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Autore: agaetis    16/08/2013    6 recensioni
La tavolozza ha sette mutamenti,
uno per ogni bacio che mi hai dato.
Sette baci di labbra e assoluto. [Alda Merini]

I sette baci di Arthur e Merlin, le sette tappe del loro amore.
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Pre-lettura: I fatti di questo capitolo sono riferiti alla 4x01, puntata in cui abbiamo a che fare con i Dorocha, gli spiriti dei morti risvegliati da Morgana che temono la luce ma non possono essere uccisi dalla magia di Merlin. Qui siamo nel mezzo del viaggio verso l'isola dei Beati, nella notte in cui Arthur e Merlin si ritrovano a nascondersi dai Dorocha dopo aver perso il resto dei Cavalieri che è già nelle loro tracce...





La tavolozza ha sette mutamenti

 

La tavolozza ha sette mutamenti,
uno per ogni bacio che mi hai dato.
Sette baci di labbra e assoluto.
                                                                                          Alda Merini



Il Terzo
 
 

Il terzo fu il brivido, nella notte più buia.

 

Accovacciati in un angolo in quella torre angusta, le loro schiene erano schiacciate contro il muro umido e ammuffito. Osservavano la vecchia porta di legno cigolare nella stanza.

Era il Suo respiro pesante a riempire il silenzio, l’aria tagliente e la paura palpabile.

«Che c’è?» gli domandò Merlin preoccupato.

Soffiò parole rigide come il suo viso: «Fa freddo».

«Certo» Il sarcasmo di Merlin era presente anche nelle situazioni meno opportune.

«Non lo senti?»

Scosse la testa. «Io…»

«Merlin, sei più coraggioso di quanto credessi» Arthur continuava a guardarsi intorno, la mano prontamente ferma sull’elsa, anche se la sua spada aveva ben poca importanza contro i Dorocha, creature dell’altro mondo, spiriti malvagi che agivano nella notte più profonda.

«Davvero? Era un complimento?» Perché Merlin non credeva alle sue orecchie.

«Non essere stupido» ringhiò Arthur prima di lasciarsi andare in un sorriso, sentendo la risata del suo servitore.

L’atmosfera quella notte era surreale: entrambi sapevano di star andando incontro alla morte, ma non potevano proprio fare a meno di cercare un briciolo di sollievo anche in quel momento e di ridere come se non ci fosse un domani, come se fossero le ultime due persone sulla faccia della terra.

 

Gli altri cavalieri, intanto, percorrevano la torre oscura, carica di spiriti intenzionati a ucciderli. Dovevano ritrovare il loro Principe, di sicuro era rimasto bloccato da qualche parte nella torre con Merlin, in pericolo.

Ma era rischioso girare per la torre. Molte erano le scale a chiocciola, molte le porte da aprire. Un labirinto buio e deserto. Solo il fuoco poteva allontanare i Dorocha, e loro avevano un’unica torcia a proteggerli tutti quanti. 

Vagavano in quel labirinto di pietra in cerca dei loro compagni.

Ispezionavano ogni cunicolo, illuminavano ogni angolo.

 

 

Il silenzio era tornato a regnare. Arthur osservava il corpo di Merlin plasmato dalle ombre: la testa era inclinata contro il muro, il petto si alzava e abbassava sotto la luce fioca della luna, e le labbra tremavano per il respiro profondo. Aveva gli occhi socchiusi, e si torturava continuamente le mani mordicchiandosi le unghie, ora sfregandole fra loro, ora cingendole attorno alle ginocchia raccolte.

«È la prima volta che mi succede» Arthur spezzò il silenzio «non ho mai temuto la morte».

Merlin alzò il capo, per guardarlo negli occhi «Continuate a non temerla». Le sue parole immobilizzarono Arthur «A volte mi lasci perplesso, Merlin».

«Non mi avete mai osservato bene» Già, era quello il problema. Arthur credeva di conoscerlo, mentre si accorgeva poco a poco che non aveva mai compreso a pieno Merlin; gli era sempre sfuggito come granelli di sabbia dalle dita. E ora a quel pensiero gli prudevano le mani. «Già…»

Merlin fece un debole sorriso, se così si poteva chiamare la smorfia sul suo viso.

Sentirono un rumore provenire dall’esterno, e la sua magia scattò subito in allerta, mossa dentro di lui. Reagì d’istinto e si protese verso la porta, come se questo movimento lo rendesse più sicuro. O forse rendesse più al sicuro solo Arthur, che si era visto Merlin avvicinarsi velocemente, rimanendo accucciato in bilico davanti a lui, reggendosi col braccio alla parete, pronto a tutto pur di difendere il suo principe, se qualcosa fosse entrato da quella porta.

Poi più nulla, e seguirono altri attimi silenziosi.

 

La notte aveva inghiottito le parole, ed era formata dai loro respiri ansiosi, e dai loro battiti accelerati. Perché sapevano di stare sfidando la morte. Era lì, palpabile e presente. I loro visi tremavano nell’ombra, il legame fra i loro occhi li rendeva più vicini che mai.

 

«Se le cose fossero state diverse» sussurrò Merlin «saremmo stati buoni amici».

«Sì» La voce calda di Arthur gli provocò un brivido lungo la spina dorsale, e in un attimo quel freddo di cui prima avevano parlato gli entrò nelle narici, rendendogli gli occhi lucidi. Poggiava la mano destra ancora sul muro, proprio affianco alla sua testa. Si accorse troppo tardi di essergli più vicino di quanto credesse, solo quando sentì il suo respiro sulla pelle, quando poté osservare a fondo i suoi occhi azzurri scrutarlo nel silenzio. 

Forse fu la paura imminente di perderlo, o il desiderio di riaverlo un’ultima volta che spinsero Merlin ad avvicinarsi ancora di più, e a socchiudere gli occhi allo sfiorarsi dei loro nasi. Un altro brivido gli attraversò le membra dal petto lungo la schiena, fino alle gambe.

 

 

 

E così come si era avvicinato, tutto d’un tratto spalancò gli occhi e si allontanò.

Sapeva ciò che stava per rifare, e non voleva ricommettere lo stesso errore che lo perseguitava da qualche tempo. Un “no” sussurrato gli morì in gola. Arthur strinse con vigore la sua spalla, i suoi occhi erano lame di spade: «Non allontanarti».

«Arthur, no» La voce di Merlin era spezzata come dopo un lungo pianto «Ti prego, non di nuovo».

«Stanotte potremmo morire»

«Sì» sussurrò Merlin «lo so» in preda al panico.

Sentì la mano di Arthur muoversi piano dalla spalla e accarezzargli i capelli ciocca per ciocca, passare alla nuca e scendere lungo collo, segnando lenti cerchi con le dita ruvide e grandi. Merlin ritremò, sentendosi soffocare. «Che diavolo state facendo?» rantolò, con il respiro affannato di chi non ha la situazione fra le mani.


«Se oggi dovesse essere l’ultimo giorno, se tutto dovesse finire così-»

«Arthur, state uscendo di testa» La presa dietro il suo collo si fece più forte, Arthur voleva mostrare il proprio possesso sul suo corpo. Strattonò il viso di Merlin davanti al suo «No. Non ci sarebbe più niente» sussurrò sulle sue labbra. Merlin cercò di allontanarsi «State tranquillo, usciremo vivi da qui, sicuramente ci troveranno», ma Arthur sembrava lontano, non lo stava ascoltando e continuava a ripetere frasi sconnesse «Più niente… niente!», mentre la stretta sul suo collo iniziava a fargli male, e così gli sfuggì un gemito di dolore.

E allora nel sentirlo, Arthur si calmò e allentò la presa. Si stavano fissando e respirando addosso, quando il suo sguardo si concentrò sulle labbra di Merlin. Un sussurro, una preghiera: «Baciami».

 

Un po’ per il freddo, un po’ per reazione, Merlin scosse la testa. «Arthur, no. Voi amate Guinevere»

Arthur restò immobile a fissare le sue labbra ancora, respirando piano. «Ti rendi conto che potremmo» digrignò i denti, e la sua mascella si fece più tesa «essere uccisi, qui, stanotte?».

«Questo non conta, Arthur, non è un buon motivo mandare all’aria tutto ciò che avete costruito con lei!» Merlin lo scosse per la spalla, aveva ancora lo stesso barlume di luce negli occhi, e non voleva guardarlo. 
«Basta con questa storia» sussurrò «basta», forse più a se stesso che a lui, la voce di nuovo incrinata dal pianto. Lo scosse di nuovo, perché ancora non otteneva risposta. «Guardatemi! Voi avete lei!»

Arthur si umettò le labbra, e con un lento movimento di palpebre sussurrò lentamente: «Io ho te».

 

E Merlin rimase pietrificato.

Per un attimo non sentì più l’aria entrare nel corpo, non sentì più alcun rumore e davanti a sé vide solo gli occhi di Arthur. Era difficile mantenere il controllo, adesso. Aveva ancora il corpo bloccato, il sangue raggelato, ma gli accarezzò il viso. «La paura vi gioca brutti scherzi» sussurrò, portandogli una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la mano tremante. Ma Arthur prese quella mano nella sua e la tenne sulla guancia, «Non scherzo» disse accarezzandola.

Merlin si umettò le labbra. Sentiva il suo corpo cedere a quelle attenzioni, stava tremando ed era sicuro che il freddo non fosse l’unica ragione. Arthur continuava ad accarezzargli il dorso della mano. Ora l’indice, ora il medio, ora giù verso il polso, e poi ancora sull’anulare, fino ad arrivare al mignolo, e poi ancora.

Sentì qualcosa insinuarsi sotto la sua maglia e subito s’irrigidì. Gli ci volle qualche battito di ciglia per capire che era l’altra mano di Arthur ad accarezzargli la schiena. Era gelida e grande, e stava percorrendo con una lentezza disumana ogni sua vertebra.

Sotto le sue carezze, era riuscito a rilassarsi di nuovo. Erano ancora vicini, l’uno a fissare l’altro negli occhi, e Merlin si sentiva terribilmente fragile, protetto da una bolla di sapone, pronta a rompersi da un momento all’altro. La sua magia non riusciva a tenerlo lontano da Arthur, non quando lo aveva così vicino, quando il suo profumo gli invadeva le narici e le sue mani riscaldavano la sua pelle.

Bastò un soffio lontano, un rumore quasi impercettibile a far voltare Merlin per un secondo, giusto quello che bastava ad Arthur per rompere la sua bolla.

E quando Merlin si rigirò, fu invaso dal respiro di Arthur sul suo e non poté impedire alle sue labbra di avvicinarglisi un’ennesima volta.

Solo che, diversamente dalla volta precedente, adesso Merlin piangeva.

Arthur lo stava baciando e accarezzando il suo viso sentì le sue guance bagnate. «Ehi» sussurrò sulle sue labbra, cercando il suo sguardo. «Che succede?»

Merlin non riusciva più a trattenersi, tremava più forte e molte lacrime gli bagnavano il viso. Cercava di mantenere il respiro fermo, ma i fremiti lo annientavano e la calma non riusciva a possederlo. Prese il viso di Arthur fra le mani e con fermento lo spinse quanto più poteva contro il muro baciandolo.

 

 

 «Volevo passarci sopra, volevo-» singhiozzò sulle sue labbra «Non doveva succedere… di nuovo. Non so che cavolo ti giri per la testa in questo periodo, ma ti assicuro che tutto ciò non va bene e che a me fa male».

Fece un respiro profondo, tenendo ancora stretto il viso di Arthur fra le sue mani: «Ci tengo a te, se non te ne fossi accorto,» e nel dire queste parole sentì la mano sulla sua schiena stringerlo più forte «ma sappiamo entrambi che il tuo futuro non è con me. Dobbiamo starci lontano, Arthur.» La stretta aumentava. «Dobbiamo farlo insieme, perché io da solo non posso farcela» e un altro singhiozzò gli scosse il petto, mentre stringeva le sue ciocche di capelli e si lasciava andare al pianto contro il petto dell'altro.

Arthur lo aveva ascoltato e ora lo vedeva, inerme sotto la luce della luna a piangere lacrime amare. Stava così per lui, e quella era l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere.

 

Gwaine sconfisse l’ennesimo Dorocha.

Ne avevano già trovati una decina quella notte, ma di Arthur e Merlin neanche l’ombra. Giravano e rigiravano più volte, sempre le solite strade e le solite porte, la torre che li ingannava, pareva li volesse tenere rinchiusi la notte intera.

Chissà se sarebbero sopravvissuti a quella lunga notte, chissà se avrebbero ritrovato Arthur e Merlin, vivi.

Un urlo possente lo riportò alla realtà, e si rese conto che per poco il suo amico Leon non ci aveva lasciato le penne, in quella torre. Non potevano distrarsi neanche per un secondo, né chiudere occhio.

Continuavano a vagare.

 

 

Merlin aveva ancora gli occhi rossi, ma era tornato a debita distanza e non era riuscito più a guardare Arthur negli occhi, mentre quest’ultimo non faceva che osservarlo.

Un rimbombo rintronò nella stanza. Proveniva da fuori, ma non doveva essere troppo lontano.

Merlin finalmente guardò Arthur d’istinto, e vide le sue labbra serrarsi e diventare più sottili. Era preoccupato almeno quanto lui.

«Dicono che l’ora più oscura sia quella prima dell’alba» Gli occhi di Arthur vagavano verso il cielo nero fuori dalla finestra sopra di loro. La sua voce era presente, l’udito attento a ogni minimo rumore.

«Adesso è abbastanza oscura»

«Finirà presto, Merlin»

Un sussurro «Lo penso anch’io».

 

All’istante un urlo inquietante, angoscioso, straziante.

Un Dorocha irruppe nella stanza.

Arthur sfoderò la spada e fece forza sulla mano per alzarsi, quando fu placcato dall’agilità di Merlin che lo superò, e che andò incontro alla morte con uno slancio veloce, nell’urlo che lacerò le corde vocali di Arthur, come una mano che strappa un cuore pulsante dal petto.

E Lancelot e gli altri entrarono nella stanza appena il corpo di Merlin toccò terra, allontanando il Dorocha con la torcia, salvando almeno Arthur.

 

Almeno.

 

Forse.

 

 

Il terzo fu il brivido, nella notte più buia.









Note!
Oddio, guardate veramente non so che dirvi. Cioè non so quanti di voi leggeranno veramente queste note, ma per chi lo farà volevo scusarmi seriamente per un immenso ritardo nel pubblicare il capitolo e nel rispondere alle recensioni.
Sono veramente dispiaciuta, ma un po' il blocco dello scrittore, un po' il periodo, questa storia l'avevo lasciata un po' andare.
Tuttora non è ancora finita, ma è mio dovere (verso me stessa) finirla, anche se ciò potrebbe impiegarmi mesi e mesi.
Grazie mille (duemila e tremila) per aver aggiunto la storia ai preferiti, ai ricordati e ai seguiti, e soprattutto grazie per averla recensita! Scusate il terribile ritardo ma veramente, grazie mille.
Non vorrei sembrare troppo ripetitiva, casomai mi venisse in mente qualcosa da aggiungere lo scriverò qui.
Un bacione e al prossimo bacio (sperando che non arrivi troppo tardi)
Mara :)

P.S.: mi pare normale, non pubblico da mesi e mesi e, la prima volta che lo faccio, lo faccio alle 3 di notte. Uoh oh.
   
 
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