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Autore: lithium    15/08/2013    4 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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Nota dell’Autore: Grazie a tutti coloro che leggono, recensiscono, seguono questo racconto. Questo è il mio capitolo preferito per ora. Spero vi piaccia, spiega un sacco di cose, ma non tutte. Le recensioni mi rendono felice, quindi cliccate su quel bel pulsantino e lasciatemi le vostre impressioni per favore. Buon Ferragosto. L.

CAPITOLO X

DI INTERPRETI, INCANTESIMI ED INTUIZIONI

Harry sentì quella sensazione ormai familiare di smarrimento, mentre un insieme caleidoscopico di colori lo riportava all’interno del suo ufficio, insieme a Ron e Robards.

Il ricordo di Thabatha continuava a fluttare opalescente nelle sfumature del lilla sulla superficie del pensatoio. Avrebbe dovuto essere catalogato tra le prove. La ragazza non avrebbe conservato che una nebulosa ricostruzione di quel momento, creata principalmente dalle sensazioni determinate dall’evento: avrebbe ricordato lo sgomento e la sorpresa legati all’apertura della busta con il messaggio, non di averla aperta o di aver visto il contenuto della lettera disegnarsi nell’aria sotto i suoi occhi.

“Allora, Potter?” chiese bruscamente il Direttore Robards.

“Sì, è lei. Sono quasi sicuro.”

Il suo superiore sospirò.  Non amava l’utilizzo della parola “quasi”, lo sapeva, ma un Auror ha il dovere di essere accurato al cento per cento e, dopo aver sentito la voce di Diodora Mackenzie solo una volta, Harry non avrebbe potuto giurare in coscienza sul fatto che la persona che aveva udito parlare nel ricordo fosse lei: era ragionevolmente convinto lo fosse, non poteva averne la certezza.

Accanto a lui, vide Ron trattenersi dall’intervenire. Era evidente che dopo il rapimento dell’Auror Wallace, l’amico riteneva indispensabile non perdere nemmeno un momento. Il messaggio che avevano ascoltato sembrava confermarlo. Il suo contenuto era piuttosto chiaro, avevano esattamente tre giorni prima che un’immane tragedia li colpisse.

“Va bene, non abbiamo altra scelta che supporre si tratti di Diodora Mackenzie. E’ l’unica strada che ci permette di agire, dunque è quella che seguiremo. Se dovessi sbagliarti, Potter ...” Il momento di silenzio del Direttore Generale sembrava riassumere tutta l’angoscia degli Auror riuniti. “Weasley continua ad essere fondamentale che individuiamo l’incantesimo che Diodora ha preso a Selwyn. Qualcuno ha idea di cosa significhi “Riprenderò ciò che è stato rubato?”

Entrambi gli Auror scossero la testa.

“E’ un altro compito per il tuo team, Weasley! Voglio sapere tutto quello che c’è da scoprire sulla Mackenzie, sulla sua famiglia dai tempi dei fondatori in poi, prima se necessario. Non ho nessuna intenzione di farmi trovare impreparato. Potter, tu ed i tuoi uomini state pronti ad intervenire sul campo al minimo accenno. Da questa sera tutti dovranno essere in allarme, non dovranno togliere i medaglioni d’allerta nemmeno sotto la doccia, chiaro?”

“Sissignore, signore.” Risposero i due Capitani all’unisono.

“Bene, andate, mi sta venendo mal di testa.”

Liquidati dal loro superiore, i due amici si incamminarono fianco a fianco lungo il corridoio che conduceva ai loro rispettivi uffici.

Il rosso fu il primo a rompere il silenzio. “Harry, credi … Sì, insomma, tutte quelle stronzate sulla serva che aprirà la strada del messaggio … Non pensi si possa trattare di Audrey, vero?”

Harry si fermò di botto, come se quanto Ron gli aveva detto fosse una rivelazione. Dopo numerosi anni all’ufficio Reconnaisance, il rosso era molto più avvezzo di lui a decifrare messaggi cifrati, raccogliere minimi indizi, ricostruire il quadro completo, conoscendone solo piccole parti. L’istinto da stratega che aveva consentito a Ron di essere un asso degli scacchi magici, era stato trasformato dall’addestramento in qualcosa che non mancava mai di stupirlo. L’ufficio che Harry dirigeva poteva occuparsi delle missioni più pericolose, ma senza il lavoro di organizzazione e reperimento degli indizi, senza le missioni di spionaggio ed esplorazione di Ron e dei suoi uomini sarebbe stato inutile.

“E’ plausibile, sì, ora che mi ci fai pensare.”

L'altro scosse la testa, gli occhi azzurri stravolti da un mix di amarezza e tensione. “Non era questa la risposta che volevo sentire.” Confessò. “Speravo proprio mi dicessi Ron, amico, tu sei fuori.”

A quelle parole Harry non avrebbe davvero saputo cosa rispondere.

** * **

Due ore più tardi, Harry era seduto alla scrivania osservando una pianta della casa dei Mackenzie. L’aveva guardata migliaia di volte dall’inizio del caso, eppure, bloccato in attesa di una sorta di miracolo che li aiutasse a trovare la strada, egli sperava di trovare qualcosa che finora non aveva visto.

La porta del suo ufficio si aprì senza che nessuno bussasse o chiedesse permesso. Pochi secondi dopo, Harry capì come mai.

“Ginny, che ci fai qui? Qualcosa non va” Sua moglie non si era mai presa la briga di bussare. I suoi grandi occhi marroni si contrassero nella maniera tipica che avvertiva il Bambino-Sopravvissuto-Per-Porre-Domande-Stupide che aveva appena detto una sciocchezza.

“A parte le cose ovvie, dici? Dovevo presentare il mio ultimo bollettino del San Mungo al Dipartimento per gli Sport Magici, ricordi? Te l’ho detto circa sei volte questa settimana, Harry. La radio continua a parlare della scomparsa dell’auror Wallace e di un tremendo pericolo imminente, degli Auror che brancolano nel buio, ho pensato di venire a vedere come stavi tu e, poi, di passare da Percy. E’ la sua fidanzata quella di cui stiamo parlando.” Disse lei, indicando con il dito il cartellino appuntato al suo vestito con scritto “Ginny Potter – Visitatore. Dipartimento per gli Sport e i Giochi Magici, poi Dipartimento per l’applicazione della legge magica” in caratteri dorati.

“E tu come lo sai?”

Ginny lo guardò male di nuovo. “Hermione, ovviamente. Tu come stai?”

Harry si strinse nelle spalle, ma evidentemente sua moglie non aveva bisogno di molte parole. Afferrando le sue mani, Ginny lo guardò negli occhi. “Ce la farete, ok? Ce la farete e quando sarà tutto finito faremo la grande festa che dovevamo fare stasera per il bambino di mio fratello ed Hermione, ok? Ed io preparerò la torta alla melassa di mia madre per l’occasione.” Sembrava passato un secolo dalla mattina, quando l’aveva chiamata via camino per annunciarle l’evento.

“Sì, proprio così.” Mormorò lui, cercando di metterci tutta la convinzione possibile.

“Bene. Ora vado da Percy.” Disse la rossa, salutando con un bacio.

** * **

Da quando suo fratello l’aveva avvisato della scomparsa di Audrey, Percy aveva lavorato senza sosta. Prima ancora di essere a conoscenza dell’ultimatum della Mackenzie, egli si era reso conto che occorreva fare presto. Le parole contenute nel messaggio magico del quale Ron gli aveva parlato, rompendo protocolli, infrangendo regole e scardinando le procedure, erano solo una sorta di agghiacciante conferma di quello che in cuor suo già sapeva. Doveva focalizzarsi sul lavoro, essere lucido. Se avesse lasciato che la paura per Audrey lo controllasse, la ragazza sarebbe stata realmente perduta. Gli era dispiaciuto liquidare Ginny in pochi momenti, ma sapeva che aveva capito perché l’aveva fatto.

Ora, mentre aspettava che gli altri prendessero posto attorno al tavolo delle riunioni per la prima volta in tutta la giornata, Percy Weasley sentiva un barlume di speranza.

Il gruppo che doveva partecipare a quell’incontro era estremamente selezionato: il Direttore Generale Robards, Harry, Ron, lui, il Professor Esperanthus.

Ma tutto il dipartimento stava lavorando al caso: l’auror Rednails, l’auror Goldielocks e l’assistente di suo fratello, Fergus Finnigan erano nella stanza accanto, insieme ad almeno altri dieci auror, alla ricerca di informazioni sulla famiglia Mackenzie.

Seymour e Smith stavano nuovamente cercando indizi a casa di Audrey e nei luoghi vicini.

Nessuna attività che poteva essere compiuta per catturare Diodora veniva tralasciata.

Il Professor Esperanthus gli sorrise: in parte Percy conosceva i progressi che l’esperto aveva fatto rispetto a quanto erano riusciti a fare lui ed Audrey, ma non ne sapeva l’esatta entità. Quest’incontro avrebbe dovuto rendere tutti edotti del risultato del suo lavoro.

Finalmente la porta si aprì e Gawain Robards si sedette. L’incontro poteva cominciare.

** * **

La voce del professore gli ricordava un po’ quella di Albus Silente. Non era un caso che tutti i presenti pendessero dalle sue labbra. Le parole che stava dicendo avrebbero potuto fare la differenza tra la capacità di catturare Diodora Mackenzie e quella di permetterle di seminare il terrore nel mondo magico.

“Bene, cercherò di rendere il risultato della mia ricerca il più semplice possibile. Innanzitutto consentitemi di dire che l’auror Wallace e il procuratore Weasley hanno fatto un ottimo lavoro con il frammento di pergamena che è stato posto alla mia attenzione.  Quasi tutte le loro ipotesi erano esatte. Hanno commesso degli errori, naturalmente, ma più di forma che di sostanza. La conoscenza che noi moderni abbiamo del cornish ci deriva da un numero piuttosto limitato di fonti: bassorilievi, iscrizioni su monumenti o statuine di pietra, cose così … I manoscritti in questa lingua giunti fino a noi sono il frutto del lavoro di copisti ben più recenti di coloro che scrissero per primi quei testi. Individui che non conoscevano in prima persona la cultura e la vita quotidiana che quei libri descrivevano. Per farvi un esempio è come se ad uno di noi si chiedesse di immaginare com’era la vita al tempo di Godric Grifondoro nel dettaglio.”

Tutti i presenti annuirono, invitando l’erudito a continuare.

“Ora, la pergamena che voi Auror avete ritrovato a Bryher è sicuramente la copia di un libro di incantesimi molto antico. Più cercavo di interpretare il frammento che mi avete mostrato, più mi sembrava che quanto vi è descritto mi fosse familiare. Tuttavia nulla nei documenti in cornish con cui lo confrontavo faceva al caso nostro. Poi questa mattina, quando è passato a chiedermi se avevo notizie dell’auror Wallace, l’assistente del Capitano Weasley ha detto qualcosa che mi ha illuminato. E’ per questo che dopo aver controllato la mia teoria, ne ho discusso con il Procuratore Weasley e, dopo ulteriori ricerche, ho chiesto quest’incontro. La pergamena è una traduzione. Le isole Scilly, come anche il Procuratore ricordava, sono state per lungo tempo il rifugio di una grande comunità di druidi scacciati dalle isole britanniche maggiori nei primi secoli dell’evangelizzazione cristiana.”

Il racconto del dottor Esperanthus era interessante, certo, ma era evidente che gli Auror desideravano arrivasse al punto senza divagazioni storiche.

“Ho scoperto che il testo originale tradotto nella pergamena era in rune gaeliche. E’ uno scritto poco conosciuto. Proibito, direi. Io tuttavia avevo già avuto modo di studiarlo quando da giovane ho collaborato con il Dipartimento dei Misteri. Non vi mentirò, la minaccia ed il pericolo che descrive sono grandi ed estremamente temibili. Il testo è in versi poetici, ma il contenuto è chiaro. Il titolo del libro tradotto alla meno peggio è “Della manipolazione magica degli elementi”. Le pagine riprodotte nella pergamena ritrovata descrivono uno degli incantesimi più terrificanti che abbia mai letto ed uno dei più pericolosi che l’uomo abbia mai ipotizzato di compiere: si tratta di manipolare la natura e la vita umana stessa. Chi vi riesce è in grado di scomporre la materia nelle sue particelle più elementari e controllarle, nonché di utilizzare la magia allo stato puro.”

La sala era piombata in un silenzio tombale. Tutti i presenti ben sapevano che la magia allo stato puro non era manipolabile, né tantomeno controllabile. Essa era ciò che costituiva le manifestazioni di poteri magici spontanee dei bambini molto piccoli. Il Professore doveva sbagliarsi.

“Comprendo il vostro scetticismo, nessuno di noi riterrebbe mai utilizzabile la magia allo stato puro. Ma lasciate che continui a spiegare, capirete. La potenza dell’incantesimo stesso, la quantità dell’energia canalizzata attraverso il corpo del mago o della strega che fosse tanto stolto da scagliare un incantesimo simile sarebbe tale da ridurlo in cenere all’istante. Non basterebbe un fisico addestrato per anni, una mente magica allenata all’inverosimile. E’ qui che entra in gioco quanto descritto nella pergamena. Essa spiega come realizzare una pozione in grado di superare questa difficoltà, o quantomeno che dovrebbe esserlo. Il ragionamento del suo inventore è più o meno questo. In primo luogo sappiamo per esperienza che i bambini sono meno sensibili dei maghi adulti alla magia pura, anzi più piccolo è il pargolo, maggiore è la sua resistenza: ciò che potrebbe danneggiare l’equilibrio delle forze magiche di un soggetto addestrato, capace di controllare i flussi di energia che lo attraversano, è pressoché innocuo per un infante: non sapendo come comportarsi, egli non tenta di prendere il controllo della forza magica soprannaturale che lo colpisce e, perciò, ne percepisce ed immagazzina solo una porzione infinitesimale. In secondo luogo è altrettanto noto che gli incantesimi più complessi, quelli che richiedono un maggiore dispendio di energie magiche, possono essere resi più tollerabili per i soggetti coinvolti, aumentandone il numero.”

La stanza fu percorsa da una serie di cenni di assenso, erano osservazioni di comune esperienza.

“La pozione tenta di combinare questi due principi, apportando, altresì, nell’organismo di colui che l’assume una serie di elementi in grado di massimizzare la capacità di canalizzare la magia e, contemporaneamente, ridurre gli effetti deleteri che lo sforzo potrebbe causare all’organismo. Semplificando al massimo, la pozione tenta di ricreare nell’assuntore le condizioni che si avrebbero se ella fosse in stato di gravidanza. Ecco perché la pergamena insiste sul fatto che colui che prepara e beve la pozione deve essere normalmente in grado di dare la vita e la morte: occorre una donna perché essa possa funzionare. Il decotto può ingannare la natura entro determinati limiti, occorre la predisposizione fisiologica a questi cambiamenti.”

A quel punto Harry intervenì. “Sta dicendo che per portare a termine l’incantesimo senza esserne distrutta Diodora Mackenzie dovrà bere questa pozione?”

Esperanthus annuì. “Sì, è l’unico modo per poter sopravvivere al tentativo di maneggiare la magia pura. Non sono nemmeno sicuro possa realmente funzionare. Il libro è basato su ipotesi, lo scrittore dice chiaramente di non aver trovato una fanciulla su cui testarlo e di aver tremato ed indietreggiato di fronte alle conseguenze della manipolazione della materia. Inoltre la preparazione della pozione è assai complessa, richiede una pozionista eccelsa, un tempismo perfetto, occorre sincronizzare ogni intervento sul decotto con i ritmi lunari. Un errore sarebbe fatale.”

A questo punto fu Ron ad intervenire. “Ok, poniamo che Diodora sia stata in grado di realizzare la pozione. La prende. In cosa consiste l’incantesimo di manipolazione della materia?”

“Mi dispiace dire che in questo caso la forma poetica del libro ci aiuta poco. Esso descrive una serie di calamità naturali in cui gli elementi si trasformano nel loro contrario su ordine della strega che ha preso la pozione, la magia pura sarebbe in grado di scomporre la materia stessa nelle sue particelle elementari e, quindi, di ricombinarle: di fatto chi fosse in grado di aver un tale potere, potrebbe trasformare le montagne in oceani, allagando l’intera superficie terrestre, se lo volesse …”

“O, nel caso di una dannata piromane, di trasformare l’oceano in fiamme di ghiaccio, immagino …” continuò il più giovane degli Weasley presenti.

“Esattamente.”

“Molto bene, professore. Il suo aiuto fin qui è stato fondamentale. Il libro dice qualcosa su come fermare un simile potere?” chiese Robards, speranzoso.

“Ehm, mi spiace, come dicevo l’autore formula un’ipotesi di cosa accadrebbe. Come vi ho raccontato, egli ci conferma solo di aver preparato la pozione, ma di non aver trovato nessuna donna disposta a provarla. Mi spiace molto … Non so se può essere utile, ma, in generale, tutta la teoria alla base del libro è che il simile combatte il simile…”

“Un’esplosione può soffocare un incendio…” La voce di Ron era così fioca che solo Percy ed Harry seduti al suo fianco si accorsero che egli aveva mormorato qualcosa.

“Bene. Immagino sia tutto, la ringrazio ancora Professor Esperanthus la sua collaborazione è stata fondamentale. Lasci che l’accompagni, ora.” Salutando tutti, il Professore si avviò insieme a Gawain Robards verso l’uscita, lasciando soli Harry Potter ed i due fratelli Weasley.

** * **

Harry si tolse gli occhiali e cominciò a pulirli accuratamente con la manica come era solito fare quando era pensieroso.  Senza lenti da vista, la sua miopia gli impedì di notare il discorso silenzioso che due paia di occhi celesti compivano a pochi centimetri dal suo naso, così quando Ron cominciò a parlare la sorpresa rischiò di fargli cadere gli occhiali.

“Ho bisogno di ragionare a voce alta. Credo di aver capito qualcosa, ma non ho idea di cosa.”

“Ok, vai avanti. Siamo qui” Lo incoraggiò Percy. Harry aveva visto più volte Hermione aiutare Ron a dare forma ad un’intuizione in quel modo. Di solito il risultato era assolutamente brillante, ma nessun era bravo come lei. Nessuno conosceva Ron come la ragazza che era stata innamorata del rosso prima ancora di sapere esattamente cosa significasse. Le poche volte che Harry aveva tentato di sostituirla, lui e Ron non avevano cavato un ragno dal buco. Sperava solo che la presenza di Percy cambiasse le cose.

“Sì, allora … Cerchiamo di combinare quello che sappiamo dal messaggio che Diodora ci ha recapitato con quello che ci ha detto Esperanthus.”

Gli altri due annuirono.

“Il messaggio parlava di tre lune, la pozione deve essere preparata seguendo i cicli lunari, ok?”

“Esattamente, è plausibile siano i tre giorni che servono perché la pozione sia utilizzabile …” Percy si alzò per esaminare il calendario. “Abbiamo ragione, tra tre giorni avremo la nuova luna.”

“Va bene, quindi abbiamo tre giorni questo lo sapevamo già.” osservò Harry “Mi preoccupa di più quel particolare della quarta luna di sangue…”

“Luna di sangue è evidentemente un annuncio di morte scaduto l’ultimatum, così come è piuttosto chiaro che Diodora userà lo strumento che preferisce per distruggere ed uccidere: il fuoco. Ma siccome vuole dimostrarci la sua grandezza non si accontenterà di un incendio normale, no. Se ho ben capito quello che ha detto Esperathus, l’incantesimo le consentirà di crearlo dal mare e dal ghiaccio …” spiegò Percy, ottenendo l’immediato assenso del fratello.

“Quella donna è una dannata egocentrica con la sindrome della prima della classe …” mormorò Harry.

“Bene, stiamo facendo progressi. Ora il messaggio parlava di una serva che la precederà. Percy, mi spiace, ma io credo che il riferimento sia ad Audrey ed anche Harry lo ritiene plausibile.”

Il fratello stette un momento in silenzio. Era chiaro che stava cercando di lasciare da parte le proprie emozioni per ragionare nel modo più obiettivo possibile.

“Il rapimento potrebbe costituire una sorta di presa di possesso, in effetti. Se io rapisco una persona, me ne impadronisco, la prendo contro il suo volere… E’ logico, sì.” La voce gli tremò un attimo mentre concludeva.

“Dunque “La sua serva ad aprirle la strada” che cosa può voler dire?” domandò Harry.

Gli altri scossero la testa. “Il professor Esperanthus ha detto che la pozione richiede un ottimo pozionista, pensate che sia per questo che ha rapito l’auror Wallace?” ipotizzò.

Putroppo Ron escluse subito la sua supposizione. “Non credo, Diodora Mackenzie è figlia di due speziali, da quel poco che sappiamo, anche se è stato educata a casa, era un asso in Pozioni. Ed anche ammesso che quello fosse il suo scopo nel rapire qualcuno, perché Audrey? Lei è un auror, non una pozionista. E' molto più addestrata, perché prendersi tanto disturbo, quando avrebbe potuto rapire un Professore di Pozioni in pensione? Non è plausibile. Diodora non prende rischi che potrebbe evitare. E’ troppo perfezionista per questo.”

“Infatti, poi Audrey non è un granché con queste cose… Cavolo, compra la sua pozione anticoncezionale dallo speziale.” Confessò candidamente Percy, una nota di nostalgia che faceva stringere il cuore nella voce.

In altre circostanze quell’affermazione avrebbe scatenato la reazione di Ron che l’avrebbe sgridato per averlo reso partecipe di particolari della sua vita sessuale, quel giorno il fratello si limitò a dire. “La troveremo, vedrai, Perce.”

“Ok ed allora, perché lei?” chiese di nuovo Harry

“Non so, posso solo immaginare che avesse bisogno di tradurre delle rune o qualcosa di simile.” Suggerì Ron. Era un’ipotesi che aveva maggiori chances di essere vera di quella di Harry ed egli non voleva confessare nemmeno a loro due che temeva ci fosse stata una talpa al Quartier Generale che avesse spifferato a Diodora Mackenzie il ruolo che Audrey aveva avuto nel decifrare la pergamena. Entrambi, date le circostanze, si sarebbero scatenati per cercarla, perdendo di vista l’obiettivo. Ron stesso doveva farsi forza continuamente per andare avanti e non disperdere le energie preziose per il caso, quando avrebbe voluto solo identificarla e mandarla a processo per tutto il male che aveva fatto a persone che stimava ed amava.

“Può darsi, sì.” Percy non sembrava del tutto convinto, ma era sicuramente più interessato a continuare nella speculazione che ad arenarsi. “Quella cosa che hai bisbigliato, prima, quella dell’esplosione che intendevi dire?”

“Ehm, sì. Pensavo a quello che ha detto il Professore che il libro dice che il simile sconfigge il simile, è vero. Talvolta per soffocare un incendio si provoca un’esplosione che privi il fuoco dell’ossigeno che l’alimenta, è fisica, no?”

“Sì… Quindi di fatto stai dicendo che per vincere Diodora dobbiamo poter manipolare gli elementi ed utilizzare la magia pura anche noi?” chiese Harry.

“Non è che lo dico io, è quello che il libro sembra suggerire.”

“Sì, ma è impossibile, Ron.” Obiettò il moro.

“La pergamena dice il contrario.” Fece notare Ron

“Ok, ma dimentichi la pozione e tutto il resto … Non abbiamo tempo per prepararla. Abbiamo solo tre giorni.”

“Sì, ma … C’è qualcosa che non mi spiego, ma so di sapere che c’è un modo …” Nel momento in cui pronunciava quelle parole si rese conto che sapeva esattamente qual’era e il volto del fratello maggiore suggeriva che Percy aveva avuto la sua stessa intuizione.

Un'intuizione che faceva sembrare a Ron che l’inferno promesso da Diodora Mackenzie si fosse spalancato sotto i suoi piedi.

   
 
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