Serie TV > Terapia d'urgenza
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Autore: Dea Elisa    19/08/2013    1 recensioni
Raccolta di brevi ff non in ordine cronologico né logico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Premessa. Riprende la scena della nona puntata nello studio di Sergio, in cui Cristiana e Riccardo hanno un "leggero" alterco...





Vaffanculo

«Vaffanculo cosa, sentiamo?» chiede di rimando, in una dimensione di pace, come se gli avessi appena fatto un complimento.

Ti fermi sulla soglia, una mano ancora stretta alla maniglia della porta spalancata.

«Non è me che devi mandare al diavolo» aggiunge, sollevandosi dalla sedia con un gemito, «ma quel perdente di Guidi, che se solo avesse avuto un minimo di considerazione nei tuoi confronti…»

«Tu avresti saputo fare di meglio, no?» lo provochi. «Tu sai sempre fare di meglio!»

«Quando ne ho l’occasione.»

Sbatti la porta. «Ce l’hai sempre avuta.»

«Davvero?» ridacchia.

«Sei ridicolo» sibili, disgustata dal sorriso canzonatorio dipinto permanentemente sul suo volto.

«Vedo che oggi si sprecano belle parole.»

«Io le spreco ogni giorno, con te. Il tuo ego sarà soddisfatto: da domani tornerò a dedicarti la massima attenzione.»

«Cioè quella che mi riservi ogni giorno? Guardati. Non sei nemmeno in grado di gestire una relazione con un minorenne.»

«Mi vuoi anche insegnare come comportarmi in una storia d’amore? No, perché tu dovresti rivedere i compiti a casa.»

«Amore? Oh, stiamo passando al metafisico. Avrei giurato ti limitasti a consumare la tua insoddisfazione su un piano meno astratto. Magari un materasso.»

Lo guardi con sdegno, consapevole di non poter esprimere verbalmente l’avversione, l’odio e la delusione nei confronti di chi non sa trattarti diversamente. O non vuole farlo.

«Ecco perché ti sei infuriata» compie qualche passo verso di te, lasciandoti sempre meno aria da respirare. «Sei rimasta senza diversivi su cui dirottare il tuo fervore nei miei confronti.»

«Tu credi sempre che gli altri ti adorino. Che ti venerino, che ti reputino un dio disceso in terra a elargire consigli, a impartire insegnamenti, a dare ordini. Con me non funziona.»

«Puoi pensare quello che vuoi, ma non hai motivo di scagliarti contro di me. Io non ti ho mai abbandonata, io non ti ho mai tradita.»

«Perché tu non mi hai mai avuta!» Le grida ti si trasformano in singhiozzi, la rabbia in un peso sul cuore. «Fino a prova contraria sono ancora una donna libera.»

«E allora perché ti disperi?»

Ti affretti ad asciugare le lacrime e a scostare con due dita tremanti una ciocca di capelli che si è incollata al viso inumidito. Riccardo non ti toglie lo sguardo di dosso, ma stranamente non ti importa di mostrarti vulnerabile o ferita. A differenza sua.

«Se lo ami così tanto, perché non l’hai costretto a restare?»

Cerchi di ritrovare il controllo, ma il tentativo di assumere un minimo di compostezza è destinato a fallire. «Non lo amo!» ti difendi, agguerrita.

«Ah, ho capito» ribatte placido.

«Cosa?» Capisci dal suo ghigno che si aspettava il tuo sollecito.

«Smettila di contraddirmi.»

Allarghi le braccia. «Allora vai a parlare davanti allo specchio.» Mostri l’intenzione di uscire, ma Riccardo non è del tuo stesso parere. «Ho da fare» gli fai presente.

«Tipo andare a chiedere spiegazioni al poppante. Non sai cosa darei per essere presente. “Scusa, Cristiana, ma mi sono ricordato solo adesso che mia madre diceva sempre di non dare confidenza agli estranei”» recita, impostando una voce infantile.

Cancelli ogni distanza portandoti a pochi centimetri dal suo viso.

Pretendi si imprima nella mente la tua espressione, il riflesso lasciato dalle lacrime sulla tua pelle, il tremore delle tue labbra.

Che non dimentichi mai più i tuoi occhi, perché rammenti sempre a quali effetti possano condurre le sue accuse, la sua indelicatezza, la sua impulsività e la crudezza delle sue parole.

Devi sollevare il capo per vincere la differenza di altezza e guardarlo negli occhi. «Tipo correre il più lontano possibile da te» dichiari, premendo forte un dito sul suo petto.

«La fuga è tipica di voi donne, quando avete paura. O quando volete che qualcuno vi segua.»

«Ti piacerebbe così tanto, vero?»

«Che tu ammettessi di avere timore di me, o che corressi a cercarti?»

«Che io ti dessi ragione.»

Malosti sorride, compiaciuto, benché tu abbia toccato il suo nervo scoperto. O forse proprio per questo. «Mi piacciono le sfide.»

«La mia è una sfida. Sopportare le tue insolenze ogni giorno, la tua ruvidezza, la mancanza di umanità e umiltà. Non riesci a comunicare con nessuno che non sia sotto anestesia, vuoi comandare anche se non sei il capo, pretendi di insinuarti nelle vite degli altri per sviare il loro corso a tuo piacimento o favore.»

«Cristiana, ascoltami.» Ti prende per le spalle e ti scuote. Sorpresa dal suo gesto improvviso, lo lasci fare, inerme tra le sue mani.

«No! Sono stanca di ascoltarti, di sottostare alle tue regole del cazzo. Speravo di vederti cambiare, invece sono anni che indosso una benda sugli occhi fingendo di vederti come una persona che non sei. Ho sbagliato tutto, e sto continuando a farlo, Daniele compreso.» Osservi il suo volto, completamente impassibile se non per una ruga sulla fronte. «E ora lasciami andare, altrimenti mi metto a strillare.»

«Lo stai già facendo.»

Il peso del suo corpo ti costringe a indietreggiare sino a impattare poco piacevolmente con la schiena al muro, mentre le sue dita ti circondano i polsi facendoti male. Il suo respiro leggermente alterato ti scalda una guancia, la sua bocca è più in alto della tua.

«Te l’ha mai detto, Guidi, che quando ti arrabbi sei ancora più bella?»

«Vaffanculo Riccardo» ringhi a denti stretti, sollevando le braccia imprigionate dalle sue mani per dimenarti, anche se passivamente.

«Ti ripeti.» Il corpo di Malosti ti schiaccia alla parete, e la sua bocca si impadronisce della tua, togliendoti l’aria e la stabilità sulle gambe.

Le sue mani allentano la presa, ma a te non importa della libertà riconquistata.

Tu vuoi che Riccardo si impadronisca della tua vita ancor di più di quanto abbia già fatto.

Vuoi la sua scontrosità, la sua inflessibilità di scelta e di opinione, vuoi la sua gelosia, le sue controversie con mezzo mondo, la sua impulsività e la paradossale dolcezza delle sue carezze.

«Non puoi prenderti tutto quello che vuoi quando vuoi» chiarisci, con quel poco di razionalità che ti è rimasta. Non c’è convinzione nella tua voce, ma solo l’ennesima scusa per continuare il dibattito.

Appoggi i palmi delle mani aperte sul suo petto, per allontanare da te quello stronzo che tanto ti fa battere il cuore.

«Non farai niente per impedirmelo» il suo respiro intriso dell’aroma di caffè ti solletica il viso.

Scuoti la testa, mentre Riccardo cerca ancora le tue labbra.

Vaffanculo, sentenzi a te stessa.











   
 
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