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Autore: AnneC    17/08/2013    2 recensioni
Si può abbandonare il proprio Paese e una volta all’estero cercare qualsiasi cosa che ti tenga aggrappato ad esso?
Si può ripartire da zero, iniziare una nuova vita, creare una nuova versione di te senza sentirsi spaesati e soli in una metropoli che ti attende oltre le finestre?
Riuscirai a ristabilire l’ordine o andrà tutto a rotoli?
Resterai o tornerai indietro?
In ogni battaglia serve qualcuno che ti copra le spalle nei momenti di difficoltà e che esulti con te della vittoria. Ma puoi trovarlo in mezzo ad una folla sconosciuta?
C’e chi riesce nel suo intento e chi invece rimane sconfitto.
Cos’è successo a me? Stavo precipitando, ma qualcuno mi ha portata in salvo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

~•~

Give me highs, give me lows.


Svegliarsi con la città imbiancata fa tutto un altro effetto; ho sempre adorato Londra, ma la cosa che probabilmente mi piace di più è il fatto che qui nessuno si lascia condizionare dal tempo. All'improvviso comincia a piovere o a nevicare? Non importa, la gente continua a camminare senza darci peso.
Nonostante la stanchezza del viaggio, la scorsa notte non ho quasi chiuso occhio; non so se è dovuto al fatto che sono in un ostello sgangherato o da quel leggero senso di ansia che mi causa questa nuova situazione.
Dopo pranzo mi sposterò in quella che sarà la mia nuova casa, ma nel frattempo, sto andando a conoscere il manager responsabile della caffetteria. La stanza è abbastanza affollata, si sente l'odore forte del caffè e un profumo dolce di vaniglia; mi metto in fila per parlare con la cassiera e arrivata al mio turno, le chiedo se c'è il responsabile e Leslie, è così che si chiama la brunetta che ho di fronte, mi dice che mi sta già aspettando.
 
Per pranzo, ho mangiato un tramezzino in una catena di locali molto diffusa da queste parti.
Da quando sono atterrata ieri, mi sento un pò spaesata: spesso mi capita di non capire pienamente la lingua che parlano quelli che mi sono intorno, come se non conoscessi affatto l'inglese; quando cammino per strada, mi ritrovo ad ascoltare i frammenti di conversazioni delle persone che incrocio, cercando di volta in volta la mia lingua madre e da quando sono in giro, è capitato un paio di volte, ed ogni volta è stato come se mi si sciogliesse il cuore e il freddo pungente sparisse. Chi sceglie fermamente di abbandonare il proprio Paese, quando se ne va, mica cerca ovunque qualcosa che lo riporti mentalmente lì? Sono strana, lo so.
Prima di avventurarmi nel mio nuovo quartiere, sono tornata in ostello a prendere i miei averi ed ora sono alla ricerca del civico 237. Individuo il palazzo e salgo al secondo piano; sul pianerottolo mi aspetta il proprietario, che mi consegna le chiavi e mi dà il benvenuto nel mio nuovo appartamento.
 
Il mattino seguente quando suona la sveglia, fuori è ancora buio; il mio primo turno di lavoro comincia alle sette e mezz'ora prima sono già in caffetteria ad indossare la divisa e a scrivere il mio nome sulla targhetta con una calligrafia chiara ed ordinata; dopo un pò arriva anche Marisol, una ragazza spagnola che lavora qui da due mesi.
Dal momento in cui abbiamo aperto, non abbiamo avuto tregua: la porta d'ingresso si apre continuamente, i clienti ordinano ininterrottamente, c'è sempre fila alla cassa e se tutto questo non bastasse, ci sono anche i tavolini da pulire, tanto che verso le dieci, Paul, un irlandese, è venuto ad aiutarci; per non arrivare all'esaurimento nervoso, abbiamo stabilito di comune accordo che svolgeremo un compito a rotazione.
 A neanche un'ora prima della fine del turno, sono intenta a prendere ordinazioni, a scrivere nomi e ascoltare più volte due parole italiane che perdono il loro accento: ed ecco che cappuccino diventa capucino e latte diventa lattè, ci farò mai l'abitudine? "Una cioccolata calda" almeno l'attuale cliente mi ha evitato di sentire di nuovo quelle due parole dal suono rivoltante: "ci vuole la panna?" dico mentre contrassegno sul bicchiere la casella corrispondente, "no, grazie" "come ti chiami?" e nel momento in cui lo chiedo, guardo per la prima volta la persona che ho di fronte. "Certo che è piccolo il mondo" ~ mi dice un ragazzo dagli occhi profondi, nei quali mi perdo per qualche istante. "Comunque, il mio nome è Danny" mi dice liberandomi dal sortilegio nel quale ero intrappolata " e tu sei..." "Anna" gli dico mentre scrivo il suo nome sul bicchiere e al tempo stesso gli mostro il cartellino appuntato sul grembiule dell'uniforme. Forse ho impiegato un pò più di tempo nel recitare il rituale dell'ordinazione, che si ripete senza sosta come un disco rotto da sette ore, quando giunge una lamentela da una persona dalla fila oltre il bancone. "Scusa, tra mezz'ora finisce il mio turno e possiamo parlare senza che nessuno si lamenti, puoi aspettarmi se ti va...", "Certo, capisco perfettamente" mi dice, sfoderando un sorriso disarmante. Questa volta non mi lascio incantare, "Puoi ritirare la tua ordinazione dall'altra parte del bancone".
 
"E quello chi è?" mi domanda Marisol mentre le passo un bicchiere con contrassegnato Vanilla Lattè. "Mi ha ceduto gentilmente il suo taxi, risparmiandomi una nottataccia all'aeroporto" le dico a bassa voce, nonostante nel locale si sente un fastidioso chiacchiericcio. "Magari ne incontrassi io uno così" mi dice la ragazza con occhi sognanti.
Stranamente l'ultima mezz'oretta passa più velocemente del solito e Leslie e John danno il cambio a me e alla mia collega spagnola.
" Non ti toglie gli occhi di dosso" mi dice Marisol mentre entriamo nello spogliatoio, "ho controllato spesso e ogni volta è lì che ti fissa, come se stesse contemplando un quadro" continua mentre fruga nella sua borsa alla ricerca del cellulare. "Ma cosa dici!" le dico infilando la testa nell'armadietto per prendere il mio maglione che era finito sul fondo. "Te lo giuro! Ora che andrai da lui, guarda come ti fissa... Un momento, andrai da lui vero?" mi domanda guardandomi di traverso.
"Se il destino ci ha fatto rincontrare, ci sarà un motivo dopotutto" le confesso richiudendo la porta dello spogliatoio alle nostre spalle.



~•~

Salve!
Siamo entrati nel vivo della storia
Certo che quando il destino ci mette lo zampino, eh!
Spero che questo capitolo vi piaccia ;)

Buona lettura

~ AnneC
Ps. Vorrei ringraziare Yume Kourine
per aver recensito il primo capitolo :*

   
 
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