un favore ad India.
Ci sono decine e decine di bambini tutti uguali, biondi, alti e magri, che strillano e ridono come se fosse il giorno più bello del mondo.
Emma si avvicina all’entrata, vede un ragazzo – l’unico che sembra avere più di vent’anni – che parla tranquillamente con quella che sembra una madre particolarmente presa dalla conversazione.
Si schiarisce la voce nervosamente, i due si voltano verso di lei e “Emma!” esclama lui, con una tranquillità disarmante. La donna si allontana con un sorriso quando riesce ad afferrare il polso del figlio, Emma fissa il ragazzo davanti a lei con le sopracciglia aggrottate.
“Ci conosciamo?” domanda, accennando un sorriso. È un volto famigliare, l’ha già visto anche se non ricorda bene dove. Gli occhi grandi, le labbra carnose, la pelle chiara e i capelli rasati.
“Ti ho versato il caffè addosso qualche giorno fa, ricordi? – le risponde, ha la voce profonda ma tranquilla – Sono Liam”
Emma s’illumina di colpo e il telefono rischia quasi di cadere dalle sue mani. Come ha fatto a dimenticarsi del ragazzo che, con 3 sterline di caffè, ha mandato letteralmente a puttane il suo Coco da 1200 euro? Perché sì, l’aveva ordinato direttamente da Parigi.
Stringe i denti solo a pensarci.
“Adesso mi ricordo! – esclama però – Lavori qui?”
Liam annuisce: “Da quest’anno – risponde – Insegno inglese e storia. Tu invece?”
Emma ci mette qualche secondo a rispondere, perché lui ha una bellissima pelle e una bocca davvero invitante, oltre che una voce molto virile.
“La mia coinquilina ha accavallato due impegni e così mi ha chiesto di venire a prendere il bambino a cui fa da baby-sitter, ma non l’ho mai visto e…”
“Hai bisogno di una mano?” la interrompe Liam, inclinando la testa e sorridendole dolcemente.
È bello, banale, ma bello.
La ragazza annuisce sconsolata: “Si chiama Callum, dovrebbe essere alto, magro e avere le lentiggini”
Lui aggrotta le sopracciglia folte e scure, ragionando. Qualche secondo dopo annuisce e le sorride: “Callum, certo. È quel ragazzino con lo zaino rosso vicino al cancello”
Emma annuisce, sorride: “Ti ringrazio molto” mormora, facendo un passo indietro.
“Nessun problema – ribatte Liam, alzando le spalle – E...ah!, se mai ti venisse voglia di berlo, un caffè, adesso sai dove trovarmi”
La ragazza è confusa, stanca e non ha davvero voglia di decifrare la sua frase.
Si inumidisce le labbra e pensa al perché non le abbia chiesto semplicemente il numero, sarebbe stato meno patetico e lei avrebbe impiegato molto meno a capire.
“D’accordo” dice però, ricambiando il sorriso.
 
 
 
 
 
Candice sta camminando per Hyde Park con la sciarpa attorno al collo e le mani infilate nelle tasche del cappotto nero. Zayn, di fianco a lei, le sta parlando della sua famiglia, del viaggio che spera di fare in Spagna, del tempo, dei suoi disegni, di lui.
È venuto a prenderla all’università dopo lezione, Candice ha rischiato di cadere dalle scale per la sorpresa.
“Deve essere dura essere l’unico maschio con tre sorelle”
Lui sorride, guarda lei e poi la ghiaia sotto i piedi: “Sì, beh, ero convinto che l’ultima sarebbe stata un maschio – sospira, senza perdere l’espressione serena – Ogni tanto mi sentivo impotente, specie per il fatto che fossi solo. Poi con gli anni mi sono adattato, anzi, credo che addirittura mi piaccia un po’, essere l’unico uomo”
Candice gli sorride intenerita, è il terzo giorno che escono e tutto va bene.
Zayn non l’ha ancora baciata e tutto va bene.
S’è accorta di un particolare interessante. Lui fa tante domande, è curioso ma mai invadente, l’ascolta attentamente, la osserva parlare, la studia, la fa deglutire e sorridere.
E un po’ le dispiace, perché oltre che ad essere tremendamente timida, Candice è anche curiosa, ed è soprattutto curiosa di Zayn.
E per ora sa solamente che ha ventidue anni compiuti, tre sorelle, un appartamento in centro, una moto fiammeggiante e una collezione di fumetti d’epoca. E sa anche che non è un amante della carne, che ama guardare film in bianco e nero e fuma tanto, forse troppo.
“Tu invece cosa fai nella vita?” chiede, qualche istante dopo. Si può già immaginare il piccolo sorriso orgoglioso di India.
Lui aggrotta le sopracciglia, infila le mani dentro le tasche dei suoi jeans scuri e sorride a labbra chiuse: “Sopravvivo” risponde.
La ragazza non smette di camminare, anche se è rimasta sorpresa.
“È un lavoro molto duro” mormora, gli occhi luminosi.
Zayn è sorpreso, si blocca in mezzo al viale alberato e la guarda arrossire, perché lui è serio, ha lo sguardo concentrato e la bocca socchiusa per lo stupore. Le sorride, scuote la testa: “Hai ragione”
 
 
 
 
Le mattonelle della terrazza sono fredde ma non sporche, i capelli biondi di India sono sparsi per la superficie color terracotta, ha una mano sullo stomaco e l’altra che regge una sigaretta, le gambe sono stese per terra come la schiena e le caviglie sono, inevitabilmente, incrociate.
Sono le tre del mattino e lei n0n riesce a chiudere occhio. Ha staccato dal lavoro all’una e mezza, è tornata a casa, appoggiato la borsa all’ingresso e s’è sdraiata sul pavimento del terrazzo, a fissare – o meglio, a cercare – le stelle e respirare piano.
India ha detto in tutto tredici parole, oggi.
“Buongiorno”
“No”
“Ci vediamo dopo”
“Okay”
“Cosa hai detto?”
“Io vado”
“Sono qui”
È una di quelle giornate in cui non sente niente, l’apatia totale che la ricopre le fa pesare le gambe magre e gli occhi stanchi. Solo tredici parole perché, semplicemente, non aveva nient’altro da dire. Perché non le importava.
Ed è una cosa fin troppo dolorosa, solo che questo non lo dice.
Aspira un altro tiro di sigaretta, inclina la testa di lato e sente il collo troppo esposto.
La luce del salone si accende e si spegne in una frazione di qualche secondo, India tende le orecchie e aggrotta le sopracciglia senza smettere di fissare il cielo.
“Credevo non fossi ancora rientrata”
Megan ha le Louboutin nere in mano, il vestito fatto di strass sopra le ginocchia appuntite e un giacchetto di pelle sotto i capelli rosa e lunghi.
India sospira, chiude gli occhi: “Non riuscivo a dormire”
Diciassette parole.
L’amica esce del tutto in balcone, trascina i piedi sulla superficie fredda e le si sdraia accanto senza aggiungere altro.
Come al solito, non ce n’è bisogno.
Si accende la sigaretta che India le sta porgendo, copre la fiamma con le mani perché fa freddo e: “Neanche una stella” afferma, quasi dispiaciuta.
India rimane in silenzio, il vento si alza e le fa tremare le gambe.
“Domani Dalia va con Olivia in ospedale, spero riescano a chiarire una volta per tutte” continua Megan, come se nulla fosse.
La bionda sta quasi sorridendo.
“Emma invece ha incontrato quello stronzo che le ha rovinato Coco, sai? E Candice! Candice era tutta rossa quando Zayn l’ha riportata a casa. È completamente persa per quel ragazzo. – ride appena, prendendo una boccata di fumo – Non la biasimo per nulla, voglio dire, l’hai visto? È  il sesso
India sorride all’aereo che sta passando sopra le loro teste. Socchiude gli occhi, getta il mozzicone nel posacenere che s’è ricordata di prendere e si accende un’altra sigaretta.
In silenzio.
Passa un altro aereo, prima che riesca a parlare.
“Credo di aver fatto una cazzata”
Megan chiude gli occhi e si morde le labbra per non sorridere.
Lo sapeva.
Aspira un altro tiro.
“Credo di averlo cercato…di essermi fatta trovare. Che schifo i sentimenti”
La sente sospira con frustrazione, con la coda dell’occhio la vede stringere la sigaretta con forza.
“Lo vedo ovunque e ovunque lui sorride. Cioè sorride, il mondo fa schifo e lui sorride. E non è un sorriso normale…sembra che voglia studiarmi. Mi guarda con quel cazzo di sorriso come per dire ‘ti conosco’. Mi fa paura Meg. Mi sento…nuda”
Megan si volta verso di lei, appoggia la testa sul palmo di una mano e il gomito sulle mattonelle. La osserva nel buio, si inumidisce le labbra e sorride: “Magari è la volta buona, India” sussurra, piano. Le sue dita spengono la cicca sul pavimento, poi si fanno vedere dagli occhi chiari dell’amica con movimenti lenti, per non spaventarla.
India serra le palpebre mentre sente le dita fredde di Megan accarezzarle il collo, il segno lungo e bianco che da sotto l’orecchio arriva quasi alla scapola sporgente.
“Le cicatrici non se ne vanno” mormora, tremante.
“Ma se le si bacia, il dolore ogni tanto scompare”

 




Sono in super ritardo!
Ci ho messo un po' di più ad aggiornare stavolta, e credo che d'ora in poi sarà sempre così, ve l'avevo detto all'inizio.
Sto partendo in questo momento, perciò non mi posso fermare come al solito ad analizzare il capitolo.
Capitolo osceno, lo so!
Mi dispiace molto ahahahah
Spero che a voi non faccia così schifo come faccia a me, e soprattutto che abbia capito qualcosa!
Come l'avete vista Emma? E Liam?
Zayn è sempre misterioso, Candice sempre più cotta e India terrorizzata.
Nel prossimo capitolo le cose si spiegheranno molto meglio, torneranno Louis e Niall e anche Dalia e Olivia!
Lo scorso capitolo ha avuto ben 15 recensioni e ciò mi fa riempire il cuore di gioia, grazie mille a tutte!
Vi risponderò non appena avrò il tempo per farlo, siete state meravigliose!
Grazie anche a chi segue questa storia in silenzio, siete tantissime :)
Un grazie mille anche alla mia Megan per aver corretto questo capitolo e soprattutto per essersene uscita con una frase come: "Cosa vuoi dallamia vita? Io beto fan fiction"
Buon ferragosto a tutte quante!
Vi lascio un'immagine appunto, di Megan :)
A presto,
Caterina



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