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Autore: remsaverem    21/02/2008    4 recensioni
Dopo il rapimento da parte di Raphael, Reid comincia a sviluppare une dipendenza da droghe.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Squillò il telefono

Squillò il telefono.

-Cosa?! No aspetta Reid, ricomincia da capo…non- Morgan si scostò dal gruppo che discuteva animatamente -cosa???!!!Va bene arrivo subito-.

Il coroner stava portando via il corpo, dopo i consueti rilievi.

Morgan prese in disparte Hotch –dev…devo assentarmi un momento-.

Hotch lo guardò come gli avesse appena detto che intendeva coltivare cavoli su marte.

-Ho…un’emergenza, mi dispiace…- e si voltò in fretta allontanandosi dalla scena del delitto.




Reid attendeva vicino a una cabina telefonica in Sunset street. Impaziente, batteva il piede ritmicamente contro l’asfalto.

Quanto ci metteva?

Infine vide comparire Morgan dall’altra parte della strada. Gli andò incontro.

Morgan vide arrivare il collega tutto spettinato, con l’aria di chi non avesse passato una buona nottata.

Reid cominciò subito a gesticolare e a parlare tutto d’un fiato –l’ho persa, è successo, stamattina, no ieri, sul tardi…non so come…non ho idea di chi sia stato, ero nel parco…-.

-Nel parco?Cosa diavolo ci facevi nel…-.

-Io, non lo so, non…-

-Ok, calma calma- esclamò Morgan guardandosi attorno –entriamo in un caffè -.

Morgan ordinò due caffè lunghi, per sé e Reid.

Presero posto a un tavolino.

-Ok, adesso spiegami tutto…con calma- sottolineò Morgan.

Reid fece un profondo respiro – ieri sera…-cominciò il giovane, poi si fermò, ricordando all’improvviso il motivo della sua lunga camminata verso il parco.

-Sì?- fece Morgan per incoraggiarlo.

-Ecco, ho fatto una lunga passeggiata verso il parco, no aspetta, non volevo andarci intenzionalmente, è solo che mi sono ritrovato lì-.

Morgan annuì incoraggiante.

- E…devo essermi addormentato...io- incespicò Reid.

Morgan sollevò un sopracciglio, dubbioso.

-Lo so, nemmeno io so spiegarmi come…e al mio risveglio non c’era più…la pistola capisci? Sparita- Reid omise la sparizione dell’orologio.

Morgan annuì piano –non hai ancora chiamato la centrale vero?-.

Reid fece no con la testa.

-Dobbiamo dirlo a Hotch -.

Reid annuì piano.




-Che cosaaaaaaaaaa?????!!-.

JJ. che stava portando il caffè nella stanza vicina sobbalzò facendolo cadere a terra.

Era strano sentire Hotch alzare la voce.

-JJ!- la ragazza si era appena chinata a cercare di sistemare il danno appena fatto che subito si raddrizzò e si affrettò a raggiungere Hotch.

-Eccomi cosa succede?-.

JJ. si guardò intorno. L’atmosfera era piuttosto tesa. C’era Morgan, in un angolo che scuoteva impercettibilmente la testa. Gideon era una maschera di gesso: non si poteva assolutamente intuire cosa stesse pensando. Hotch era al centro della stanza, con le mani sui fianchi e guardava Reid che evitava il suo sguardo.

-Chiama la centrale. Devi denunciare lo smarrimento, no il furto di una pistola d’ordinanza. Reid ti darà tutti i dettagli-.

JJ. era allibita, ma non disse una parola. La stanza sarebbe potuta esplodere. Hotch cercava di mantenere un minimo di compostezza, ma si vedeva benissimo che tratteneva la rabbia a stento.

JJ. uscì dalla stanza e si mise subito al telefono.

Reid fece per seguirla, ma Hotch lo fermò –Morgan, scusa, potresti lasciarci?-.

Morgan fece per obiettare, ma dopo un breve scambio di sguardi con Gideon uscì anche lui.

-E adesso cosa c’è?- domandò subito Reid, sulla difensiva.

Si sentiva come un leone in trappola.

-Non crederai di cavartela così vero?- cominciò Hotch serio.

-Così come?- ribattè subito Reid –ho detto che non è stata colpa mia -.

-Innanzitutto, cosa ci facevi nel parco a quell’ora?-

-Io...volevo solo …fare una passeggiata– rispose Reid con una scrollatina di spalle. Cosa c’era di male?

-Il guaio Reid, è che era proprio il parco degli omicidi- sottolineò Gideon guardandolo intensamente.

Reid fece una faccia stupita. E allora?

-Non ci sono andato di proposito, stavo solo camminando per prendere un po’ d’aria…-.

- E casualmente sei finito proprio in quel parco-.

-Sì e con questo?- ribattè Reid. cominciava stufarsi di quell’interrogatorio –che altro devo dirvi?-.

-Reid…- riprese Hotch, ma il giovane lo interruppe.

-Ne ho abbastanza, non so che altro dirvi, è capitato…- cominciava ad irritarsi, il suo tono si era fatto più acuto.

-Il fatto è, giovanotto, che adesso un probabile psicotico con manie di paranoia è in giro armato…-.

-Ma chi vi dice che sia stato lui a… e comunque era pericoloso già prima di…di sottrarmi l’arma- sbuffò Reid.

-Certo, ma se se farà del male a qualcuno, lo farà con l’arma di un agente dell’FBI. A questo hai pensato?- cercò di fargli capire Hotch.

-E che cosa dovrei dirvi??- sbottò Reid allargando le braccia – mi dispiace va bene? Mi dispiace- e li guardò tutti e due, prima l’uno, poi l’altro.

Entrambi tacevano.

-Reid...- fece Hotch avvicinandosi lentamente al giovane.

Reid arretrò cauto -Cosa c’è ancora?- .

-Reid, possiamo parlarne…-.

-E di cosa?-.

Hotch si stava avvicinando, mentre Gideon era fermo lì, poco distante.

-Non ho intenzione di parlare di alcunché. La faccenda è chiusa!- gridò.

Detto questo, uscì sbattendo la porta.

Avevano un problema.

***




-Cosa ne pensi?- esclamò Hotch osservando il cadavere appena ricucito dal patologo.

Gideon si prese qualche istante per rispondere.

-I segni che ha lasciato, qui e qui vedi…-indicò due punto vicino alla giugulare –non è perfetto, come se avesse dovuto fare di fretta, come se fosse stato interrotto-.

-Forse si sente minacciato- suggerì Hotch.

-Sì forse- sussurrò Gideon.




Squillò il telefono.

Reid sussultò.

Erano di nuovo sulla scena del delitto, ad osservare i rilievi della scientifica. Con lui c’era JJ, impegnata con una telefonata.

La ragazza si allontanò per sentire meglio.

Curiosamente le impronte lasciate dall’assassino arrivavano solo fino a un certo punto. Poi sparivano.

JJ. ritornò vicino a lui – ha chiamato il signor Perry. Dice di essersi ricordato alcuni dettagli. Vuole che andiamo subito da lui-.

-E non può venire lui alla centrale ?- obiettò Reid.

-Certo che no, Reid, avanti o faremo tardi-.




Parcheggiarono vicino alla casa di Perry.

JJ. suonò il campanello.

Una volta.

Nessuna risposta.

Riprovarono.

Ancora niente.

Si guardarono l’un l’altro.

C’era qualcosa che non andava.

- Eccovi!-.

Sobbalzarono entrambi.

Alle loro spalle era comparso il signor Perry con un paio di ortaggi in mano.

-Scusate devo essermi dimenticato…prego prego- e li fece accomodare in casa.

-Signor Perry…- cominciò JJ.

-Gradite una tazza di tè?- domandò loro il signor Perry sorridendo.

Reid si guardò intorno. Trofei …trofei di lotta libera?

-Vedo che ha vinto molte coppe signor Perry- osservò Reid.

-Oh sì ma è stato molto tempo fa- rispose l’uomo sorridendo.

-Adesso non pratica più sport?- chiese di nuovo Reid.

-No, allora non gradite un tè?- fece l’uomo cambiando discorso.

- Come mai signor Perry?- insistè Reid, incurante dell’evidente disagio dell’uomo.

JJ. si schiarì la voce.

-Mi dica signor Perry…-.

-Reid…- ringhiò JJ. tra i denti.

Perry sembrava smarrito.

-Signor…- non fece in tempo a finire la frase che il braccio di Perry scattò verso la gola di Reid inchiodandolo al muro.




Note: ringrazio tutti coloro che hanno letto il primo capitolo di questa fan fic e hanno lasciato un commento. Fa sempre piacere sapere che qualcuno legge le storie che sono state partorite dalla propria fantasia e concede due minuti del suo tempo per scrivere due righe.

  
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