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Autore: sallythecountess    19/08/2013    2 recensioni
A qualche anno dal loro "matrimonio-non matrimonio" i due immaturi, irresponsabili e egomaniaci ritornano a far danni. Questa volta, tra bambini, baci saffici, sbronze con ottuagenari e liti familiari, si ritroveranno a fare i conti con un problema ben più serio: diventare adulti.
Ricordo a tutti che questa storia è il sequel di "La ragazza di Tokyo" che potete leggere qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3886156&i=1
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 11: gufi e banshee

 

Dopo cena finalmente arrivarono notizie di nonno Dubois, e Lor annunciò che “avrebbe passato la notte con lui in ospedale.” Alice non disse nulla, lo salutò solo con uno sguardo e un sorriso. Le dispiaceva passare la notte da sola, in un posto che non conosceva, ma non poteva fare altrimenti; non si può litigare con l'uomo che ami solo perchè lui vuole passare la notte in ospedale con suo nonno gravemente malato, anche se questo ti impedisce di dormire.

Alice, infatti, aveva il brutto vizio di terrorizzarsi a morte prima di addormentarsi: quando era sola e stanca, la sua mente cominciava a farle brutti scherzi, e a farle immaginare cose strane che le toglievano il sonno. Così, dopo qualche ora passata a rigirarsi nel letto, decise di scendere giù a prendere un bicchiere di vino: l'alcool la intontiva tremendamente e sarebbe riuscita a prendere sonno così. Scese trafelata, cercando di non fare il minimo rumore, ma ovviamente disturbò tutti. Aveva uno strano concetto del termine “trafelata” che includeva accendere ogni singola luce della casa, camminare in punta di piedi urtando e facendo cadere ogni oggetto della casa e imprecare sotto voce. In casa erano rimaste solo le donne e i bambini, e nessuna fortunatamente stava dormendo. In cucina, infatti, Alice trovò madame Diane intenta a fissare il ghiaccio nel suo bicchiere vuoto. Era chiaramente arrabbiata, ma aveva anche un che di malinconico. Per un attimo Alice si chiese se fosse il caso di andarsene, dato che non era carino ubriacarsi con la nonna di suo marito, ma si rese conto di aver fatto troppo rumore, e si chiedeva quanto altro ne avrebbe fatto cercando di tornare a letto.

“ Dato che hai affrontato tanti ostacoli per arrivare fin qua, e a giudicare dal fracasso infernale che ho percepito dovevano essere davvero molti ostacoli, il minimo che tu possa fare è prendere ciò che ti ha spinta ad affrontare questa impresa. Non curarti di me.”

Alice come un fumetto giapponese, morì sotto al peso di tale imbarazzo. Diventò letteralmente bianca, e sgranò gli occhi. Non riusciva a pensare ad altro, una sola frase la tormentava “che figura!”. Diane, allora, posò finalmente i suoi glaciali occhi marroni su di lei, e con fare autoritario aggiuse “su, avanti sbrigati.”

La stava letteralmente terrorizzando, e Alice non riusciva a dire molto, così si avvicinò al frigo e senza parlare prese dell'acqua. Si sentiva quegli occhi ostili e penetranti addosso, e questo la metteva a disagio, tanto da spingerla a versare l'acqua. Razionalmente si diceva che non c'erano ragioni per temere quella vecchietta, che non poteva farle nulla, ma voleva terribilmente piacerle e questo la rendeva nervosa. Era scientificamente provato, infatti, che quando Alice cercava in ogni modo di piacere a qualcuno, finiva col farsi detestare.

“E' difficile dormire senza di lui, non è così?”

Sussurrò Madame Diane improvvisamente, e questo spiazzò Alice, che dolcemente annuì.

“...so cosa provi, per me è la stessa cosa. Credo sia normale, comunque. Quando si è abituati ad avere un'altra persona nel letto, a tutti i rumori che fa nel sonno, a restare senza coperte e a subire calci e gomitate nel sonno è difficile dormire da sola. Ti da' uno strano senso di sicurezza avere un uomo accanto, non è così?”

Alice quasi stravolta annuì e sorridendo aggiunse “...è come se dormissi con un super eroe: ti senti come se...”

“Non potesse accaderti nulla. E' vero.”

Per un attimo le due donne rimasero a sorridersi, ma Alice sentiva di camminare sulle uova: per qualche strano motivo ora madame Diane era gentile con lei, ma doveva stare attenta a cosa diceva, o poteva farla arrabbiare nuovamente. In questo nessuno batteva Alice: quando cercava di essere gentile con qualcuno, nove volte su dieci finiva col dire frasi strane, che potevano quasi sembrare offensive.

“Oh dannati uccellacci.”

Bisbigliò seccata madame Diane, piuttosto arrabbiata, e questo spinse Alice a chiedersi che diavolo volesse dire, ma non ebbe il tempo di pensarci più di tanto, perchè la strampalata nonna di Lor corse alla finestra e cominciò a lanciare nel vuoto delle posate, gridando qualcosa in francese che Alice non capì bene, eppure riconobbe quel gesto. Quando sua madre era molto malata e quasi in fin di vita, aveva visto fare la stessa cosa a sua nonna Hayley che le aveva spiegato tutta la cosa.

“Non credevo che anche voi francesi conosceste il significato del canto delle banshee...”sussurrò curiosa, e madame Dubois fissando ancora la finestra rispose seccamente “non ho idea di cosa sia infatti, ma le civette sono portatrici di cattive notizie. E quando cantano così fuori casa di una persona...”

“...vuol dire che ne annunciano la morte. Lo so. Me lo dicevano per mia madre, ma lei è morta molto dopo, in una notte senza civette.”

Per un attimo le due donne rimasero in silenzio, ma Diane si girò a fissarla: Alice riusciva a parlare della morte di sua madre senza nessunissima reazione, e questo la colpì.

“...E comunque” aggiunse con calma “che io sappia questa storia delle civette deriva dal mito delle banshee, creature leggendarie della mia terra. Mia nonna raccontava che queste mezze fate erano legate alla nostra famiglia da sempre, essendo noi degli O'Farrel. A quanto pare queste streghe presagivano la morte dei membri del clan, e si recavano a piangere nei dintorni della persona morente. Ma io non ci ho mai creduto. Non mi è mai successo.”

Diane le sorrise per quel racconto. Era una favoletta macabra e inquietante, ma era stata carina a cercare di distrarla.

“...e poi non dovrebbe allarmarsi. La leggenda vuole che le banshee siano legate solo alla popolazione gaelica, ai figli di Scozia e Irlanda principalmente. Quindi questo è solo un gufo affamato probabilmente.”

Per un attimo le due donne risero, e Alice si sorprese di se stessa: era riuscita a non essere maleducata o scortese, e questo non le capitava mai.

“Sei esattamente come ti ha descritta, lo sai?”

Le sussurrò in francese e Alice sorrise stringendo le spalle. Diane, però decise di versarsi un altro bicchiere di vino, e porse un bicchiere anche ad Alice, che lo accettò ben volentieri “sei una sognatrice, goffa e strana, ma piena di magia. Quando me lo ha detto non capivo cosa ci fosse di speciale nell'essere 'pieni di magia' ma ora ho capito. E ho capito tante altre cose.”

Diane prese un sorso del suo vino rosso, mentre Alice controllava mentalmente tutte le parole da dire. Il suo francese era ancora incerto, e non voleva dire cazzate, così si ripeteva bene le cose da dire, ma improvvisamente Diane la spiazzò aggiungendo in inglese“Adesso ho capito perchè ti ama e sono contenta per voi, ma non vi perdonerò mai per esservi sposati senza farmi neanche una telefonata. Una donna della mia età non ha ancora molti momenti felici da vivere,è tutto un passare da un funerale all'altro, e voi mi avete tolto una possibilità preziosa.”

“ O Cristo! E adesso?” Pensò Alice, passando progressivamente dal bianco al rosa pallido, al fucsia fino a giungere al rosso acceso.

“Ma andiamo, è stata una cosa così romantica!E poi è passato tanto tempo ormai.” Sussurrò una voce alle sue spalle, e Alice finalmente potè respirare: Ava era giunta in suo soccorso. La giovane ragazzina di Edimburgo aveva conquistato da tempo il cuore dei nonni Dubois:era stata la prima a dargli dei nipotini ed era una madre esemplare. La tenevano tutti molto in considerazione.

“Ho capito, è romantico, ma potevano dirlo alla famiglia!”

Ribattè in inglese madame Diane, alla quale proprio non andava giù questa storia, e così Alice si decise a dire la verità. Mentre Ava e madame Diane battibeccavano animatamente lei gridò “non doveva essere un matrimonio vero. Doveva essere una cosa carina e tenera,un giuramento tutto per noi, ma allo stesso tempo doveva permetterci di liberarci della mia famiglia e soprattutto dei miei fratelli che assillavano Lor con questa storia del matrimonio perchè sono convinti che se due stanno insieme da più di tre mesi debbano automaticamente sposarsi. Noi volevamo essere liberi di stare insieme senza tutte queste rotture, senza dover spiegare sempre tutto a tutto il mondo e ci siamo decisi a questa mossa. Beh a dire il vero è stata una mia idea, ma Lor era d'accordo. Credevamo che non fosse legale, che non fosse vincolante, perciò abbiamo fatto questa cosa, non volevamo escludere nessuno...”

Per un attimo le due donne rimasero senza parole a fissarla con aria esterrefatta e poi Alice aggiunse “ ho scoperto pochi mesi fa che è stato un matrimonio vero e sono andata nel panico perchè non avevo idea di come avrebbe reagito. Lor lo sa da poche ore, ma pare che gli stia bene. Anche a me dispiace un po' di essermi sposata senza i miei amici e la mia famiglia, ma ormai è andata e...”

“E non potevate dirmelo prima e risparmiarmi mesi di pianti?”

Gridò Diane, più divertita che altro, un secondo prima di abbracciare forte una sbigottita Alice.

“Adesso ho capito, adesso finalmente riconosco il mio ragazzo.”Le sussurrò dolcemente, portandosela al petto come se fosse una bambola, mentre Alice pensava solo “oddio!”

“Certo che gli sta bene di essere sposato con te. Ma non lo vedi che occhi che ha in tua presenza? Quanto è tenero e carino con te?”

Alice sorrise soltanto, e rimase tra le braccia di quella specie di nonna-boa constrictor cercando di sembrare meno in imbarazzo possibile, ma non finse bene. Fortunatamente, però, nonna Dubois era tanto presa dalle sue considerazioni e non se ne accorse.

“ Vedi io ho pensato tanto male di te, veramente tanto e mi scuso”

Aggiunse, dopo averla finalmente lasciata, e Alice strinse solo le spalle, ma Diane in lacrime aggiunse “me lo avevano detto tutti, anche Ava e Mat, ma io non ci credevo. Non riuscivo a spiegarmi il comportamento del mio ragazzo: sposarsi senza dire una parola ai suoi nonni, e raccontarglielo per telefono mesi dopo, è inaudito. E così mi ero convinta che...che lui non volesse sposarsi, ma lo avesse fatto controvoglia solo per amor tuo, e per questo non aveva voluto nessuno e non lo aveva detto a nessuno. Per cercare disperatamente di giustificarlo, mi ero convinta che tu lo avessi quasi costretto e...ti chiedo scusa.”

“Fa niente” aggiunse Alice cercando di dissimulare l'imbarazzo, e finalmente le ansie e le tensioni scomparirono e le tre donne finirono col passare tutta la notte a bere e chiacchierare come vecchie amiche. Diane era una donna divertente, una specie di mezza matta hippie che raccontava un sacco di storie divertenti alle sue “nuove nipoti”.

Alice rimase sconvolta scoprendo che lei e Laurent avevano deciso di scappare insieme dopo solo pochi mesi di amicizia. I due nonni di Lor, così apparentemente rigidi e bacchettoni, si rivelarono degli spiriti liberi che si opponevano alla tirannia della famiglia di lui “così rigida e severa”.

“Dovevate vederlo da giovane, il mio Laurent. Era bello esattamente come suo nipote. Aveva lo stesso sguardo sveglio, arguto e penetrante, e persino gli stessi occhi. Tutti dicono che sono gli occhi di Sabine, ma solo io che vivo da quarantacinque anni con quegli occhi addosso so quanto assomiglino a quelli di suo nonno.”

Fece una piccola pausa e poi, anche a causa dell'alcool confessò “Sabine non mi è mai piaciuta tanto. Aveva un atteggiamento altezzoso e rigido, ma Morice diceva sempre che era solo molto timida e chiusa. Ho sempre temuto che i miei ragazzi finissero con una donna simile”aggiunse con fare serio, ma poi prendendo le mani delle sue nuove ragazze aggiunse col sorriso “...ma fortunatamente mi sono sbagliata.”

Parlarono insieme per tutta la notte, e si divertirono come matte. Alle sei del mattino stavano ancora ridendo allegre, tanto che “gli uomini” rientrando, pensarono a male. “Devo aver lasciato l'erba in giro” sussurrò George serio, e Lor si mise a ridere. Qualunque fosse la ragione di quella euforia, le donne della sua vita erano felici e scherzavano insieme, e non gli importava d'altro. Quando poi Diane lo vide e scosse la testa, Lor capì che c'era qualcosa di strano, ma non disse nulla, semplicemente si tenne lo schiaffo e poi l'abbraccio di quella nonna, pensando a quanto fosse simile a quello di qualcun'altra, quella che lo stava guardando con occhi lucenti e dolci.

Nota dell'autrice:

E come promesso sono tornata. Devo dire che questo capitolo l'avevo già scritto, ma non avevo avuto il tempo di pubblicarlo. Spero vi sia piaciuto, ma vi lascio con un piccolo avvertimento: non adagiatevi troppo sugli allori, perchè già dal prossimo capitolo inizierà la guerra.

Un saluto a tutti,

Sally col jet lag.

   
 
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