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Autore: Yasha 26    18/08/2013    20 recensioni
Storia ambientata in epoca vittoriana, Londra 1850 circa.
InuYasha è un killer che agisce solo su commissione. Gli viene chiesto di uccidere Kagome di Hannover Duchessa di Kent. Al momento di pugnalarla, però, qualcosa lo blocca.
****
- Perché non mi avete uccisa? Eravate qui per questo, non è così? E so anche chi vi ha chiesto di farlo. Si tratta di mio zio Naraku. -
InuYasha non rispose. Di certo, non avrebbe confessato ad anima viva chi era ad avergli commissionato il lavoro.
- Oh su, potete anche dirmelo!. Dubito potrò andare in giro a dirlo, considerato che a breve sarò all’altro mondo, no? - scherzò lei.
- Per caso, a vostra signoria, manca qualche rotella? Siete di fronte un assassino, venuto a privarvi della vita, e ve ne state lì tranquilla a ridere? -
- Se piangessi mi risparmiereste? Non credo proprio. E poi, aspettavo da un po’ la vostra visita. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, quindi… -
- D’accordo, ma non capisco perché siate così tranquilla. - domandò sempre più incuriosito.
- La verità? -
- Certo! -
- Mi farete un favore uccidendomi. -
- Mi spiace per voi Milady, ma non morirete questa notte! -
IN REVISIONE GRAMMATICALE
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Squadra dei Sette, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.












 
-Allora hai capito bene cosa devi fare non è così? Deve sembrare un incidente. La polizia crederà che sia stata la lampada a gas a causare l’incendio.-
-E voi avete capito con chi avete a che fare? Svolgo bene il mio lavoro o non mi avreste assunto!-
-La prudenza non è mai troppa, visto soprattutto la cifra che vuoi! A tal proposito, ti darò il resto di ciò che ti devo a lavoro ultimato.-
 
Una risata sadica riecheggiava nella notte tetra e silenziosa, mentre un giovane dai lunghi capelli bianchi e gli occhi color rubino si apprestava a lasciare segretamente la residenza di uno degli uomini più conosciuti della Londra vittoriana con cui aveva appena preso accordi.
La sua meta distava molto, così salito sul suo calesse si avviò rapidamente per le vie appena illuminate dai primi lampioni a gas che via via sostituivano le obsolete illuminazioni ad olio.
La capitale che di giorno si mostrava in tutta la sua bellezza di notte si trasformava in uno scenario del tutto diverso. Era una nuova realtà affascinante e al contempo spaventosa, per via dei nuovi pericoli in cui i londinesi si venivano a trovare. Più luce significava più criminalità.
Grazie all’avvento dell’illuminazione l’alta borghesia si apprestava a spostarsi in zone più distanti della trafficata metropoli che cresceva ogni giorno di più, lasciando di conseguenza il centro alla gente più povera che non poteva certo permettersi quel tipo di luce artificiale che solo i ricchi erano in grado di procurarsi nelle loro case.
Molte zone della città divennero famose per i suoi quartieri poveri e malfamati, pullulanti di ogni sorta di criminali.
Proprio da qui, dall’East End, si apprestava a fare il suo ritorno a casa una giovane ragazza di circa vent’anni, che ogni giorno si recava in quei luoghi per portare un po’ di sollievo alla gente più bisognosa con cibo, farmaci e aiutando chi più ne aveva bisogno.
Lei, Kagome Hannover Duchessa di Kent, è una ricca ereditiera, divenuta tale dopo la morte dei genitori avvenuta per mano di alcuni banditi che assalirono la carrozza su cui viaggiavano, uccidendo entrambi.
Cugina della Regina Vittoria, quindi molto conosciuta in ambito aristocratico, Kagome preferisce passare il suo tempo ad aiutare chi ne ha più bisogno.
Non ama il lusso e gli inutili sfarzi della vita di corte, così come non ama il finto rispetto che la gente le mostra solo per le sue ricchezze, soprattutto per sposarla ed entrare in possesso delle sue proprietà.
Ritiratasi in una tranquilla casa di campagna insieme ai suoi due camerieri e più fidati amici, Kaede e suo marito Myoga, Kagome conduce una vita tranquilla, lontana dai pettegolezzi di corte.
Le sue ricchezze le condivide coi bisognosi. Non ha mai sopportato l’arroganza della gente altolocata che disprezza chi gli è inferiore. E’ sempre stata dell’idea che tutti, ricchi e poveri, di qualunque razza, meritassero lo stesso rispetto.
Peccato che in un’ epoca dove lo sfarzo è una costante il suo pensiero, in quanto donna, sia considerato una scelleratezza, da attribuire alla sua giovane età e allo shock della prematura morte dei suoi genitori. Ciò che in molti ignorano è che Kagome è sempre stata così, ancor prima della tragica morte dei genitori che segnò la sua vita anni prima.
 
-Allora Kagome, come stava oggi la signora Brian?-      le chiese Myoga, venuto a prenderla con la carrozza
-Non bene. Ormai la malattia è molto avanzata. Credo che non vivrà ancora a lungo. Il medico dice che non c’è più niente da fare. Sapessi come piangevano suo marito e i suoi figli. Mi si è spezzato il cuore. Non sai quanto mi dispiace non poterli aiutare.-       spiegò la ragazza con un nodo alla gola
-Tu hai fatto quello che potevi Kagome. Se nemmeno il medico privato della regina è riuscito a curarla…tu non puoi far altro.-
-Se la signora Brian avesse ricevuto subito le cure adesso non starebbe così Myoga. Quella gente muore per lo schifo che c’è in città! Per il putridume delle acque ristagnate e per l’assenza totale di farmaci e medici, mentre i ricchi nuotano nei soldi. Non lo sopporto!-
-Non fare così piccola. Per fortuna hanno te che li aiuti.-    cercò di consolarla l’amico cocchiere
-Già…ma non basta.-        rispose triste la ragazza
Arrivarono alla villa a tarda ora, forse le dieci di sera. C’erano almeno due ore di distanza dalla East End alla
residenza di Kagome.
Myoga si congedò raggiungendo la moglie nella loro casa adiacente alla villa. Kagome non volle che i due dividessero una semplice stanza della villa, ma fece costruire per loro una casa molto graziosa e confortevole proprio vicina alla sua, in modo che avessero la propria intimità familiare.
Messasi la camicia da notte, anche Kagome si apprestò a raggiungere il suo letto, non prima di aver però sciacquato con cura il viso con acqua fresca, come se questa potesse lavar via la stanchezza mentale e fisica provate in quella triste giornata.
Appena chiuse gli occhi stava già per cadere nel dolce abbraccio del dio dei sogni Morfeo, lasciando scivolare via i pensieri in un mondo a cui lei non apparteneva. Un modo dove era finalmente libera di fare ciò che voleva senza l’aiuto di nessuno. Un mondo perfetto dove tutti erano uguali e felici, senza povertà e malattie.
Il suo quasi dormi-veglia venne però interrotto da un rumore che Kagome identificò come il respiro di un uomo, più pesante rispetto quello di una donna.
-Chi c’è?-       chiese sollevandosi, ma nessuno rispose
-Ho sentito che nella mia stanza c’è qualcuno. Mostratevi quindi.-         chiese nuovamente, ma con un tono stranamente calmo
O almeno così sembrò all’uomo che la osservava alla fioca luce lunare che penetrava dalle grandi vetrate della stanza.
L’uomo si portò alle spalle di Kagome afferrandola e premendo una mano contro la sua bocca, per evitare urla che avrebbero potuto attirare i servitori.
-Ottimo udito Milady. Complimenti! Sono stato il più silenzioso possibile ma siete riuscita comunque a sentirmi.-        soffiò l’uomo all’orecchio della giovane che restava immobile nel quasi abbraccio in cui lui la costringeva per tenerla ferma
L’uomo si stava preparando ad affondare il pugnale nel petto della ragazza quando qualcosa lo bloccò…Kagome sospirò profondamente, come rassegnata, ma non emise alcun gemito contro la sua mano. Non si dimenava come le altre vittime, non piangeva e non tentava di liberarsi, anzi…quella ragazza si lasciò quasi andare con le spalle contro il suo petto, come se si offrisse spontaneamente ad essere pugnalata.
Reazione alquanto strana che non si aspettava di certo da una donna presa alle spalle nel cuore della notte e con un pugnale puntato al petto.
Un dubbio lo colse…poteva forse essere svenuta per la paura?
-Ehi ma siete sveglia?-       chiese d’impulso
-Mmh mmh…-        sentì lui in risposta come in senso affermativo
Ma se era vigile perché si comportava così? Incuriosito da quella assurda reazione l’uomo decise di fare una cosa stupida, di cui credeva si sarebbe pentito, ma non resisteva alla tentazione di chiederglielo…
-Se vi tolgo la mano dalla bocca promettete di non urlare?-       
Kagome fece cenno di sì chinando il capo, così lui tolse la presa ferrea che aveva contro le labbra della ragazza.
Non capiva neanche lui perché le avesse chiesto una cosa del genere. Come poteva fidarsi di una sua vittima?
Si aspettava già urla assordanti, invece nulla. Come promesso Kagome non emise una sillaba, così il giovane decise di alzarsi dal letto e andò ad accendere la lampada vicino al tavolino. Era stanco dell’oscurità. Voleva vedere meglio in viso quella strana donna e capire se forse era del tutto pazza.
-Perché non mi avete uccisa? Eravate qui per questo non è così?-       domandò Kagome appena il suo assalitore ebbe acceso finalmente la luce
Lui rimase sorpreso oltremodo dalla tranquillità e soprattutto dalla bellezza della ragazza che si trovò difronte. Pelle candida come la neve, un corpo perfetto coperto da una leggera e lunga camicia da notte bianca con fiocchetti color verde chiaro, lunghi capelli castani a contornarle il viso, ma la parte migliore erano i suoi occhi blu…lucidi, brillanti, con sfaccettature d’oro e di verde che non aveva mai visto in nessun essere umano. Talmente belli e profondi da sembrare pregiato cristallo di Boemia illuminato dai raggi del sole.
Due occhi di cristallo pensò.
Se quegli occhi erano così belli alla semplice luce di una piccola lampada…quanto potevano essere luminosi e accecanti quelle due pietre preziose alla luce naturale del caldo sole?
-Voi come potete supporre che il mio compito sia uccidervi?-       chiese lui ripresosi dai suoi stupidi pensieri
 
Quello era il suo lavoro…doveva uccide la Duchessa di Kent su ordine dello zio Naraku Grey Duca di Clarence e non rimanere a fissare i suoi occhi. Lui agiva su commissione e per una bella cifra tra l’altro.
Era un killer che non guardava in faccia nessuno, anche se questa era la prima volta che doveva togliere la vita ad una giovane ragazza. Di solito le sue vittime erano uomini o ragazzi di una certa influenza, ma questa ragazzina perché doveva morire, si domandava. Aveva comunque accettato il lavoro senza esitazione. Qualche donna l’aveva uccisa negli anni in fin dei conti.
Cresciuto nella parte più povera della città, abbandonato dalla madre alla nascita perché nato albino con occhi rossi come il sangue e capelli bianchissimi come la Luna, sballottolato nei peggiori orfanotrofi, InuYasha senza nome, così chiamato perché nessuna famiglia voleva adottare una malignità del genere, è cresciuto a forza di cinghiate e digiuni forzati dai suoi tutori che lo mandavano per le strade a derubare i ricchi. E guai se non portava un buon guadagno ogni giorno in orfanotrofio.
Stanco di essere sfruttato e picchiato, all’età di quattordici anni si trovò a fuggire da quel luogo peggiore di una prigione, iniziando però a frequentare persone poco raccomandabili che lo portarono sulla via della perdizione, fatta di alcool, prostitute, furti e omicidi.
Non voleva più essere povero e denigrato per il suo aspetto. Voleva dare una svolta a quella vita miserabile che si ritrovava.
Senza farsi scrupoli per nessuno derubava e picchiava a sangue chiunque gli si parasse davanti, purché vestito in una certa maniera. Se non erano ricchi non li guardava nemmeno. Erano proprio i ricchi quelli che lo guardavano peggio per via dei suoi occhi rossi come il sangue.
Ottenne col tempo la stima di un gruppo di malviventi che lo accettarono malgrado il suo aspetto, soprattutto perché ne avevano paura. Tutti in città conoscevano InuYasha senza nome per via della sua crudeltà.
Più per gioco che per altro si ritrovò ad accettare una scommessa…se avesse ucciso un certo Hakudoshi, stupratore seriale di prostitute, i suoi “amici” gli avrebbero fatto un regalo. Era tutto un gioco per quella gente, ma lui accettò uccidendolo senza farsi problemi.
Da allora decise di farne il suo mestiere, accettando incarichi sempre più importanti provenienti anche da personaggi illustri che chiedevano i suoi “servigi” per liberarsi da parenti ingombranti. Li uccideva senza esitazione alcuna e poi intascava i soldi.
Ma stavolta era diverso…non aveva agito subito…perché?
-Per quale motivo un uomo dovrebbe introdursi nella mia camera nel cuore della notte se non per uccidermi?-         rispose la ragazza alzandosi e parandoglisi davanti
-E so anche chi vi ha chiesto di farlo.-       continuò facendo un amaro sorriso
-Chi secondo voi?-       domandò InuYasha stupito da tanta intraprendenza in tal momento
-Mio zio Naraku. E’ così?-
InuYasha non rispose. Lei già sapeva che lo zio la voleva morta? Di certo però non avrebbe confessato ad anima viva chi era ad avergli commissionato il lavoro.
-Oh su, potete anche dirmelo! Dubito potrò andare in giro a dirlo considerato che a breve sarò all’altro mondo no?-      scherzò lei sorridendo
“Sta per essere uccisa e sorride?”   si disse il giovane.
-Per caso a vostra signoria manca qualche rotella? State di fronte un assassino venuto a  privarvi della vita e ve ne state lì tranquilla a ridere?-      chiese non spiegandosi tale comportamento
-Se piangessi mi risparmiereste? Non credo proprio. E poi aspettavo da un po’ la vostra visita. Sapevo che prima o poi sarebbe successo…quindi…-        rispose la ragazza andandosi a risedere sul suo letto
InuYasha non comprendeva tale risposta. Non ci riusciva proprio. Di solito le sue vittime imploravano pietà, piangevano e pregavano il proprio Dio in cerca di aiuto, ma non lei. Perché?
-Perché siete così sicura che vostro zio vi voglia morta?-      chiese avvicinandosi a lei
Era troppo incuriosito sia dalle sue strambe risposte che dal sapere perché uno zio vuole morta una ragazza che vive da sola in campagna.
-I Duchi di Kent sono molto più vicini alla Regina Vittoria rispetto i Duchi di Clarence, quindi con più potere e mio zio vuole entrare nella cerchia delle amicizie di mia cugina tramite me. Al mio ennesimo rifiuto di sposarlo ha detto che me l’avrebbe fatta pagare, che avrebbe trovato un modo per avere i miei soldi, che sono molti ma molti più dei suoi. E così eccovi qui con l’incarico di uccidermi, così da poter ereditare tutto lui, semplice no?-       spiegò la ragazza con semplicità
La ragazza era così ricca quindi? A guardare il luogo in cui viveva non lo avrebbe mai detto.
Niente ricchezze particolari vi erano in quella villa. Nessun letto a baldacchino diligentemente intarsiato e dipinto d’oro, nessun gioiello prezioso in giro, semplici porcellane per lavarsi il viso invece di quelle più pregiate.
-D’accordo… ma non capisco perché siate così tranquilla.-        domandò sempre più incuriosito
-La verità?-
-Certo!-
-Mi farete un favore uccidendomi.-       confessò la ragazza seria, stringendo con le mani la sua sottana al livello delle ginocchia
-Un Favore? Volete morire? E per quale motivo se mi è concesso saperlo?-     chiese lui sedendosi accanto a Kagome
La ragazza si chiedeva del perché di tante domande. Ma soprattutto si chiedeva perché non l’avesse ancora uccisa. Si augurava che l’uomo non avesse strane idee per la testa. Essere violata prima di essere uccisa non era certo uno dei suoi desideri.
-Perché finalmente potrei rincontrare i miei genitori. Ma soprattutto perché non sarei più costretta a vivere nell’oscurità. In queste condizioni non mi accetta nessuno per ciò che sono...-      spiegò lei rattristandosi
-Non vi capisco. In che senso “vivere nell’oscurità”?-        chiese InuYasha non riuscendo a capire le parole della ragazza
Lei per tutta risposta si voltò verso l’uomo che sapeva avere affianco con un sopracciglio inarcato.
-Ma come “Sir Assassino”, mio zio non si è premurato di avvisarvi delle mie infauste condizioni?-        domandò scettica lei
-Quali condizioni?-
-Io non vedo. Sono cieca.-        spiegò Kagome lasciandolo sorpreso
Quegli occhi spettacolari non vedevano? Erano imprigionati nel buio? Possibile? Eppure brillano così tanto da sembrare due fari abbaglianti in un mare in tempesta, pensava InuYasha.
Si ritrovò a sbattere più volte le palpebre come per capire se fosse reale la situazione che stava vivendo.
Doveva uccidere una ragazzina…cieca?
E’ vero che era un assassino ma in fin dei conti aveva sempre ucciso gente che se lo meritavano in un modo o in un altro. I nobili erano quasi tutti corrotti che si arricchivano sfruttando i poveri. Il boom della rivoluzione industriale era una buona scusa per loro. Assumevano povera gente sfruttandola al massimo e mal pagandola. Ricchi disgustosi che intascavano soldi che causavano la morte dei più deboli. E che fine facevano quei soldi poi? Persi in qualche gioco d’azzardo o con prostitute, con cui quella gente si sollazzava spesso, lasciando dilagare la sifilide.
No…non era pentito di uccidere tali esseri!
Ma lei, una ragazza che nemmeno vedeva in faccia il suo assassino, che addirittura lo aspettava…no. Non riusciva a pensare di affondare il pugnale in quella pelle così morbida di cui ne ricordava il calore quando le teneva chiusa la bocca.
Quando aveva accettato il lavoro pensava che lei fosse la solita ricca scostumata che passava da un letto ad un altro per non annoiarsi. Ma decisamente Kagome di Kent non ne aveva né l’aspetto né tantomeno i modi.
-Signore, scusatemi se interrompo i vostri pensieri ma…quando avete intenzione di uccidermi? Non so voi però…l’attesa mi sta uccidendo!-          affermò la ragazza
Era sarcasmo quello che aveva appena udito?
Senza riuscire a trattenersi InuYasha le scoppiò a ridere in faccia. Era una ragazza davvero strana. Non rideva così da…mai!
Era perfino spiritosa in un momento come questo. Decisamente non riusciva ad un uccidere quella così fragile creatura che si nascondeva sotto una finta corazza di coraggio. Dire che lo aspettava significava suicidarsi in un qualche modo. Da qui si capiva la sua fragilità.
Senza contare che la capiva benissimo quando diceva…” in queste condizioni non mi accetta nessuno per ciò che sono”. Nessuno più di lui poteva capire quelle parole così cariche di dolore.
-Perché ridete? Comunque siete un assassino strano voi sapete? Dovrei già essere fredda e stecchita, invece stiamo parlando come un’amabile coppia di amici.-
-Ah…sarei io quello strano Milady? Vi faccio notare che avete appena fatto una battuta alquanto fuori luogo date le circostanze. E comunque mi spiace deludervi ma non morirete questa sera.-        disse InuYasha alzandosi e prendendola in braccio
Aveva appena fatto una scelta.
-Ehi ma che state facendo?-       chiese Kagome con un tono di voce terribilmente preoccupato
-Tranquilla, nulla di ciò che potreste pensare. Vi sto solo salvando da vostro zio, anche se per lui sarete ufficialmente morta.-
-Che…che significa?-
-Lui mi ha chiesto di uccidervi e di dar fuoco alla stanza per farlo sembrare un incidente. Bene è ciò che gli faremo credere!-         disse lui prendendo la pesante coperta dal letto per coprirvi Kagome, per poi uscire di tutta fretta fuori in giardino dove aveva nascosto il suo calesse e dove poi vi depositò la ragazza
-Cioè mi state facendo fuggire?-      domandò lei confusa
-Esattamente!-
-Ma…ma è una pazzia! E poi io sono del tutto inutile da sola! Non avrei nessuna speranza di…-
-Chi vi dice che sarete da sola?-       la interruppe lui
-Che significa?-     chiese una Kagome più sconvolta che mai
Un conto è essere morta e al sicuro sotto terra, un altro conto è essere nelle mani di uno sconosciuto, assassino per giunta, che avrebbe potuto farle di tutto. E lei non era di certo in grado di difendersi.
-Verrete a vivere con me Kagome. Mi occuperò io di voi adesso. E vi farò passare la voglia di morire che avete!-
-Sappiate che io non ho tutta questa voglia di morire! E’ solo che non ho molta scelta. O morta o sposata con mio zio. Tra le due preferisco decisamente la prima!-       disse la ragazza convinta e nauseata al sol pensiero di sposarsi con lo zio
Naraku Grey era un uomo viscido e anche sporcaccione, o almeno così lo descrivevano a Kagome. Non aveva la minima intenzione di sposarlo. Eppure lei sapeva che se non si fosse sposata non avrebbe mai avuto reale accesso a tutti i suoi beni, essendo la donna considerata meno di zero in quella società. Mai però avrebbe ceduto alle insistenze di Naraku, anche a costo di vivere sotto i ponti.
-E perché non prendete in considerazione anche una terza ipotesi, tipo sposarvi con un altro uomo?-      le chiese curioso InuYasha che aveva già messo al galoppo i cavalli
-Oh andiamo Signore…chi mai sposerebbe una menomata come me? Quei pochi pretendenti che si avvicinavano a me lo facevano con disgusto. Li sentivo nel timbro della loro voce. Il mio sguardo fisso nel vuoto fa parecchia impressione alla gente. Ma non lo si può capire se non lo si vive sulla propria pelle.-
-Vi capisco molto più di quanto voi possiate immaginare invece.-        sussurrò lui, ricordando la gente che lo evitava, considerandolo figlio del demonio per via dei suoi occhi
Se fosse nato nel medioevo la Santa Inquisizione lo avrebbe già dato al rogo a causa  degli stupidi e inutili pensieri denigratori contro gli eretici e le streghe. Gli albini non erano certo esclusi dal giro delle persecuzioni ovviamente.
-Che intendete dire?-      chiese titubante la ragazza
Aveva sentito una lieve flessione nel tono dell’uomo, come se con quelle parole esprimesse…dolore?
-Sapete cosa sono gli albini, Lady Kagome?-        domandò InuYasha con tono sempre più cupo
-So che sono delle persone che nascono con occhi, capelli e pelle chiarissima. Ma non ne conosco esattamente il motivo. L’ipotesi più vagliata dagli studiosi è che sia una malattia. Perché me lo chiedete?-
-Immagino conosciate anche il trattamento che viene riservato a gente che nasce in queste condizioni vero?-
-Sì mi è stato riferito. La trovo una cosa disgustosa! So che un tempo i bambini albini venivano uccisi perché ritenuti figli del diavolo. Che sciocchezza, degna solo di ignoranza tramandata dai bigotti della Chiesa! Se Dio ama tutti i suoi figli vuol dire che ama anche gli albini altrimenti non li avrebbe creati, esattamente come gli uomini di colore. Bianchi, neri, gialli, ricchi o poveri…davanti i suoi occhi siamo tutti uguali. O almeno per me!-      spiegò la ragazza lasciando InuYasha basito
Certe idee così forti e ben espresse sarebbero state inconcepibili difronte altri tipi di uomini che erano convinti che il ruolo della donna fosse relativamente importante a quello di un grazioso soprammobile del loro focolare, ovvero del tutto insignificante. La donna serviva solo a procreare e a crescere la prole. Era totale succube del sesso maschile, dai padri, ai fratelli, per poi finire ai mariti. Un simile discorso le avrebbe procurato un bel posto sui i marciapiedi della città.
Questa ragazza aveva un modo molto libero di esprimersi…assolutamente diverso dalle altre donnine soprattutto dell’alta società.
-Vi siete chiuso nel mutismo o siete anche voi uno di quegli uomini che pensano che la donna sia una schiava che deve tenere a freno lingua e pensieri?-     chiese piccata Kagome, che aveva interpretato il suo silenzio come un ammonimento per le parole appena proferite
-Nessuna delle due. Pensavo che siete una donna davvero strana, ma caparbia. Non ho mai sentito parlare qualcuno come voi. Avete le idee ben chiare a quanto vedo.-
-Anche le altre donne hanno le idee chiare, il problema è che hanno paura di rivelarle. Comunque non avete risposto alla mia domanda di prima…perché mi avete chiesto una cosa simile?-
-Perché…io sono un albino, Duchessa. Tutto ciò che avete detto è il mio pensiero, da sempre. Per questo vi dico che capisco ciò che dite sul vostro problema. Però credetemi, chi rimane impressionato dal vostro splendido sguardo è proprio un idiota! I vostri occhi sono di una bellezza unica che è impossibile da ritrovare su un’altra donna. Chi pensa quelle cose non è degno di diventare vostro marito.-        dichiarò il giovane voltandosi a guardare la ragazza sedutagli accanto, illuminata dalla luce dei lampioni
Lei rimasta inizialmente sorpresa da tale rivelazione alla fine sorrise. Era il primo complimento sincero che riceveva da un uomo che non fosse suo padre o il suo amico Myoga.
-Vi ringrazio.-     rispose infine felice
InuYasha trovò che il sorriso sulle sue labbra la rendesse ancora più bella di quanto già non fosse.
 
Per il resto del viaggio non parlarono molto. Kagome sentì fermare il calesse finalmente dopo un tempo che le sembrò interminabile.
-Datemi la mano, vi aiuto a scendere.-     le disse lui aiutandola
-Dove mi avete portata? Sento uno strano odore, come di alcool.-       chiese la ragazza infastidita dal puzzo proveniente intorno a loro
-Siamo nel mio covo se così lo si può chiamare.-        rispose lui portandola dentro alla palazzina di tre piani in cui viveva coi suoi amici di scorribande
La ragazza lo seguì, non aveva altra scelta dato che lui la teneva sottobraccio. 
Più si addentravano e più Kagome udiva urla e risate allegre e puzza sempre maggiore di whisky e scotch.
-Oh ecco il capo! Com’è andato il lavoro? Hai ucciso il porco riccone che dovevi? E qui che abbiamo? Un souvenir dalla casa del morto? Che bel bocconcino!-        domandò a raffica un giovane dall’aria ovviamente alticcia, sia per il suo modo di biascicare che per il fetore di liquori che emanava
-Koga guai a te se osi metterle un dito addosso sono stato chiaro? Lei non si tocca per nulla al mondo e chi lo farà se la vedrà con me!-        rispose InuYasha con tono minaccioso e abbastanza alto in modo da farlo sentire anche gli altri membri presenti alla piccola orgia che era in corso e che per fortuna Kagome non poteva vedere…pensò lui
La trascinò subito nelle sue stanze, situate al terzo piano. Qui al contrario non vi era puzza di alcool notò  la ragazza con immenso piacere.
-Per stanotte dormirete nel mio letto. Poi vedremo come sistemarci. Io adesso devo ritornare alla villa e dare fuoco alla vostra stanza, non prima di avervi messo un cadavere al  posto vostro.-     spiegò lui portandola vicino al letto e facendola accomodare
-Un cadavere? E dove lo prenderete?-      chiese la ragazza preoccupata
-Nel luogo più pieno di cadaveri che conosco…il cimitero ovvio no?-      rispose lui semplicemente
-Ah…va bene. Ma posso fidarmi nel restare qui da sola?-    chiese Kagome titubante
Non le era piaciuta l’aria che si respirava nel luogo dove erano passati prima. Si sentivano strani versi oltre che rumori curiosi…e dopo le parole di quel…Koga, si fidava ancora meno.
-Tranquilla manderò a vegliarvi una mia amica. Sa bene come tenere a bada quei maniaci giù.-      
-Ma…maniaci??-        ripeté lei sconvolta
-Nel senso buono non temete. Non vi torceranno un capello. Io ora devo andare. Voi cercate di dormire. Quando avrò finito verrò a controllare come state.-       le disse sollevandole le gambe e mettendola sotto le coperte
-Sentite io…beh ecco…vi ringrazio! Avreste dovuto uccidermi invece mi state salvando la vita. Vi sono debitrice.-        affermò la ragazza arrossendo
-Non preoccupatevi di questo. Ora riposate.-        rispose lui facendo per allontanarsi quando Kagome lo richiamò
-Aspettate…posso sapere il vostro nome Signore?-
-InuYasha. Il mio nome è InuYasha, Milady.-
-Co…cosa? InuYasha avete detto? Ma allora voi siete…-       disse la ragazza sbiancando
-Il killer dei ricchi…indovinato. La cosa vi spaventa?-
-Non più di prima. Chiunque voi siate so solamente che mi avete strappata alla morte. Anche se non capisco il perché. Di sicuro mio zio vi avrebbe ben pagato per i vostri servigi.-
-Oh ma mi pagherà ugualmente non temete. Io intascherò i miei soldi, e voi sarete viva. Riguardo al perché l’ho fatto non so rispondervi. Non ho mai ucciso una ragazzina indifesa e non voglio cominciare adesso.-
-Ra…ragazzina indifesa avete detto? Ma come vi permettete? Io non sono una ragazzina! Sono una donna! E soprattutto non sono così indifesa!-      urlò la ragazza offesa alzandosi dal letto e afferrando con abilità e maestria il pugnale che InuYasha portava al fianco
-Ma come accidenti…-
-Avete visto? Non sono tanto indifesa. Potrei difendermi benissimo se volessi quindi ritarate ciò che avete detto!-        lo interruppe Kagome adirata ma soddisfatta di avvertire una vena di stupore nella voce del suo “ex-assassino/salvatore”. Non sapeva neppure come identificarlo.
-Ok avete ragione…mi correggo Milady…non ho mai ucciso una ragazzina. Contenta?-        le disse lui provocandola con quella risposta
-Voi….siete un…un…-
-Un?-          le chiese lui togliendole velocemente il pugnale dalle mani e afferrandola per la vita
Kagome si sentì avvicinare al corpo dell’uomo. Era alto e possente, lo percepiva. Tale vicinanza però la imbarazzò oltremodo facendole imporporare le guance di un rosso fragola.
InuYasha si trovò a pensare che con quelle guance arrossate era davvero attraente oltre che bella. E certamente la sottile camicia da notte che indossava la rendeva ancora più seducente.
La scostò subito da sé, dandosi dell’idiota per i pensieri poco casti che si era ritrovato a fare su quella ragazza.
-Mettetevi a letto Kagome. Io ora devo andare.-        le disse prima di sparire velocemente dalla stanza
Kagome, dal canto suo, rimase imbambolata a pensare ancora alla strana sensazione appena provata al contatto col corpo di quello sconosciuto. Di lui non sapeva assolutamente nulla se non che fosse un assassino dalla splendida voce. Eh sì perché InuYasha aveva davvero una voce molto calda e rilassante.
“Ma come diamine si può trovare la voce di un assassino rilassante?”   Kagome si dava della stupida da sola per i pensieri sciocchi che stava facendo.
Dopo aver raggiunto a tentoni il letto, di cui non ricordava l’esatta ubicazione non conoscendo ancora la stanza, si stese tra le profumate lenzuola. Profumavano di lui si ritrovò a constatare. Infatti quando lui le si avvicinò la prima volta Kagome poté ben sentire il buon odore che emanava il suo insolito salvatore…muschio bianco, lo stesso che aveva suo padre.
Improvvisamente sentì aprire la porta della camera. Il cuore le balzò in gola temendo fosse uno di quegli ubriaconi del piano di sotto, ma una dolce voce la tranquillizzò subito.
-Duchessa di Kent sono stata mandata da InuYasha per tenere a bada gli scalmanati ubriachi fradici che sono giù. Il mio nome è Sango. Se avete bisogno di qualunque cosa potete chiedere a me in qualsiasi momento. Sono stata informata del vostro problema quindi non fatevi problemi a chiedere aiuto.-        le disse la ragazza che nel frattempo si era avvicinata al letto per sistemare le coperte mezze scivolate
-Vi…vi ringrazio però…posso chiedervi di non chiamarmi Duchessa di Kent? Kagome andrà benissimo.-       chiese lei sorridendole
-Ok come volete.-          rispose Sango ricambiando il sorriso anche se lei non poteva certo vederlo
In poco tempo le due ragazze si ritrovarono a darsi del tu, tra una chiacchiera ed un'altra.
Sango era un’orfana che InuYasha aveva tolto da una di quelle schifose prigioni per bambini, come lui le chiamava. In quel luogo veniva picchiata e costretta a prostituirsi coi suoi tutori. La ragazza raccontò di aver incontrato InuYasha quando aveva quindici anni. Con la scusa di sedurlo, vedendolo ben vestito e scambiandolo per un ricco, gli rubò l’orologio dal taschino per portarlo ai suoi tutori. Ma InuYasha che ben conosceva tutti i trucchetti del mestiere le afferrò la mano facendole lasciare la presa sull’orologio d’oro.
Temendo le ire dei tutori per il suo fallimento scoppiò in lacrime. InuYasha, che ben capiva la situazione della ragazza, si fece accompagnare al suo orfanotrofio scoprendo che era lo stesso dal quale lui stesso era fuggito anni prima. Senza esitazione alcuna uccise tutti i tutori presenti in quel luogo orrendo, portando con sé i  quindici bambini rilegati in quella struttura. Tredici di loro li affidò a delle famiglie che aveva conosciuto negli anni e di cui si fidava, Sango invece si era intestardita a voler stare con lui portandosi dietro il fratellino minore. InuYasha non glielo impedì ma le disse che doveva ben farsi rispettare dagli altri uomini che lui capeggiava. Nessun problema per la ragazza che si scoprì essere alquanto manesca e che sopportava le angherie dei tutori per via del fratellino al quale temeva sarebbe accaduto qualcosa se si fosse ribellata.
-E così eccomi qui a occuparmi di quegli stupidi, che credimi possono sembrare cattivi, ma non lo è nessuno di loro. Più che altro sono stati costretti a diventare ciò che sono per via della povertà.-        terminò Sango un po’ dispiaciuta
-Certo lo capisco. Senti Sango…ma quanti anni ha InuYasha?-       chiese curiosa Kagome che cominciò a crederlo un po’ vecchiotto dato tutti gli aneddoti che la ragazza le aveva raccontato
-Mmmh, se non ricordo male deve compiere trent’anni questo mese.-       le disse la ragazza
-Trent’anni? Così giovane ha già fatto tutte queste cose?-      esclamò Kagome stupita
-Mi credevate più vecchio Duchessa?-        si udì improvvisamente
Era ritornato.
-InuYasha ben tornato! Com’è andata?-         chiese Sango raggiungendolo
-Tutto bene. Lady Kagome di Hannover, Duchessa di Kent, da adesso è ufficialmente morta.-         rispose lui osservando la reazione della giovane che rimase immutata
-Però così tutti  i suoi soldi andranno allo zio no?-       domandò Sango
-Per adesso Sango. Poi si vedrà.-
-Che significa per adesso?-       intervenne Kagome che fino ad allora era stata zitta
-Significa che presto Kagome di Kent potrebbe resuscitare dalla tomba e tornare a chiedere il suo patrimonio. Ma per adesso è meglio far calmare le acque. Comunque mi spiegate perché siete ancora sveglia alle quattro del mattino?-        le chiese lui togliendosi il mantello e il cappello scuri
-Perdonami InuYasha è colpa mia. Siamo state a chiacchierare. Ora vi lascio. Buona notte InuYasha, ciao Kagome a domani!-        salutò la ragazza
-Ciao Sango.-      la salutò prontamente Kagome facendole un sorriso
-Buona notte Sango. E chiudi a chiave la porta!-      le ricordò il capo
-Tranquillo lo so. Comunque non credo che a Miroku convenga ritentare di infilarsi nel mio letto. Stava per perdere la sua virilità, quindi credo abbia imparato la lezione.-
-Con Miroku non si sa mai!-
-E’ vero anche questo, vado!-       disse infine la ragazza andandosene
-Chi è Miroku?-      domandò Kagome incuriosita
-E’ uno dei miei migliori amici e uno dei più grandi pervertiti che esistano. Ci prova sempre con qualunque donna, purché respiri. Per adesso ha una fissa con Sango ma non credo gli convenga. Quella ragazza è più velenosa di uno scorpione se vuole, e fa benissimo.-      le spiegò l’albino stendendosi sul divano
-Capisco. Scusatemi se ve lo chiedo ma, voi dove dormirete?-           chiese poi Kagome sentendolo stendere sul divano
Quando non vedi il senso a cui si fa più affidamento è l’udito, e quello di Kagome era ben sviluppato.
-Sul divano ovviamente.-      rispose semplicemente InuYasha
-Sentite…ecco io…non trovo giusto che voi dormiate in un posto così scomodo. Mi coricherò io sul divano e voi prenderete il letto. In fondo avete già fatto molto per me.-
-Ma siete impazzita? Credete davvero che io possa far dormire una donna su un divano? Mettetevi a dormire piuttosto e lasciate dormire anche me che sono stremato. Riesumare un cadavere non è cosa facile sapete?-            disse lui mettendosi il più comodo possibile e chiudendo gli occhi
-O…ok. Vi ringrazio InuYasha. Però almeno prendete questa.-          replicò dolcemente Kagome adagiandogli addosso una delle coperte presa da sopra il letto
Lui  spalancò gli occhi incredulo. Come diamine era riuscita una cieca a mettergli una coperta addosso? Come faceva a sapere dove si trovava esattamente?
Questa e altre cose le avrebbe imparate presto da quella ragazza piena di mille sorprese.
 
Il sole faceva capolino dalle fessure delle pesanti tende della stanza, finendo purtroppo sulla pelle già di per sé sensibilissima di InuYasha. Si girò dal lato opposto visibilmente nervoso. Aveva dormito pochissimo a causa della scomodità del divano, ma soprattutto perché per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare a quella ragazza e a ciò che aveva fatto.
Si chiedeva se per caso non fosse del tutto impazzito. Salvare una delle sue vittime, portarla in casa sua e occuparsene tra l’altro.
Sì…di sicuro le botte che aveva preso da piccolo cominciavano a farsi sentire crudeli con l’avanzare dell’età.
Eppure lo spietato assassino, che a quanto pare tanto spietato non era affatto,  il criminale che non guarda in faccia nessuno, ma che stavolta lo aveva fatto fin troppo, si era lasciato incantare da due gemme luccicanti di strano colore.
Non riusciva a capire perché avesse reagito in tal modo guardando Kagome. Era la prima volta che sentiva di avere…un cuore forse? Possibile che anche lui ne avesse uno?
Aveva provato pietà, rammarico e pena per quella ragazza. Lui…che conosceva solo l’odio, il disprezzo e la rabbia. Solo la compassione per quelli come lui era presente nel suo petto, in un luogo non ben definito, ma che non era di certo il cuore!
No! InuYasha senza nome non aveva un cuore. Non poteva permetterselo, però, però…c’era quel dannato “però” di nome Kagome.
Si alzò di scatto, stanco di rigirarsi sul divano, stupendosi non poco quando vide Kagome seduta sul bordo del letto, con gli occhi aperti fissi su di lui. Sembrava davvero lo stessero guardando tanto erano incatenati ai suoi. Rosso rubino dentro il blu cielo…grande accoppiamento dato che danno il viola.
-Avete dormito male non è così?-     domandò Kagome dispiaciuta
Lo aveva sentito sospirare spesse volte durante la notte.
-Ma come accidenti fate a sapere che sono sveglio? Siete sicura di essere cieca? Non è per caso che il vostro è stato un modo per farvi risparmiare la vita?-        chiese lui alzandosi e parandosi difronte a lei
-Ahahah sì magari! Non sapete quanto mi piacerebbe che fosse così.-        rispose lei ridendo
In fin dei conti chi non vive con un cieco non conosce il loro modo di orientarsi tramite gli altri sensi. E’ normale pensarlo, si diceva Kagome.
-Allora mi spiegate come riuscite a girarvi sempre nella mia direzione? Come facevate a sapere che ero sveglio? E poi prima sembrava che i vostri occhi mi stessero fissando.-        domandò dubbioso
-Pe…perdonatemi vi prego!-        disse lei voltandosi di scatto dalla parte opposta
Perché mai si era girata in quel modo tanto repentino? InuYasha non riusciva a capire quella ragazza, solo quando sentì un lieve singulto della giovane le si avvicinò.
“Oh cavolo di sicuro se l’è presa!”   fu il pensiero del ragazzo.
-Kagome perché piangete?-      le chiese asciugando le lacrime che scivolavano via dalle sue guance
Così non andava. Stava diventando troppo gentile. Però con lei era inevitabile.
-Ecco ciò di…cui vi…parlavo ieri sera riguardo alla gente. Fa…impressione il mio…sguardo fisso!-         spiegò la ragazza iniziando a singhiozzare
-Che? Impressione? No Kagome avete mal interpretato le mie parole! Non intendevo dire quello. Io mi riferivo solo al fatto che sembra che i vostri occhi mi vedano da come mi seguite nei movimenti. Mai una sola volta il vostro sguardo mi ha disturbato. Anzi trovo abbiate degli occhi splendidi che dovrebbero essere ammirati da tutti per ore!-        disse lui pentendosene praticamente subito
Ma che diavolo di discorsi idioti le stava facendo? Forse era arrivato il momento di smettere di bere tutto quel whisky e quel rum!
Kagome invece era rimasta piacevolmente sorpresa dalle sue parole interrompendo subito il suo pianto, cosa che sollevò molto InuYasha.
-Lo pensate davvero? Non...non vi faccio ribrezzo?-       chiese lei con un’espressione che a InuYasha sembrò di una tenerezza infinita
-Assolutamente no. Quindi ora smettete di tormentare questi poveri occhi. Adesso chiamo Sango e vi faccio prestare qualche suo vestito così potrete scende a fare colazione d’accordo?-             le disse prendendole la mano per tranquillizzarla
Kagome per tutta risposta sorrise e poi annuì.
-Comunque, in risposta alla vostra domanda, dovete sapere che i non vedenti sviluppano gli altri sensi non potendo fare affidamento sulla vista. Ebbene, il mio udito è ben sviluppato per fortuna, quindi riesco a percepire e distinguere ogni singolo rumore. Riesco a seguire la direzione della vostra voce e perfino quella del vostro respiro. Per questo so sempre dove siete. Poi per quanto riguarda lo spostarmi in giro devo prima abituarmi a conoscere ogni singolo oggetto presente nella stanza. Quando li avrò memorizzati li eviterò con naturalezza, a meno ché qualcuno non li sposti senza avvisarmi.-     
-Capisco. Allora darò ordini che nessuno sposti nessun oggetto senza prima riferirvelo.-        disse lui allontanandosi e andando a chiamare l’amica per aiutarla a vestirsi
Dopo poco arrivò Sango con un vestito da farle indossare. L’aiutò a vestirsi e a pettinarsi e nel frattempo chiacchieravano un po’ sul fratellino della ragazza. Kohaku, questo il nome del bambino, era un po’ la mascotte della banda. Per volere di InuYasha però non doveva azzardarsi a rubare mai a nessuno, quella era una cosa per adulti diceva sempre.
Sango spiegò poi a Kagome di quanti e quali membri fosse formata la banda, soprattutto di ladri.
Vi era Miroku, abile borsaiolo, Koga, ottimo corridore e veloce a dileguarsi con la refurtiva in caso di inseguimento da parte della polizia, Bankotsu, intenditore di spade e pugnali, Renkotsu appassionato di armi da fuoco di ogni sorta, Mukotsu era quello pratico di veleni, sempre utili per uccidere qualcuno, poi c’erano gli altri addetti soprattutto a dare una mano ai primi, ma comunque tutti prendevano ordini esclusivamente da InuYasha, che si era meritato il loro rispetto in diversi modi. Infine c’era lei che si occupava della casa che quegli sciagurati mettevano sempre sottosopra senza ritegno.
Tutto sommato sembrava divertita dai suoi racconti.
Dopo la colazione InuYasha portò Kagome in giro per negozi, ovviamente non nella zona dell’alta borghesia, ma in quella più interna della città dove i ricchi non si avvicinavano praticamente mai, così nessuno l’avrebbe riconosciuta. Dopo una mattinata passata a farle provare abiti e comprarle ciò che potesse servirle ritornarono a casa. Solo verso ora di pranzo Kagome poté conoscere gli altri membri della banda essendosi praticamente svegliati ad ora di pranzo.
-Tu devi essere impazzito InuYasha! Perché diavolo l’hai portata qui?-        si lamentò Renkotsu che mal sopportava la presenza di una nobile in casa
-Oh andiamo Ren, che male può fare la sua presenza qui?-      intervenne Miroku abbastanza felice per il nuovo arrivo
-Il male che può fare è spifferare alla polizia dove ci nascondiamo e farci arrestare tutti!-       proseguì il primo guardando male la ragazza
-Io non farei mai una cosa del genere. Potete stare tranquillo signore.-     intervenne Kagome
-Non darci del lei Kagome! Qui siamo tutti una famiglia cara! Per me è un piacere avere un’altra donna in casa con cui spettegolare. Ci sono troppi uomini qui!-          disse Jakotsu, il quale aveva una spiccata parlantina effemminata notò Kagome
-Ma tu non sei una donna Jakotsu!-      rispose Suikotsu alzando gli occhi al cielo
-Fisicamente…cafone!-        rispose stizzito il ragazzo, dando a Kagome conferme sull’idea che si era fatta del ragazzo/ragazza
-Cafone sarai te femminuccia!-       urlò Suikotsu offeso
-Smettetela di alzare la voce. Comunque non  ve l’ho presentata per chiedervi il permesso o il vostro parere, ma solo per dirvi di tenere le mani al loro posto. Intesi? Chiunque mancherà di rispetto alla Duchesse pagherà con la vita! Nessuno escluso!-
-Perché guardi me InuYasha?-       chiese Miroku sudando freddo
-Indovina imbecille!-       rispose Sango per lui
-Ma perché mi tratti sempre così male Sango? Io ti amo così tanto che non…-
Il ragazzo non riuscì a finire la frase che un piatto gli volò dritto sulla testa, facendo scoppiare a ridere tutti per la portentosa mira di Sango.
-Tu non ami nessuno idiota! A te piace solo quello che le donne hanno tra le gambe! Porco!-      gli urlò la ragazza arrabbiata
-Cosa è successo?-      chiese sottovoce Kagome terribilmente imbarazzata a InuYasha
Di certo non era abituata al modo molto colorito di esprimersi della ragazza.
-Sango gli ha tirato un piatto sulla testa. Nulla di che.-       le rispose lui ridendo
-Nulla di che?-     ripeté la ragazza sorpresa
-Eh già piccola! Qui è sempre così. Ti abituerai!-       le rispose Koga sorridendole
Sorriso che Kagome non poteva certo vedere ma InuYasha sì.
Piccola? L’aveva chiamata piccola di fronte a lui e le aveva pure sorriso maliziosamente? InuYasha fu colpito da uno strano senso alle viscere. Qualcosa di terribilmente fastidioso che sentiva di poter scacciare via solo colpendo in faccia l’amico.
Le mani prudevano, e anche il suo respirò mutò, emettendo non di rado dei sospiri pesanti che Kagome notò subito.
-Andate a riposare adesso Kagome. Siete stata abbastanza in mezzo a questi idioti!-     ordinò perentorio prendendola per un braccio e trascinandola nella sua camera
Kagome rimase stupita da tale comportamento. Perché d’improvviso era così brusco?
-InuYasha che vi succede? Tutto bene?-        chiese Kagome una volta chiusi in camera
-Benissimo!-         rispose lui ancora arrabbiato, cosa che la ragazza capì subito
Nessuno più di lei capiva le flessioni dei timbri di voce.
-Perché vi siete arrabbiato?-         gli chiese dolcemente avvicinandoglisi
InuYasha se la trovò ad un palmo dal suo naso. Quella ragazza lo mandava in confusione. Come maledizione capiva la sua esatta posizione era un vero mistero. Sapeva a che punto fermarsi per non sbattergli contro, cosa che a lui non sarebbe certo dispiaciuta.
“Non gli sarebbe dispiaciuta? Ma cosa diavolo andava a pensare? Che razza di ragionamenti faceva?”  si trovò a pensare.
Averla così vicina però, con la testa leggermente piegata lateralmente in attesa di una sua risposta, con quegli occhi blu come il cielo che si riflette sul mare d’estate che lo fissavano ( perché lui si sentiva guardato da quegli occhi ogni volta che li incatenava nei suoi ) fece sparire la rabbia come d’incanto, lasciando posto ad uno strano senso di tenerezza verso quel dolce viso da ragazza ancora innocente.
Senza nemmeno sapere da quale forza fosse guidato alzò la sua mano a coppa, che richiuse delicatamente sulla guancia rosata della giovane. Il contatto con la sua pelle gli diede una sensazione come di forte calore, che dal palmo si irradiava vorticosamente al suo cuore. Ne era sicuro, quello che sentiva battere così forte era il suo cuore…perché?
Kagome rimase piacevolmente sorpresa da quel gesto che mai nessun uomo, oltre il padre, le aveva dedicato. Non vi si sottrasse. Le piaceva la sensazione di benessere che le dava quella grande e calda mano poggiata al suo viso. Si sentiva protetta.
“Protetta da un assassino?” pensò lei. Sì…si sentiva davvero protetta in sua presenza.
Nemmeno quando la sera prima si sentì afferrare alle spalle si era sentita in pericolo. Lui la teneva poggiata contro il suo petto mentre con la mano le teneva chiusa la bocca. Il suo primo istinto però, invece di urlare, fu spingersi ulteriormente contro quel grande e accogliente petto. E il suo profumo, così simile a quello del suo amato padre, la tranquillizzò.
Come la sera prima Kagome volle un maggior contatto con l’uomo e spinse ulteriormente il viso contro quella mano che era in grado di dare la morte a molti, ma non a lei.
Come se i fili dei loro pensieri si fossero intrecciati, anche InuYasha si ritrovò a pensare la stessa cosa. La sua mano in grado di dare solo morte alla gente in questo momento stava dando una dolce carezza.
Era un momento mai provato per entrambi. Era un’emozione che nessuno dei due sapeva ben decifrare, però era piacevole.
Kagome si ritrovò a sorridere contro il palmo di InuYasha. A lui sembrò  una visione quella dolce fanciulla che sorrideva dolcemente a contatto con una cosa che lui vedeva sempre ricoperta di sangue. A volte si ritrovava a pensare che forse la gente avesse ragione a chiamarlo figlio del diavolo. Non era forse lui responsabile del dolore di altri? Non era forse lui il male?
-Perché sorridete?-         le chiese con un tono di voce che a Kagome parve magnifico…basso, dolce, profondo. Tanto da toccarle il cuore e farlo vibrare
-Quando sono felice sorrido.-        rispose lei sorridendo più marcatamente
-E siete felice adesso?-       domandò lui
-Sì.-
-Perché?-
-Non so, voi mi fate sentire così.-
-Ma io non sto facendo nulla di particolare.-
-Appunto. Siete voi stesso, cosa che non si può dire di chi mi ha sempre circondata in questi anni.-      replicò lei spegnendo il sorriso ripensando a tutti quelli che l’avvicinavano per i suoi soldi e per la sua importanza nobiliare
La fine di quel sorriso trafisse il cuore di InuYasha. Si sentì quasi il colpevole di quell’interruzione di luce sul volto della ragazza che adesso appariva quasi triste.
-Vi prego non smettete!-         la pregò lui
-Di fare cosa?-       chiese lei confusa da quella richiesta che non capiva
-Di sorridere. Il vostro viso è molto più bello quando sorridete e i vostri occhi diventano più brillanti.-       le disse avvicinandosi al suo viso   
Dire che fosse stordita da tale richiesta era poco. Lui trovava bello il suo viso e cosa più incredibile trovava i suoi occhi brillanti? Gli occhi inespressivi di una cieca?
Sentì il suo respiro vicino alla labbra. La stava forse per baciare?
InuYasha era indeciso sul da fare. Aveva voglia di baciare quelle labbra leggermente schiuse dall’incredulità delle parole appena udite, però temeva di approfittarne dato che lei non poteva vederlo e allontanarlo se non avesse voluto.
Aveva deciso di lasciar perdere e stava per allontanarsi, quando fu stupito nel ritrovarsi quelle labbra che aveva desiderato proprio sulle sue. Era stata Kagome ad avanzare verso quel luogo da cui proveniva quel dolce e caldo respiro appena lo aveva sentito allontanarsi.
Non riusciva a spiegarsi come fosse arrivata a baciare un uomo appena conosciuto, e non certo nel più romantico dei modi. Si sentì però subito una scostumata nel non riuscire a trattenersi dal baciarlo, così si scostò subito da quel piacevole contatto arrossendo terribilmente.
-Oh Dio vi prego perdonatemi! Non mi sarei dovuta permettere! Chissà che penserete ora di me! Mi spiace vi chiedo scu…-         riuscì solo a dire prima che InuYasha le chiudesse la bocca con un altro bacio, ma non certo casto come il primo, ma più passionale e disperato
Kagome si trovò a ricambiare qualcosa che non conosceva nemmeno e che aveva solo sentire nominare. “Ecco cos’era il bacio alla francese” si ritrovò a pensare persa nell’abbraccio di InuYasha che le carezzava la schiena e la nuca.
Un piacevole turbamento era rimasto quando i due si allontanarono per riprendere fiato. Era il primo bacio di Kagome, ma anche il primo di InuYasha. O meglio…era il primo bacio che riceveva senza dover pagare una donna.
La sua natura aveva sempre allontanato le donne, che gli si concedevano solo se costrette da una bella cifra. E c’è anche da dire che lui non amava molto baciare le prostitute visto quello che ci facevano con la bocca. Per il resto usava il preservativo per evitare malattie o altro. Dato che coi baci non poteva li evitava.
Baciare Kagome con quel trasporto quindi, era stata una cosa mai provata.
Entrambi si domandavano cosa li avesse spinti a baciarsi…poteva mai essere…amore? Dopo neanche ventiquattr’ore?
 
 
 







 
 
 
 
Salve come va? Prima che mi fuciliate perché non ho aggiornato All I Need e Perfect Romance lasciatemi spiegare ^_^
Ho sognato questa storia tre giorni fa ed è da allora che lo penso e mi tortura. Io ho provato a scrivere le altre storie ma non mi usciva nulla se non questo    -------------------------------    ovvero morte del paziente T_T  ecg piatto!
Così ho iniziato a buttare giù questa per levarmela dalle balle. Storia che non prevede molti capitoli, forse quattro al massimo se ci arrivano.
Per scrivere queste 20 paginette ci ho impiegato 3 giorni tra le ricerche varie sul periodo storico  del 1850 ( sapete che non descrivo cose che non conosco se non ne sono bene informata ^_^ )
A tal riguardo…per quanto riguarda il profilattico prima che me lo chiediate…è sempre esistito. Non è un’invenzione dei giorni nostri quindi non sono impazzita quando ho scritto che Inu lo usa. Gli antichi egizi usavano le tele di lino, i romani usavano la vescica di capra, i giapponesi il carapace delle tartarughe ( ok su questo mi domando come facessero ???  mah )   i cinesi invece usavano fogli di carta imbevuti d’olio. Nel 1500 si passa alle guaine di lino imbevute in particolari erbe.
Nell’800 si cominciò ad usare l’intestino di capra o agnello che venivano fissati con un nastro, poi si potevano pure riutilizzare…pensa te  -_-‘
Bene e dopo un bel viaggetto nel mondo dei condom ( forse chiamati così perché si dice che quelli d’intestino siano stati inventati dal medico militare inglese Quondam ) proseguiamo con i titoli nobiliari nominati. Esistono entrambi ovvero il Ducato di Kent e quello di Clarence. Il padre della Regina Vittoria ad esempio era anche Duca di Kent oltre che Re.
Poi passiamo alla condizione degli albini nella storia. Per chi non lo sapesse gli albini sono sempre stati mal visti e perseguitati, in qualunque secolo, anche oggi. In Tanzania ad esempio li uccidono ancora perché segno di malaugurio e di punizione. Famosa in Italia è la storia di Azzurrina del castello di Montebello.
Le condizioni della donna infine non era delle più rosee nell’800. Dipendeva in tutto e per tutto dai maschi di famiglia, padri o mariti. Le donne non ereditavano ma solo i loro mariti potevano. Non votavano ( ovviamente) non potevano lavorare liberamente e chi lo faceva consegnava lo stipendio al marito, in caso di divorzio poi non le spettava la custodia dei figli. Se il marito voleva poteva anche non farle vedere i figli. Bella condizione eh?
Ok spiegazioni, per adesso, concluse ^_^ le prossime al capitolo successivo, per le quali mi sono scervellata in tutti i siti esistenti ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 <3 <3 
 
 
 
   
 
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