Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    17/08/2013    3 recensioni
Touma aveva una busta in fondo al cassetto del comodino. Era una busta di carta gialla, un po' ruvida, e conteneva qualche decina di fotografie. Per prenderla bisognava spostare un po' di cose – la scatola che conteneva l'orologio di suo padre, un blister di compresse per il mal di testa, un quadernetto nero tutto sgualcito e anche due o tre caramelle mezze sciolte che avevano troppi anni per essere ancora commestibili. - ma non era importante, perchè non gli capitava di tirarla fuori molto spesso.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Touma osservò con aria critica i libri di nuovo allineati con ordine sullo scaffale sopra alla scrivania. Con un po' di pazienza, era riuscito a ridare alla sua camera un aspetto quasi normale. Sfilò uno dei volumi e passò le dita sul dorso un po' consumato. Si chiese se fosse arrivato il momento di rileggerlo per l'ennesima volta. Due sere prima, dopo che erano rientrati dal parco, Shin l'aveva spinto in camera e l'aveva praticamente messo a letto, come un bambino. Lui l'aveva lasciato fare: il calo dell'adrenalina dopo quell'ultima sfuriata era stato il colpo di grazia alla sua condizione già fragile, ed era crollato addormentato nello stesso istante in cui Shin si era richiuso la porta alle spalle.
Mentre dormiva, i suoi Nakama dovevano aver stabilito una sorta di condotta da tenere nei suoi confronti, perchè da quel momento discussioni e tensioni erano cessati completamente.
Touma, da parte sua, aveva cercato di rimanere solo per il maggior tempo possibile. Si sentiva ancora piuttosto scombussolato e teso, e non voleva rischiare di dare ancora spettacolo.
Stava quasi tutto il tempo chiuso in camera, a leggere o a riposare. Quando era uscito per mangiare o prendere qualcosa, i suoi compagni si erano tenuti a debita distanza.
Non che l'avessero lasciato solo: sentiva i loro sguardi attenti su di sé. Non l'avevano perso di vista un istante, limitandosi a qualche fugace tocco affettuoso ogni volta che era stato a tiro. In due giorni trascorsi in quel modo aveva fatto il pieno di coccole e di silenzio, e cominciava a sentirsi abbastanza tranquillo.
Probabilmente era arrivato il momento di tornare nel mondo. Tra poco sarebbe stata ora di cena: poteva leggere qualche pagina, e poi provare a mangiare con loro. In fondo non ne poteva più di pasti consumati alla scrivania, col solo sottofondo del proprio cervello sempre in movimento.

- o -


Ryo allungò le braccia sopra alla testa. Allargò un po' le gambe, poi con cautela si piegò all'indietro, tendendo il più possibile i muscoli del torace. Rimase così per qualche istante, poi si rilassò, soddisfatto. Finalmente il dolore era cessato, e riusciva a muoversi liberamente.
Nonostante l'intervento di Kourin, era rimasto indolenzito e dolorante più di quanto aveva sperato.
In realtà succedeva sempre: era come se il corpo si ribellasse a quella guarigione troppo veloce.
Si buttò sul divano, e si accorse che Seiji lo stava osservando dalla porta.
“Mi sembra che tu stia meglio.”
“Sto benissimo. Grazie a te, come sempre.”
Seiji alzò impercettibilmente le spalle, poi andò a sedersi accanto a lui. Shin li osservava dalla cucina, e Shu gli stava ronzando attorno con la scusa di apparecchiare, ma con l'intento di spiluccare qualcosa prima che la cena fosse in tavola.
“Ormai sono passati quattro giorni da quando siamo stati attaccati. Mi chiedo se torneranno a farsi vivi.”
“Temo di sì. Non è mai successo che ce la cavassimo con così poco, e comunque mi sembra di percepire ancora gli strascichi di quello strano sogno. E' come se ne avessi ancora un pezzetto dentro.”
Shin posò il mestolo ed andò a sedersi di fronte a loro.
“Anche per te è così, Seiji?”
“Purtroppo sì. Ogni volta che ho provato a meditare, in questi giorni, ho sentito come un'interferenza. E fatico ad addormentarmi.”
Anche Shu si unì a loro, la bocca vistosamente piena nascosta dietro ad una mano.
“E' davvero strano. - Biascicò. – Quando l'ho colpito sembrava fatto di niente, eppure mi ha tolto un sacco di forze.”
Ryo annuì, sovrappensiero. Ricordava bene come si fosse stancato velocemente, pur combattendo contro creature apparentemente deboli.
“E' diverso da qualsiasi altro youja che abbiamo affrontato in questi anni, - Rifletté Shin. – sarà meglio essere cauti.”
“Beh, io non ne posso più di aspettare! Sarà meglio che si facciano vivi, così ci toglieremo il pensiero!”
“Shu, come sempre sei troppo irruento!”
Seiji annuì, confermando le parole di Shin.
“Non dobbiamo sottovalutare questo Youia. Anche se all'apparenza potrebbe sembrare debole, non dobbiamo dimenticare che ci ha messo in difficoltà.”
“Beh, questo solamente perché...” Shu fu interrotto dalla voce di Touma.
“Solamente perché tra noi cinque c'è un coglione che si è quasi ucciso stando seduto sul bordo di un terrazzo, no?”
Sobbalzarono: non si erano accorti che fosse lì.
“Non è questo che volevo dire!”
“Ma è quello che è successo! Vi ho messo in pericolo perché non so badare a me stesso! Deve essere davvero una gran fortuna avere un compagno a cui dover fare da balia, no?!”
Ryo e Shin si alzarono, cercando di fermarlo, ma Touma sparì nuovamente in camera da letto. Si chiuse la porta alle spalle, ma quando cercò di girare la chiave si accorse che l'avevano tolta. Gridò di rabbia e frustrazione, e diede alla porta un pugno così forte che il legno scricchiolò. Si diresse a larghi passi alla finestra, sporgendosi fuori e cercando di respirare profondamente.
Guardò in alto, verso le nuvole. Aveva bisogno di Tenku, ma non voleva sapere se guardando giù avrebbe sentito le vertigini.
Avrebbe pianto se ci fosse riuscito, ma la gola era di nuovo serrata in una morsa che non riusciva a sciogliere.
“Maledizione...” Sussurrò, coprendosi gli occhi. Si era illuso che le cose cominciassero ad andare bene, era così sicuro di stare meglio!
Ma poi, appena uscito dalla stanza, li aveva sentiti parlare dello Youia e di cosa era successo, e si era reso conto di non aver risolto nulla. Sentì bussare delicatamente e poi la porta si aprì. Accidenti a Shin e alla sua mania di aggiustare sempre le cose!
Ma non era Shin. La testa bionda di Seiji fece capolino nella stanza. Era pallido, e sembrava quasi insicuro.
“Posso entrare?”
“Posso impedirtelo? Avete persino tolto la chiave... - Deglutì, odiando la propria voce strozzata – Il prossimo passo quale sarà? Farete sparire gli oggetti affilati e i lacci delle scarpe?”
“Touma, smettila...”
“Perché non mi lasciate perdere e basta? Sono certo che sarebbe un sollievo per tutti!”
Seiji lo raggiunse in un attimo, gli prese le mani e lo costrinse a sedersi sul letto.
Pensi di poter smettere di dire stronzate? - Touma aprì la bocca per parlare, ma Seiji lo zittì con un gesto. - Adesso ascoltami. Non è colpa tua se sei caduto. Nessuno lo pensa, e nessuno ti fa da balia. Cerchiamo di aiutarti, come abbiamo fatto mille volte per ognuno di noi. Come tu... tu stesso hai fatto per ognuno di noi. Abbiamo tolto la chiave perché avevamo paura che tu fossi di nuovo catturato in uno di quei sogni e non volevamo dover sfondare la porta per poterti raggiungere.”
Touma non rispose. Era immobile, e fissava le mani di Seiji strette attorno ai propri polsi.
“Mi dispiace che i nostri discorsi ti abbiano turbato. Se avessimo saputo che eri lì, non ne avremmo parlato.”
“Non voglio essere trattato come se fossi di porcellana.”
Seiji si accorse che la mano di Touma era rossa e un po' gonfia. “Adesso cerchi anche di romperti una mano?”
Touma scrollò le spalle con poca grazia. “Tanto sono inservibile in ogni caso...”
“Inservibile può esserlo un oggetto, un attrezzo. Tu sei una persona. Tu sei Touma, e sei Tenku...”
“Io non so più cosa sono. E' come se non mi riconoscessi più...”
Seiji lasciò la presa. Si scostò appena, chiaramente turbato.
Il primo pensiero di Touma fu di averlo talmente deluso da averlo allontanato. Ma poi si rese conto di quanto fosse a disagio, sembrava lui quello a sentirsi in torto. Come gli era successo con Shin, riuscì a vincere il proprio malessere per raggiungere l'amico. Si disse che forse era un buon segno.
“Cosa ti succede? Sembri preoccupato...”
“Io... Niente. Non voglio turbarti ulteriormente con cose che... niente, lascia perdere.”
“Ah, no. Voi potrete anche trattarmi come un infante e cercare di proteggermi, ma se hai un problema voglio saperlo. Soprattutto perché sono convinto che la cosa riguardi anche me.”
Seiji sospirò. “D'accordo. Ma cerca di non farti condizionare da questa cosa, perché sicuramente è una paranoia mia, e non ha nessun senso. Va bene?”
Touma contò fino a dieci. La rabbia di poco prima stava scemando e non voleva che tornasse fuori. “Promesso. Ma adesso spiegami.”
“Quando... beh, quando sei caduto. Avevi una ferita alla testa. Un trauma cranico, credo. Ho cercato di curarti, ma non avevo mai fatto nulla del genere, non riuscivo a capire come stavi... e poi ho cominciato a perdere le forze, non riesco nemmeno a ricordare bene cosa ho fatto, e...”
Si fermò. Man mano che parlava, la voce si era fatta sempre più tesa. Touma sbattè gli occhi un paio di volte. Non sapeva se arrabbiarsi o ridere.
“Stai cercando di dirmi che... hai paura di avermi curato male?!”
“No! Io...”
“Tu hai paura di avermi rincretinito.”
Seiji aprì la bocca per negare, poi la richiuse. “E' quello che ho detto, vero?”
“Sostanzialmente...”
“Mi dispiace. Non volevo insinuare questo... ma tu hai cominciato ad essere così diverso, e io non riuscivo a smettere di pensare che...”
Touma lo fermò, mettendo le mani sulle sue.
“Ascoltami, faremo così. Quando questa storia sarà finita, rifarò il test per misurare il Q.I. Se verrà fuori che son rimasto scemo, e perderò il posto come ricercatore all'università, salderai questo tuo debito assumendomi al Doujo come inserviente, d'accordo?”
Seiji lo fissò a bocca aperta per qualche secondo. “Non... non posso credere che tu possa scherzare su una cosa del genere!”
“Ed io non posso credere che tu l'abbia pensata. - Gli circondò le spalle con un braccio. Sorrise, ma era un sorriso triste. - Dovresti essere contento che io riesca a scherzare. E' segno che forse per me c'è ancora speranza...”
“Smettila. Starai bene molto presto, ne sono sicuro.”
“Non lo so. Anche dopo aver parlato con Shin mi sembrava di stare meglio, ma guarda come è finita.”
“E' finita che hai avuto uno scatto d'ira. E forse ne avrai altri. E pian piano passerà, e quando riusciremo a spazzare via questo maledetto Youia staremo tutti meglio.”
“E questo è un ottimo incentivo a farlo fuori il prima possibile!” Si voltarono entrambi verso Ryo, che era poggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate.
“Non lo sai che origliare è una cosa da maleducati?” Lo rimbeccò Touma.
“Io non origlio: io vi tengo d'occhio. E comunque Shin ha detto che la cena è pronta, venite a mangiare?”
Touma rimase un attimo indeciso. Seiji si alzò e lo tirò in piedi.
“Coraggio. Puoi sempre rintanarti qua alla prossima sfuriata.”
Touma alzò gli occhi al cielo, ma lasciò che Ryo lo prendesse sottobraccio e lo trascinasse allegramente in cucina.

- o -

“Esci?”
Shin si voltò, un piede già fuori dalla porta. “Touma! Non pensavo fossi già sveglio...”
“Ieri sera mi avete messo a letto alle dieci...”
“Come ti senti?”
“Meglio. Dove vai?”
“A fare un po' di spesa. Anche se avevi stipato la casa di provviste, ormai ci siamo mangiati quasi tutto.”
“Ryo dov'è?”
“E' andato a correre al parco. Seiji l'ha costretto al riposo per quattro giorni, e stava impazzendo... Comunque in casa ci sono Shu e Seiji, e io non tarderò molto.”
“Non ne posso più di stare chiuso qui dentro. Ti accompagno a fare la spesa, così ti mostro le mie bancarelle di fiducia.”
“Non so... Non sono sicuro che sia una buona idea.”
“Shin, io sto bene. E comunque ci hanno attaccato anche qui, no? Se vogliono trovarci lo faranno comunque, e se saremo fuori casa, almeno mi risparmierò di far cambiare un altro infisso...”
“Uff... e va bene. Ma devi promettermi che se non ti senti bene, me lo dirai e torneremo a casa.”
“Promesso.”
“Chiederò a Shu se vuole venire con noi. Così potrà scegliere cosa cucinare per pranzo.”
Touma sollevò gli occhi al cielo. Shu mangiava praticamente qualsiasi cosa, non avrebbe fatto alcun commento sul menu... la sua reale funzione era di rinforzo alla scorta, ma opporsi non sarebbe servito a nulla. E comunque, dopo tutto quello che era successo, passare un po' di tempo con lui gli sembrava un'ottima idea.
Dieci minuti dopo erano tutti in strada a chiacchierare del più e del meno. Touma aveva esaminato con cura la vetrina di una nuova libreria che aveva aperto da poco, e aveva sentenziato che aveva solo roba dozzinale e di moda.
Shu aveva studiato il menu del ristorante cinese che c'era lì accanto e non aveva commentato. Era superfluo. Il primato del ristorante della sua famiglia era intoccabile, almeno a detta sua.
Shin stava quasi cominciando a rilassarsi, quando tutti e tre sentirono il rintocco delle Yoroi cominciare a risuonare, prima sommessamente, poi sempre più forte. Shin si avvicinò istintivamente a Touma, che era impallidito: anche se cercava di mostrarsi calmo, sentiva il cuore battere all'impazzata.
Svoltarono in un vicolo stretto da due case, e da lì in un piccolo cortile su cui si affacciava il retro di un negozio. Indossarono le armature.
Poco distante, altre due Yoroi avevano suonato. Ryo e Seiji corsero in strada, il cuore e la mente tesi a localizzare i compagni. Dovevano essere veloci, e riuscire a riunirsi tutti, ancora una volta.

  
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