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27 - Bad Day
Meno
due settimane a Natale.
Meno
dieci minuti alle 7:00 a.m.
Peter
si alza piano per non svegliare Alexis.
Quando,
la sera precedente, Kate gli aveva telefonato per avvisarlo che si
sarebbe
fermata a dormire dallo scrittore, Peter si era immediatamente
precipitato da
lei.
Per
fortuna Sandy, la sua compagna di stanza, è tornata qualche
giorno a casa.
Le
lascia un bigliettino sul comodino ed esce per andare a comprare la
colazione.
Cammina
veloce, non vuole che lei non lo trovi al suo risveglio.
È
il giorno dell’esame e Alexis darà i numeri se non
ripassano di nuovo tutto il
programma prima delle 15.00.
La
caffetteria non è lontana.
Entra,
ordina, aspetta, paga e esce.
È
così che dovrebbero funzionare le cose.
Semplici
e lineari.
Entri,
ti siedi, fai l’esame e esci.
Lo
deve ammettere. È parecchio nervoso, anche se cerca di non
darlo a vedere.
Il
suo futuro e quello di sua madre dipendono da questo test.
Ha
assolutamente bisogno di sfruttare la laurea per trovarsi un lavoro.
Ma
raramente la vita è così semplice e lineare.
Quel
pensiero transita nella sua mente quando, uscito dalla caffetteria,
trova due
uomini ad aspettarlo. Sigaretta in bocca e sguardo minaccioso.
Lo
prendono per gli avambracci trascinandolo nel vicolo accanto.
Caffèlatte
e brioches sparsi per terra.
I
fratelli Sparks bloccano Peter contro il muro.
“Sbrigati!”
Kate sale le scale del suo palazzo di corsa.
Castle
ansima mentre cerca di tenere il passo “Guarda che sei tu che
sei stata un’ora
in bagno!”.
“Io?
E tu allora?!” Kate si ferma alla porta ad aspettarlo.
Intanto infila le chiavi
nella serratura “Mezz’ora per pettinarsi,
Castle?”.
Lui
si passa una mano sul ciuffo, sorridendo “Lo devo trattare
con cura” sussurra,
con un sopracciglio alzato.
“Dai,
mi cambio e voliamo al distretto” Kate sta per girare la
chiave quando si
accorge che la porta non era chiusa.
“Castle...stai
indietro” con cautela, apre la porta ed entra.
Le
lascia fare solo pochi passi e poi, come sempre, lo scrittore la segue.
Il
soggiorno è completamente a soqquadro.
I
cuscini sono stati gettati a terra. Le sedie rovesciate.
Vetri
rotti, fiori calpestati e pozzanghere d’acqua sparsi sul
pavimento.
Tutti
i cassetti sono aperti e il loro contenuto rovesciato.
Così
anche per il frigorifero e gli armadietti della cucina.
“Cosa
è successo qui dentro?” esclama Alexis, arrivando
alle loro spalle.
Kate
è immobile, ferma in mezzo al salotto.
“Non
lo sappiamo, siamo appena arrivati” le risponde suo padre.
“La
camera” mormora la detective e subito dopo corre a
controllare la sua stanza e
il bagno.
Mentre
padre e figlia si aggirano per casa, attenti a quello che calpestano,
Castle
domanda “Come mai sei qui?”.
Alexis
arrossisce leggermente.
Teoricamente suo padre non sa che
Peter ha dormito da lei al campus.
“Sono...venuta
a prendere Peter. Colazione, ripasso veloce e poi test finale,
ricordi?” una
mezza verità non è una bugia completa, ne
conviene la ragazzina.
Kate
ricompare in salotto “C’è qualcosa di
strano” esclama risoluta.
“Trovi?”
Castle abbozza un sorriso che però non viene ricambiato.
“Dico
sul serio, guardati in torno!” gli dice Kate
“È solo disordine! Il televisore è
al suo posto, il lettore dvd anche” mentre parla Kate li
indica “Il computer, i
gioielli, la macchina fotografica...c’è tutto,
Castle. Non manca niente!”.
Alexis
appare confusa “Cosa significa?”.
“Che
stavano cercando qualcosa in particolare” risponde Kate.
“Sì,
ma cosa?” aggiunge Castle “La tua pistola? Il
distintivo?” domanda, sapendo
bene che per un criminale valgono più dell’oro.
Automaticamente,
Kate si tocca il fianco.
Grazie
al cielo la sera precedente era andata direttamente da Castle, senza
passare al
suo appartamento.
“Non
lo so” ammette la detective “Non toccate nulla,
chiamo la scientifica” ma
quando afferra il suo cellulare, esita “Peter?”
domanda, guardando Alexis “Per
fortuna che era da te, ieri sera!”.
La
giovane avvampa, sotto lo sguardo sottile di suo padre.
“E
va bene, era con me alla Columbia” Alexis sbuffa allargando
le braccia.
Castle
guarda Beckett “Perché tu sai le cose e non me le
dici!!”.
“Perché
ti agiti subito” risponde prontamente, Kate.
“Certo
che mi agito!” la sua bambina che dorme con un ragazzo...
meglio non pensarci
ora...prende un respiro profondo “Ok, sono
calmo...dov’è ora quel simpaticone
del tuo ragazzo?”.
“È
uscito a prendere la colazione ma non è più
tornato. Ho pensato che, essendo
già in strada, avesse deciso di fare un salto qui a
cambiarsi, ma non risponde
al cellulare e, a quanto pare, qui non
c’è...”.
“Riprova”
ordina Kate perentoria, mentre chiama il distretto “Espo,
venite a casa mia con
una squadra della scientifica. No, tutto bene ma qualcuno è
entrato qui”.
Quando
riattacca, Alexis le conferma che Peter ancora non risponde.
Kate
si porta le mani al volto, preoccupata.
“Non
è detto che le due cose siano collegate” Castle
percepisce i suoi pensieri.
Uno
sguardo sottile e scettico lo colpisce in pieno “Davvero?
Quante probabilità ci
sono?”.
“Sono
preoccupata anch’io. In due mesi e mezzo è la
prima volta che non mi risponde”
concorda Alexis.
“Ok,
pensaci bene. Ti è sembrato strano? Sai se si è
cacciato in qualche guaio?”
domanda Kate, avvicinandosi ad Alexis.
La
ragazza sembra sorpresa “No...non penso...non che io sappia
almeno...”.
“Me
lo devi dire se sai qualcosa. Se è una
ragazzata...” la detective viene subito
interrotta.
“Te
lo giuro!” le risponde seria, Alexis “Non so
nulla”.
Kate
sospira abbattuta. Avrebbe preferito avere qualcosa su cui lavorare.
Il
telefono, in terra accanto ai piedi di Castle, inizia a squillare.
Lo
scrittore si china a raccoglierlo. Con un cenno chiede tacitamente a
Kate il
permesso di rispondere, sperando di evitarle qualche scocciatura in
più.
“Pronto”
risponde, già pronto a mandare al diavolo qualche gestore
telefonico “Si è casa
Beckett...oh ma certo signora, gliela passo” Castle copre il
ricevitore e
sussurra a Kate che al telefono è la madre di Peter.
“Zia
Sara” i sensi di Kate si acuiscono. Altra coincidenza?
“No...Peter
non c’è adesso...” le dice Kate,
omettendo che in realtà non sa dove sia “Posso
chiederti una cosa?” attende una risposta affermativa e poi
prosegue “Va tutto
bene con Peter? È in qualche guaio?”.
A
quella domanda, Kate sente la voce della zia che si incrina. Balbetta.
Nega.
Zia
Sarah, delle tre sorelle Reed, è sempre stata quella che
mentiva peggio.
Sin
da piccola Kate lo sapeva. Johanna e Judith la prendevano sempre in
giro per
questo.
“No
zia, non mentirmi. Mi sono appena ritrovata l’appartamento
sottosopra e Peter è
irraggiungibile! Qualunque cosa sia, è ora di
parlare!”.
Peter
si ritrova con la schiena bloccata contro un muro e una mano a
serrargli la
gola.
“Abbiamo
aspettato, abbiamo dato fiducia a te e a tua madre, siamo stati comprensivi...e tu ci ripaghi scappando?
Non si fa, Peter” esclama il più alto dei due
fratelli.
“Grazie
per aver dato un nuovo look alle gomme della mia auto, gonfie non mi
piacevano”
li sfotte Peter, cercando di liberarsi.
“Fai
il simpatico, eh? Fuori la grana Reed!” quello alto lo
rimette subito al suo
posto.
“Ho
bisogno di tempo” riesce a malapena a dire, con la gola
serrata “Tra poco avrò
un lavoro e potrò iniziare a pagarvi”.
I
due uomini si guardano e scoppiano a ridere.
“Iniziare
a pagarci? Noi però i soldi che vi servivano ve li abbiamo
dati subito e ora da
bravi ce li dovete restituire.” Esclama il più
basso.
“E
con gli interessi!” aggiunge l’altro.
“Ma
è impossibile!” urla Peter, venendo subito zittito.
“Ascoltami
bene. L’unico motivo per cui tua madre non ha tutte le ossa
rotte in questo
momento è perché è inutile. Una sola
cosa di valore avete nella vostra
pidocchiosa famiglia. E sappiamo che te la sei portata qui con te! O ce
la dai
con le buone...” dice lo spilungone.
“...O
saremo costretti a fare un’altra visitina alla bella
cuginetta poliziotta”
conclude l’altro fratello.
Peter
sgrana gli occhi.
“Se
le avete fatto qualcosa io...” Peter è rosso di
rabbia.
I
fratelli Sparks gli ridono nuovamente in faccia “A cuccia
Rambo, l’appartamento
era vuoto e non abbiamo trovato la collana...ma penso che forse la tua
amichetta dai capelli rossi sappia dove sia...”.
Con
uno strattone secco, Peter si libera della loro presa
“Non...” si ricompone
velocemente. Non vuole che si fissino su Alexis, vedendolo
così protettivo.
“Va
bene” esclama, senza altre alternative “Domani
andrò a vendere la collana e vi
porterò i vostri soldi”.
Il
più alto agita l’indice davanti al suo volto
“Hai tirato troppo la corda. Ci
porti la collana e a venderla ci pensiamo noi”.
“Tra
un’ora all’entrata sud di Central Park, da solo e
niente scherzi o la Rossa...”
precisa l’altro.
Peter
deglutisce con forza e i due fratelli lo lasciano andare, soddisfatti
del loro
operato.
Mentre
la scientifica rileva le impronte, sotto la supervisione di Esposito, e
Ryan
tenta di rintracciare il cellulare di Peter tramite il GPS, la
detective è
all’ingresso del suo appartamento assieme a Castle e Alexis.
“Zia
Sarah è completamente andata in paranoia quando le ho detto
che Peter non si
trova. Non ho capito molto. Ma tra le lacrime ha detto strozzini e
collana”
spiega quasi atona.
Castle
lo sa. Lo vede che si sente in colpa.
“Non
lo potevi sapere” le dice, accarezzandole la schiena.
“Dovevo
capirlo” risponde scuotendo la testa “Strozzini?
Non mi piace per niente, è
gente capace di tutto”.
“E
prima che arrivasse Peter?” domanda Alexis “Lui e
sua madre non hanno mai
accennato a nulla?”.
La
detective scuote la testa con apprensione.
Alexis
non stenta a crederlo. Seppur si frequentino da pochi mesi, le
è stato subito
ben chiaro quanto orgoglioso e testardo sia Peter.
Il
suo incaponirsi sul corso di economia anziché puntare a
realizzare il suo sogno
di diventare avvocato, professione poco amata in famiglia, ne
è una prova.
“E
la collana... deve trattarsi della collana di famiglia ma... non la
vedo da
anni.. io...” Kate si sta agitando e Castle le prende la mano.
“Una
cosa per volta. Della collana ce ne parli dopo, torniamo su
Peter” propone
Richard.
“Non
capisco...Vi è sembrato strano ultimamente? Sto cercando di
ricordare ma...non
mi viene in mente nulla di rilevante” dice la detective.
Castle
scuote la testa. Lui è quello che ha trascorso meno tempo
con Peter.
Alexis
comincia a ripescare tra i ricordi.
Sorride
al pensiero del loro primo bacio, tragicamente interrotto da suo padre
e Kate.
Ma
torna subito seria. Non è quello il tipo di ricordi a cui
deve attingere.
Deve
concentrarsi per aiutare Peter.
Il
silenzio regna sovrano per qualche minuto.
In
sottofondo solo il chiacchiericcio degli agenti della scientifica.
“Ci
sarebbe una cosa” esclama Alexis, poco dopo “Non
sono sicura che serva, però”.
“Non
importa, qualunque cosa ci può essere utile” la
incoraggia Kate.
“A
volte si guardava attorno” inizia la ragazza
“Controllava spesso la strada o
osservava le persone attorno a noi...all’Old Haunt ad
esempio, ma anche in
qualunque altro locale... so che non significa nulla normalmente.. ma
sapendo
della storia degli strozzini...”.
“Era
guardingo” afferma Castle.
Kate
sembra altrove “Credo... credo di averlo beccato a fissare
fuori dalla finestra
un paio di volte. Mi ha detto che gli piaceva il quartiere...che
stupida...”.
“Non
serve a nulla incolparsi” le dice Rick, cercando nuovamente
di rincuorarla.
“C’è
un’altra cosa... anche se è assurda...”
Alexis guarda insistentemente Kate affinchè capisca.
Molte
volte Peter aveva inscenato quel siparietto
in presenza di entrambe.
Un
sorriso di trionfo spunta sul volto della detective lasciando
comprendere a
Alexis di essere approdate sullo stesso ricordo.
“Il
freezer!!” esclamano entrambe mentre raggiungono la cucina.
Castle
le segue, senza capire.
Le
due spargono sul bancone e sui ripiani tutto il contenuto del piccolo
freezer.
Surgelati,
qualche gelato, una bottiglia di Vodka e gli stampini dei cubetti.
“È
vuoto?” domanda Castle.
Kate
sta praticamente esaminando ogni centimetro del refrigeratore.
“Vuoto”
sussurra abbattuta.
“Eppure
stava sempre qui appiccicato” sbotta Alexis “Non
sono mai riuscita ad
avvicinarmi!”.
Vedere
le due donne più importanti della sua vita soffrire in quel
modo è
insopportabile per Castle.
Si
sente impotente. Non sa come aiutarle.
Può
solo immedesimarsi. Fare come suo solito e pensare da romanziere.
Se
volesse nascondere qualcosa nel freezer dove lo metterebbe?
Lo
strato di ghiaccio alle pareti dell’elettrodomestico
suggerisce a Castle che
Kate non lo sbrina da secoli.
Ok,
questo dettaglio non aiuta.
Osserva
il contenuto sparso sul bancone.
Piselli
surgelati? Bistecche? Nessuno di questo è un nascondiglio.
‘Io cosa farei?’ si ripete nella testa.
“Beckett”
Ryan la chiama e lei e Alexis escono dalla cucina, sperando che il
detective
abbia rintracciato Peter.
Castle
resta accanto al freezer, pensando risoluto.
‘Dove nasconderei
qualcosa di importante? Di prezioso’.
E
poi l’improvvisa illuminazione.
Blocca
lo scarico del lavandino con il suo tappo e apre l’acqua
calda.
Mentre
attende che la temperatura si alzi, volge lo sguardo verso Ryan, anche
lui
curioso di avere notizie.
“Ci
è voluto un po’ ma il GPS ha rilevato la sua
posizione. Dalla centrale mi
stanno inviando l’indirizzo” e infatti dopo qualche
secondo un bip li avverte
dell’arrivo di un sms.
“Eccolo”
Ryan lo legge immediatamente “L’indirizzo
è...” si blocca, stupito.
“L’indirizzo
è??!!!” ruggisce Kate.
Dei
passi arrivano dall’ingresso dall’appartamento
“Casa tua” esclama Peter,
entrando.
*
Bad Day -
Daniel Powter - http://www.youtube.com/watch?v=RmNTAvnSais
Ivi’s
Corner:
Avete
letto bene? Peter è rientrato in casa, quindi niente
minacce, ok?
Sta
bene... per ora... muahahahahahahahahahahah
Adoro
mettervi in ansia o depistarvi, tanto quanto adoro Castle che ci resta
secco
ogni volta che la sua bambina... beh... si composta da donna!!! :-p
I
l bunker x sicurezza non l’ho ancora venduto...
A
martedì sera!
Ivi87