Capitolo 9- Reactions
Heero era tornato alla Reggia, dato che era l’unico posto che aveva
dove poter tornare. Teoricamente, sarebbe potuto tornare nella colonia dove
aveva vissuto fino al giorno prima, la colonia dove era stato Eddie Thompson e
dove aveva una fidanzata di nome Angie. Ma sapeva benissimo che non sarebbe potuto
tornare e rivelare alla ragazza che si era presa cura di lui in quegli anni che
non la amava, che non l’aveva mai amata e né ci sarebbe mai riuscito. E poi, se
anche fosse tornato, doveva fingere di essere ancora l’Eddie che lei aveva
conosciuto o doveva tornare da lei, come Heero Yuy? No, la risposta era anche
troppo semplice. Avrebbe detto addio ad Angie, sperando che, al più presto,
potesse trovare qualcuno che l’amasse davvero. Scese dall’auto, che lasciò nel
parcheggio vicino alla Reggia e, a quel punto, gettò il cellulare in un cestino
per i rifiuti, deciso a liberarsi per sempre della sua identità di Eddie
Thompson. Al momento, odiava profondamente anche solamente il nome di quella
persona che era stato.
Esso gli era costato forse per sempre Relena.
Il cielo ormai si era tinto di rosa e d’oro e il sole era una palla
infuocata, dietro la Reggia. Raggiunse l’ingresso e chiese ancora di Laurie: al
momento, era il solo di cui potesse sopportare la vista.
Laurie era seduto nel suo studio, la luce alle sue spalle.
Quando lo vide entrare, annunciato dalla stessa donna della mattina, si
alzò e disse: “Mi dispiace, Heero… avrei voluto dirtelo, ma tu…”.
Heero si sedette stancamente sulla poltrona e rispose, gli occhi
leggermente socchiusi per la luce forte del sole: “Non ti preoccupare… ero io
che volevo vederla…”.
Laurie girò il volto, chiaramente incapace di dire qualcosa che potesse
consolare Heero, poi disse: “Ascolta, Heero… forse era così che doveva andare…
non è colpa di nessuno, né tua, né di loro due… non puoi farci niente…”.
Heero, l’espressione torva ed accigliata, disse: “Certo che posso fare
qualcosa… posso combattere per riaverla, per far sì che sia di nuovo mia…”,
guardò l’orizzonte lontano, ignorando completamente Laurie e aggiunse: “…
aspetterò che abbia il bambino e poi…”, si interruppe, l’espressione raggelata,
come se stesse pensando a sangue freddo ad una delle sue missioni.
Laurie sospirò, ma non lo contraddisse. E poi che cosa avrebbe dovuto
dirgli? Anche lui non si sarebbe arreso e avrebbe fatto la stessa identica
cosa… ma gli sembrava così strana quella situazione; aveva visto la Principessa
felice con entrambi: chi avrebbe scelto? Poi riscosse la testa. Gli sembrava di
essere una di quelle vecchie pettegole della corte; per fortuna che lui e Hilde
si erano sposati, senza aver avuto nessuno di quei problemi.
Poi, cercando di distrarre Heero dai suoi pensieri, disse: “Scusami, ma
non ti ho chiesto come hai fatto a salvarti… come andarono le cose? E dove sei
stato tutto questo tempo?”.
Heero chiese: “Perché non avete mai saputo nulla? WhiteStar esiste
ancora?”.
“No, la Principessa l’ha interamente sgominata, ma non abbiamo saputo
come mai quel giorno attaccasti Diamond così direttamente…” chiese ancora
Laurie, curioso.
Heero non aveva molta voglia di parlare di quel passato che gli aveva
portato via tutto, ma poi concluse che almeno, in quella maniera, per un po’
non avrebbe pensato a Relena e a Duo.
Così iniziò a parlare: “Entrai in WhiteStar abbastanza facilmente; mi
presentai a Diamond in persona come Eddie Thompson, e dissi che volevo comprare
delle azioni del gruppo; parlando, poi, con Diamond, dissi che vivevo sulla
Terra, a Saint Kindom, e che ero guardia della Principessa Relena Peacecraft.
Lui, ovviamente, prestò maggiore attenzione allora a me e io, tra una parola e
l’altra, gli feci intendere che tale lavoro non mi piaceva, perché odiavo la
Principessa e tutto ciò che a lei era annesso e connesso. Dissi che era davvero
il colmo per me, che avevo fatto parte di WhiteFang, lavorare alle dipendenze
della Principessa; lui, allora, fu ancora più attento e mi chiese che cosa
avevo fatto in WhiteFang, e gli risposi che non avevo avuto un gran ruolo,
perché mi avevano accusato assolutamente ingiustamente di aver tradito
Milliardo Peacecraft. Al che, in tono sibillino, lui mi fece capire che era a
capo di un’organizzazione segreta, che era la continuazione, per così dire, di
WhiteFang e mi chiese se volessi partecipare ad una riunione. Io annuì e quella
sera stessa entrai nell’associazione…
“Alla riunione, appresi che gli associati venivano divisi in dieci
categorie, a cui veniva assegnato un numero di riconoscimento: il numero più
alto era l’1 e quello più basso il 10, e venivano assegnati a seconda delle
operazioni, che si erano portate avanti in passato e ai successi ottenuti
nell’Organizzazione. Eddie Thompson era stato un grande incapace e, infatti, mi
fu assegnato solo il numero 8, insomma ero tra i pesci piccoli della fondazione
e così non sarei mai riuscito a sapere nulla. Difatti, io legai molto con
Jimmy, quello che avevo conosciuto in chat, e con suo fratello Roderick e loro
mi dissero, dato che un altro loro fratello era nei numeri 2, che si
organizzava una spedizione sulla Terra, che avrebbe certamente ucciso Relena,
ma a tale operazione avrebbero partecipato solo i numeri dal 2 al 4, perciò, io
non avevo alcun mezzo per sabotarla, e, inoltre, sembrava che tale operazione
fosse imminente e che si sapeva anche che la Principessa era nascosta nelle
Montagne Orientali del paese…
“Non sapevo assolutamente che cosa fare e, allora, decisi che avrei
ucciso Diamond, durante il Convegno generale della WhiteStar, che si sarebbe
tenuto la settimana dopo… pensai che, dato che la società era strettamente
gerarchica, togliendo di mezzo lui, avrei tolto di mezzo il vertice e
conoscitore di tutte delle operazioni.
“Ma, durante il Convegno, qualcosa andò storto e, invece di assassinare
Diamond, fui costretto ad uccidere Roderick, che mi aveva scoperto mentre
cercavo di penetrare nella stanza di Diamond. Ovviamente, la morte di Roderick,
suscitò molto clamore nella società, dato che sembrava ormai chiaro che si era
infiltrata una spia nemica. Le indagini portarono chiaramente a me e Diamond
scoprì che io avevo ucciso Roderick e che ero Heero Yuy.
“Ovviamente, pensai che mi avrebbero ucciso, ma Diamond mi convocò e mi
propose un patto: lui avrebbe sospeso i procedimenti contro di me e anche
l’attentato nei confronti di Relena, se io avessi collaborato attivamente nella
WhiteStar; io, naturalmente, declinai la proposta, ma lui mi disse che il mio
aiuto gli sarebbe stato molto prezioso e che non potevo rifiutare, altrimenti
avrebbe ucciso Relena, e io non avrei potuto fare niente, dato che non avevo
dati sufficienti sullo svolgersi dell’operazione. Invece, se avessi accettato,
alla Principessa non sarebbe stato torto un capello, ma sarebbe stata
semplicemente rapita e condotta lì, e io, al posto di Milliardo Peacecraft, con
lei sarei divenuto il padrone della Nazione Terrestre Unita per un mondo più
giusto e per dare più fortuna e libertà alle colonie.
“Fui costretto ad accettare, anche perché pensai che, così facendo,
avrei avuto più tempo per meglio escogitare che cosa fare. L’unica soluzione
era uccidere Diamond, dato che era l’unico che sapeva chi fossi davvero e che
conosceva tutti i dettagli dell’operazione contro Relena… infatti, ai suoi
uomini dava solo parte delle parti di un’operazione, mentre solo lui sapeva il
piano completo, per evitare fughe di notizie… indubbiamente, sarebbe stato
difficile portare contro di lui un attacco diretto, poiché si era ormai armato
con decine di Guardie del Corpo. L’occasione si presentò alla riunione degli
azionisti delle WinnerIndustries: Diamond non era eccessivamente difeso, perché
non si aspettava un mio attacco nella sede dell’industria. Il posto, infatti,
pullulava di civili e anche di affiliati alla WhiteStar, ma era l’unica
possibilità che avessi per liberarmi di lui. Attaccai durante la riunione e lo
feci fuori, ma, quando fuggii con un Mobile Suit, mi accorsi che ero inseguito
da Jimmy, che aveva inaspettatamente capito, quando avevo colpito Diamond, che
ero la spia che aveva ucciso suo fratello. Mi inseguì e mi colpì al serbatoio
del Suit; l’esplosione fu abbastanza grave, ma riuscii a salvarmi per miracolo,
usando una navicella d’emergenza che era compresa nel Suit.
“La navicella doveva aver memorizzato la rotta di una colonia lì vicina
e mi portò lì mezzo tramortito. L’ultimo ricordo che ho, è il portello della
navicella che si apriva e io che vi cadevo fuori; devo aver battuto la testa e
sono caduto in coma. Quando mi sono svegliato, due anni dopo, non avevo più
alcun ricordo del mio passato ed ero convinto di essere Eddie Thompson… poi,
ieri…”, Heero si fermò, incapace di continuare e di ricordare la mattina prima,
quando aveva visto il dolce volto di Relena in televisione.
Laurie, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo del suo
racconto, disse, completando che cosa aveva taciuto Heero: “… hai visto Relena
da qualche parte…”.
Heero annuì mestamente, mentre improvvisamente il dolore lo riprendeva
ad ondate; poi, cercando di cancellare la sofferenza, chiese, ridendo
tristemente: “E qui che cosa è successo, a parte le vicende fin troppo
evidenti?”.
Laurie rise leggermente e disse: “Bè, sono successe parecchie cose… io
e Hilde ci siamo sposati l’anno scorso…”.
“Davvero?!” chiese Heero, che non sapeva neanche che Hilde fosse lì. Al
contempo, sparì anche la speranza per lui che Duo alzasse i tacchi per tornare
da Hilde.
“Sì” continuò Laurie, leggermente arrossito per la felicità “Sai, è
stata una cosa improvvisa, lei era rimasta scottata dal fatto che Duo…”, poi,
vedendo il viso di Heero diventare scuro, concluse: “Insomma, ci siamo sposati
e abbiamo avuto un bambino, Nicholas”.
“E gli altri?” chiese Heero.
“So che Trowa e Catherine erano anche loro sul punto di sposarsi, ma
poi lei lo ha lasciato perché si era innamorata di un altro. Trowa, ora, vive
al servizio di Marimaia Khushrenada, quindi è anche lui sulla Terra… fammi
pensare, ah sì, Rareba si è sposato con Dorothy e vivono nella loro colonia.
Dopo la morte di Diamond, lui si è riappropriato della società di suo padre,
mentre lei fa la scrittrice e sta scrivendo la storia dell’ultima guerra. Poi,
so che Wufei vive con Sally Po e fa ancora parte delle truppe dei Peacekeepers…
Milliardo Peacecraft vive a corte con Noin, hanno una figlia,Elisa, che ha la
stessa età di Nicholas… il Senato sta facendo un sacco di storie per definire
il ruolo di Elisa e le sue responsabilità attuali, anche se è così piccola… roba
da ridere, ne hanno di tempo da perdere… e tutto perché per qualche mese sarà
l’erede al trono di Saint Kindom, fino a quando non nascerà Daphne…”.
“Chi sarebbe Daphne?” chiese Heero, soprappensiero.
“Heero” disse Laurie, profondamente imbarazzato, dopo una piccola pausa
di silenzio “La figlia di Relena e Duo”.
Heero, a quel punto, ricordò di nuovo che Relena aspettava un bambino
da Duo. La sensazione di nausea, che gli aveva preso la bocca dello stomaco, da
quando stava sentendo che cosa era successo a tutti i suoi amici, divenne
terribilmente sgradevole. Si sentiva peggio di prima. Era inutile che cercasse
di dire a Duo e a Relena che avevano sbagliato, dato che tutto il mondo era
andato avanti benissimo senza di lui, anzi sembrava che tutti fossero diecimila
volte più felici. Solo Trowa aveva avuto un’esperienza negativa, ma anche lui
aveva voltato pagina. E ora lui veniva a recriminare quel tempo che,
inevitabilmente, era scorso e che non
sarebbe mai più tornato indietro.
Nicholas, Elisa, Daphne…
Altre vite che si erano affacciate al mondo e di cui lui non sapeva
nulla. Altre vite, che simboleggiavano tutto il tempo che lui non aveva vissuto
e che aveva invece portato alla nascita di quei bambini…
Mentre lasciava lo studio di Laurie, pensò per l’ennesima volta: “… se
solo avessi saputo…”.
Relena era tornata a casa, a tardo pomeriggio, dato che si era fermata
a mangiare qualcosa a casa della sua amica Annie. Quando era tornata, aveva
trovato Jeannemarie, seduta da sola in salotto, che stava cucendo un maglioncino
rosa per Daphne. Relena era rimasta meravigliata nel non vedere Duo accanto a
lei, perché lui era un gran pigrone e non usciva spesso di casa.
“Jeannemarie, dove è andato Duo?” chiese appena entrata in casa, mentre
accarezzava Delia.
Jeannemarie, a cui Duo aveva spiegato di non dire a Relena della visita
avuta nel pomeriggio, rispose: “Non stava molto bene ed è andato a letto…”.
“Se ne è andato a dormire?!” chiese Relena, stupita. Duo andava sempre
a dormire all’una passata.
“Sì, Relena. Glielo detto, non stava bene!” replicò un po’ troppo
bruscamente la donna, innervosita dal peso di conservare un segreto così
grande.
“Jeannemarie, dimmi la verità: è successo qualcosa?!” disse Relena, che
iniziava a preoccuparsi.
“Ma che cosa vuole che sia successo! Lei si preoccupa troppo! Stia
calma e lasci riposare in pace quel povero ragazzo! Si preoccupa sempre così
tanto per lei ed ora non può neanche riposarsi cinque minuti!” inveì l’anziana
donna, alzandosi di getto dalla sedia e lasciando la stanza, più dispiaciuta
che realmente arrabbiata. Relena tacque allo sfogo di Jeannemarie, sempre più
convinta dalla reazione della sua vecchia tata che fosse successo qualcosa.
Dopo più o meno due ore, che trascorse leggendo dei documenti che le erano
arrivati dalla Reggia, mangiò velocemente e, dopo un po’, se ne andò a dormire.
Duo non si era alzato per niente e questo l’aveva preoccupata ancora di più, ma
aveva preferito non andare a vedere che cosa avesse per non incorrere nell’ira,
per lei del tutto ingiustificata, di Jeannemarie.
Entrò silenziosamente nella camera in penombra;
Duo, che non stava dormendo, ma che era totalmente immerso nei suoi pensieri,
chiuse gli occhi e fece finta di essersi addormentato. Relena si distese
lentamente accanto a lui, poi, non vedendolo reagire, si avvicinò e lo strinse
attorno alla vita, mentre lui di spalle, sospirava leggermente.
“Ti
prego” pensava “Lasciami
andare… e fammi scordare almeno per un attimo quanto ti amo… e che, nonostante
questo, tra poco te ne andrai lontano da me”.
Relena, ignara dei suoi pensieri, gli baciò la spalla sinistra, poi si
appoggiò sulla stessa e chiese dolcemente: “Cosa hai? Stai male?”.
Duo, lentamente si girò e la strinse dolcemente. Rimase un attimo in
silenzio, poi, cercando di sorridere al suo sguardo preoccupato, disse: “Lo sai
che sei paranoica? Ero solo un po’ stanco e avevo voglia di andarmene a letto”.
“Davvero? Sei sicuro che non ci sia qualcos’altro?” continuò lei, il
cui viso non si era ancora rischiarato.
“Sì, stai tranquilla” disse, con un sorriso più disteso.
“Mi hai fatto
preoccupare” disse, affondando il viso nel suo petto.
Duo la strinse più forte e disse: “Sei una scema! Lo sai, io non sono
di ferro! E poi ci vuole una certa pazienza a sopportare una tipa come la
Principessa del Saint Kindom!”.
Lei emerse lentamente, con lo sguardo truce, poi gli scagliò il cuscino
in faccia: “Quanto sei insopportabile quando fai così!” disse, ridendo.
“Eh no, Principessa, questa non la doveva dire al suo Comandante!”
disse lui, raddrizzandosi e prendendo un altro cuscino. Presero a lanciarsi i
cuscini l’uno contro l’altra, poi crollarono l’uno di fianco all’altra, lei,
appoggiata alla sua spalla, e lui che le baciava la fronte.
“Alle volte, penso che sarà la nostra bambina a crescere noi” disse
Relena, sorridendo.
“Già, mi chiedo che razza di carattere avrà… da noi due, non oso
immaginare che soggetto potrà venire fuori!” disse Duo, che aveva dimenticato
per un po’ la vicenda di Heero.
“Sai, ho deciso una cosa… ho deciso il suo nome completo!” disse Relena,
battendo le mani.
“Ah già, dimenticavo che mia figlia dovrà avere una decina di nomi…”.
“Ma quanto sei antipatico! Comunque, il suo nome completo sarà Daphne
Isabelle Marie Maxwell Peacecraft”.
Duo rimase immobile per un attimo, poi disse: “Le hai messo il nome di
mia madre?”.
“Sì, non è per niente giusto che abbia solo il nome della mia, deve
avere anche quello della tua.”.
Duo la baciò a lungo, mentre quel gesto così bello da parte sua gli
riportò alla memoria la vicenda di Heero, rendendolo di nuovo scuro in viso.
Per distrarsi, chiese: “E da dove viene Marie?”.
“E’ parte del nome di Jeannemarie… non glielo ho detto stasera perché
aspettavo di dirlo prima a te e volevo sapere se eri d’accordo”.
“Certo che sono d’accordo…”.
“Poi, stasera, era così nervosa, non le potevo dire nulla e subito
scattava come una molla… sei sicuro che non sia successo qualcosa?”.
Duo capì all’istante che doveva essere stata la reazione di Jeannemarie
a quello che lui le aveva detto. Le aveva spiegato tutto, anche solo per sfogarsi
un po’, e lei era rimasta oltremodo sconvolta. Era stata d’accordo sul tacere
con Relena, almeno per il momento e, a quel punto, lui se ne era andato a
letto, anche se non aveva chiuso occhio, mentre Jeannemarie, che era
costituzionalmente incapace di mentire, si era ritirata in uno stizzito
silenzio.
“Ma che cosa vuoi che sia successo?!” disse Duo, rispondendo a Relena.
Alla sua risposta, la ragazza si convinse ancora di più che era successo
qualcosa. Vedeva una strana nube grigia nei suoi occhi blu, era come se
qualcosa di imminente lo stesse per colpire. Era ancora impensierita da questo
comportamento, ma decise di non indagare oltre. Non poteva certo cavargli fuori
la verità con le tenaglie.
Erano entrambi in silenzio da circa dieci minuti e Relena era ormai sul
punto di addormentarsi, quando sentì la sua voce sussurrare: “Relena, ti posso
chiedere una cosa?”.
Lei sollevò leggermente il capo verso di lui e annuì.
“Credi che, se Heero non fosse morto, io e te saremmo assieme?” disse,
lo sguardo fisso nei suoi occhi.
“Bè, non lo so… credo di sì…” disse lieve, distogliendo pensosamente lo
sguardo da lui. Era una possibilità che non aveva mai contemplato. La presenza
di Heero era qualcosa di così fisicamente assente dalle loro vite che escludere
quell’evento, anche per un solo istante, dalla sua testa, era decisamente
impossibile. E sapeva che questo era lo stesso anche per Duo, era sempre stato
così. La domanda del fidanzato servì a renderla ancora più sospettosa
sull’eventualità che fosse successo qualcosa, ma si limitò a guardare
intensamente Duo, aspettandosi che chiarisse il senso della sua domanda.
Ma lui si limitò a scrollare le spalle e a dire: “Niente, non so da
dove mi sia venuto…”, poi fece per chiudere gli occhi. Lei non aveva potuto
dargli la risposta che lui voleva e non avrebbe mai potuto replicare ciò che
lui voleva sentirsi dire. Non avrebbe mai potuto farlo, perché lei non sapeva
ancora niente. Poi, quando avrebbe saputo tutto, quella domanda avrebbe
occupato solo una parte minuscola della sua testa, mentre il resto sarebbe
stato occupato dal sentimento che provava per Heero e che non era mai morto.
Come aveva potuto pensare che lei lo avrebbe amato, anche solo la metà di
quanto aveva amato Heero e di quanto, sicuramente, ancora lo amava? Era stato
un pensiero veramente idiota il suo.
Gettò lo sguardo su di lei e vide che si era addormentata… chissà,
quali sogni albergavano ora nel suo cuore, sotto le palpebre chiuse. Avrebbe
voluto svegliarla per rassicurarsi, sentire la sua voce fantasticare ancora
sulla loro bambina, la sola cosa che sentiva unirli l’uno all’altra, ma aveva
paura di sapere che lei ora nei suoi sogni, magari era ritornata con il suo
primo amore. E che, svegliandosi, avrebbe detto: “Sai, ho sognato Heero…”,
convinta con un sorriso triste, che era stato solo un fantastico sogno,
destinato ad infrangersi alla luce del sole.
Ed invece, quel suo sogno era già vero, era già uscito fuori dallo
sfavillio colorato della fantasia per entrare nella realtà.
Quella realtà così simile ad una favola, che lei avrebbe probabilmente
lasciato alle spalle con una mesta e contrita alzata di spalle. Quella realtà
che, per lui, al fatale scocco dei nove mesi della sua gravidanza, si sarebbe
trasformata in un incubo senza fine.
Guardò verso la finestra, da cui entrava pigra la luce della luna e si
udiva il rumore delle onde. Non si sentiva affatto bene, anche perché nello suo
spirito, sempre abituato a ridere e a scherzare, non c’era mai posto per la
tristezza lacerante di quel momento.
Aveva ancora tre mesi da passare con Relena.
Li avrebbe vissuti, fino in fondo.
Poi niente più rimpianti.
Già, niente più rimpianti.
Niente… più… rimpianti…
Peccato che il suo cuore gli dicesse ben altra cosa.
Chiedo enormemente perdono per il ritardo, ma è stato davvero un
periodo particolare! Ecco, il nuovo capitolo, sperando che stiate ancora
leggendo questa storia!!! Ringrazio tutti coloro che l’hanno fatto!!!! Il nome
del prossimo capitolo è EroV e qanatoV,
ovvero possesso e privazione!!! Vi prometto
che ne vedrete delle belle e che non rimpiangerete di aver continuato a seguire
questa storia… e soprattutto vi prometto che arriverà molto prima!!!! Un bacione,
Cassie chan.