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Autore: KiarettaScrittrice92    15/08/2013    1 recensioni
Questa è stata la mia prima fanfiction in assoluto e ho deciso di pubblicarla, ovviamente correggendola e rendendola più leggibile e apprezzabile...
La mia storia comincia con Shinichi di nuovo adulto. Ai gli ha dato l'antidoto e ha raccontato a Ran il segreto di Conan Edogawa. Shinichi è riuscito a far arrestre i pezzi grossi dell'organizzazione con molte difficoltà, ma scopre con enorme dispiacere che deve lasciare Beika e tutti i suoi amici perchè suo padre ha bisogno del suo aiuto a Sendai! Due giorni dopo la sua partenza quelli dell'organizzazione evadono dalla prigione, quella stessa sera succederà ciò che meno vi aspettate...
La nostra storia inizia due anni dopo la partenza di Shinichi per Sendai sopra un treno che va a Beika...Tenetevi forte alle sedie perchè questa volta il detective liceale non riuscirà da solo a vincere la battaglia...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei ricordi'
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Confessioni di notte

Durante i giorni successivi i due ragazzi si trovarono sempre in quella grotta cercando di organizzare alla perfezione un piano che potesse avere buoni risultati: unendo la materia grigia di Shinichi e l’irruenza di Ran, riuscirono a definire un piano che avrebbe permesso loro di fermare per sempre l’organizzazione.
Dopo quasi una settimana d’incontri al loro rifugio i due ragazzi erano pronti per attuare quel piano, si erano ritrovati anche quel giorno lì e, dopo aver definito gli ultimi dettagli, iniziarono a decidere come attuarlo al meglio.
«Dobbiamo chiedere aiuto agli altri.»
«Anche agli adulti?» domandò la ragazza.
«No! Non capirebbero, direbbero solamente che è pericoloso, questa volta dobbiamo cavarcela da soli!» sentenziò Shinichi deciso.
«Bene. Allora mentre io andrò a riferire ad Aoko, Sonoko e Kazuha che abbiamo bisogno del loro aiuto, tu penserai ai ragazzi.»
«Perfetto!»
«Potremmo usare questa grotta come punto di ritrovo. È piccola ma se…» non riuscì a finire la frase perché il ragazzo la bloccò.
«No! Questa grotta è nostra e di nessun altro!» sentenziò lui, facendola sorridere divertita.
«Va bene. Allora dove ci vediamo?» domandò.
«A casa mia!»
«E come faccio con mio padre?»
«Ti fai passare a prendere in macchina da Sonoko, così non sospetterà di nulla.»
«Va bene! Allora ci vediamo tra due giorni a casa tua.»
I due uscirono dalla grotta, si diedero un lieve bacio e poi ognuno andò per la sua strada in modo che nessuno li vedesse insieme.


Due giorni dopo si ritrovarono, come deciso, tutti a villa Kudo. Erano le tre del pomeriggio, quando tutto il gruppo si sistemò nella sala da pranzo, precisamente undici persone, tutti chiamati da Shinichi e Ran per organizzare il piano. Appena tutti furono seduti, il giovane detective cominciò a parlare.
«Allora, per prima cosa, per attuare il piano ho bisogno di sapere tutto il possibile sui loro movimenti dato che ho perso la memoria. - annunciò come scusante, anche se oramai ricordava quasi tutto del suo passato - Perciò Ai, dimmi cosa sai sull’opale verde.» fece, rivolgendosi alla ragazzina.
Lei contorse le mani sul tavolo, come se fosse appena stata scoperta in flagrante, poi parlò con tono tranquillo.
«Ne avevo sentito parlare da mia sorella, subito dopo che mi hai chiamato ho fatto delle ricerche e, guardando la sua composizione chimica, è probabile che quello che ha detto Kaito non sia errato.»
«Ok, - rispose lui - invece per quanto riguarda un certo microchip ne sai qualcosa?» chiese poi, speranzoso.
«No, perché?» domandò lei incuriosita.
«Niente - rispose il ragazzo - credevo di aver sentito qualcosa a suo riguardo da Vermouth e volevo esserne sicuro.» non aveva nessuna intenzione di rivelare a tutti i presenti il motivo per cui l’organizzazione ce l’aveva così tanto con lui, ma l’idea di non sapere niente su quel chip dentro al suo corpo lo assillava e così, istintivamente, strinse la mano di Ran che era proprio al suo fianco.
Nell’ora successiva il ragazzo spiegò dettagliatamente il piano che lui e Ran avevano messo a punto nei vari giorni dentro alla loro grotta, spiegando ad ognuna delle persone il loro compito. Solo dopo quell’ora, quando fu chiaro tutto a tutti, il gruppo si congedò, dandosi appuntamento al giorno dopo per attuare finalmente il piano. Solo a quel punto, i due ragazzi rimasero nuovamente soli in quell’enorme casa.
«Vado a preparare un the.» disse Shinichi dirigendosi verso la cucina.
«Ti dò una mano!» disse Ran.
Il ragazzo con un gesto veloce, tese il braccio verso di lei per fermarla e dirle che non ce n’era bisogno, ma in un attimo un dolore inaspettato al petto gli mozzò il fiato facendolo accasciare a terra.
«Shinichi?!» urlò Ran preoccupata, chinandosi su di lui.
«La ferita Ran… Si è riaperta…» disse con la voce spezzata, quando vide attraverso la sua camicia bianca le bende che gli avvolgevano il torace tingersi di rosso.


Ran aveva appena mandato il messaggio a tutti coloro che, neanche tre ore prima, erano stati in quella stessa casa, quando ad un tratto lo stesso cellulare che aveva usato per mandare quei messaggi squillò.
«Pronto?» chiese, anche se aveva letto il nome sul display.
«Perché quel messaggio?» sentì dire dalla voce della sua amica, che non la salutò nemmeno.
«Non c’è un motivo, il piano è rinviato.» rispose lei.
«Ho capito! Ma perché?»
«Perché sì Sonoko, ci sono stati dei problemi. Credo che sarà una questione di un paio di giorni, ma per ora il piano è rinviato!»
«Ma te l’ha detto Shinichi?» insistette ancora la ragazza.
«Ora basta con le domande, la questione finisce qui!» rispose, chiudendo con violenza il cellulare.
Non voleva dare troppe spiegazioni in giro e voleva far preoccupare meno possibile i suoi amici, inoltre sapeva bene che un’informazione come quella nelle mani sbagliate avrebbe messo all’erta l’organizzazione. Per questo motivo, non conoscendo i loro contatti o i loro metodi, era stata molto attenta nell’uso delle parole per quel messaggio. 
«Perché l’hai fatto Ran?» chiese una fievole voce dall’angolo della stanza, dove c’era il letto di Shinichi, riportandola alla realtà.
«Shinichi, sei sveglio! Ti ho medicato al meglio le ferite e tra un po’ arriva un dottore di cui mi fido a…»
«Perché l'hai fatto?» la interruppe il ragazzo, ripetendo la stessa domanda.
«Shinichi io pensavo che… Insomma abbiamo organizzato insieme questo piano, inoltre senza la tua parte non potremmo fare molto… Pensavo che…» non riusciva a spiegarsi.
«Non dovevi farlo! Io starò meglio…»
«Sicuramente starai meglio, ma non entro un giorno, hai bisogno di riposo. Ora aspettiamo il dottore, poi vedremo il da farsi.»
Il dottore arrivò poco dopo e, ovviamente, fu Ran ad andare ad aprire e scortarlo verso la camera di Shinichi. Lei stessa si stupì di quanto era cresciuta in quei tre anni: fosse successo una cosa del genere prima, l’avrebbe fatto correre fino alla stanza senza nemmeno salutare.
Il dottore entrò nella camera di Shinichi, poggiò la sua borsa di fianco al letto e sbottonò la camicia del ragazzo. Le bende, che probabilmente Ran gli aveva cambiato, erano di nuovo sporche di sangue. Dopodiché chiese alla ragazza un’asciugamano e una bacinella d’acqua prima di togliere le bende. Lei, con passo veloce, si allontanò un attimo e tornò, poco dopo, con ciò che l’uomo aveva chiesto. A quel punto il dottore infilò l’asciugamano tra il letto e il fianco destro del ragazzo in modo che il possibile sangue che sarebbe uscito dalla ferita non sporcasse le lenzuola, dopodiché iniziò a togliere le bende.
Controllò attentamente la ferita toccando leggermente la pelle attorno ad essa, facendo gemere leggermente il ragazzo. Dopodiché il dottore prese un lembo dell’asciugamano, lo bagnò nella bacinella piena d’acqua e tamponò la ferita, prima di rimettere delle bende asciutte prese dalla sua valigetta.
«Allora dottore?» chiese Shinichi quando ebbe finito.
«Sono saltati pochi punti. La ferita non si è riaperta del tutto e posso pure ricucirla io, anche se…» si bloccò pensieroso.
«Anche se?» chiese Ran preoccupata.
«Dovrebbe stare un giorno nel mio ambulatorio e servirebbe qualcuno che stesse con lui quando non ci sono.» rispose rivolgendosi alla ragazza.
«Non c’è problema, se si fida ci posso stare io.»
«Io mi fido signorina, ma si tratta di lunghe ore e di notte!» l’avvisò.
«Farò a turno con delle mie amiche stia tranquillo.» rispose lei con un sorriso.
«Se la sente di alzarsi signor Kudo?» chiese poi il dottore rivolgendosi a Shinichi.
Il ragazzo rispose con un cenno di testa e, con l’aiuto del dottore e di Ran si diresse assieme a loro al piano di sotto e poi all’auto dell’uomo.
Il dottore si mise al volante e, dopo che Ran si sedette vicino a Shinichi, mise la prima, premette l’acceleratore, lasciando leggermente la frizione e partì.
«Dottore, le dispiace se faccio una chiamata?» chiese Ran all’uomo al volante sul sedile anteriore.
«Certo che no, faccia pure.» rispose lui.
A quel permesso la ragazza prese il suo cellulare dalla borsa e cercò nella rubrica un numero, prima che potesse premere il tasto verde Shinichi la bloccò, afferrandole il polso.
«Non chiamare lui. - disse dopo aver letto il nome evidenziato sul display del telefono - Chiama Ai. Meno persone sanno di questo casino, meglio è.» 
La ragazza acconsentì e, dopo essersi fatta dettare il numero di cellulare della ragazzina, premette il tasto verde e avvicinò l’apparecchio telefonico all’orecchio.

 

Il dottore curò Shinichi molto velocemente e la serata passo in fretta, finché non arrivò notte.
«Signorina io chiudo, se arriva la sua amica può aprire con la chiave sulla scrivania!» disse il dottore prendendo la valigetta e uscendo dalla porta.
«Grazie!» rispose lei, prima che l’uomo andasse via, chiudendoli a chiave dentro.
«Come ti senti?» chiese Ran, tornando vicino al lettino dell’ambulatorio e sedendosi su una sedia là accanto. 
«Meglio. Vedrai che domani sarò di nuovo in forma!» rispose lui regalandole un’occhiolino a cui lei sorrise.
I due ragazzi, poi, si misero a parlare del più e del meno, ogni discorso era buono per rimanere svegli: di come Ran era ancora arrabbiata per la decisione di Kogoro, della storia assurda del microchip dentro Shinichi, della vita del ragazzo durante quei due anni a Sendai. Il tempo, tra un discorso e l’altro, passò in fretta e Ran cominciò a sbadigliare, un po’ stanca, quando qualcuno bussò alla porta dell’ambulatorio.
La ragazza si alzò e, dopo aver preso le chiavi sulla scrivania del dottore, andò ad aprire la porta. All’uscio c’era Ai, con quella sua solita aria seria e fredda, Ran pensò che alla fine non aveva quasi mai visto sorridere quella ragazzina.
«Ciao Ai!» disse sorridendo e sperando che lei ricambiasse per una volta, ma niente.
«Ciao, ti do il cambio.» fece semplicemente lei.
«Ok… - poi si avvicinò al capezzale di Shinichi - Buonanotte Shinichi.»
«Buonanotte Ran!» rispose lui con un sorriso.
Si diedero un lieve bacio sulla bocca e poi la ragazza se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
La ragazzina si avvicinò al lettino e invece di sedersi sulla sedia, si sedette su di esso, guardando negli occhi il ragazzo.
«È fortunata Ran ad avere te.» disse col suo tono distaccato.
«Perché dici questo?» chiese Shinichi stupito.
«Niente…» disse lei scuotendo la testa, poi il suo sguardo tornò a perforare quello azzurro di lui.
«Ai…»
«Vorrei essere al suo posto…»
«Cos… tu?»
«Ti amo Kudo-kun…» a quella confessione il ragazzo rimase zitto e senza parole per qualche minuto e, anche quando cercò di parlare, non uscì molto dalla sua bocca.
«Ai io…»
«Stai tranquillo Kudo. - lo interruppe lei - Nonostante tutto so che Ran ti merita più di me, come so che è lei che ami... Se devo dire la verità ho sempre ammirato quella ragazza è semplice e allo stesso tempo coraggiosa... Ho deciso di rimanere piccola proprio per questo, così non sarei più stata tentata…»
Il silenzio calò per tutta la notte in quell’ambulatorio e la mattina dopo il dottore ritrovò il ragazzo e la bambina dormire beatamente entrambi nello stesso letto.

  
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