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Autore: remsaverem    11/02/2008    9 recensioni
Dopo il rapimento da parte di Raphael, Reid comincia a sviluppare une dipendenza da droghe.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN

DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN


Everybody's got a secret Sonny
Something that they just can't face
Some folks spend their whole lives trying to keep it
They carry it with them every step that they take
Till some day they just cut it loose
Cut it loose or let it drag `em down
Where no one asks any questions
Or looks too long in your face
In the darkness on the edge of town



note: il titolo è ispirato alla canzone omonima di Bruce Springsteen

Colpi alla porta.

Sempre più forti, sempre più insistenti.

Uno, due, tre…

“Reid apri!!Reid!!”.

Chi era?

“Andate via, andate via” .

Avrebbe voluto pronunciare quelle parole, ma non ci riusciva. Rimanevano sospese nella sua mente, senza riuscire a prendere forma.

Le allontanò con una mano, come per scacciarle. Se solo avesse potuto…

“Reid, per piacere, apri”. Il tono si era fatto stranamente supplicante.

Cercò di alzarsi, ma inutilmente. Non riusciva a stare in piedi.

Gli veniva da vomitare.

“Reid!!”.

Come si era arrivati a questo punto?

***




Dintorni di Washington dc. Tre giorni prima

-Studi recenti dimostrano che almeno il 70% degli assassini seriali ha presentato serie turbe psichiche prima dei sette anni…-.

L’agente Morgan si interruppe per un momento dando una breve occhiata a Reid che stava prendendo posto su uno dei sedili dell’aereo proprio in quel momento.

Gideon sollevò appena gli occhi dal giornale che stava leggendo.

Morgan proseguì con le statistiche.

Hotch e JJ. lo ascoltavano con attenzione.

Solo Reid pareva distratto.

I membri della squadra presero ad osservare le foto dei cadaveri, frutto degli efferati assassini di cui era stata vittima Cripsidetown.

Sembrava che qualcuno si fosse divertito a prendere di mira ignari passanti del parco a cui era stata recisa la testa.

JJ. aggiornò i colleghi sui sospetti della polizia locale.

Il timore era che i delitti potessero aumentare.

Reid guardava fuori dal finestrino, pensieroso.

Cominciò a tamburellare con le dita sul tavolino davanti a sé, mentre gli altri proseguivano con le ipotesi.

-E tu Reid cosa ne pensi?- domandò Morgan ad un certo punto.

Reid balzò in piedi, come se fosse stato sorpreso in qualche circostanza imbarazzante.

Rivolse ai colleghi un sorriso di circostanza ed esclamò –devo andare in bagno-.

Morgan scrollò le spalle.

-Si tratta di omicidi molto circostanziati…-continuò Hotch.




Reid fissò la sua immagine nello specchio del bagno dell’aereo.

In fondo, non c’era nulla di male, in fondo…in fondo…

Cos’avrebbero detto Hotch, Morgan, Garcia e gli altri? E Gideon? Più di tutti temeva la sua reazione.

Gli avrebbero dato del vigliacco oppure…Oppure…

Si spruzzò dell’acqua sul volto e tra i capelli.

Stava sudando.




-Tutto quello che possiamo dirvi è che nessuno si è accorto di nulla. Nessun grido, niente, nessuna rivendicazione. Sono stati trovati così da dei passanti al mattino…-.

Il poliziotto del luogo stava spiegando le circostanza del ritrovamento dei cadaveri mutilati.

-Bene- esclamò Hotch risoluto- Reid tu e JJ. andate ad interrogare chi ha effettuato la segnalazione, noi invece andiamo a parlare col coroner-.




JJ. suonò il campanello.

Venne ad aprire un tizio basso, stempiato, sulla quarantina.

-Sì?-.

JJ. si schiarì la voce –buongiorno, siamo dell’FBI è lei Donald Perry, l’uomo che ha segnalato la presenza di un cadavere senza testa al Kenksinton park?-.

L’uomo annuì.

-Potremmo rivolgerle qualche domanda?-.

L’uomo li fece entrare.

Reid si guardò intorno: nessuna foto sulle mensole, pochi quadri, un ordine maniacale. Nemmeno un granello di polvere.

-Come le stavo dicendo-cominciò JJ. – vorremmo avere qualche notizia in più circa il ritrovamento del cadavere…-.

L’uomo sembrava ben disposto a fornire informazioni.

Reid controllò l’ora. Sembrava impaziente.

-…E non ha notato nessuno, niente di strano…- stava concludendo JJ.

-JJ…-.

-Un momento- JJ. gli fece segno di tacere con la mano.

-Ecco signorina, se mi ricordo bene…-.

-JJ.- ripetè di nuovo Reid pressante.

-Ecco, no, in realtà non mi ricordo granché…semplicemente era là. Mi spiace-.

JJ annuì poco soddisfatta. Si voltò verso Reid -cosa c’è?-.

-Oh- fece Reid con scarso entusiasmo –niente di importante. Volevo solo ricordarti che l’incontro è fissato per le cinque e…-.

-Ma sono solo le tre!-gli fece notare JJ. Poi tornò a rivolgersi al testimone.

–Bene, signor Perry, ci metteremo in contatto con lei se necessario -.

L’uomo annuì.

I due uscirono dalla casa di Perry.

-Non capisco tutta questa fretta Reid, la stazione di polizia dista solo poche miglia…- andava borbottando JJ.

Reid parve non udirla neppure.




Era calata la notte su Cripsidetown.

Gideon stava studiando per l’ennesima volta le foto delle vittime, cercando qualche misterioso segnale, qualcosa che gli indicasse chi fosse il misterioso killer che infestava il parco della città.

Nella stanza, illuminata dalla fioca luce di una lampada c’erano solo lui e Reid. Gli altri si erano presi una breve pausa o erano impegnati a vagliare piste altrove.

Reid era appoggiato col mento sul tavolo da lavoro,dov’erano sparse alcune foto.

Gideon andava avanti e indietro inquieto, snocciolando ipotesi, quando l’unica cosa che voleva fare lui, Reid, era stendersi su un comodo letto e dormire.

Aveva un assoluto bisogno di dormire.

Si sentiva così, stanco, così stanco.

Da un sacco di tempo.

- Ehi!..Reid ehi ci sei?-.

Reid sobbalzò.

-Eh sì? Cosa c’è?-.

-Mi stai seguendo?- domandò Gideon fermandosi al centro della stanza.

-Oh sì, ecco io…scusa non ti stavo seguendo- ammise il giovane, vergognandosi un po’.

Gideon sbuffò, poi riprese le sue elucubrazioni –allora ascolta adesso, osserva attentamente queste foto, il taglio alla base del collo, è pulito, preciso, nessun segno di esitazione. Io credo che si tratti di un esperto, forse di armi o qualcuno che ha approfondite conoscenze nel campo medico -.

Reid annuì. Non c’era alcun dubbio.

Si stiracchiò pigramente.

-Quindi se noi…- proseguì Gideon, poi si bloccò con le foto in mano – se il discorso ti annoia, puoi trovarti una brandina-.

-Ho forse detto qualcosa?- ribattè Reid aspro, prima ancora di capire effettivamente quello che aveva detto.

- Se la smettessi di sonnecchiare su quella scrivania potresti essermi di qualche aiuto, altrimenti quella è la porta– e indicò significativamente l’uscita.

-Perché diavolo te la stai prendendo tanto?– esclamò Reid alzando la voce più di quanto avrebbe voluto.

-Ehi, cosa sta succedendo qui dentro ?- esclamò Hotch aprendo la porta con una tazza di caffè in mano.

Il resto della squadra osservava la scena alle sue spalle.

- Stavamo solo…-cominciò Gideon.

- Gideon mi stava solo facendo notare il mio scarso apporto alle indagini- sputò fuori Reid.

Hotch tentò di calmare le acque con il suo solito tono pacato – non c’è bisogno di gridare per farlo, adesso…-

-Ah sì??! E io dovrei rimanere qui a sentire…-Reid alzò le mani in segno di resa, raccolse velocemente le sue cose e infilò la porta, uscendo a grandi passi dall’ufficio.

Tutti lo guardarono allibiti.

Hotch e Gideon si scambiarono uno sguardo preoccupato.




Non capivano.

Loro non capivano.

E come avrebbero potuto?

Mentre attraversava la città, con le sue gambe lunghe, il vento gli sferzava il volto.

Non sapeva nemmeno lui dove stesse andando di preciso.

Si ritrovò nei pressi di un parco.

Certo, il parco, il luogo del delitto.

Un brivido gli passò per la schiena.

Era deserto, tranne per le cartacce che svolazzavano qua e là.

Ovvio, il panico si era diffuso nella città.

Reid si aggirò per i viali alberati senza sapere perché.

Dopo un po’ si fermò su una panchina.

Era così stanco…




Morgan fece per seguire Reid che si era appena allontanato dall’ufficio, ma Hotch lo bloccò e Morgan si accomodò intorno al grosso tavolo che fungeva loro da base operativa.

Anche gli altri si erano sistemati, un po’ a disagio per la scena cui avevano appena assistito.

Gideon invece era ancora in piedi a fissare intensamente la porta da dove era uscito Reid, quasi che potesse riportarlo indietro col solo pensiero.

Hotch si schiarì la voce – dove eravamo arrivati?-.

Gideon si riscosse – ah sì, dunque, stando a quanto appreso dai rilievi le ferite sono state inflitte con un colpo deciso, un sol fendente, così- Gideon mimò il colpo con cui il killer aveva reciso la testa alle sue vittime.

-Che arma può aver usato? – domandò Morgan.

-Una spada?- intervenne JJ.

Tutti la guardarono lievemente perplessi –perché no? Dopotutto l’hai detto tu Gideon, un solo fendente, preciso, pulito…-.

Hotch annuì. Poteva essere.




Mise una mano dentro la borsa e la ritrasse di scatto al contatto di qualcosa di freddo, minaccioso.

Andiamo Reid non essere stupido, pensò tra sé e sé…No, non era proprio il caso di farlo lì, in mezzo al parco a quell’ora di notte.

Regnava una gran pace lì, non desiderava turbarla.

Chiuse gli occhi.




-Qualche idea sul profilo?- domandò Hotch guardandosi intorno.

-Il soggetto dovrebbe essere maschio, bianco, sulla trentina, con una predisposizione per le arti marziali o una laurea in medicina, magari un chirurgo- disse Morgan.

-Vive da solo, non è sposato…il punto è cosa se ne fa delle teste?- chiese Gideon ai presenti e a se stesso.

-Va bene- esclamò Hotch alzandosi – JJ. Tu illustra il profilo alla polizia locale-.

La ragazza annuì e uscì.

-Morgan, domani noi andremo a fare un sopralluogo presso le palestre del luogo-.

Morgan annuì e uscì dalla stanza.

Era rimasto solo Gideon.

Hotch si soffermò nella stanza – Jason…-.

Gideon gli diede le spalle –Non capisco – mormorò.

-Cosa non capisci?-.

Gideon non rispose.

Hotch si fece più vicino.

- Probabilmente a quest’ora starà elaborando qualche fantasiosa teoria che ci esporrà domani con tutta calma -.

-Già forse- buttò lì Gideon.

-Vai a farti una dormita Gideon- mormorò Hotch uscendo dalla stanza.

-Puoi spegnere le luci per favore?- gli rispose il collega come se non l’avesse nemmeno sentito.

Hotch annuì, spense le luci e chiuse la porta dietro di sé.




Un fruscio tra gli alberi, qualcosa catturò la sua attenzione.

Reid riaprì gli occhi.

Per quanto aveva dormito? Se aveva dormito…

Si grattò la testa con fare distratto e controllò l’orologio: niente più orologio.

La borsa c’era ancora per fortuna.

Un altro fruscio.

Reid si voltò con la mano sulla pistola…solo che non c’era più.

Il fruscio aumentò.




-Pensi che tornerà ad agire tra poco?- domandò Hotch a Gideon. Si trovavano nell’ufficio della polizia locale.

-Sì- rispose dopo un po’ Gideon – i delitti si sono fatti sempre più ravvicinati, credo che il prossimo…-.

JJ. entro nell’ufficio trafelata –hanno appena chiamato dalla centrale: un altro corpo senza testa, al parco-.

Tutti si alzarono.

Mentre si avviavano alle auto Morgan domandò – dove diavolo è finito Reid?-.




Giaceva con il volto rivolto contro il suolo.

Le braccia lungo i fianchi. La figura scomposta in un un’unica massa sotto la quale andava allargandosi un’enorme macchi di sangue.

Anche a quel cadavere avevano sottratto la testa.

Era giovane, non poteva avere più di trent’anni.

Lo sceriffo andò incontro alla squadra che stava sopraggiungendo

–Non è un bello spettacolo – esclamò togliendosi il cappello.

Gideon si inginocchiò vicino al cadavere sfigurato.

-Oh mio Dio…- sussurrò con un filo di voce.

***

  
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