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Autore: oOLeylaOo    23/02/2008    2 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi piacciono le sfide! No, non è vero, ma era inevitabile che ci fosse questo capitolo. Devo dire che dopo il capitolo 19 ( apoposito grazie per i commenti, sono contenta che vi sia piaciuto, ero un pò incerta su come rendere il momento... molto incerta. Non ero affatto sicura di essere riuscita a farlo bene. -.- ) avrei preferito qualcosa di meno complicato, invece non potevo che fare così... Come spiegare il canto di una sirena? Di certo non dal suo punto di vista! Così eccomi a scrivere il capitolo da un altra prospettiva, sperando che tutto vada bene e che Hanry non sembri effemminato.(Chiedo perdono se sembra effemminato ç_ç)
Io sono una scrittirce, non dovrei avere incertezze!!!!!!!!!!!!!
Ma quando mai? -.-;

 

Capitolo 20

- Beautiful-

 

-Da parte di Hanry-

-Non è possibile!- la sentii esclamare, la sua voce musicale e delicata era piena di panico. Camminava avanti e indietro per la stanza addetta al cambio d’abito, dietro le quinte, aveva gli occhi chiusi e continuava a torcersi le dita. Sentii un moto di tenerezza, avrei voluto abbracciarla … adoravo abbracciarla.
-Stai esagerando. Infondo compari solo alla fine e solo per una canzone.- tentò di rassicurarla Julie.
Grace non l’ascoltò e continuò a girare in tondo per la stanza, eravamo tornati da poco e le avevano appena detto che, visto che Seline si era dovuta assentare per problemi famigliari, toccava a lei cantare ed era entrata nel panico. Aveva addosso ancora i vestiti della sera prima, le avevo portato qualcosa da mangiare visto che era praticamente stata digiuna, ma lei non aveva toccato niente dopo che eravamo stati trascinati in teatro da Elle e Julie le aveva dato la notizia.
-Non posso farlo! Non so nemmeno la canzone!-si lamentò con agitazione.
L’abbracciai e tra le mie braccia la sentii piuttosto rigida, ma poi si lasciò andare abbandonando la testa alla mia spalla e circondandomi la vita con le sue braccia. Il suo respiro era ancora irregolare ma si stava calmando. Respirai il profumo dei suoi capelli, mi ricordava un po’ l’odore del mare e del vento, e le accarezzai piano la schiena. Mi piaceva averla così vicina e stringerla.
-Calmati, andrà tutto bene.- la rassicurai, devo ammettere però che anche così nel panico era carina.
-No, non andrà bene per niente!- ribatté tornando a irrigidirsi.
-Davvero non sai le parole della canzone?- chiesi un po’ divertito, provando a distrarla. Mi sembrava strano che una sirena non sapesse le parole di una canzone o avesse paura di cantare, in fondo il loro canto era leggendario.
-No…- bisbigliò. Quando parlava così piano la sua voce aveva un che di sensuale, chissà se se ne rendeva conto?
-Allora qual è il problema?- domandai stringendola ancora più forte. Un ragazzo aprì la porta del camerino, io lo fulminai con un occhiata facendo cenno di andarsene e tornai a concentrarmi su Grace. Sentii la porta richiudersi ma ci feci caso a mala pena: Grace sembrava così piccola e indifesa in quel momento. Avrei voluto stringerla ancora più forte e ricoprirla di baci fino a farle dimenticare ogni affanno.
-Non voglio salire sul palco.- si lamentò a voce bassissima. Avrei voluto prenderla in giro, ma sentivo il battito accelerato del suo cuore e mi rendevo conto che era davvero molto nervosa.
La allontanai di poco da me per guardarla negli occhi e non resistetti all’impulso di baciarla. Aveva le labbra sottili ma piene e adoravo baciarle. Quando rispose al bacio persi quasi la testa, il suo corpo aderì al mio mentre le sue labbra accarezzavano le mie. Era difficile resistere a un richiamo tanto invitante, le presi il volto tra le mani intensificando il bacio, ma fui costretto ad allontanarmi prima di perdere totalmente la testa.
Quando mi allontanai la sentii sospirare, lei si lasciò nuovamente andare nel mio abbraccio, il suo respiro tiepido mi accarezza la pelle del collo. Se solo fossimo stati soli … Avevo una mezza idea di buttare fuori Julie.
Mi baciò con dolcezza il collo e mi sentii percorrere da un brivido. Accidenti a lei! Avevo più di novant’anni io! Come faceva a farmi un effetto simile?
Le sfiorai il volto con le dita, la sua pelle era liscia come seta e tiepida al tatto. Chissà se si rendeva conto che la sua temperatura corporea era sempre al di sotto di quella di un comune essere umano? Non è che fosse fredda, non era come noi. Ma era comunque meno calda di un essere umano.
-Ororo datti una mossa, tra poco dobbiamo essere in scena.- mi chiamò Ginger con la sua voce petulante. Sentii Grace stringermi più forte. Sorrisi, adoravo che fosse un po’ gelosa, anche se non mi diceva mai niente, penso perché non le piaceva mostrarlo troppo.
-Arrivo, arrivo.- le gridai allontanando Grace per poi tracciarle una scia di baci dalla tempia al collo, poi risalii di nuovo e le baciai le labbra. Aveva un sapore così buono!
-Guardami mentre recito, penserò a te.- le bisbigliai. Lei arrossì tantissimo, ma mi fece un cenno d’assenso. Perché? Perché dovevo lasciarla? In quel momento l’idea di allontanarmi da lei era quasi insopportabile!
Andai a cambiarmi controvoglia, avrei preferito rimanere con lei ma dovevo prepararmi per la recita. Odiavo questa cosa! Quella stupida recita, quella stupida parte! Volevo solo stringerla in quel momento, non avevamo ancora parlato di cosa avrebbe fatto dopo quello che era successo. E se se ne fosse andata?
Entrai in scena e iniziai a recitare la mia parte, ignorando totalmente gli sguardi che si posavano su di me, i miei pensieri si concentravano altrove.
Verso la fine dello spettacolo, che durò anche troppo, iniziai a sentire dei mormorii venire da dietro le quinte. Era impossibile per le persone normali sentirle, ma essere un vampiro aveva i suoi vantaggi!
La sentivo. La voce di Grace era bassa, appena sussurrata, sentivo il battito del suo cuore accelerato e  la scia del suo odore che era rimasto nell’aria. Si affacciò per un istante per vedere il palco, ma si ritrasse subito, tanto che riuscii solo a vedere  il movimento dei suoi capelli lisci, che in fondo erano acconciati in morbidi boccoli. I suoi capelli avevano il colore della sabbia, ma stranamente quando la luce li colpiva in un determinato modo rilucevano come oro, erano impressionanti.
La luce del riflettore era snervante, recitai le ultime battute del copione con aspettativa crescente fino a quando il palco fu sommerso dall’oscurità.
 I miei sensi si acuirono all’istante, vidi la figura delicata di Grace dirigersi verso un punto del palco, i suoi passi per quanto leggeri, erano indecisi e esitanti, sentivo la sua paura profumare l’aria e per quanto la cosa eccitasse i miei sensi di vampiro, mi sentivo in ansia per lei.
La luce si accese e la investì con violenza rivelando a tutti la sua bellezza. Penso di non aver mai desiderato così tanto uccidere qualcuno in vita mia come in quel momento! Sarei stato più che felice di sterminare tutti i ragazzi presenti nella sala, i cui occhi, ne ero più che certo, erano posati su di lei.
Le sue guance erano lievemente più rosse del normale, probabilmente per l’imbarazzo, le palpebre erano abbassate e le lunghe ciglia nere creavano un ombra che contrastava ancora di più con il rosa tenue della sua pelle e il rosso dovuto all’imbarazzo. Le labbra rosse e sottili, ma piene, erano stese in un espressione tesa. I lunghi capelli erano lisci, ma finivano in boccoli proprio come avevo visto prima, che le ricadevano sulle spalle nude e le incorniciavano lo splendido viso. Aveva un trucco leggero che la rendeva ancora più bella del solito e che immaginai le avesse fatto Julie.
Il vestito era bianco e le scendeva da sotto lo spalle fino al ginocchio fasciandola fino alla vita dove  si apriva in una gonna ampia dal quale di vedeva a tratti una sottogonna di tulle. Le maniche le fasciavano i bracci fino al gomito dove si aprivano diventando ampie. Le sue mani delicate, dalle dita sottili, erano intrecciate strette e tremavano leggermente.
In quel momento pensai che se avesse alzato gli occhi per chiedermi aiuto, anche a costo di scioccare tutti l’avrei presa e portata via. Mi stavo già trattenendo dal farlo ora, senza una valida ragione, era troppo bella. Non mi era chiaro perché si considerasse meno bella delle sue sorelle quando era chiaro che era così splendida da sembrare una visione.
Il silenzio nella sala era snervante, per di più ero più che certo che i ragazzi la stessero fissando come dei pesci lessi e questo mi faceva irritare, quasi volevo che  mi guardasse così avrei potuto portarla via anche se sarebbe stata solo una scusa. Dio! Volevo rinchiuderla in una stanza e non farla mai uscire, così che nessuno potesse vederla, così da poterla avere tutta per me.
Ripensai a ciò che mi ero chiesto prima “Se se ne fosse andata io che avrei fatto?”. Che domanda stupida! Era impossibile! Semplicemente impossibile! Non l’avrei mai lasciata andare! Mai! Non avrei potuto, era più forte di me, ormai lo avevo capito: il desiderio di averla accanto era più forte di qualunque cosa, di qualunque istinto, bisogno o sogno. Non potevo lasciarla andare! Dio, come la volevo! Come era diventata così importante per me? Come era diventata tutta la mia vita? Non avrei mai saputo dirlo ma era come il sole, il centro di tutto il mio universo, non potevo che ruotarle attorno spinto da una forza mille volte più grande e potente di me!
D’improvviso alzò il volto aprendo gli occhi, il loro colore acqua marina era splendido e luminoso. La musica del pianoforte era lieve e riempiva la sala. Improvvisamente iniziò la canzone. Dolce, lenta, tenera quasi, non riuscivo a capire le parole tanto era bello il suono della sua voce. Più di quella di qualunque altra persona esistente a questo mondo.  Più del suono di uno strumento musicale.
Mi sentivo strano, era come se il mio cuore si sciogliesse, un calore che non sentivo da quanto ero stato veramente vivo mi avvolgeva con dolcezza togliendomi il fiato, tanto era intensa e splendida la sensazione che mi trasmetteva. Avrei voluto piangere e ridere insieme, mi sentivo come pieno di gioia e commozione, ma anche tristezza e insicurezza. Non venivano da me, ne ero certo, eppure arrivavano fin dentro al mio cuore.
Non sentivo più neint’altro che quella voce così bella, avrei voluto che continuasse per sempre. Avrei potuto vivere anche solo di quella voce, era una certezza stranissima eppure vera, quasi tangibile, come se fosse un dato di fatto.
-Hanry …- mi chiamò la voce di Crystal. Fino ad allora mi era sembrata bella ma in quel momento l’avrei uccisa pur di farla stare zitta!
-Solo una sirena innamorata può cantare in questo modo. Il suo canto è il più bello in assoluto, superiore a qualunque altro a questo mondo, ma questo vuol dire anche che il suo cuore appartiene a te. Quando una sirena ama qualcuno dal più profondo del cuore la sua vita dipende da lui. Ricordi la storia della sirenetta? Se i tuoi sentimenti dovessero cambiare Grace morirebbe. Noi siamo creature in gran parte composte di spirito, ciò che ci tiene fortemente legate a questo mondo è anche il nostro desiderio di vivere.-
Mi irrigidii voltandomi verso la voce di Crystal che stava appoggiata al muro e mi fissava con preoccupazione. Tornai a guardare Grace, attirato dal suono della sua voce come una falena è attirata dalla fiamma.
La voce di Crystal attirò nuovamente la mia attenzione.
-Ora Grace non può vivere senza di te.- bisbigliò con angoscia. -Ma se mai lei dovesse morire, allora sappilo Hanry, non esiterò ad ucciderti!-
Sbuffai, in quel momento tutto quello che volevo era correre da Grace per stringerla e baciarla e non lasciarla andare mai più.
Alla fine della canzone il sipario calò e mi ci volle tutta la mia forza di volontà per non scattare verso di lei con la mia vera velocità. Appena la raggiunsi la strinsi forte.
-Ahi! Ahi! Le ali!- si lamentò.
Allentai di poco la presa, non mi ero accorto che aveva attaccate sulla schiena un paio di candide ali e che stringendola le avevo premute molto forte contro la sua schiena.
-Scusa.- le bisbigliai baciandole il lobo dell’orecchio. Lei arrossì probabilmente imbarazzata: era così deliziosa, l’avrei volentieri mangiata in un sol boccone, metaforicamente parlando. Forse però sarebbe stato più divertente assaporarla piano, con lentezza e dolcezza.
-Ci sono i saluti!- ci interruppe la professoressa.
Mi paralizzai e sentii anche Grace irrigidirsi, io non volevo che gli altri la vedessero di nuovo, vestita in quel modo era ancora più bella del solito. Lei invece, probabilmente, si sentivo solo a disagio davanti alla prospettiva di riapparire in scena.
Grace mi lanciò uno sguardo timido e imbarazzato: era tutto quello di cui avevo bisogno! Con una mossa la presi in braccio e corsi verso l’uscita limitandomi a gridare -Buoni saluti!-
Grace si aggrappò alle mie spalle guardandomi sconcertata, ma non disse niente, si limitò ad abbandonare la testa sulla mia spalla. Era così piccola e morbida, era splendido stringerla in quel modo. Avrei voluto accarezzarla, baciarla, coccolarla costantemente, mi era diventata così cara, così importante per me. Un’ incantatrice bellissima e dolce, una vera e propria sirena in tutti i sensi.
In quel momento mi tornarono in mente le parole di Crystal: Grace non poteva vivere senza di me … era vero? Che l’avesse detto solo per farmi preoccupare o per farmi abbassare la guardia?
Aveva importanza?
No. Decisamente no. Io non sarei mai riuscito a lasciarla andare perché io non volevo vivere senza di lei.

 

Nota dell'autrice: dal prossimo capitolo si torna al punto di vista di Grace. Grazie della pazienza.

  
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