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Autore: Botan    21/02/2008    2 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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CAPITOLO 5

                                CAPITOLO 5

 

 

 

 

 

Com’era? “Sono fuori di me dalla gioia”?

E’ mezz’ora che non faccio altro che sbadigliare.

Se penso a quando sono partito, e lo paragono all’attuale stato di noia che in questo momento mi sta tramortendo, noto che c’è un abisso ENORME.

Rude è poco distante da me. Sta attaccando la sua penultima spia al fusto di un grosso albero.

Lo fisso come se lui fosse l’unico divertimento di questa missione, dopodichè getto un’occhiata al mio ninnolo appendi-cimici della Shin-Ra, per individuare l’oramai ultimo puntino rosso che non aspetta altro di essere spento.

M’incammino per appendere l’unica spia rimasta all’interno dell’astuccio, non prima di aver fatto un cenno al compare dalla pelata bella lucida per avvisarlo del mio spostamento.

Ad ogni due passi mi parte uno sbadiglio. Non riesco proprio a trattenerli. E’ un po’ come quando ti becchi il raffreddore. Ti prendono una serie di starnuti uno dopo l’altro, e resti lì, ad imprecare e consumare decine e decine di fazzolettini dalla gracile consistenza, che si bucano divenendo inutilizzabili già dalla prima emissione di moccio.

 

Sono quasi giunto al punto indicatomi dal ricetrasmettitore. Mi guardo attorno con aria circoscritta. È facile perdersi in questa specie di foresta stregata. Ci sono centinaia di alberi, e tutto è così uguale… Se non fosse per questo tipo di bracciale che segnala la mia posizione agli altri compagni, non me ne starei così calmo e rilassato. Sollevo il polso per osservarmi il gingillo poc’anzi citato, e la mia bocca si spalanca in urlo di terrore.

 

Il fottuto cinturino non c’è più!!

 

- “Cercate di non perderli”. La raccomandazione del capo! E Reno che fa? Si va a perdere l’unica cosa che non si doveva perdere!- mi schiaffeggio una metà del viso e faccio immediatamente dietrofront. Dopotutto, non ho percorso molta strada, no?

Basterà ricordarsi il numero degli sbadigli che ho fatto ad ogni due passi, sommarli ad essi ed ottenere così la cifra esatta delle falcate che ho dato. Non sarebbe poi un’impresa difficile se non fosse per il fatto che ho smesso di sbadigliare un bel po’ di cammino addietro… Le cose vanno veramente bene!

Mi gratto il capo.

Suvvia! Non è poi la fine del mondo! Non devo dimenticarmi che infondo sono il vice capo dei Turks!

Ho affrontato e superato un sacco di situazioni ben più pesanti di questa. E poi, cosa mai mi potrà succedere di così grave?

Questo posto è deserto!

 

Qualcosa mette in moto le mie orecchie.

Come sempre, ho parlato troppo presto.

 

Sguaino all’istante il mio teser come se fosse una spada pronta a guerreggiare, e comincio a far oscillare gli occhi in tutte le possibili vie che mi circondano.

C’è una luce lì in mezzo, nella boscaglia più fitta. Un puntino luminoso che, poco alla volta diventa sempre più grande. Sintomo che qualcuno si sta avvicinando… a me.

 

Mi tornano alla mente le parole di Tseng.

 

“La missione dovrà svolgersi nel silenzio più assoluto. Evitate ogni sorta di problemi, e se doveste incontrare degli estranei, evitate anche loro, nascondendovi. Quest’incarico è segreto, e dovrà restare tale, a tutti i costi.”.

 

- A tutti i costi!- mi ripeto, con un guizzo caparbio negli occhi.

Stringo la mia arma e con un balzo scatto all’indietro fino a raggiungere l’albero che mi sta alle spalle.

Pochi istanti e sono già ben nascosto tra i folti rami dell’arbusto verdeggiante.

I minuti passano. Aspetto ansioso e trepidante che il nemico si riveli al più presto, quasi con l’acqua alla gola. Prima che ciò avvenga, però, passano una decina di minuti.

Le attese mi snervano. Le attese mi consumano. Le attese mi fanno riflettere. Ed io, in questo preciso istante, non ne ho propria nessuna voglia. O la va o la spacca!

Finalmente eccolo. Ecco la presenza ignota.

Si tratta di un uomo, sui trent’anni, con la chioma nera e ben ritta sulla testa. Ha una torcia nella mano destra che proietta costantemente sulle pareti degli alberi, nelle fronde ed in ogni piccola increspatura, per ispezionarli uno ad uno. Mi copro immediatamente con delle frasche per evitare che il fascio di luce possa rivelare la mia posizione, e per un attimo smetto anche di respirare. Il mio respiro si era fatto troppo affannoso, per non essere udito da qualcuno senza seri problemi d’udito.

Se questo tizio però non si sbriga, andrà a finire che muoio soffocato! Anche se non ho uno specchio, la mia faccia sarà sicuramente già diventata viola.

Dopo aver controllato le fronde del mio attuale nascondiglio, vedo quel tizio voltarmi le spalle, con il pieno intento forse di andar via, e grattarsi la testa.

Meno male!

Inspiro rapidamente tutta l’aria che i miei polmoni sono in grado di contenere, e poi la rilascio lentamente aiutandomi con la forza del diaframma. Ha un gusto decisamente frizzante ciò che sto inalando. Più desideri avere una cosa, e più questa assume un sapore diverso quando la ottieni. 

Mi riconcentro sul misterioso individuo. Ha qualcosa nella mano sinistra che mi coglie da subito impreparato.

Con questo buio non riuscirei a distinguere un elefante da una mosca. Accidenti! 

All’improvviso lo vedo sollevare il braccio per portarsi quell’affare all’orecchio.

E’ ovvio che l’arnese appena citato sia un cellulare. Ed è anche ovvio che quel tale stia chiamando qualcuno.

Resto in attesa di udire la sua voce, mentre nel frattempo mi sono fatto più avanti per cercare di carpire meglio la conversazione.

 

- Qui non c’è nessun intruso.- esclama all’improvviso, cogliendo me alla sprovvista e facendomi quasi sbilanciare troppo dal ramo che mi tiene su.

Comincio a sudare di brutto. Non si sarà mica accorto della presenza di noi Turks?! Sarebbe un disastro se fosse così! Faccio già cattivi pensieri, quando lo sconosciuto riprende la conversazione:

- Stiamo sprecando del tempo prezioso. Ritiriamoci. – E’ quel “ritiriamoci” che mi ha salvato da un forte attacco di disfacimento psicologico nonché nervoso. Ho la fronte gelata, e il cuore in tumulto. Cazzo! Non nascondo di aver avuto paura. Se ci penso… mi sono comportato come un perfetto moccioso al suo primo giorno di scuola. Adesso quasi mi vien da ridere. Qualcosa però mi trattiene dal farlo.

- Aspetta un attimo…!- esclama inaspettatamente il tizio. Ho come una paralisi improvvisa. Un sorriso appassito ancor prima di germogliare. I miei occhi lo seguono, minuziosamente, attentamente, scrupolosamente.  

Lo vedo chinarsi verso il suolo, mentre man mano che si piega lo illumina con la torcia, ed infine raccogliere qualcosa.

Nessuno indovina cosa?

Vi do un indizio. E’ tondo, nero e mi causerà un bel po’ di problemi.

Senza troppi giri di parole, la soluzione del giochino è ovviamente il bracciale iper tecnologico della Shin-Ra. Il mio, per l’esattezza.

 

 “Cercate di non perderli”.

Chissà perché ma mi è tornata alla mente questa frase.

Sarà perché gli ordini di Tseng, nel limite del possibile, cerco sempre di rispettarli, sarà perché è la seconda volta che mi torna alla mente, o sarà perché quel tizio ha appena trovato ciò che ben presto diventerà la mia rovina?

Mi rimangono solamente due opzioni da scegliere:

Lasciare che quel capellone dalla chioma ispida divulghi all’altro capo l’inatteso ritrovamento e quindi rovini la nostra missione, oppure… 

A questo punto il mio obbiettivo cambia radicalmente.

Devo fermare quel guastafeste. In che modo?

 

Tutto si svolge fulmineamente, e in un attimo sono già alle spalle dell’uomo istrice.

- Ooh! Ma che gentile che sei, zo to! Grazie per avermi riportato il bracciale! – esclamo con ironia, ed esibendo un impareggiabile effetto sorpresa, riuscito in pieno. 

 

Tseng ha detto niente scontri. Lo so benissimo. Stavolta però sarò costretto a trasgredire le regole, per tentare di salvare… il salvabile.

 

Con un colpetto del mio teser, faccio volare molto lontano il cellulare dello sconosciuto prima che lui si appresti a dare l’allarme. Osservo l’aggeggio finire dritto a terra e rompersi in mille pezzi non appena si scontra con il suolo sottostante.

 

- Consolati! Infondo non era di certo un modello costoso!- gli dico in tono sarcastico. Il tizio comincia ad agitarsi, come da copione – Sai… Non ti consiglio di voltarti… per te potrebbe essere uno shock!- Deduco da subito, non appena lo vedo scuotersi, che il tizio misterioso non ha sicuramente apprezzato la mia inattesa quanto sgradita visita, e così cerco di fargli capire le mie intenzioni strofinandogli il teser su tutta la guancia destra. L’obbiettivo è quello di stordirlo con una forte ma non troppo, scarica di elettricità, e portarlo poi dritto dal capo.

- Tranquillo, non farà male. Se non altro non morirai per mano della mia arma!- Rude e Tseng sicuramente non usano i guanti contro un rivoltoso che mira alla distruzione della nostra base! Sono pronto a tramortire il nemico con una possente scarica dell’electro-mag rod prima che lui possa giocarmi un brutto tiro e divincolarsi dalla mia trappola. La tengo ben stretta, la mia partner pericolosa ed elettrizzante. 

 

Tutto fila alla perfezione.   

 

Anche troppo, non credete?

 

 

Sullo sfondo di uno stormo di uccelli che si innalza in volo, si ode il rumore di uno sparo.

Quel suono mi rimbomba nella testa fino a farmi fracassare i timpani. Le orecchie mi fischiano. Fischiano e fanno male. E’ un dolore assordante, che ad un tratto sembra prender vita ed espandersi su tutta la spalla destra.

E’ come se quella zona stesse prendendo fuoco. Ma io non mi spiego il perché.

Poi, ad un tratto la mia arma elettrica finisce a terra. Il braccio trema, s’irrigidisce, e fa male.

Tanto male.

Pizzica, pulsa, ed infine arde.

Cerco di sollevarlo, ma lui non reagisce, o perlomeno lo fa con eccessivo sforzo.

Serro forte i denti dal latente dolore che pian pianino mi sta sopraffando.

- Che cazzo?!- esclamo appena. Non riesco nemmeno a capire, o perlomeno riflettere. Capisco però che in una situazione simile, non ci sia molto da riflettere. Non ho il tempo di fare tutto ciò, perché le gambe cominciano a tremarmi. Mi sento instabile. Ho un disperato bisogno di aggrapparmi a qualcosa che purtroppo non c’è, e che mi darebbe forse sollievo. Non posso fare nulla, purtroppo, e così finisco a terra.

 

- Tu… saresti un Turk? Un miserabile Turk? – domandano amare le parole di un secondo uomo.

 

Tento di sollevarmi dal terriccio per sfidare anche solo con lo sguardo il misterioso ed insolente interlocutore che ha osato infangare il nome della mia società, ma il tizio al quale ho fracassato il cellulare dalle fattezze di un mattone, mi strattona violentemente su, agguantandomi per la folta capigliatura rossastra:

 

- Ottimo tempismo, Zess! Senza il tuo aiuto questo sporco Turk ci avrebbe rovinato la sorpresa. – esclama fiero, con un sorriso perfido e prepotente che gli mette in evidenza dei denti davvero poco curati e ributtanti.

 

Mi sento sbatacchiare da destra verso sinistra come se fossi un giocattolo in procinto di essere distrutto, ed il dolore che sento dentro aumenta.

Lo stomaco si contorce facendo così partire un conato di vomito che però riesco a trattenere.

Il tizio con i capelli ispidi mi proietta il capo in avanti, a suon di spintarelle. Sollevo poco a poco lo sguardo, facendolo infine correre sulla figura che mi si para d’innanzi. La prima cosa che noto, è una grossa pistola di un grigio metallizzato, con tanto di Materia verde incastonata al suo interno. E’ una Materia con la potenza di una magia d’attacco. A giudicare dall’odore che emana, e che sa di bruciato, si direbbe una fire Materia.

 

Guardo il tizio immediatamente negli occhi. Il mio sguardo crudele lo ferisce.

 

- Bastardo!- esclamo senza preamboli, urlandogli contro con tutta la rabbia che ho in corpo.

Il forte dolore che attanaglia la spalla, accresce maggiormente al tono alto delle mie parole. Sempre di più, più violento.

Mi lascio sfuggire un flebile lamento, soffocato, mentre cerco di reprimere la rabbia in un pugno stretto. 

 

- Fa male, ragazzino? – replica lui, con una modulazione di voce molto irritante.

 

Zess, pare che questo sia il suo nome. I suoi occhi hanno il colore del petrolio più cupo che esista sul pianeta, e la sua pelle è pallida.

Probabilmente sulla trentina d’anni, o forse meno, indossa un’uniforme di pelle bluastra, un po’ sporca di terriccio, e i capelli biondi raccolti in una lunga coda di cavallo.

Non ha di certo un fascino particolare, almeno a mio avviso, ma dalla sua possiede una notevole altezza. Forse più di un metro e novanta.

C’è una cosa del suo aspetto che mi colpisce da subito. E’ una grossa cicatrice sul collo, che parte dal lato destro e si va ad infiltrare nel colletto della tuta, per continuare di chissà quanti centimetri più giù.

 

- Che ne facciamo di lui?

 

- Che ne facciamo? – l’arrogante Zess si prepara a darmi le spalle- Giocaci pure finché non si rompe! Dubito però che resisterà a lungo… la Shin-Ra ha sempre avuto soldatini dalle scarse capacità fisiche.

 

La mia rabbia scoppia all’improvviso arrivando perfino a superare ogni sorta di dolore. Quel suo lato sprezzante mi fa ribollire il sangue ed annebbiare il cervello.

 

A questo punto replicare per me diventa necessario:

- Sempre meglio avere scarse capacità fisiche, anziché essere un miserabile codardo capace soltanto di sparare alle spalle dei suoi avversi!

 

Questa affermazione purtroppo mi costerà cara.

Zess si volta di scatto con la rapidità di un falco, tirandomi improvviso un possente pugno nell’addome. Una percossa potentissima, a giudicare dal sangue che cola copioso dalla mia bocca. Non ricevevo un colpo così, dall’ultima volta in cui Kadaj fece irruzione nel Sanatorium e pestò a dovere sia me che Rude. 

Per alcuni istanti il mio respiro s’interrompe. Annaspo più volte. Mi sento soffocare, e il dolore del colpo che ho ricevuto alle spalle, prende nuovamente il sopravvento.

Il tizio con la chioma a punta mi lascia cadere al suolo, non prima però di avermi scrollato con violenza come un sacco di patate. Tossicchio affannosamente più e più volte. Mi raggomitolo al suolo tenendomi la pancia con le mani, ma il dolore che provo è talmente forte da impedirmi perfino di muovere le braccia a dovere.

 

- Apri bene le orecchie, ragazzino!-  Zess, chinandosi al suolo, avvicina la bocca al mio orecchio con fare minaccioso. Riesco a sentire il suo fiato, ghiacciato, che per un attimo mi fa raggelare - Tu per me… sei spazzatura!

Il suono di quelle parole, pungenti e amare, mi provoca un improvviso disgusto. Vengo preso presto da un’altra scarica di conati di vomito, in gran parte dovuti al terriccio che si è depositato nella mia bocca e mescolato col sangue. Resto inerme al suolo umidiccio, facendomi colpire dal suo tirapiedi con una serie di pedate, mentre lui si gode lo spettacolo squadrandomi dritto in faccia.

Tuttavia, è proprio grazie alle aspre parole di questo immondo individuo, che riesco a trovare un tantino di lucidità per contrattaccare a quella sua inespugnata voglia di fare il gradasso che si ritrova.  

Semplice e calmo, mi avvio a ridacchiare un po’ per il dolore e un po’ perché questa missione, seppur all’inizio noiosa e monotona, alla fine si sia dimostrata tutt’altro in seguito. Quasi a volermi punire per la mia sete d’avventura.

E poi, a conti fatti, questi due degenerati mi fanno proprio una gran pena!

Sollevo a fatica la testa, avverto un leggero capogiro, ma mi riprendo alla svelta per guardare la  brutta faccia di Zess. Gli abbozzo un sorriso di compiacimento, e anche se sul terreno polveroso, delle strisce di sangue fuoriescono copiose dalla mia bocca, Reno ha sempre trovato la forza necessaria per mettere a tacere le provocazioni di quelli che valgono la metà di ciò che vale lui stesso.

 

Posso rifiutarmi proprio ora?

 

- Io sono spazzatura ma… – replico a stento, tossicchiando più di una volta, e cercando di ripulirmi le labbra fatte di sangue, con il dorso della mano destra. - Ma mai quanto te! – pronuncio una buona volta, dandogli una meritata risposta, e sbattendogli su quel viso pallido, una clamorosa quanto veritiera realtà.

 

Forse… Tseng ha ragione. Forse parlo troppo, e a volte a vanvera. O semplicemente dico cose che farebbero meglio a restarsene chiuse nella mia cavità orale.

La vita ti potrebbe anche sorridere, se comprendi però quando agire e quando tacere.

 

In questo memento però lei ha deciso di non sorridermi, perché io non ho compreso, per l’appunto, quando tacere.   

 

Ho il cuore che va all’impazzata, per la sua via.

La canna della pistola di Zess e a pochi millimetri dal mio volto. E’ assai calda. Infondo, le fire Materia sono le più bollenti del mercato.

E’ una reazione scontata, la sua.

Anche questa me la sono proprio cercata. Sono così intorpidito che non ho nemmeno la forza di deglutire per… l’ultima volta?

Ho sempre pensato che forse sarei morto in battaglia, combattendo per la mia società, per proteggere il mio capo ma, cazzo! Ho ancora venticinque anni!!  

 

Il tizio dalle iridi petrolio sta per premere il grilletto. Non avrò nemmeno il tempo di chiudere gli occhi, più o meno.

Probabilmente per me è veramente arrivata la fine. Ma la cosa che mi fa più rabbia, è il fatto di non essermi battuto a dovere. Nelle condizioni in cui mi trovo, purtroppo non mi è possibile farlo. Sono tutto frastornato, sento a stento le loro perfide risate, e connetto il cervello sempre meno.

Merda! Non doveva andare così! La mia vita mi appaga, sono felice ma, io voglio continuare a fare il mio mestiere, a farlo bene! Voglio, un giorno o l’altro, sposarmi, avere una famiglia, dei figli, io voglio… vivere!

Tuttavia, in questo istante, la mia buona stella non c’è. Si sarà andata a fumare una sigaretta?

Vatti a fidare di loro, tsk!

Sono stato raggirato come un Turk novello. Per farvi comprendere meglio, come Elena. Avete idea di quanto sia facile raggirare una tipa come lei? L’ho fatto tante di quelle volte, che ormai non ci provo più gusto.

Pensare a lei, però, mi ha distolto per un attimo dalla tragica fine che starò per fare da qui a breve. Una bella pistola mi è stata poggiata sulla fronte. La cosa non mi rende particolarmente allegro.

Dopotutto sto per diventare parte del flusso vitale, no, zo to?

Sono così intontito che mi sembra addirittura di non vederla più, la pistola.

E… pensate che sono talmente frastornato che mi pare di vedere davanti a me, l’ex-Turk, Vincent Valentine, mettere in fuga i due assalitori con una delle sue metamorfosi spettacolari.

Possibile?

 

Forse mi sbaglio ma, quell’ex-Turk mi sta venendo incontro. Ma punta proprio me?

 

- Come ti senti? – mi domanda, chinandosi al suolo. Sì, puntava proprio me!

Le sue parole mi suonano confuse, distorte come se facesse tutto parte di un sogno. Andiamo bene! Adesso sento anche le voci!

L’uomo dal lungo mantello rosso fa passare la mano artigliata sotto le mie braccia, per poi sollevarmi dal suolo. Con quella poca forza che mi rimane, cerco di spingerlo via. Sono troppo orgoglioso per farmi sorreggere da un’altra persona. E poi… non sto così male, giusto?

 

- Sono capace di stare in piedi anche da solo!- sbotto secco, con orgoglio, ma frastornato come non mai. Detto questo, finisco all’istante con la faccia nel terreno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi da parte dell’autrice:

 

Dopo una lunga sosta pressoché forzata, eccomi qui con il nuovo capitolo!

Mi scuso per l’attesa, ma tempo di accedere alla rete ne ho avuto davvero poco… Tra sedute dal dentista (un maledetto molare dolorante) disegni e scansioni arretratissime da preparare (ho da poco comprato un nuovo scanner, e c’erano all’incirca una ventina di disegni da trasportare sul pc ed elaborare col photoshop che ci ho messo una settimana e passa a farli tutti…Lavorando ovviamente senza sosta davanti al maledettissimo schermo che poi s’è svampato… Poveri occhietti miei ;___;).

Oh! A proposito di disegni… dovete sapere che ne ho fatti alcuni ispirati alla mia Red Head! Ritraggono in particolare alcuni momenti della storia che però arriveranno più in là, tra un bel pezzo di capitoli. Ad ogni modo, quando li metto in rete, ve lo comunicherò tramite questo spazietto!

Ritornando al capitolo, vi informo che ho deciso di aggiornare la fiction ogni 5 del mese, con al massimo due chap al mese. (Per il secondo capitolo non ci sarà una data stabile)

E’ un modo come un altro per non farvi connettere inutilmente, e per darvi un appuntamento pressoché fisso. Imprevisti permettendo però…!    -___-,

 

Per Rena-ta: Ren-chan!!! Lo sai che un mesetto fa di ho sognata?! Eravamo nella mia camera, davanti al pc, e stavamo guardando delle immagini del Crisis Core e di Shisune, e parlando per l’appunto sia del gioco (la data d’uscita ecc) e sia della giovane Turk! Incredibile! Eppure io e te non ci conosciamo per niente…! Nel sogno avevi i capelli scuri e non troppo lunghi, diciamo appena sulle spalle… Chissà se ci ho preso…!

Ah! Grazie come sempre per la recensione! 

 

 

Ringrazio ancora tutti quelli che mi lasciano sempre e con affetto un gradito  commento, e vi do l’appuntamento al prossimo nuovo chap!

Niko niko

                                                                                                     Botan

   
 
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