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Autore: Night Fury96    18/08/2013    9 recensioni
(dal capitolo 1)
- Oh, è tutto il giorno che si comporta come se ci fosse qualcuno che ci segue, ma non c’è nessuno! Ammetto che un po’ mi sta preoccupando..- disse il ragazzo guardando l’amico drago con preoccupazione, mentre questo continuava a spostare lo sguardo da Hic alla creatura invisibile davanti a loro.
- Chi lo sa, magari è Jack Frost!- disse per scherzare l’Immenso tornando ad abbuffarsi.
- Chi?- chiese Hiccup.
- Come, non lo sai? è l’ultima uscita di Skaracchio! Ne parla da quando è tornato dalla Norvegia. Dice che è lo spirito del gelo e che è lui a portare le tormente di neve e le bufere... Bah... per me i fumi del suo Ruba Ossa gli hanno confuso un po’ le idee...- disse l’Immenso ridendo.
Hiccup si voltò nuovamente verso il drago per poi guardare il punto dove esso stava guardando... Rimase un momento a fissare il vuoto... Lo spirito del gelo che perseguitava il suo drago?
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 10: I will Back.


Era un normale pomeriggio a Berk.
Come sempre, la neve candida ricopriva il villaggio e i bambini giocavano divertiti con essa.
Erano passate due settimane dalla discussione tra Hiccup e i cavalieri di Berk, ma fortunatamente si era tutto sistemato. Hic aveva finto un malanno e quando finalmente era tornato all’accademia aveva finto di essersi dimenticato tutto quello che aveva detto su Jack Frost e così i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo, eccetto Gambedipesce che era rimasto un po’ scombussolato da quella breve visione dello spirito del gelo.
Sebbene Hiccup fosse stato contrario, era stato Jack stesso ad aver insistito di negare tutto. Non voleva che la sua presenza potesse portare scompiglio nella vita del suo piccolo Vichingo e dopo un po’ di lotte, lo aveva convinto a stare a casa per una settimana, così che una volta tornato all’accademia potesse rincominciare da capo fingendo che non fosse successo nulla, dando la colpa ad un’influenza rarissima di cui era stato improvvisamente vittima.
Naturalmente le giornate da solo in camera non erano state terribili.
Jack era sempre pronto a tenergli compagnia, con fantastiche magie di ghiaccio o semplici coccole.
Naturalmente anche Sdentato era pronto a fare compagnia al suo migliore amico.
Diciamo pure che era stata la settimana di malattia più bella che Hic avesse mai dovuto subire.
Una volta tornato all’accademia e dopo aver fatto la scenetta, tutto tornò come prima e non dovettero più riaffrontare l’argomento.
Quel giorno, Hiccup era particolarmente sereno.
Aveva appena finito una sessione di addestramento all’accademia e finalmente poteva godersi la giornata assieme al suo Jack.
Lo spirito del gelo aveva creato una magnifica pista da Snowboard e i due si erano immediatamente fiondati lì.
Sulla cima del pendio, Hic e Jack guardavano la discesa con l’adrenalina a mille, mentre Sdentato se ne stava spaparanzato sulla neve ad attendere che i due scendessero.
Hic teneva stretta in mano la sua tavola di legno, fabbricata da lui stesso.
Da quando aveva scoperto lo snowboard grazie a quell’inseguimento dei draghi, si era appassionato di quel suo sport ed aveva perfezionato la tecnica e quindi la tavola, attaccando dei calzari per evitare di perderla.
-         Allora... ci siamo.- disse Hiccup.
-         Gia!-  disse Jack.
-         La tua tavola?- chiese il vichingo.
Jack fece cadere il bastone sulla neve e vi salì sopra. Hic inarcò un sopracciglio.
-         Sicuro?-  chiese. Jack gli fece un sorriso divertito ed annuì.
Hiccup fece spallucce. Si fidava di Jack e dei suoi poteri, anche quando gli sembrava che osasse troppo, sapeva che sarebbe finita sempre bene.
-         D’accordo... allora al mio tre... uno...-
-         Tre!- disse Jack buttandosi improvvisamente giù in picchiata. Hiccup sgranò gli occhi e lo seguì a ruota.
-         Ehi! Avevo detto al MIO tre!- protestò mentre iniziava a prendere velocità.
-         Lo so, ma preferivo dirlo io.- disse Jack con il solito fare strafottente.
Hiccup digrignò i denti e curvò un po’ di volte sulla neve, per evitare di scendere giù troppo veloce e perdere magari l’equilibrio facendosi molto male.
Trovò un tronco d’albero abbattuto e ci saltò sopra con la tavola, sciandoci fino a quando esso non terminò, per poi saltare nuovamente sulla neve e continuare la sua corsa.
-         Ah! Ma allora è una gara di acrobazie! Potevi dirlo subito!- disse Jack andando verso un cumulo di neve e saltare facendo una serie di giravolte e capriole in aria assolutamente impossibili da eseguire per un essere umano incapace di volare.
Tornò nuovamente con il bastone sulla neve, guardando Hiccup con fare divertito.
-         Ma tu bari! Non vale volare!- lo rimproverò Hiccup.
-         Non conosco nessuna regola che lo vieti.- lo rimbeccò Jack.
-         Come scopritore ufficiale di qusto sport, decreto che da questo momento in poi non valga volare nello snowboard.-
Jack sbuffò – guasta feste...-
Hiccup gli fece una linguaccia, per poi svoltare verso una superficie ghiacciata dalla forma ad onda, che si sviluppava verso l’alto e ci sciò sopra fino a riaggiungere l’apice per poi ruotare su se stesso una volta in aria e ricadere sulla superficie, scivolando nuovamente sulla neve.
-         Prova a battermi se ci riesci.- lo stuzzicò il vichingo.
Jack gli lanciò un breve sguardo, per poi guardare verso il basso e toccare con la punta del piede la parte ricurva del bastone. Una volta fatto ciò, da essa partì un raggio bianco/azzurro che proseguì per buona parte della pista, fino a quando non scomparve, prendendo la forma di una rampa.
Jack fece un occhiolino al vichingo per poi andare verso la rampa e sciarci sopra, facendo poi un salto e girando su se stesso in un salto acrobatico, questa volta senza trucchi.
Atterrò nuovamente sulla neve e lanciò un breve sguardo ad Hic che alzò gli occhi al cielo.
-         La fortuna del principiante...-
Jack scoppiò a ridere ed in breve tempo i due raggiunsero la vallata dove li stava aspettando Sdentato.
Non appena i due frenarono, il povero rettile si ritrovò sommerso dalla neve. Solo il muso spuntava dal cumulo ed aveva un’espressione tutt altro che amichevole.
-         Ops... scusa Sdentato.- si scusò Hic, mentre l’amico drago sbuffò, scrollandosi di dosso la neve.
-         Ottimo lavoro vichingo! Mi hai dato del filo da torcere.- disse Jack dando un piccolo calcetto al bastone per tirarlo su e prenderlo con la mano.
Hiccup fece un piccolo sbuffo
-         Puff! Era ovvio! Come potresti battere il creatore dello Snowboard?- disse passandosi le unghie della mano destra sulla tunica con fare vanitoso. Jack ridacchiò.
-         Non saprei.. sai, stavi competendo contro lo spirito del gelo... colui senza il quale questo sport non esisterebbe.- lo rimbeccò Jack avvicinandosi ad Hic, portandosi il bastone sulle spalle.
-         Tsk! Futili dettagli...- disse Hiccup.
Jack ridacchiò e si levò il bastone dalle spalle, per cingere il bacino ad Hic con la parte ad uncino e tirarlo a se per dargli un dolce bacio sulle labbra.
Hiccup chiuse gli occhi, restituendogli il bacio e stringendosi a lui, mentre Sdentato alzava gli occhi al cielo, stufo di tutte quelle manifestazioni d’affetto.
I due si separarono ed Hiccup ridacchiò
-         Sta di fatto che ho comunque vinto io.- sussurrò il vichingo sciogliendo l’abbraccio e ridendo divertito.
-         Certo! Perché ho voluto essere clemente e non umiliarti.- lo prese in giro Jack, ridendo anche lui.
-         Ceeerto... dicono tutti così.- Lo stuzzicò Hiccup per poi salire sulla schiena di Sdentato.
Jack rise e i tre si alzarono in volo.
In breve tempo arrivarono al villaggio di Berk e fu lì che, in lontananza, al porto, videro un mucchio di gente attorno ad una nave.
-         Il mercante Yohan! È arrivato!- esclamò Hic.
Jack sgranò gli occhi.
-         Bene! Andiamo! Lo voglio conoscere!- disse Jack e i tre andarono verso il porto.
In breve tempo i giovani atterrarono, ma quello che trovarono li lasciò lievemente perplessi.
La gente che pochi secondi prima era ammassata sulla nave appena approdata, se ne stava andando, delusa.
Hiccup si voltò verso Jack, lanciando uno sguardo interrogativo. Lo spirito del gelo fece spallucce, non sapendo cosa dirgli.
I due, quindi, decisero di salire sulla nave.
Lì vi trovarono il mercante Yohan, che stava parlando con un gruppo di cittadini.
Era un uomo adulto, circa di una quarantina d’anni. Basso e gracile, dai vestiti sontuosi, sembravano arabi. Un turbante sulla testa e la folta barba nera, con dei baffi all’insù
-         Non so cosa dirvi ragazzi... ma questa è roba di qualità, non posso accettare questo scambio...- disse il mercante.
-         Ma non abbiamo nient’altro da poter scambiare!- si lamentò una donna.
-         Che fine hanno fatto quei buonissimi cavoli che coltivi sempre?- chiese Yohan.
-         Non sono cresciuti, sono morti congelati dopo tre giorni, non c’è più la temperatura adatta per farli crescere!-
-         Lo stesso vale per i salmoni! Non risalgono più il fiume perché è ancora congelato, quindi non riusciamo a pescarli.- disse un signore.
Yohan fece spallucce.
-         Mi dispiace... ma cercate di capirmi, mi state chiedendo della merce di valore e vorreste scambiarla con ciarpame... non è così che funziona.- disse il mercante.
-         Yoahn!- tuonò improvvisamente una voce.
Hiccup e Jack si voltarono e vi trovarono il grande Stoick l’Immenso, che si fece spazio tra quel piccolo gruppo per arrivare al mercante.
-         Salve Stoick!- lo salutò gentile l’esile mercante.
-         Davvero non c’è nulla che possiamo scambiare? Abbiamo una vasta gamma di armi.- disse il grande vichingo.
-         Sì, lo so, Skaracchio me le ha fatte vedere, ma il fatto è che di armi ne ho già molte, parliamo di spade ottomane e lance romane... se volete darmi qualche elmetto si potrebbe fare, però sapete, ho un armamentario piuttosto fornito, non credo di aver bisogno di altre armi... più che altro non so a chi altro potrebbero interessare.- 
Stoick annuì.
-         Capisco...- disse tristemente.
-         Mi dispiace amico... lo sai, gli affari sono affari... posso provare a tornare fra qualche settimana, prima o poi dovrà pur smettere di nevicare, magari si risolverà qualcosa. –
-         Grazie Yohan.-
-         Figurati... vedrai, si sistemerà tutto.- e detto questo, i vichinghi che erano a bordo scesero e il mercante Yohan partì nuovamente.
Un volta che la sua nave fu lontana, nel porto si scatenò il finimondo.
-         Che cosa facciamo adesso?-
-         Abbiamo bisogno di cibo!-
-         Non cresce più niente!-
-         Dovremo andarcene!-
-         Siamo rovinati!-
Urlavano.
Jack ed Hiccup si guardarono attorno, preoccupati, Hiccup più di tutti, sapendo che piega stava per prendere quel discorso... i vichinghi di Berk volevano che la neve se ne andasse... e che quindi... Jack se ne andasse.
Jack, dal canto suo, aveva l’aspetto di un galeotto pentito.
Si sentiva colpevole di quello che stava succedendo a quella povera gente e difatti era proprio così... se gli ortaggi non crescevano era colpa sua, se i pesci non risalivano i fiumi era sempre colpa sua...
Senza volerlo, stava uccidendo Berk...
-         Calmatevi tutti! Il mercante Yohan ha detto che tornerà fra qualche settimana, abbiamo ancora il tempo di coltivare qualcosa.-  disse Stoick.
-         Ma come facciamo?!-
-         La neve non si scioglie!-
-         Fa ancora troppo freddo e le scorte stanno finendo!-  si lamentarono.
-         Lo so! Lo so! Ma non dobbiamo smettere di provare! Se Odino sarà clemente, farà sciogliere questa neve e arrivare la primavera! Vedrete! Si sistemerà tutto!- disse l’Immenso.
I Vichinghi si lanciarono dei brevi sguardi per poi annuire e tornare ognuno alle proprie attività.
Jack ed Hiccup rimasero lì.
Hic si voltò verso Jack, che aveva lo sguardo basso, affranto e la mano stretta al bastone.
Lo spirito del gelo sentì lo sguardo di Hic su di se e così si voltò a guardarlo, regalandogli uno dei suoi sorrisi rassicuranti, sebbene forzati.
Non dissero nulla... entrambi sapevano che cosa doveva succedere, ma nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare il discorso, perché nessuno dei due era pronto ad affrontare la realtà stessa.
Il tempo passò e pian piano il sole lasciò il posto alle sue sorelle stelle.
Hiccup tornò a casa, seguito da Jack e Sdentato.
L’amico drago si posizionò accanto al fuoco, come sempre, mentre mangiava la sua buonissima cesta di pesci.
Hiccup si sedette a tavola, mentre Jack si sdraiò su di una trave del soffitto, con il bastone poggiato sulla pancia, una gamba a penzoloni e l’altra poggiata sulla trave, lo sguardo perso tra i disegni del legno sel soffitto.
-         È un disastro!- si lamentò Stoick, mentre Hiccup cercava di non ascoltarlo. La forchetta sospesa tra il piatto e la sua bocca, ma nessuna voglia di vuotarla.
-         Non era mai successo che nevicasse per così tanto tempo! A quest’ora avrebbe già dovuto smettere, non va bene! Non va bene per niente!-
-         Magari Odino vorrebbe che noi ci adattassimo...- provò Hiccup.
Jack ruotò lievemente lo sguardo verso i due.
-         Non dire sciocchezze Hiccup! Se fosse un segno di Odino allora vorrebbe dire che è in collera con noi e che ci vorrebbe morti!-  lo ammonì l’Immenso.
-         Ora abbiamo i draghi, papà! Possiamo sciogliere la neve!-
-         Lo so figlio, ci abbiamo già provato, ma non ha funzionato!-
-         Possiamo riprovarci!-
-         Possiamo riprovarci all’infinito, ma se non funziona non avrebbe senso! Abbiamo bisogno di cibo, abbiamo bisogno della merce di Yohan e abbiamo bisogno dell’estate! Le scorte stanno finendo! Se continua così, saremo costretti ad abbandonare Berk!-
Hiccup allora non fiatò più... sapeva che comunque abbandonare Berk non avrebbe avuto senso se Jack avesse continuato a seguirli... quindi l’unica cosa da fare era mandare via Jack...
In qualunque modo, non sarebbe finita bene.
L’Immenso ed Hiccup finirono di mangiare e quando il giovane vichingo alzò gli occhi per guardare Jack, si accorse con sgomento che lui non era più sulla trave.
Preso dal panico, si precipitò immediatamente in camera sua e fortunatamente, lo ritrovò lì, in piedi, dinnanzi alla finestra.
Hic tirò un sospiro di sollievo e si portò una mano al petto.
-         Temevo che te ne fossi andato...- disse.
Jack sospirò, ma non rispose. Era con lo sguardo perso fuori dalla finestra, come alla ricerca di qualcosa...
Fissava la luna, con lo sguardo severo e torvo.
Hiccup si avvicinò di qualche passo, intuendo a cosa stesse pensando il suo amato.
-         N0n... non vorrai davvero andartene...- disse con la voce spezzata, cercando di trattenere le lacrime.
In quel momento, Jack interruppe il contatto visivo con la luna e si voltò verso Hiccup.
-         Certo che non voglio.- disse. Hic trasse un sospiro di sollievo, ma vedendo l’espressione di Jack, capì che non era finita.
-         Ma c’è una leggera differenza tra il volere... e il dovere.- continuò infatti lo spirito.
-         No! Tu non devi!- esclamò Hiccup severo.
-         Invece sì e lo sai bene anche te!-
-         Come faccio io senza di te?!-
-         Non sarà un addio! Tornerò, lo sai!-  disse Jack cercando di calmarlo
-         Sì, ma fra quanto tempo?!-
-         Non per molto.-
-         Non è una risposta! Tornerai al prossimo inverno?-
-         I-io...-
-         Tornerai al prossimo inverno?!-  urlò Hiccup.
Jack si morse le labbra, ma non rispose. Hiccup però non demordeva. Guardava Jack severo, attendendo una riposta.
Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente Jack rispose.
-         No.-
Hic chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo, per cercare di non scoppiare a piangere.
-         E... e allora quando tornerai?-
-         Non lo so.-
-         Beh, devi saperlo! Io voglio una data! Voglio sapere che torni!-
-         Tornerò! Te lo prometto!-
-         Non mi serve una promessa, mi serve una certezza!-
-         Quando Berk sarà pronta per il mio ritorno.-
-         Non è una data!- insistette Hiccup iniziando a trovare parecchie difficoltà a trattenere le lacrime.
-         Ora come ora Berk ha bisogno di stagioni calde! Mi sono trattenuto troppo a lungo, la terra sta morendo, il cibo scarseggia, sto interfendo con l’ordine della natura ed è esattamente quello che cerco di evitare da quando sono nato! Hiccup, dobbiamo mettere da parte quello che proviamo l’uno per l’altra e mettere la sicurezza di questo villaggio al primo posto.- gli spiegò Jack.
-         Perché? Cosa sono loro per me? Non mi hanno mai accettato! Per tutta la mia vita non hanno fatto altro che trattarmi come una nullità, come se fossi bravo solo a non far niente! Per colpa della loro stupidità, io ho perso una gamba ed ora non voglio perdere anche te!-
-         Loro sono la tua casa.- disse Jack zittendo Hiccup.
-         Sono il tuo popolo, il tuo villaggio. Un giorno tu sarai il loro leader, il loro punto di riferimento... tu glielo devi Hiccup.-
Hic allora non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere.
-         Non è giusto...- disse tra le lacrime.
A Jack gli si spezzò il cuore nel vederlo così e allora si avvicinò a lui per abbracciarlo e stringerlo a se un’ ultima volta.
-         Lo so... – gli sussurrò, mentre Hic ricambiò l’abbraccio, per cercare di carpire qualsiasi piccolo dettaglio di lui, per ricordarlo al meglio quando lui se ne sarebbe andato.
-         Hiccup, non è un addio, io tornerò, tornerò per te, perché ti amo. Non ho mai amato una persona come ho amato te. Tu sei tutto quello che ho sempre desiderato. Qualcuno in cui credere... qualcuno che credesse in me... non pensavo che mi sarebbe mai capitato, ma tu Hiccup... tu sei esattamente quello di cui ho sempre avuto bisogno e non ti lascerò mai. Ci rivedremo, te lo giuro.-  gli sussurrò Jack baciandogli le guance ed asciugandogli le lacrime con le labbra.
Hiccup, nel sentire quella frase, ruotò immediatamente il capo per baciarlo.
Jack ricabiò il bacio e i due rimasero stretti l’uno con l’altro.
Hic affondò le dita tra i capelli albini di Jack, tirandolo a se, senza staccare le labbra dalle sue, mentre si avvicinò al letto e ci si sedette sopra, trascinando con se anche il giovane spirito.
-         R-resta con me... stanotte... ti prego...- sussurrò Hic contro le sue labbra, con la voce ancora rotta dal pianto.
Jack lo baciò nuovamente, per poi annuire e lasciare cadere il bastone a terra mentre abbracciò Hiccup e lo fece sdraiare sul letto, per poi sdraiarcisi a sua volta sopra e passare le dita sotto alla tunica verde pistacchio del giovane vichingo.
Quella sera i due si amarono per ore, cercando di dimenticarsi di quello che stava per succedere. Si godettero ogni momento, ogni secondo, carpendo qualsiasi dettaglio del corpo dell’altro, per portarselo dietro nella memoria, per tutto quel tempo che li avrebbe separati.
Si concentrarono nel godersi ogni sensazione che provavano, qualsiasi brivido, qualsiasi cosa che gli ricordasse dell’amore che provavano l’uno per l’altro.
Il piacere di quella notte e il dolore dell’abbandono.
Neanche la sabbia di Sandman era riuscita a separarli, soltando quando arrivarono al limite di Hiccup, i due decisero di fermarsi e si sdraiarono l’uno accanto all altro, sotto le coperte, stretti l’un l’altro.
 
Quando il sole sorse, però, Hic venne svegliato dal vocione di suo padre.
-         Hiccup! Svegliati! È un miracolo!- urlò.
Hic si stropicciò gli occhi, per poi rigirarsi sul letto, convinto di ritrovarsi il corpo dormiente di Jack... ma non vi trovò nulla.
Il giovane Vichingo sgranò immediatamente gli occhi, notando che la sua camera era desolatamente vuota.
Venne improvvisamente pervaso da una terribile consapevolezza.
Si alzò dal letto, usando le coperte come una specie di grande pareo che si legò al bacino, per coprirsi, per poi avvicinarsi alla finestra.
Quello che vide, semplicemente gli spezzò il cuore.
La neve si era completamente sciolta e aveva lasciato il posto ad una rigogliosissima erba verde.
Hiccup abbassò lo sguardo, cercando di non piangere, mentre Stoick salì le scale per entrare nella sua stanza tutto gioioso.
-         La neve si è sciolta! È un miracolo! Finalmente è arrivata la primavera!- urlò per poi trattenere l’entusiasmo nel vedere le condizioni del figlio.
-         Hiccup... va tutto bene? Perché sei senza vestiti?- domandò confuso.
-         Tranquillo papà... è tutto a posto...- sussurrò semplicemente lui, affranto.
Stoick rimase per un po’ sulla soglia, dubbioso, per poi decidere di lasciare il figlio da solo, che finalmente fu libero di esternare tutta la sua sofferenza.

 
  
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