Questa
è la traduzione della storia “A dark
tale” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’
da The-shiny-girl.
Potete
trovare il link della versione originale nel profilo.
A
Dark Tale
~
Chapter 6 ~
Prendo
un sorso di caffè e fingo di leggere la Gazzetta del Profeta
mentre lui entra
in cucina, non dicendo nulla. Il ricordo dell'evento della scorsa notte
è
ancora vivido nella mia mente e non me la sento di parlargli. O anche
di
guardarlo.
Anche
se provo con tutte le mie forze ad ignorarlo, non posso fare a meno di
notarlo
quando si siede e si versa del caffè.
Prendo
un respiro profondo, mordendomi il labbro inferiore.
"Hai
piani per oggi?" Chiede all'improvviso.
M'irrigidisco
e scuoto semplicemente la testa, non alzando gli occhi per guardarlo.
"No."
"Hai
intenzione di trascorrere la giornata qui?"
"Forse."
Rispondo. "Non lo so ancora."
Silenzio.
"C'è
un motivo per il quale non mi hai degnato di uno sguardo?"
Lentamente
appoggio il giornale sul tavolo e alla fine incontro i suoi occhi. "No,
nessun
motivo particolare."
Solleva
un sopracciglio. "É così?"
"Sì."
"Non
ti credo."
Questo
mi fa arrabbiare. "Creda ciò che vuole."
Fa
un sorrisetto. "Sei arrabbiata."
Lo
fisso, tentando più che posso a restare impassibile ma non
funziona.
"É
per ieri?" Chiede. "Non ti capisco, Granger. Hai menzionato un
centinaio di volte che il nostro matrimonio è falso - "
"Questo
non le dà il diritto di mancarmi di rispetto."
Ecco.
L'ho detto.
Non
posso fingere che non mi dia fastidio.
Lui
sta in silenzio, fissandomi soltanto.
Così
continuo. "Come si sentirebbe lei se io... se io la stessi...
tradendo?"
"Non
lo chiamerei tradire." Dice con
cadenza lenta. "Stai dimenticando il vero motivo che c'è
dietro il nostro
matrimonio?"
"No,
ma mi aspettavo che mi rispettasse."
Si
alza in piedi. "Il rispetto va guadagnato, Miss Granger.
Così come la
fiducia."
E
con questo se ne va.
ooo
Siedo in
silenzio
affianco al suo letto, guardandolo, osservandolo per scorgerne
qualsiasi segno
di movimento. Il suo petto si alza e si abbassa lentamente. Sta
respirando. C'è
un senso di pace sul suo volto e per qualche strana ragione non riesco
a
distogliere lo sguardo.
É
come se fosse
magico.
Salvare la vita
di
qualcuno.
Sapere che
quella
persona sarebbe morta se non fosse stato per te.
Siamo soli
nella
stanza. Tutti sanno che era un doppiogiochista, tutti sanno che non era
un
traditore. E tutti non vedono l'ora che si svegli per aggredirlo con le
loro
domande.
Avvicino la
sedia al
letto e lo vedo.
Il suo viso si
muove,
si acciglia e poi i suoi occhi si aprono lentamente. Sbatte le palpebre
un paio
di volte, non notandomi per niente. Trattengo il respiro in
trepidazione mentre
aspetto che si renda conto di dove si trova.
Alla fine i
suoi occhi
si spostano su di me e c'è confusione sul suo volto. Sono
probabilmente
l'ultima persona che si aspettava di trovare affianco al suo letto.
“Granger?”
La sua voce
è rauca e debole.
“Sì,
Professore, sono
io. Come si sente?” Chiedo con lentezza.
Lui non
risponde.
La sua mano
sale fino
al collo solo per trovarlo coperto di bende. Guardo in silenzio mentre
la presa
di coscienza lo colpisce lentamente e poi mi guarda di nuovo.
"Cos'è
successo?"
"A-abbiamo
vinto,
Signore. Voldemort se n'è andato."
"Quando?"
"Due giorni fa.
Lei...
dorme da allora..."
"Sono
morto."
"No,
è quasi
morto." Poi sorrido. "Ma sono riuscita a riportarla in vita."
I suoi occhi si
socchiudono. "Tu?"
"Sì,
Harry ha
aiutato, ma - "
"Mi hai salvato
la vita?"
"L'ho
fatto."
Silenzio.
Non mi
aspettavo che
mi fosse grato, lo conosco fin troppo bene. Ma ero dannatamente sicura
di non
aspettarmi di vedere rabbia sul suo viso. Rabbia nei miei confronti.
"Cosa te ne ha
dato il diritto?" Chiede lentamente, la sua voce traboccante di veleno.
"Chiedo scusa -
?"
"Chi ti ha dato
il diritto di decidere se avrei dovuto vivere oppure no?"
"Signore - "
"Esci, Miss
Granger."
I miei occhi si
spalancano per lo shock. "Ma... Non capisco. Voleva morire?"
"Esci." Ripete.
"Pensavo di
averla aiutata."
"Vai fuori."
Sibila, rivolgendomi un'occhiata glaciale.
Mi alzo,
tremando
leggermente ed esco velocemente dalla stanza.
ooo
É
passato un po' di tempo da quando sono entrata in Sala Grande per un
pasto
l'ultima volta. Avevo troppa vergogna di affrontare tutti gli altri
studenti,
ma oggi ho deciso di mangiare con i miei amici.
E
di evitare Piton.
"Quindi
sta girando il mondo." Dice Ginny. "Tornerà per un paio di
giorni a
Dicembre."
Mi
sforzo di sorridere.
"Verrà
a dare una visita a Hogwarts?" Chiede Harry.
"Probabilmente,
muore dalla voglia di vederti."
Mi
schiarisco la gola. "Non ha parlato di me?
É ancora arrabbiato?"
Ginny
fa roteare gli occhi. "Sai quanto possa essere testardo Ron a volte.
Sta
fingendo di non importarsene di te, ma cambierà idea
eventualmente."
"Spero
non gli ci voglia più di qualche mese." Sussurro.
"Cosa
vuoi dire?" Harry si volta a guardarmi.
"Lascia
perdere."
Ginny
si fa più vicina. "Ti stai comportando in modo
così strano ultimamente,
Hermione."
Prendo
un respiro profondo. "Ho solo... dei problemi con Piton."
Sia
Harry che Ginny s'irrigidiscono ma fanno finta che non sia niente.
"Che
genere di problemi?" Chiedono entrambi allo stesso tempo per poi
guardarsi
a vicenda in modo strano.
"Non
posso veramente parlarne, ma lui sta facendo il difficile." Ammetto.
Ginny
fa un sorrisetto. "Beh, lui è Piton.
Cosa ti aspettavi?"
Cosa
mi aspettavo?
Forse
una vita tranquilla. O almeno ciò che ne resta. Non un
costante battibecchi e
litigi.
Sorrido
e cambio argomento rapidamente, "Allora, come va il Quidditch?"
ooo
É
già sera.
E
lui non è a casa. Di nuovo.
Dov'è?
Cosa sta facendo? Non dovrebbe prepararsi per domani? É
lunedì.
E
perché sono così agitata?
Ho
bisogno di rilassarmi. Ho bisogno che qualcosa mi distragga dal
pensiero di
lui.
I
miei occhi si dirigono lentamente verso il Whiskey Incendiario sul
tavolo. Non
l'ho mai provato. Di che sa? Beh, non farebbe male provare.
Mi
verso un bicchiere e lo porto al naso, annusandolo. Non ha un odore
tanto
cattivo.
Prendo
un primo sorso e faccio una smorfia mentre il liquido mi brucia la gola.
Disgustoso.
Metto
giù il bicchiere, tossicchiando un po', mentre gli occhi mi
lacrimano.
Ma
solo un momento più tardi prendo un altro sorso. E un altro.
Presto
mi verso un altro bicchiere. Il sapore migliora ad ogni sorso che
prendo.
E
mi rendo conto che anche il mio umore sta migliorando.
Mi
scappa una risata mentre mi verso un terzo bicchiere
ooo
Adesso
sto ridendo forte.
E
cosa c'è che non va con la stanza? Perché mi sta
ruotando intorno in questo
modo? Piton gli ha fatto una qualche specie di incantesimo?
Mi
stendo sul divano, osservando il soffitto.
"Granger?"
É
lui.
Mi
siedo e sorrido. "Salve."
"Cosa
fai ancora in piedi?" Chiede.
"Cosa
fa lei ancora in piedi?" Chiedo
di rimando, sbattendo le palpebre un paio di volte per schiarirmi la
vista.
Sta
in silenzio per un lungo attimo, poi si avvicina a me. "Hai...
bevuto?"
"No."
Rispondo, poi mi scappa una risata e mi copro la bocca con una mano.
Si
avvicina. "Hai bevuto quasi tutta la bottiglia, Granger."
"Davvero?"
I miei occhi si spalancano per lo stupore. "Beh, beviamola tutta
così può
buttarla via."
Prendo
la bottiglia dal tavolo e me la porto alla bocca. Improvvisamente viene
allontanata da me e alzo lo sguardo verso di lui. "Me la ridia!"
"No."
É la sua unica risposta mentre mette via la bottiglia e
ritorna da me.
"Alzati. Ti porto nella tua stanza."
"Non
mi va di andare in camera mia, Piton." Gli dico, incrociando le braccia
al
petto.
"Smettila
con questo comportamento infantile." Dice. "Hai lezione domani."
"E
allora? Non ci andrò, comunque."
"Certo
che ci andrai." Poi indica la mia stanza. "Alzati."
"Questo...
questo sarà un problema." Rido.
"E
come mai?"
"Perché
la stanza si sta... muovendo. E io aspetterò qui
finché non si ferma se non le
dispiace."
Quello
è un piccolo sorriso sul suo volto? O me lo sto immaginando?
"Vieni."
Dice, afferrandomi un braccio e facendomi mettere in piedi.
In
un primo momento cerco di divincolarmi, ma poi mi arrendo e ci
dirigiamo
lentamente verso la mia stanza.
"Dov'è
stato?" chiedo, guardandolo.
"C'erano
cose di cui dovevo occuparmi."
"Davvero?
I-i-io non la credo."
Alla
fine raggiungiamo la mia stanza e non appena entriamo, il mio stomaco
si torce.
Chiudo
gli occhi. "Non mi sento molto bene."
"Come
mai? Eri così allegra soltanto un minuto fa." Risponde Piton
con sarcasmo.
Afferro
il suo braccio per reggermi. "Credo che vomiterò."
Gli
scappa un sospiro stanco e mi aiuta a raggiungere il bagno velocemente.
Cado
sulle ginocchia e mi affaccio sul gabinetto, tremando.
"A
cosa diavolo stavi pensando?" Lo sento chiedermi.
Cerco
di rispondere, ma il malessere ha di nuovo la meglio su di me, seguito
dal
vomito.
Questa
è una sensazione terribile.
I
minuti passano.
Quando
penso che sia finalmente finita mi muovo per alzarmi e poi sento le sue
mani
sulle spalle, reggendomi saldamente.
"Letto."
Riesco a sussurrare.
Non
appena lo raggiungiamo, cado su di esso, chiudendo gli occhi. Mi fa
male la
testa adesso.
Posso
sentirlo andarsene via.
É
tutto?
Se
n'è andato.
Inizio
ad avere freddo, ma non voglio muovermi per coprirmi con una coperta.
Poi
lo sento di nuovo.
Apro
un occhio per vederlo seduto sul letto affianco a me, mentre mi offre
qualcosa.
"Prendila.
Ti sentirai meglio." Dice e noto una bottiglietta nella sua mano.
"C-cos'è?"
"Una
pozione. Ti aiuterà."
Scuoto
la testa. "N-no."
"Non
essere testarda, Granger."
"Non
posso prenderla."
"Perché
no?"
Chiudo
gli occhi. "Se ne vada e ci vediamo d-domani."
"Prendi
questa dannata pozione, Granger. Ti assicuro che non è
avvelenata."
"Non
ne sarei così sicura." Le parole mi sfuggono.
Inspira
dell'aria ma decide di ignorare il commento. "Bevila, Granger."
"No."
"Non
obbligarmi a versartela giù per la gola."
"Non
posso prenderla. Potrebbe reagire male con la mia medicina." Rispondo
con
voce assonnata.
"Quale
medicina?"
Spalanco
gli occhi. Cos'ho appena detto?
Mi
sta guardando con fare sospetto. "Di che medicina stai parlando,
Granger?"
Mi
giro sulla schiena. "Voglio andarmene a letto."
"Sei
a letto."
"Voglio
andare a dormire."
Mi
fa male tutto. Sento come se dovessi vomitare di nuovo, ma non posso
muovermi.
Voglio solo dormire. Cosa pensavo di fare ubriacandomi?
Si
sta muovendo. Posso sentirlo.
E
poi qualcosa viene adagiato sopra di me e mi sento molto più
al caldo.
"Perché
mi odia?" Chiedo con calma.
"Dormi."
"Io
non la odio."
"Non
ricorderai nemmeno questa conversazione domani mattina, Granger."
La
mia voce è poco più che un sussurro mentre lo
guardo. "Sto morendo."
"Non
stai morendo."
"Sì."
"Starai
bene. E mi auguro che ci penserai due volte prima di fare di nuovo una
cosa
stupida come questa."
É
divertente. Gli ho finalmente confessato il mio segreto e lui non mi
crede.
Probabilmente doveva essere così. L'universo non vuole che
lui lo sappia.
Chiudo
gli occhi di nuovo. "Non voglio che mi odi."
Silenzio.
Gemo
e mi muovo, sprofondando il viso nel materasso.
"Io
non ti odio. Adesso vai a dormire."
Il
mio corpo non mi ubbidisce. Voglio aprire gli occhi. Voglio parlare, ma
non
posso.
Presto
l'oscurità mi avvolge.