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Autore: Purrrkwood    15/08/2013    2 recensioni
Day 1 ~ Pioggia: “Dai, rimani” gli fece il verso alzandosi “Ti fa paura un po’ d’acqua?”
Day 2 ~ Librarian: Jeff capì di aver appena avuto un colpo di fulmine al confronto del quale Lightning Lad era solo una pila scarica.
Day 3 ~ First Kiss: Ma era solo cinema, cinema con Nick. Tutto regolare. “E’ perfetto.”
Day 4 ~ Chocolate: Era un vero e proprio mondo parallelo, decorato di fiori rosa e bianchi e pieno, strapieno di cioccolato.
Raccolta di one-shot sui prompt della niff-week di marzo.
Through the sorrow, all through our splendour
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alloooora *ehm* rieccomi qui. So di essere in ritardi di circa sei mesi per questa raccolta, ma ad un certo punto ho deciso di interrompere tutto causa stress scolastico e beghe varie. Ho accantonato fanfiction, traduzioni e chi più ne ha più ne metta, perciò ora sto cercando con fatica di ricominciare xD

In realtà non sapevo se avrei mai ricominciato la week, ma sono contenta di averlo fatto :D A questo punto è una raccolta a caso, ma va bene xD

4 capitolo con prompt “cioccolato”. E con cioccolato intendo ovunque, sul serio.  Il bello è che io nemmeno mangio cioccolato, non mi piace *fugge dalle sassate*

Lavatevi i denti dopo.

Innuendo
Trough the sorrow, all trough our splendour
***
Love in peculiar places [Chocolate]

“Così questa è Waverly. E’ carina!”

“E’ carina perché siamo di passaggio e domani ripartiamo, fidati. Non so perché tu abbia insistito tanto a venire qui.”

Il tono annoiato del suo ragazzo fece sorridere Jeff. Ma non potè negare che, forse, un fondo di verità in quelle parole c’ era: quella in cui si trovavano era effettivamente una cittadina minuscola, di quelle decisamente vecchio stile, con la larga via principale semideserta e le case basse che accompagnavano il viaggiatore dal cartello d’ ingresso a quello d’ uscita, i muri coperti da un vecchio strato di vernice chiara e anonima. Jeff dubitava largamente che quel paese di appena duemila abitanti fosse un fedele ritratto del West Virginia, ma quando Nick gli aveva fatto la strana proposta di venire con lui, avvertendolo del poco che avrebbe trovato, non ci aveva pensato due volte prima di accettare. Ora, mentre camminavano lungo il marciapiedi mano nella mano, a Jeff sembrava quasi impossibile che uno come Nick, il suo Nick, che sembrava nato per vivere in una metropoli, potesse provenire da un puntino così piccolo sulla carta. Eppure il ragazzo che camminava a passo spedito accanto a lui sapeva perfettamente dove stesse andando, con la sicurezza di chi ha già calpestato quel suolo.

“Però è tranquilla, no? Stare qui per un po’ deve essere rilassante. Non c’è traffico, non c’è confusione-”

“Non c’è niente.”

“Cercavo di dirlo in modo carino” Sorridendo Jeff diede una leggera spallata all’ altro “Se fa così schifo, perché mi ci hai portato?”

“Non ho detto che fa schifo. Ma vengo qui una volta all’ anno se va bene, di solito sono i miei nonni che ci raggiungono in Ohio, e per fortuna. Comunque” Nick ricambiò la spallata, mettendoci una dose maggiore di forza e sorridendo a sua volta “Ti ho portato qui perché, in realtà, un posto che vale la pena di essere visto c’è.”

“Addirittura!”

“Strano ma è così. Però devi fare una cosa.” Il moro allungò un braccio, per trattenerlo. Quando Jeff si voltò lo vide sempre sorridente, ma quel sorriso era illuminato da uno sguardo serio, lo sguardo di chi ha qualcosa in mente.

“Cosa?”

Nick non rispose. Rovistò nella borsa a tracolla e ne tirò fuori una striscia di stoffa scura. Sorrideva decisamente di più, ora.

“Voltati. Voglio farti una sorpresa.” Sorrideva, abbassando timidamente lo sguardo sul terreno, mentre le sue guance si imporporavano leggermente. A quella vista Jeff si sentì catapultare indietro nel tempo, al loro secondo anno, in quei primi giorni della loro relazione in cui ancora non riuscivano a tenersi per mano senza arrossire fino alla punta dei capelli, quelli in cui entrambi erano così inesperti da ridacchiare imbarazzati al minimo sfioramento di pelle, ed erano certi che non esistesse sensazione più bella al mondo. Obbedì e diede le spalle a Nick, mentre le sue labbra si aprivano a loro volta in un enorme sorriso a quel ricordo terribilmente dolce. Quando la benda gli coprì gli occhi non potè fare a meno di sorridere ancora di più e a chiedersi se non fossero davvero tornati indietro nel tempo ai loro stucchevoli giochi da nuovi innamorati. Ricordava di come Nick riuscisse a rendere tutto una sorpresa e non trovò difficile pensare che sarebbe riuscito a stupirlo perfino in un luogo solitario come quello in cui si trovavano. Si lasciò condurre attraverso la città, con il cuore gonfio di aspettativa ed eccitazione, aggrappandosi con più forza alla mano che lo guidava ogni volta che svoltavano, mordendosi la lingua per non chiedere indicazioni che tanto non avrebbe mai ricevuto. Nick camminava velocemente, costringendolo ad affrettare il passo e ad affidarsi completamente a lui per evitare di inciampare in qualcosa. Jeff giurò di aver sentito il suo battito accelerare, mentre gli stringeva il polso, mano a mano che avanzavano. Lui stesso si sentiva eccitato come un bambino.

Quando si fermarono avevano entrambi il fiatone e attorno a loro l’ ambiente si era fatto decisamente più tranquillo e silenzioso. Non c’era rumore di macchine, solo un chiacchiericcio indistinto di cui Jeff non riusciva a intuire la direzione da dietro la benda. Ma non ebbe bisogno della vista per accorgersi del dettaglio più importante: il profumo.

Nell’ aria, leggero ma decisamente presente, aleggiava un dolcissimo odore di cioccolato. La bocca gli si riempì di saliva, mentre inspirava profondamente e si riempiva naso e polmoni di quell’ aroma.

“Siamo arrivati” la mano di Nick corse a slacciargli la benda che occultava ai suoi occhi la fonte di quel paradiso per l’ olfatto e, quando Jeff fu finalmente libero di vedere, il suo primo pensiero fu di essere stato teletrasportato in un’altra città: la strada principale, con la sua polvere e i suoi edifici tutti attaccati, aveva lasciato il posto alla vetrina di quella che sembrava una piccola caffetteria, con i tavolini in legno e le sedie di vimini nascoste all’ occhiata più superficiale dai una lunga fila di fioriere. La porta di apriva e si chiudeva con regolarità, facendo entrare e uscire i clienti e l’ odore dei dolci. Jeff si rese conto di essersi perso nella contemplazione di quel piccolo angolo di paradiso, così diverso dall’ ambiente un po’ anonimo a cui si era abituato, quando alle sue orecchie giunse il chiarissimo rumore del suo stomaco che brontolava, svegliato da quell’ immensa dolcezza.

Nick dovette aver sentito il suono a sua volta, perché ridacchiò e gli strinse dolcemente la mano.

“Se ti piace da fuori aspetta che siamo entrati.” gli disse, prima di tirarlo con sé verso l’ entrata. Jeff non riusciva a capire come una caffetteria potesse stupirlo in quel modo. Non riusciva a capire nemmeno come potesse esistere un luogo del genere dove si trovavano. Locali così particolari era certo si trovassero nelle grandi città, dove bastava svoltare in un vicolo più nascosto per scoprire un mondo a parte, ma Waverly nel West Virginia non era né grande né particolare.

Ma tutti i suoi pensieri si interruppero quando furono all’ interno e Jeff si rese conto di ciò che Nick aveva inteso con le sue parole. Il profumo di cioccolato che aveva sentito all’ esterno non era nulla in confronto alla sinfonia di aromi che invase le sue narici.

Non era cioccolato, erano tanti tipi di cioccolato, decine e decine di varietà diverse, le cui confezioni posavano in bella mostra su alcune mensole sulle pareti, accanto a sacchetti di erbe e tisane, petali di fiori essiccati e chissà cos’ altro. Seduti ai tavoli di legno scuro, i clienti tenevano tra le mani tazze fumanti di ogni sfumatura. Tende sottili e chiare coprivano parte della vetrina, lasciando passare la luce del giorno e rendendo allo stesso tempo quel posto raccolto e confortante. Era un vero e proprio mondo parallelo, decorato di fiori rosa e bianchi e pieno, strapieno di cioccolato. Se non era il paradiso vi somigliava molto, Jeff ne era sicuro.

“E’… E’ stupendo.” si limitò a dire infine, scuotendo la testa, come svegliatosi da un sogno “Non credevo esistesse un posto del genere qui, insomma…”

“Sì, è piuttosto curioso, vero?” Nick sembrava comprendere il suo stupore “Ma a dire il vero è proprio per questo che è così popolare. E’ qui da quando ero piccolo e in tutta la vita non l’ ho mai visto vuoto, nemmeno di notte. Vengo raramente da queste parti, ormai, ma è sempre pieno fino all’ orlo, la gente addirittura fa una deviazione dal percorso per fermarsi a provare la cioccolata di Annie. Ne ha decine di tipi diversi!” Nick parlava e Jeff si accorse che gli brillavano gli occhi e che il suo sorriso era decisamente più largo di prima.

“Ha l’ aria di essere speciale per te.” disse.

“Lo è. Quando mi annoiavo venivo sempre qui, sempre da solo. Non volevo che mi accompagnasse nessuno, non so perché, ma era diventato il mio luogo speciale. Entravo qui, mi sedevo in quell’ angolo laggiù” indicò un tavolino in quel momento libero, vicino alla finestra, ma leggermente nascosto alla vista da un vaso di fiori “E ci rimanevo delle ore a fare qualsiasi cosa. Facevo i compiti, disegnavo, scrivevo storie, tutto. Oh, e bevevo cioccolata, ovvio. Ho provato tutte le varietà sai?”

“Tutte?”

“Tutte tranne una. E’ per questo che siamo qui, oggi. Finirò la mia collezione assieme a te!” e detto questo si diresse verso il tavolino. Jeff lo seguì e gli sembrò che in effetti quell’ angolino avesse qualcosa di magico che gli altri non avevano. Non sapeva se fosse effettivamente così o se quell’ impressione fosse dovuta al trovarsi lì con Nick, visto che il suo ragazzo aveva il potere di rendere bello qualunque luogo visitassero. In  quel momento, con il volto incollato al menù, Nick sembrava perfettamente parte di quel mondo.

“Mi manca solo… quello all’ arancia!” esclamò ad un tratto l’ altro, posando il listino davanti a sé con soddisfazione. Jeff storse il naso.

“Qual è il senso del cioccolato all’ arancia?”

Nick fece spallucce: “Non lo so. Però magari è buono. Alcuni dei tipi che hanno qui sono del tutto assurdi e sono quasi imbevibili e immangiabili, ma è diventata una questione di principio che io li assaggi tutti.”

“Quante varietà hanno qui?”

“Un centinaio. Alcuni sono particolari, altri invece si somigliano molto e vengono distinti solo da un palato esperto.”

“Come il tuo?”

“E’ un complimento o un’ allusione?” Nick gli lanciò uno sguardo provocante da dietro le mani intrecciate. Jeff non potè fare altro che ricambiare.

“Dipende. Comunque, penso che io rimarrò sul classico, senza offesa.”

“Non sai cosa ti perdi.”

Quando la cameriera arrivò al loro tavolo Jeff comunicò il suo ordine distrattamente, senza soffermarsi sulla breve chiacchierata che la donna intrattenne con Nick e sul sorriso raggiante che gli rivolse prima di dirigersi in cucina. Non riusciva proprio a togliersi dalla mente quell’ atmosfera di sogno che tutto il locale sembrava avere. Non si trattava solo di Nick, c’era qualcosa di speciale in quel posto: gli occhi di Nick brillavano, brillavano come diamanti. Quando si posarono su di lui, Jeff si sentì sciogliere – come cioccolato al sole, fu l’ unico paragone che riuscì a pensare.

Nick allungò la mano per stringere la sua. Aveva l’ espressione di qualcuno in procinto di dire qualcosa di importante.

“C’è…” iniziò, ma non sembrò trovare un seguito e abbassò lo sguardo, scuotendo la testa imbarazzato e lasciandosi scappare una risatina “Non è un caso che siamo venuti qui, sai?”

Jeff strinse la sua mano “Hai detto che era un luogo speciale.”

“Ti ho anche detto che venivo qui sempre da solo. Avevo sei anni la prima volta. Fu un caso, in realtà, perché tutti i miei amici erano ancora in vacanza e l’ unico rimasto in città quel giorno era malato. Venni qui, mi sedetti a questo tavolo e ordinai una semplicissima cioccolata calda con la panna. Non feci nulla, rimasi quasi due ore a guardare fuori e… non lo so, a fantasticare?” Sorrise, lo sguardo distante di chi è perso nei ricordi.

“C’ erano questi due ragazzi, seduti poco distanti da me, che bevevano la loro cioccolata tenendosi per mano. Lui ogni tanto diceva qualcosa a bassa voce e lei sorrideva e le loro mani non si lasciavano nemmeno per un attimo. Ricordo che li trovai perfetti, perché erano insieme, stavano bevendo della cioccolata in tazza, che per il me bambino era la cosa in assoluto più buona del mondo, e sembravano felicissimi, perciò pensai che anche io un giorno avrei dovuto fare la stessa cosa, che se mai avessi trovato una bambina che non avesse i pidocchi l’ avrei invitata a bere cioccolata con me. Beh, poi ho scoperto di avere altri interessi, ma il concetto rimane lo stesso.” concluse, arrossendo lievemente.

Jeff, a quel punto, aveva capito ormai dove Nick volesse arrivare e il pensiero fece accelerare il suo cuore come un matto.

“Il punto, se riesco a smettere di arrossire e parlare a vanvera, perché so che lo sto facendo, è che… mano a mano che crescevo quella decisione è diventata sempre più seria. Non ho mai permesso a nessuno di accompagnarmi qui, perché avevo deciso che vi avrei portato soltanto una persona: quella speciale, quella che mi avrebbe tenuto la mano sorseggiando cioccolato come facevano quei due ragazzi, una persona a cui sarebbe bastata una sola parola, un solo sguardo, per farmi sentire il più felice e fortunato del pianeta. So che, essendo la prima volta che vieni qui, per te questo posto può sembrare una semplice caffetteria, ma l’ averti portato qui, per me, è la prova definitiva che… che tu sei tutto. Che ti amo più di ogni altra cosa al mondo e per questo posso condividere con te il mio luogo speciale.”

Nick aveva le guance arrossate e Jeff si scoprì stupito di non sentire il proprio volto bagnato dalle lacrime. Sapeva di stare guardando il suo ragazzo con l’ espressione più trasognata possibile per un essere umano, perché ogni suo sforzo di costruire una frase sensata si traduceva in un miscuglio di versi strozzati, come il miagolio di un gatto con qualcosa di grave.

“Io…” esordì. C’ erano tantissime cose che avrebbe voluto dire, idee che lampeggiavano nella sua testa e si spegnevano all’ istante.

“Ti amo.” disse infine, dopo non sapeva quanto tempo “Tutto questo è… è perfetto. Tu sei perfetto e io non riesco a trovare un modo per dirtelo nel modo che meriti. Io…” si bloccò, incapace di proseguire, perché qualunque cosa avesse detto sarebbe risultata una banalità. Abbandonò infine l’ idea con una scrollata di spalle e fece l’ unica cosa che desiderava davvero fare: spinse la sedia all’ indietro, si sporse verso Nick e posò le proprie labbra sulle sue, rispondendogli nel miglior modo possibile. Sentì Nick rispondere al bacio con un sospiro tremante, ma durò tutto troppo poco, perché il rumore di un paio di scarpe sul pavimento di legno li distolse dalla loro attività: la cameriera di poco prima era di ritorno, reggendo un vassoio con due tazze fumanti. Le posò davanti ai due, sorridendo complice a Nick, che arrossì nuovamente, stavolta assieme a Jeff che cercò inutilmente di nascondersi dietro la candela spenta. Si guardarono per qualche secondo quando la donna se ne fu andata, prima di abbandonarsi a una risata imbarazzata.

“Poteva andare peggio” disse Nick, prendendo in mano il cucchiaino e rigirandolo nella propria bevanda. Jeff inarcò le sopracciglia, annuendo.

Abbassò lo sguardo sul tavolo: la mano di Nick era abbandonata a pochi centimetri dalla sua. Senza esitazione la afferrò, stringendola piano e attirando l’ attenzione dell’ altro.

“Te lo prometto” dichiarò “Ti stringerò la mano ogni volta che andremo a bere della cioccolata. Te la stringerò sempre in realtà, ma in questo caso la stringerò ancora più forte, ovunque ci troveremo. Dalla Dalton al bar del college, fino a dove arriveremo nella nostra vita, berremo cioccolata con una mano sola.”

Nick sorrise e ricambiò la stretta: “Mi sembra un ottimo piano.”

E in quel momento realizzò che il cioccolato all’ arancia avrebbe conservato per sempre un posto speciale dentro di lui.

“Fa schifo?”

“Sì.”

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Non ho pronto il quinto capitolo.Ho il sesto, ma non il quinto, cercherò di farmi venire un' idea faiga perché, come ho già detto ad altri, la mia capacità di scrivere rosse scarseggia. O forse semplicemente mi vergogno troppo XD

   
 
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