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Autore: SusanTheGentle    19/08/2013    12 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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42. L’Isola delle Tenebre

 
 
Un’acuta esclamazione di gioia provenne dalle voci delle ragazze. Lucy, Miriel e Gael schizzarono verso Susan e la coprirono di baci e abbracci.
La Valorosa scoppiò in lacrime. “Perché non me l’hai detto? Perché non me l’hai detto?” continuava a ripetere.
“Perché l’ho scoperto solo ieri” le rispose la sorella.
“Che bello, un bambino!” esclamò Gael saltellando. “E adesso è nella tua pancia, vero? Io lo so! La mia mamma mi ha detto tutto!”
Susan sorrise affettuosamente alla bimba, per la prima volta desiderando di avere una femmina. Si scambiò uno sguardo amorevole con Caspian che sorrideva amabilmente a Gael, e poi le rispose con un cenno affermativo.
Gael abbracciò la Regina Dolce e posò la guancia sul suo ventre piatto.
“Non credo potrai già sentirlo, sai?” le disse Caspian inginocchiandosi accanto a lei.
“Congratulazioni, Maestà” disse Miriel avvicinandosi e poi abbracciando Susan.
“Sì, auguri di cuore” disse Emeth.
“Posso andare a dirlo a papà?” chiese Gael.
Susan guardò Caspian.
“Io direi di sì” ripose il giovane con un nuovo gran sorriso.
La bambina schizzò fuori dalla porta gridando a perdifiato qualcosa che però gli altri non capirono bene.
Caspian si alzò di nuovo in piedi, cercando di fare tutto ma non voltarsi nella direzione in cui era seduto Peter, il cui sguardo che sentiva insistente su di sé, lo attirava come una calamita. Ma non doveva guardarlo, o sapeva che ne sarebbe sorta una nuova discussione, e lui non voleva. Non voleva perché avrebbe fatto dispiacere a Susan.
 “Sono tanto contenta per voi!” esclamò ancora Lucy, gli occhi splendenti. “Davvero, davvero tanto!”.
“Voi sapete” disse Susan, prendendo le mani della sorellina e guardando i suoi fratelli “quanto importante sia per me condividere tutto questo con le persone che più amo”
Emeth e Miriel si sentirono parte di quella cerchia e provarono una grande gioia, specialmente lui.
Edmund, pallido in volto, annuì e fece per dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì un suono.
Un bambino…sua sorella aspettava…
“Io mi devo sedere” mormorò infine e tutti risero.
“Sei già seduto, Ed” disse Caspian.
“Ah…già….M-ma com’è successo? Insomma…”
“Ma che razza di domande fai?!” lo rimproverò Lucy.
“Uffa!” arrossì il Giusto. “Quello che intendevo è che… bè, è così strano… non siete un po’ giovani? E poi vi siete appena sposati”
Caspian cinse di nuovo la vita di Susan e la guardò ancora con sguardo fiero e luminoso. “Se desideri una cosa con tutto te stesso, quando la ottieni, quando l’hai davanti a te, ti senti più che pronto ad averla”
Lei sorrideva apertamente.
La sua Susan…la sua Susan gli dava un figlio.
Non poteva ancora crederci, eppure era vero. Tante volte l’aveva immaginato, ma non si era aspettato che accadesse così presto. Edmund aveva ragione, forse erano troppo giovani, ma lui non avrebbe cambiato nulla di quel che era stato e di quel che era ora. Era felice, così felice che a volte ne era spaventato. Poi però guardava lei e ogni dubbio spariva. Lei, che aveva dato un senso alla sua vita, e insieme ne avevano creata un’altra.
Riscuotendosi dallo shock iniziale, Edmund disse: “Bè, me lo dovevo aspettare da voi due…mancava giusto questo. Di sicuro vi siete impegnati parecchio”
“Edmund!” lo rimproverò Lucy arrossendo.
Altre risate, poi il Giusto diede una pacca sul braccio del fratello. “Ci pensi? Diventeremo zii! Per Aslan, non posso crederci!”
Ma Peter non rispose. Per la prima volta sembrò non avere nulla da dire.
“Peter, cosa c’è?” chiese Lucy molto perplessa.
“Niente” rispose semplicemente il Re Supremo, imponendosi di sorridere. “Congratulazioni”
“Grazie” risposero il Liberatore e la Dolce.
Ma Susan non era soddisfatta. C’era una strana luce negli occhi azzurri del fratello. Lui non si mosse, restò dov’era, come a distanza di sicurezza, come se non volesse avvicinarsi a lei. Susan avrebbe voluto che l’abbracciasse, che le rivolgesse parole affettuose, perché nonostante il caratteraccio Peter era dolce e premuroso. Aveva sempre avuto un rapporto speciale con lui, una sintonia che si era un poco raffreddata negli ultimi tempi. Susan aveva visto allontanarsi il fratello senza riuscire a capire perché fosse divenuto così scostante, talvolta scontroso nei suoi riguardi. Poi aveva capito: Peter aveva paura del distacco, paura che Caspian l’allontanasse da lui, Edmund e Lucy. Ma Peter non aveva compreso che era stato lui stesso il primo a fare un passo indietro.  La sua antipatia con Caspian, ormai dovuta all’abitudine e a nient’altro che quello, lo aveva portato a sviluppare quell’atteggiamento.
 “Dobbiamo dirlo a Eustace!” esclamò all’improvviso Lucy, correndo fuori sul ponte seguita da Emeth.
“Dovrebbero saperlo tutti, se mi permettete di dirlo” disse Miriel sorridente. “E’ sempre un giorno meraviglioso quando si riceve una notizia simile. Fa dimenticare tutte le cose spiacevoli. Non sei d’accordo, Peter?”
Susan fu molto grata alla Driade per aver fatto un tentativo, ma il Re Supremo rispose ancora con quel sorriso incerto, vago. I suoi occhi incontrarono quelli della sorella. Susan rispose alla sua occhiata con una interrogativa.
Per lo meno, si disse la Regina Dolce, Edmund era rimasto un po’ sconvolto ma una reazione l’aveva avuta. Peter invece le sorrideva, sì, ma rimaneva sempre fermo al suo posto. Non era il solito sorriso di Peter.
Non era felice.
Avrebbe voluto chiedergli che cosa c’era che non andava ma non ne ebbe il tempo. Improvvisamente, Emeth rientrò nella stanza di corsa.
“Edmund!” chiamò ad alta voce. “Vieni, presto!”
“Che succede?” chiese subito il Giusto, ma il soldato non gli rispose e gli fece cenno di sbrigarsi a seguirlo.
Salirono tutti sopraccoperta e videro che un gruppo di marinai era raggruppato in cerchio attorno a qualcosa. Caspian, Susan, Peter, Edmund e Emeth si fecero largo tra gli uomini. In mezzo al cerchio di curiosi c’erano Gael e Lucy, la quale reggeva tra le braccia un piccolo falco dal piumaggio bianco e nero. Un’ala era piegata in modo strano, evidentemente spezzata.
Edmund aveva già visto quel falco, e il giovane tarkaan insieme a lui. Allora capì perché Emeth fosse venuto a cercare proprio lui, invece che Caspian o Peter.
“Shira!” esclamò, e i presenti (tutti tranne Emeth) lo guardarono stupiti.
“E’ uno dei falchi da caccia di Rabadash” disse Drinian, che l’aveva riconosciuto come quello che aveva visto sorvolare l’Isola delle Voci poco prima della battaglia contro Calormen.
E anche Lucy, ora che lo guardava bene, rammentò di aver veduto lo stesso uccello chiuso in una gabbia assieme ad altri otto o nove esemplari della stessa specie. Era stato quando aveva assunto l’aspetto di Susan ed era stata rapita dai calormeniani.
“Come fai a conoscere il nome di questo falco?” chiese Caspian con sospetto.
“Non ti ricordi?” domandò Edmund a sua volta. “Shira è quel falco parlante di cui io e Emeth vi abbiamo parlato. Quello che ci ha aiutati a trovare te e Susan”
 “Se è un animale parlante, allora sta dalla parte di Narnia” intervenne Ripicì.
Ma Drinian subito ribatté: “Non tutti gli animali parlanti derivano da Narnia, purtroppo”
Peter avanzò di un passo verso Lucy e Shira. “Il punto che più ci interessa adesso, è sapere perché è venuta fin qui”
“E’ quello che mi sono chiesto anche io” disse Emeth “E che ho chiesto a Shira, ma…non può parlare”
Ed era vero, purtroppo.
La povera Shira fece vagare gli occhietti neri attorno a sé. Aveva faticato tanto per arrivare fin lì…
Dal momento che aveva lasciato la torre dov’era rinchiusa Shanna, sembrava passato moltissimo tempo.
Shira si era lanciata nel cielo nero dell’Isola delle Tenebre e per un pelo, come a solito, era sfuggita alla nebbia ed era riuscita a trovare un varco nelle nubi. Una volta fuori, aveva scoperto che l’isola si era spostata di nuovo e non c’era stato altro che mare per miglia e miglia. Costretta a sorvolarlo fino allo stremo delle forze, era infine giunta sull’Isola di Ramandu, dove si era riposata ed era andata in cerca del saggio padre di Shanna, per conoscere le sue condizioni e per avvertirlo che la figlia stava bene. Ma di lui nessuna traccia. Invece, aveva incontrato qualcun altro: Lilliandil. Non appena l’aveva vista, la Stella aveva capito tutto e cercato di impedirle di spiccare il volo verso la nave di Narnia. Shira era riuscita a fuggire dalle sue grinfie, ma la Stella l'aveva comunque fermata. Colpendola con chissà quale incantesimo, prima le aveva spezzato l’ala, poi, Shira aveva sentito come uno strappo in gola, e in un secondo tempo si era resa conto che non poteva più parlare.
E adesso che era finalmente sul Veliero dell’Alba, ma priva di parola, non poteva essere di alcun aiuto ai Sovrani. Lilliandil l’aveva resa peggio che un animale muto. Non riusciva ad emettere nemmeno un suono, neanche il più piccolo cinguettio. Se fosse divenuta come tutti gli altri animali, la Driade Miriel, che sapeva comunicare con animali e piante muti, avrebbe potuto interpretare i suoi suoni. Ma così…
Di certo, Lilliandil aveva tenuto conto dei poteri della guida della terra, annullando così completamente la possibilità di comunicazione.
Shira fece un sospiro sconsolato e guardò negli occhi della Regina Lucy.
“Non preoccuparti, ci penserò io a te” le disse la ragazza, sorridendole e lisciandole piano le penne del collo.
Gli occhi azzurri di Lucy erano buoni, le ricordavano tanto quelli della sua cara amica Shanna. Chissà cosa stava facendo ora, povera piccola…
“Forse, se le do un po’ del mio cordiale” disse la ragazzina, “oltre che guarire l’ala, riprenderà anche la parola e potrà dirci lei stessa che cosa sta succedendo”
“Forse hai ragione, Lu” acconsentì Susan. “Facciamo un tentativo”
“Aspettate, aspettate” intervenne ancora Drinian. “E se una volta guarita, volasse via dritta dritta dal suo padrone a riferirgli la nostra posizione?”
Shira emise un mezzo sbuffo scocciato. Oh, se avesse potuto parlare…
“Ma è ferita!” protestò Lucy. “Deve soffrire moltissimo, poverina! Dobbiamo curarla!”
“Lo, so, mia signora, lo so, ma…”
Come previsto da Shira, non erano molti a fidarsi di lei, ed ora erano tutti lì a far congetture sul suo conto.
Forse era stata mandata da Rabadash in avanscoperta- pensavano i narniani- per permettere ai calormeniani di tendere una trappola a tutti loro.
Forse- disse qualcuno- la nave di Calormen era anch’essa nei pressi dell’Isola di Ramandu... Ma no- disse qualcun altro- impossibile che l’Occhio di Falco li avesse già raggiunti.
Altri ancora sostennero che era stata mandata come spia e che stesse fingendo di essere ferita e di non riuscire a parlare, ma che avrebbe ascoltato tutto quello che dicevano e poi, saputo ciò che voleva, sarebbe per davvero corsa a riferire tutto a Rabadash, proprio come aveva insinuato Drinian.
Detto questo, alcune paia di mani si allungarono verso di lei.
Lucy tentò di proteggerla, ma Shira fu più svelta e si difese a suon di beccate. Balzò dalle braccia della Regina Valorosa e cadde con un tonfo sul ponte, immobile.
“Basta, smettetela!” gridò Lucy, riprendendola in braccio con delicatezza. I marinai si scusarono e tornarono tra le file.
“Possiamo fidarci di Shira” disse Edmund ad un tratto, ricordando un particolare importantissimo. “Guardate il suo bracciale”
Il Re Giusto sfilò il braccialetto di cuoio rosso dalla zampa del falco e ne mostrarò l’interno a tutti i presenti, che osservarono con curiosità crescente...
“Una F incorniciata da steli di giglio” disse Susan, studiando attentamente il disegno. “E’ proprio l’emblema di Frank di Narnia, non c’è dubbio”
“Ne sei assolutamente certa?” le chiese Caspian. “E’ passato tanto di quel tempo…”
“Sì, al cento per cento” rispose lei con sicurezza, “perché c’è una particolarità in quel simbolo che molti non conoscono”
“E cioè?”
“Frank decise che il suo stemma sarebbe stato ormato da gigli perché erano i fiori preferiti di sua moglie Helen”
“Oh, che romantico!” esclamò Gael.
“Questo non lo sapevo davvero” dichiarò Caspian con rammarico. “Evidentemente, i libri recuperati dall’antica biblioteca di Cair Paravel non sono sufficienti per conoscere tutta a storia di Narnia. E quelli che aveva mio zio, sui quali ho studiato da bambino, di certo non lo riportavano”
“Te l’ho detto, non è una cosa che sanno in molti” disse ancora Susan.
“Noi avevamo dei diari della Regina Helen nella biblioteca del castello, nell’Età d’Oro” ricordò Lucy.
Susan annuì. “E’ vero. E’ da quelli che l’ho saputo, infatti”
Caspian scosse il capo. “Quelli credo proprio siano andati perduti”
“Va bene” intervenne Peter ponendo fine a ogni discussione. “Shira può restare, ma direi di portarla con noi dalla Stella Azzurra, quest’oggi. Forse lei ci potrà aiutare”
A quel nome, il falco iniziò ad agitarsi tra le braccia di Lucy.
No, accidenti!, pensò Shira. Non voleva assolutamente incontrare ancora Lilliandil! Doveva avvertirli, dannazione, doveva trovare il modo! Dovevano stare lontani da lei!
Il fatto che tutti i Sovrani stessero bene non era una consolazione. Shira sapeva che dietro c’era un piano ordito da Jadis nei minimi dettagli. Se Lilliandil non aveva ancora giocato ai narniani qualche tiro mancino, era perché non aveva ancora avuto il via dalla Strega.
Lilliandil era stata così tanto brava da ingannarli tutti? Perfino Re Edmund che aveva incontrato la vera guida del cielo? Possibile che non la distinguesse da Shanna?
“Calmati! Perché fai così?” esclamò Lucy, cercando di tenerla ferma.
Shira si agitò ancora e alzò gli occhi sui Sovrani. Li guardò uno per uno, cercando di comunicare solo con la forza dello sguardo.
“Stecchiamole l’ala” propose Gael, “così non sentirà più male. Forse si agita in questo modo per il dolore.”
“Sì, può darsi” mormorò Lucy.
Ma sia lei che gli altri non ne erano del tutto convinti. Era stato così strano…Shira si era agitata al nome di Lilliandil, perché?
I ragazzi pensarono tutti la stessa cosa: una coincidenza.
Perché mai il falco di Rabadash avrebbe dovuto aver paura della Stella Azzurra? Non poteva sapere chi fosse. Nemmeno Rabadash probabilmente ne sapeva niente. Lui quasi non conosceva la storia delle Spade, non glie n’era mai importato nulla. A bordo dell’Occhio di Falco l’argomento ‘magia’ era un tabù, lo sapevano bene.
Tuttalpiù, se era loro amica, se era dalla parte di Narnia e quindi di Aslan, perchè mai avrebbe dovuto aver paura della guida del cielo?
Ma chi aveva maggiori dubbi era Edmund. D’un tratto, il giovane ripensò al suo sogno. Non al primo, ma al secondo. La donna che aveva visto con in mano il pugnale alla Tavola di Aslan non poteva essere…
Non fare lo stupido, si disse, che diavolo vai a pensare.
No, no, non era possibile…
“Ed, cosa c’è?” chiese Peter, vedendolo pensieroso.
“N-niente. Ehm…Peter, Caspian, c’è da aggiornare il diario di bordo, vero? Nessuno lo ha ancora fatto da quando siamo arrivati sull’isola di Ramandu”
Il Magnifico e il Liberatore capirono immediatamente che Edmund voleva dire loro qualcosa, ma non in presenza delle ragazze. Allora le lasciarono e si recarono nella cabina di comando, dove Edmund esternò i propri dubbi riguardanti Lilliandil.
“Come puoi affermare che sia una spia?” chiese Peter.
“Non lo affermo, lo sospetto soltanto. Non ne sono convinto neppure io, solo che…io l’ho vista. Ho visto la Stella Azzurra. Lo so che era solo un sogno, che forse ne ho avuto una visione…diciamo ‘distorta’ , però ho avuto come l’impressione che non fosse la stessa persona”.
Edmund guardò gli altri due, cercando di capire cosa stessero pensando, se stessero prendendo in considerazione l’idea di ascoltare il suo avvertimento o meno.
“Non è strano che la Strega Bianca abbia fatto uno scambio del genere? Lilliandil per suo padre, quando avrebbe potuto avere entrambi? Credetemi, Jadis non è il tipo da scambi e patteggiamenti. Non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di avere suoi prigionieri, sia la guida del cielo che il guardiano della Tavola di Aslan. Non è da lei essere magnanima.”
“In effetti, la cosa ha insospettito anche me se devo essere del tutto sincero” disse Caspian.
“Sì, sono accordo” disse Peter, e per la prima volta in quel giorno incontrò lo sguardo del Liberatore.
“A questo punto, dovremmo decidere se sbarcare di nuovo o no, non credete? Se non ci fidiamo, è inutile andare da lei”
“No, invece ci andremo” ribatté Caspian. “Ma non subito. Prima dobbiamo decidere come comportarci in caso i dubbi di Ed si rivelino fondati”
Fu così deciso di rimandare di qualche ora il nuovo sbarco sull’Isola di Ramandu. Edmund avvertì l’equipaggio e poi le sorelle e gli amici.
“Tu sei felice di non doverla incontrare ancora, non è così?” disse Peter con uno tono e uno sguardo eloquente.
“Per favore, non iniziare” tagliò corto Caspian, voltando il capo dalla parte opposta.
“Codardo fino all’ultimo” mormorò il Re Supremo.
“Preferiresti che lasciassi Susan per sposare lei?” scoppiò Caspian, senza riuscire a trattenersi.
“Sì, forse lo spero” ammise Peter, guardandolo in un modo che fu impossibile per il Liberatore sostenere il suo sguardo.
“Nemmeno quello che è appena successo ti farà cambiare idea?” disse ancora il Re di Narnia, imponendosi la calma.
“Non è il bambino il problema”
“Allora cosa?”
Il Magnifico non rispose, e fu lui stavolta a spostare lo sguardo altrove.
“Che cos’ho che non va? Perché fai così?” chiese Caspian, al limite dell’esasperazione.
Ce la stava mettendo tutta per capire Peter, ma era impossibile. Si schermava dietro quel velo impenetrabile di sguardi e parole ostili che nessuno, neppure i fratelli e forse solo Miriel, era in grado di rimuovere.
“Tu hai tutto, Caspian. Io non ho nulla. Non più” tagliò corto il Magnifico.
Il Liberatore avrebbe voluto aggiungere altro, ma Drinian lo chiamò ed egli fu costretto a lasciar cadere la discussione. Ma nella sua mente risuonavano le ultime parole del Re Supremo.
Il motivo dell'astio di Peter era sempre lo stesso: lo odiava perché lui gli aveva portato via ciò che un tempo era stato suo. E non c’era modo di rimediare, perché il tempo non sarebbe tornato indietro.
 
Peter si chiuse la porta della cabina di comando alle spalle. Rimase un momento fermo sulla soglia osservando la stanza in ogni suo dettaglio. Tutto quello avrebbe potuto essere suo.
Ma non era quello, non più. Non c’era più gelosia per Caspian sotto quell'aspetto. Era più il fatto che il Liberatore poteva vivere a Narnia, mentre lui doveva rinunciarci di nuovo. Questa era la ragione per cui ce l’aveva con il Re.
Aslan gli avrebbe permesso di tornare ancora dopo quel viaggio? Gli avrebbe dato l'ennesima pssibilità?
L'aveva avuta, insieme a Susan, solo che forse l’aveva sprecata. Aveva sprecato il suo tempo ad aggredire Caspian, a cercare di far ragionare la sorella sulla sua impossibile storia d’amore con il Re, invece di preoccuparsi di fare qualcosa che gli avrebbe dato la possibilità di conquistarsi un futuro a Narnia.
Ancora una volta, si disse certo di essere lui la persona di cui parlava una delle profezie di Miriel: colui che avrebbe lasciato per sempre il regno.
Forse non credeva abbastanza in Narnia. E questo era dovuto (come lo era stato per Susan) al fatto che Aslan avesse detto loro che non sarebbero più potuti tornare. Lo avevano accettato, perché il volere di Aslan era indiscutibile. Tuttavia, non lo avevano mai capito.
Susan però c’era riuscita: aveva creduto, combattuto contro le sue incertezze e le sue paure, e ora era pronta per restare. Apparteneva a Narnia, proprio come Miriel diceva sempre che doveva avvenire per ciascuno di loro.
Adesso capiva il conflitto interiore della sorella, l’enorme desiderio di tornare ma non sapere se era giusto desiderare di lasciare il mondo in cui erano nati e cresciuti, il dividersi del proprio cuore e il lasciarne una parte lontano, in un luogo al quale non era sicuro di fare ancora ritorno.
Ma se Susan ora era disposta a lasciare il suo vecchio mondo per quello nuovo, lui non lo era. Peter non poteva ancora dire addio ai suoi genitori, alla sua casa, all’Inghilterra.
Ciò non significava che lei fosse un’egoista e che non pensasse alla sua famiglia, bensì che aveva trovato una ragione: Caspian e il loro bambino.
Eppure, anche lui avrebbe avuto una più che valida ragione per restare: Miriel. Miriel era la sua ragione.
Non amava abbastanza nemmeno lei?
No, l’amava moltissimo.
Allora perché era così sicuro di non potercela fare? Che cosa gli mancava ancora per essere parte di Narnia?
Avrebbe voluto essere come Caspian, essere nato lì, in quel mondo...
“Peter?” chiamò una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò e incontrò lo sguardo di Susan.
“Hai un minuto?”
“N-non ora, Sue, scusami” disse in fretta il Re Supremo, potandosi dietro il tavolo e sedendovisi, afferrando il diario di bordo tanto per fare qualcosa.
Ma lei non gli badò. Richiuse la porta e si sedette sulla sedia davanti a lui. “Aspetto, allora. Non ho fretta”
“Come vuoi” rispose il ragazzo, intingendo la penna d’oca nel calamaio e iniziando a scrivere la data del giorno.
I due fratelli rimasero in silenzio per un po’, poi Susan cercò di intavolare una conversazione.
“Come mai avete deciso di rimandare l’appuntamento con la Stella Azzurra?”
“Abbiamo delle cose da decidere prima”
“Capisco…e come mai tu, Caspian e Ed, non ne avete parlato anche con me e Lucy?”
Peter le rispose ancora un volta con molta rapidità, senza mai staccare gli occhi dal tavolo da lavoro. “Eravate occupate con Shira. A proposito, sta bene?”
“Oh, sì, meglio. Miriel ha provato a parlarci, ma proprio non riesce a capirla”
Dopo quell’ultima frase, ancora silenzio. Il raschiare della penna sulle pagine del diario di bordo era uno dei pochi suoni nella stanza, in armonia con il ticchettio dell’orologio. Da fuori, il rumore sommesso delle onde che s’infrangevano sulla spiaggia, il chiacchiericcio dell’equipaggio al lavoro, le grida dei gabbiani.
Improvvisamente, la Regina Dolce non riuscì più a resistere. Si alzò di scatto e strappò dalle mani del fratello il diario e la penna.
Peter alzò gli occhi su di lei, sbalordito.
“Che cos’hai contro di me?!” esclamò Susan a voce molto alta. “Per l’amor del cielo, che cosa ho fatto?! Perché mi respingi?!”
Peter serrò le labbra e il suo viso impallidì un poco. La fissò un istante, poi distolse lo sguardo e strinse i pugni.
“Non è successo niente” le rispose con voce roca.
“Stai mentendo” lo accusò la sorella.
Il ragazzo intercettò lo sguardo di lei per un momento appena, il tempo di capire che era arrabbiata e frustrata dal suo atteggiamento. Sapeva cosa Susan voleva, ma lui non sapeva se era disposto a dargliela.
“E’ perché sono incinta di Caspian, vero?”
Peter riprese il diario dalle mani di lei e lo riaprì nervosamente. “Non agitarti, non ti fa bene”
“Rispondi alla mia domanda e non ti azzardare a cambiare discorso!”
Il Re Supremo lasciò la punta della penna d’oca a mezz’aria. La mano gli tremò impercettibilmente e poi la riposò nel calamaio.
“Non capisco…” disse senza guardarla.
Susan lo fissò perplessa. “Cosa c’è da capire?”
“Non pensavo sarebbe andata a finire così. Davvero, non lo credevo possibile”
“Lo sapevi. L’hai sempre saputo”
Peter finalmente la guardò. “Non…questo
“Che cosa pretendi da me?” esclamò Susan, portandosi le mani al ventre in un gesto eloquente. “Vuoi che mi confessi colpevole di un atto vergognoso? Saresti più contento, così?”
“No” rispose lui secco.
“Avresti preferito che corressi a piangere da te e che ti dicessi che ero spaventata, terrorizzata?”
“Bè…mi ero immaginato una cosa del genere, sì”
La Regina Dolce sbatté le palpebre un paio di volte, scuotendo piano il capo. “Adesso sono io che non capisco, Peter”
Lui si alzò lentamente. “Sue, tu non ti sei resa conto del tuo cambiamento, vero? Sei diversa. Sei la Susan dell’Età d’Oro. Sei tornata quella Susan e questo mi spaventa. Ti sento lontana e non so come…come fare…”
“Sono io, Peter. Sono sempre io. Anzi, sono più me stessa ora di quella che ero prima”
“Lui ti ha cambiata” mormorò il Re Supremo.
“Non dare sempre la colpa di tutto a Caspian!” lo rimproverò lei.
“Ma è colpa sua!” rimbeccò il fratello. “Io ce la sto mettendo tutta, credimi, perché lo so, fa parte della famiglia ora, ma io non lo sento parte di questa famiglia. Lo sento come qualcuno che l’ha divisa”
“E allora vorresti che tornassi nel nostro mondo e facessi nascere questo bambino lontano da suo padre? Con il rischio di non poterglielo far conoscere mai?!”
“No, ovviamente no” ripose Peter in fretta. “Non sono senza cuore, anche se tutti lo pensate”
“Nessuno lo pensa. Però io non riesco a comprendere il tuo comportamento”. Susan avanzò verso di lui e gli prese le mani. “Io voglio questo bambino, Peter. Lo voglio e lo avrò. E non credere che non abbia pensato a te, a Edmund, Lucy, Eustace…e a mamma e papà”
“Mamma e papà non lo sapranno mai”
Gli occhi della Regina si riempirono di lacrime.
“Devi perdonarmi” le disse Peter. Voleva abbracciarla. Non seppe perché non lo fece.
“Perché fai sempre così?” singhiozzò sommessamente lei. “Lo vedi? Sei tu che mi allontani, non il contrario. Io...”
“Sue, stai bene?!” esclamò improvvisamente lui, mentre la sorella si sedeva e prendeva un gran respiro.
“Sì, non preoccuparti. Mi gira un po’ la testa, è normale. Mi è già successo”
“Chiamo qualcuno?” chiese allarmato, inginocchiandosi davanti a lei.
Susan scosse il capo e gli strinse di più le mani.
Peter guardò il suo volto, fattosi improvvisamente pallido, riprendere pian piano colore. Era ancora una bambina ai suoi occhi, la sorella da proteggere e accudire, ma sapeva che non spettava più a lui il diritto di far questo: c’era Caspian adesso per lei.
“Peter, tu mi devi promettere che glielo dirai” disse Susan poco dopo.
Lui non capì subito, e fece uno sguardo smarrito.
“A mamma e papà. Dovrai dirgli tutto: che mi sono sposata e che aspetto un bambino”
“Susan…”
“Lo farai?”
Peter allora l’abbracciò e la strinse forte, e Susan pianse sulla sua spalla come quand’era una bambina.
“Sì, sorellina. Lo farò”
In quel momento, la porta della cabina di comando si aprì e Caspian entrò.
“Ah, siete qui” disse, ma subito dopo la preoccupazione si dipinse sul suo volto. “Che cosa è successo?”
“Niente, niente” si affrettò a dire Susan, asciugandosi gli occhi e alzandosi in piedi, e così il fratello.
“Hai pianto? Perché?” chiese Caspian, facendole una carezza sul viso.
“Non è stata bene” disse Peter, ignorando l’occhiataccia della sorella.
“Ancora?”
“Il solito giramento di testa” si giustificò la Dolce. “Non fatene un dramma, è normale”
“Forse dovresti riposare” disse Caspian, ma lei scosse il capo.
“Ha ragione invece” disse Peter. “Non sei più sola. Devi pensare al tuo bambino”
Gli occhi di lei brillarono ancora di lacrime e poi acconsentì.
Peter si preoccupava per lei. Peter era felice per lei, solo che non lo sapeva dimostrare come a lei sarebbe piaciuto. C’erano tante cose che glielo impedivano, molte delle quali Susan non capiva. Ma andava bene... quello era Peter.
“Caspian” chiamò il Re Supremo, mentre il Liberatore stava per andarsene con la sua sposa. “Rimani un secondo ancora. Chiudi la porta per favore”
Caspian si voltò e tornò dentro. “Sì?”
“Devo dirti una cosa e spero sarai d’accordo con me. Una cosa che riguarda Susan e le altre ragazze”
 
 
Nel pomeriggio, caldo e assolato, i cinque Re di Narnia scesero sull'Isola di Ramandu, raggiungendo la Tavola di Aslan dove la Stella Azzurra li aspettava.
Alla luce del giorno, il paesaggio sembrava un po’ meno inquietante e desolato della sera prima, e anche più bello. Le corolle dei fiori adesso erano tutte aperte e aleggiava un buonissimo profumo, benché piuttosto pungente, ma non fastidioso.
La tovaglia scarlatta era come al solito ricoperta di mille leccornie e Lilliandil diede loro il permesso di prenderne in quantità per rifornire la nave. Poi, la donna porse le Spade di Revilian, Agoz e Mavramorn a Caspian, Lucy e Susan.
“Tornate qui con tutte e Sette e posatele al centro esatto della Tavola. Solo allora sprigioneranno il loro vero potere e Narnia sarà slava”
Si fermò davanti alla Regina Dolce e la fissò negli occhi.
Susan ebbe una strana sensazione, la stessa percepita la sera prima. Lilliandil la guardava come se l’odiasse e cercasse di nascondere questo suo odio dietro il suo sorriso. Un sorriso che Susan aveva visto molte volte sul viso di sua zia Alberta quando parlava con qualcuno che non sopportava.
“Ora capisco. Ora vedo” disse Lilliandil alla Regina “Avevo il sospetto che foste in una particolare condizione di salute, Vostra Maestà: aspettate un bambino”
“Sì, è così” rispose Susan, sostenendo lo sguardo dell’altra.
Lilliandil abbassò le mani lungo i fianchi e senza farsi notare, stinse i lembi dell’abito bianco, percependo nascosto tra le pieghe un oggetto duro e appuntito. Se avesse potuto usarlo subito…
Ma una voce risuonò nella sua testa: “Ferma! Non fare sciocchezze, mia cara.”
“Mia signora, vi scongiuro! Non lo sopporto!”
“No!”fu l’ultima e decisa parola della Strega.
“Vi sentite bene?” chiese Edmund alla Stella, vedendola serrare le palpebre.
“Come? Oh, sì. Sì, perdonatemi. Sono solo molto preoccupata. So che dopo esservene andati di qui salperete subito per l’Isola delle Tenebre, vero?”
I ragazzi annuirono.
“State molto attenti. La Strega Bianca vi aspetta e chissà quali trucchi avrà preparato per voi”
“Siamo pronti ad affrontarli” assicurò Lucy, che ora che stringeva la sua Spada si sentiva molto forte e sicura. Non vedeva l’ora di mostrarla a Emeth.
“Salveremo vostro padre e ve lo riporteremo” promise Edmund per l’ennesima volta. “E troveremo l’ultima Spada”
Lilliandil volse lo sguardo su tutti e cinque. Poveri stolti…non sapevano cosa li aspettava.
“Attraversate il labirinto di pietra ed interrate nel castello della Strega. Mio padre si trova là”
Detto questo, lì congedò, volgendo un’ultima occhiata indietro per guardare Caspian e Susan. “Vi auguro ogni felicità” disse, e poi scomparve in una scia luminosa che salì verso il cielo.
Edmund fece un passo avanti, e come tutti guardò in alto dove il sole splendeva.
Ancora una volta non era riuscito a parlarle del loro incontro, e ancora lei non vi aveva accennato. Perché?
“Ed” lo chiamò Peter. “Andiamo”
Il Re Giusto seguì Caspian e i fratelli di nuovo fino alla nave con un grande senso di inquietudine nel cuore.
 
Tornati a bordo, Caspian ordinò che fosse fatto un sopralluogo completo del Veliero dell’Alba. Voleva che fosse in perfetto stato al momento di affrontare la nuova, imminente battaglia.
Ciò richiese un’altra mezza giornata e faceva buio ormai quando i lavori terminarono. E poiché nessuno riteneva prudente sbarcare sull’Isola delle Tenebre durante la notte (anche se probabilmente la differenza di luce tra sera e giorno non si sarebbe notata) la maggior parte dell’equipaggio si ritirò allora per riposare. Sarebbero partiti all’alba.
La nave era silenziosa, ma chi ancora non dormiva era proprio Caspian. Aveva troppe cose per la mente per riuscire a prendere sonno.
Accarezzava piano i capelli di Susan, appoggiata al suo petto. I suoi pensieri passavano rapidamente da una preoccupazione all’altra.
“Non dormi ancora?” disse la voce di lei, leggera nell’oscurità.
Caspian si mosse appena e voltò la testa verso di lei, anche se non poteva vederne bene il viso. “Ti ho vegliata?”
“No. Nemmeno io dormivo” gli ripose, e subito dopo gli fece una carezza sul petto. “Sei teso”
Lui sospirò profondamente, posandole un bacio sulla tempia. “Tranquilla, va tutto bene.”
La fanciulla non chiese nulla e si strinse un po’ più a lui. “Se qualcosa non va, lo sai che puoi dirmela”
“Non c’è niente che tu non sappia già. Sono solo molto preoccupato per quel che ci aspetta, tutto qui”
“Non mi sembra proprio tutto qui” ribatté lei.
Caspian portò un braccio dietro la testa e strinse di più Susan contro il suo corpo. “Avevo messo in conto di dover combattere contro la Strega Bianca, ma non so se sono pronto. So che il prossimo ad affrontarla sarò io, Susan. E poi…c’è una cosa che ha detto Ed, questa mattina: non si fida della Stella Azzurra”
Susan non rispose subito, ma quando lo fece lo lasciò sbalordito.
“Anch’io nutro dei dubbi. Ma non l’ho detto. Pensavo di risultare troppo perfida.”
Caspian le posò un bacio sulla fronte. “Non lo sei”
“Mi ha guardata in modo strano oggi” continuò Susan. “Probabilmente però è stata solo una mia impressione”
Sì, pensò la ragazza. Un’impressione…Dopotutto era legittimo pensare certe cose. Dopo Coriakin, chi diceva loro che non ci potesse essere un’altra spia?
I tre Re di Narnia ne avevano parlato immediatamente dopo essere ritornati dalla Tavola di Aslan, ed erano giunti a due conclusioni: la prima, la più ovvia, era che Edmund si fosse sbagliato; la seconda, che Lilliandil stesse facendo un astuto gioco del quale loro non si erano ancora avveduti.
Tra ipotesi, e riflessioni, Caspian e Susan diedero libero sfogo a tutte le preoccupazioni. Parlare in quel modo li tranquillizzava, ed era una delle cose che preferivano. Restare sdraiati insieme, nell’oscurità, a trovare un po’ di pace mentre il mondo la fuori si preparava ad impazzire ancora una volta.
Il sonno prese entrambi, ma se Susan rimase tranquilla, strani incubi iniziarono a tormentare Caspian.
Si svegliò di soprassalto, colpendo accidentalmente con una mano la lampada sul comodino. Le andò contro così forte che il vetro si ruppe e lo ferì a una mano.
Susan aprì gli occhi e balzò a sedere. “Caspian!”
La mano di lui sanguinava e lei subito la prese delicatamente tra le sue.
“Che è successo?”
“Non lo so…ho avuto un incubo…”
Il Re si passò la mano sana tra i capelli, e poi sulla fronte sudata.
“Vieni” gli disse Susan alzandosi, prendendo un fazzoletto pulito.
Caspian si sedette sulla poltrona accanto al letto e Susan si inginocchiò per terra davanti  a lui, cominciando a tamponare il sangue, che presto si fermò.
“Me lo vuoi raccontare?” gli chiese lei, riferendosi all’incubo.
“No…” disse il giovane, sospirando e passandosi una mano sugli occhi. “Non me lo ricordo nemmeno”.
Era vero. Era stato un susseguirsi di orribili immagini e voci. Ricordava solo i suoi genitori e poi Susan, e forse la Strega Bianca.
“Era solo un sogno” cercò di rassicurarlo lei, ma non del tutto convinta.
Forse, pensò lui, ma forse no. Se c’era Jadis, era più di un semplice incubo.
“Ho paura, Susan” disse improvvisamente.
La Regina si fermò e lo fissò in viso.
Mai aveva ammesso ad alta voce una cosa simile, ma a lei poteva dirlo. A lei poteva davvero dire tutto.
“Non sono sicuro di farcela, di riuscire a mantenere la promessa che ho fatto. Non so se riuscirò a proteggervi tutti. Vorrei poter essere più forte, vorrei che mio padre fosse fiero di me, che Aslan lo possa essere e che anche Peter riuscisse finalmente parlarmi come un amico. Forse dovrei lasciare il comando a lui, perché non credo di poter…”
Lei si allungò verso di lui e lo baciò. “Non puoi pretendere così tanto da te stesso” gli disse, facendo un sorriso e posando la testa sulle sue gambe, chiudendo gli occhi.
“Non puoi essere sempre pronto a tutto. Non puoi evitare di perdere, qualche volta. Per quanto tu ci provi, a volte un insuccesso è inevitabile. Sei un essere umano, Caspian. L’importante è che tu faccia sempre del tuo meglio…E lo fai”. Susan alzò la testa, e posò dolcemente una mano sulla guancia di lui, accarezzandogliela con tenerezza. “Hai dei punti deboli, dei difetti, come tutti, ma ciò non significa che tu non sappia guidarci. E se può consolarti, almeno un po’ ” aggiunse poi, sorridendo ancora, “sappi che io amo anche queste tue imperfezioni”
Anche Caspian sorrise e la fissò negli occhi con amore e gratitudine.
Susan scostò la mano dal suo viso e gliela posò gentilmente su una spalla. “Sono qui per questo: per aiutarti e sostenerti quando non ce la fai. Puoi appoggiarti a me, in qualunque momento. Io sono qui per te. Ti starò vicino. Sarò la tua sposa, la tua amica, la tua regina, la tua forza. Sarò ogni cosa di cui avrai bisogno”.
Lei si alzò in piedi e lui le abbracciò la vita, posando la testa sul suo grembo. “Ti amo, Susan”
La fanciulla si piegò in avanti e gli posò un bacio sul capo, “Ti amo, Caspian” gli rispose, passandogli le dita delicate tra i capelli.
 

Il mattino dopo, levarono l’ancora e partirono finalmente verso la massa di nubi nere che costituivano l’Isola delle Tenebre.
Man mano che si avvicinavano, il veliero iniziò ad oscillare un poco all’incresparsi delle onde rese impetuose dal costante vento di tempesta che soffiava intorno a quella terra buia e sinistra.
Il sole impallidì, la nave era gelida, come se la Strega avesse gettato uno dei suoi incantesimi di ghiaccio su di loro. Si avvolsero in abiti più pesanti, mentre alla luce delle lanterne che Caspian aveva dato l’ordine di accendere, si formavano nuvolette di vapore causate dal loro fiato.
Nessuno voleva restare solo. Più si stava in compagnia, più ci si sentiva al sicuro.
Le ragazze erano tutte riunite nella cabina reale, dove Susan e Lucy stavano aggiustando l’armatura di riserva della Regina Dolce per poter farla indossare a Miriel.
“Siete state molto gentili, Vostre Maestà”
“Non dirlo neppure” rispose Susan porgendole la cotta di maglia. “Provala ora. Adesso dovrebbe andarti bene”
Gael le guardava, Shira stretta tra le sue braccia. Il falchetto tremava appena, ma nessuna di loro ne capì il vero motivo: non dovevano scendere sull’Isola di Jadis senza sapere la verità su Lilliandil, su Shanna, su Ramandu. La falsa Stella aveva consegnato loro le Spade con troppa facilità. Cosa c’era sotto? Perché tutto a un tratto aveva spianato loro la strada per la Tavola di Aslan?
Shira sospirò e Lucy se ne accorse, lamentandosi ancora perché non le permettevano di curarla con il cordiale.
“E’ un’assurdità” borbottò, mentre in piedi davanti allo specchio si allacciava la sua nuova spada alla cintura.
Alla Valorosa era passato per la testa di ignorare gli ordini dei fratelli e fare di testa sua, ma si era trattenuta perché, dopotutto, anche se le dispiaceva per Shira, nessuno era ancora convinto al cento per cento che ci si potesse fidare di lei.
“Lucy?” la chiamò Gael poco dopo.
La ragazza fissò il viso della bambina riflesso nello specchio. “Sì?”
La piccola si fece un poco triste. “Quando divento più grande, voglio essere proprio come sei tu”
Lucy fece un mezzo sorriso e finì di allacciarsi la cintura, poi si avvicinò all’amica e sedette accanto a lei, mettendole un braccio attorno alle spalle.
“No, Gael. Quando diventi più grande, dovrai essere proprio come sei tu
In quel mentre, la porta si aprì e Caspian apparve sulla soglia. Miriel e Gael fecero una piccola riverenza in saluto al Re.
“Siamo già arrivati?” chiese Lucy.
“No, manca ancora un po’ ” le ripose Caspian, e poi guardò con perplessità Miriel e le sorelle Pevensie con già indosso l’armatura.
“Vi siete già cambiate?”
E ora come faceva a dirglielo…
 “Sì” rispose la Dolce “Abbiamo accomodato l’armatura per Miriel, e io vorrei allenarmi un poco con gli arcieri prima di…”
“Susan, io non voglio che tu venga”
Lei si zittì di colpo e lo guardò con tanto d’occhi. “Che cosa?!”
“Non sappiamo cosa troveremo sull’isola delle Tenebre, quali siano i trabocchetti che di sicuro Jadis ha preparato per noi, ma in ogni caso credo sarà qualcosa di estremamente pericoloso. Qualcosa che non penso di considerare adatto a voi. Io e Peter abbiamo deciso che tu, Lucy, Gael e Miriel, verrete ricondotte oggi stesso a Cair Paravel”
“Cosa!?” urlò Lucy.
“No!” le fece eco Susan.
 “Vostra Maestà, io vi servo. Sono la vostra guida!” rincarò la Driade. Era la prima volta che alzava la voce da che la conoscevano.
Gael pestò i piedi per terra. Shira in braccio a lei sbatté le ali spaventata. “Io mi sono persino imbarcata di nascosto per salvare mia madre! Non voglio andar via!”
“Caspian, non puoi! Non è giusto!” esclamò Susan indignata, sovrastando le voci delle altre che avevano cominciato a parlare tutte assieme.
“E poi che significa ‘adatto a noi’ ?” chiese ancora Lucy.
“Ragazze, per favore!” disse il Re alzando le mani per calmarle, ma servì a poco.
“Maestà, ascoltatemi” disse Miriel. “E’ Aslan che mi ha mandato da voi. Lui si fida di me. Vi pregherei di fare altrettanto”
 “Mi spiace, non posso. Non vogliamo esporvi a ulteriori pericoli. Siete state tutte grandiose, davvero, ma Susan ha rischiato la vita non una, bensì due volte: sulle Isole Solitarie e sull’Isola delle Acque Morte; Lucy a sua volta, se non fosse stato per Emeth…bè, non voglio immaginare cosa avrebbe potuto farle Rabadash; Rhynce non lascerà di certo venire Gael, e Miriel, tu…io credo che Peter mi ucciderebbe sul serio se ti capitasse qualcosa.” Caspian scosse il capo, mortificato. “Francamente, non posso permettervi di correre ulteriori rischi”
“Ma noi…”
“Miriel ha ragione” protestò ancora Susan. “Non sono tornata per essere poi lasciata indietro!”
“Neppure io!” disse Lucy, rossa in viso per la collera. “Abbiamo fatto un mucchio di strada per trovare i Lord e le Spade, e proprio ora che manca così poco, non potete disfarvi di noi! Sono stufa di essere trattata come una bambina! Dopotutto sono io che porto il titolo di Valorosa, mi sembra!”
Scese il silenzio, teso, pesante. Tutte aspettavano la decisione del Re.
Gael si aggrappò al braccio del Liberatore, con le lacrime agli occhi. “Caspian, per favore!” lo implorò. “Voglio trovare la mia mamma! Voglio esserci!”
Il giovane le guardò e lesse sui volti di ognuna di loro una determinazione che non avrebbe creduto possibile.
Avevano impiegato molte energie, sfoderato un coraggio incredibile nelle situazioni più difficili. Susan e Lucy non si erano risparmiate in battaglia, né in nessun altro tipo di prova cui erano venute incontro. Miriel, altrettanto, aveva messo a disposizione i suoi straordinari poteri in più di un’occasione, sempre con risultato eccellente. Gael si era dimostrata un’infermiera ottima e capace, e nel suo piccolo, anche lei si era data molto da fare per non essere esclusa o di peso a qualcuno.
Ognuna di loro aveva dato una prova ammirevole del proprio coraggio. Tuttavia…
“Ne riparlerò con Peter e Edmund. Ma non vi prometto nulla” concluse Caspian e fu la sua ultima parola.
Ma non appena le altre se ne furono andate, Susan chiuse la porta e tornò verso di lui, afferrando con forza le sue braccia.
“Avevamo detto che non ci saremmo separati mai più! Avevi detto che saresti rimasto sempre con me!”
“Sì, lo so. Ma non puoi rimanere”
Lei scosse il capo, offesa dalla sfiducia che le dimostrava in quel momento.
“Susan, amore, ascoltami…” iniziò lui, chinandosi appena verso di lei, mettendole le mani sulle spalle.
“No, io non ti lascio! Non adesso!” esclamò la fanciulla con energia. Un’energia che le derivava dal dolore che le provocava il pensiero di lasciarlo, e dalla sua determinazione del non volerlo lasciare mai.
“Sue, ti prego…” sospirò lui chiudendo gli occhi. Si era aspettato quella reazione, dopotutto.
“No!” gridò lei. “Non è giusto che tu me lo chieda. E poi come faremo a tornare a Cair Paravel? La nave vi serve”
“Ho già deciso tutto insieme a Drinian e a un gruppo di uomini che vi farà da scorta. Partirete con la nave immediatamente”
“E voi come farete a raggiungere l’Isola delle Tenebre?”
“Con le scialuppe” rispose prontamente Caspian, “e con le Blue Singer. Manderò il più veloce dei nostri uccelli viaggiatori con un messaggio per Briscola. Partirà non appena finiremo di parlare. Dovrebbero volerci più o meno due settimane alla massima velocità consentita. Una volta che il messaggio sarà prevenuto al castello, Briscola farà immediatamente partire un’altra nave che intercetterà il Veliero dell’Alba. Voi quattro vi salirete a bordo con la vostra scorta, e allora Drinian tornerà indietro a perdere chi di noi…a prenderci” si corresse subito, vedendo l’offesa sul volto di lei trasformarsi in paura.
“Chi di noi…cosa?” tremò Susan. “Chi di noi sarà sopravvissuto. E’ questo che volevi dire, vero?”
Caspian la guardò dritto negli occhi ma non rispose.
“C’è un proverbio nel mio mondo che dice: chi tace acconsente” disse la Regina con sarcasmo.
“E’ una possibilità da mettere in conto nella nostra situazione, Susan. Lo sai”
“Sì” ammise lei a malincuore. “Ma non è detto. Hai promesso che a nessuno sarà fatto del male, Caspian, te lo ricordi? Il Re ha promesso al suo popolo che tutti si salveranno, e come moglie del Re anch’io lo prometto. E resterò per proteggerli. Per proteggere gli abitanti di Narnia. Insieme a te!”
Lui rimase sbalordito da tutta quella forza e determinazione, entrambe miste alla paura ma pur sempre evidenti.
“Susan, non posso” disse però, guardandola intensamente.
“Ma Caspian…”
“Basta” la rimproverò. “Sono tuo marito, e decido io cosa va bene per te. Non posso permettere che ti accada niente, lo capisci? Né a te né a nostro figlio. Siete troppo importanti per me!”
“Lo sei anche tu” disse lei, commossa dalle sue parole, abbracciandolo stretto. “Per questo non posso andarmene! Non voglio! Ti prego, non mandarmi a Narnia!”
“Credevo volessi viverci” sorrise piano il Re.
“Sì, ma non senza di te” disse Susan, facendogli piano una carezza sul viso con mano tremante, notandone dipinta una sincera preoccupazione. “Io ti amo Caspian, e forse non amo abbastanza Narnia, e per questo chiedo perdono ad Aslan. Ma senza di te, la mia vita non ha senso. Senza di te io non posso vivere, lo capisci? Io non voglio vivere!”
Lui le prese il viso tra le mani e la baciò intensamente, e lei sentì le lacrime affiorare agli angoli degli occhi.
“Come ho fatto a restare tutto questo tempo senza di te?” mormorò Caspian, la fonte contro quella di Susan, il suo viso ancora tra le mani.
Lei sorrise. “E’ la stessa cosa che mi chiedo io. Per questo non dobbiamo lasciarci mai”. Poi lo guardò negli occhi. “Lasciami venire, ti prego. Ti prometto che starò attenta”
Lui sospirò, accarezzandole i capelli e stringendo le labbra, mentre decideva cosa fare.
“Va bene” disse infine, già pentendosi di aver ceduto alle insistenze di lei. “Non mi piace, ma va bene”
“Grazie!” Susan gli gettò le braccia al collo e lo baciò più volte sul viso.
“Promettimi che non ti allontanerai mai da me”
“Sì, tutto quello che vuoi!”
“Susy, prometti!” insisté Caspian severo.
“Promesso” rispose immediatamente lei.
Il Liberatore la guardò ancora un momento, per nulla convinto, ma ormai non poteva più triarsi indietro.
“Non ti libererai di me” provò a scherzare lei, e riuscì a farlo sorridere.
“E’ quello che spero” le rispose Caspian. “Sei sicura di potercela fare?”
“Certo. Però anche le altre devono rimanere. Non è giusto che tu faccia favoritismi solo a me perché sono tua moglie. Lucy soprattutto, non te lo perdonerebbe mai”
Caspian sbuffò. “E va bene…vai a dir loro che possono restare”
Susan allora si separò da lui e corse via. Arrivata alla porta tornò indietro e gli diede un ultimo bacio sulle labbra.
“Susan, non correre!” le gridò dietro lui.
Lei si voltò, la lunga gonna verde sollevata tra le mani. “Oh Caspian, sono incinta, non sono un’invalida!” ribatté, e lo vide sorridere di nuovo.
Lui fece un sospiro e scosse piano il capo. “Fila, prima che cambi idea”
 
 
“Che significa ‘hai ceduto’ ?” chiese Edmund allibito. “A cosa avresti ceduto, alle sue grazie?”
“Non è divertente” rispose Caspian. “Che altro potevo fare?”
“Dire di no?” fece Peter sarcastico.
“Va bene , allora vai a convincerla tu! Tua sorella è più testarda di un mulo!”
“Chi delle due?” chiese Edmund  a braccia conserte. “Perché a volte è una bella sfida scegliere, te lo confesso”
“Sì, me ne sono reso conto”
“Abituati” disse Peter, le mani sui fianchi, esausto.
“Auguratevi soltanto che vostro figlio assomigli allo zio Giusto” disse Edmund, accennando poi una risatina. “Avete capito la battuta? Lo zio ‘Giusto’! ”
“Ed…” fecero Caspian e Peter in coro, con una nota di disperazione nella voce.
“Ehm…va bene, scusate” mormorò il ragazzo, finendo di sistemarsi l’armatura.
“Ragazzi” disse poi Caspian con aria molto seria. “Qualunque cosa dovesse succederci, voglio dirvi che voi per me siete come due fratelli”
I Pevensie si scambiarono uno sguardo imbarazzato.
“A-anche tu” rispose Edmund, dando una pacca sulle spalle a Caspian.
Peter rimase un momento immobile, lo sguardo basso, poi alzò la testa e porse la mano al Liberatore, che la strinse.
“Mettiamoci una pietra sopra, d’accordo?”
Caspian sfoderò un enorme sorriso. “D’accordo!”
 
Per alcuni minuti, nessuno fiatò. Tutti osservavano dai parapetti l’Isola delle Tenebre che si avvicinava sempre più, pensando con ansia che la Strega Bianca li stava aspettando e probabilmente aveva già visto avvicinarsi la nave.
A tutta prima, credettero che l’isola fosse fatta solo di nubi e nebbia, poi riuscirono a scorgere quelle che avevano scambiato per altre nuvole, ma che in realtà erano alte scogliere nere e massi dalle punte aguzze. Le scogliere costituivano una parte compatta e apparentemente impenetrabile, solcata qua e là da sottili crepacci. Dietro di esse, si scorgevano le alte torri di un castello.
“Secondo voi che c’è li dentro?” chiese Emeth deglutendo.
“I nostri peggiori incubi” rispose Edmund con voce tetra.
“I nostri desideri più oscuri” gli fece eco Caspian.
“Male puro” disse Drinian, mano al timone, e tutti pensarono che avesse ragione.
Lampi verdi e bianchi si alternavano e rimbombavano nel cielo facendo tremare il mondo circostante. Faticarono a entrare nella baia, poiché dovettero farsi strada lentamente tra gli scogli appuntiti che circondavano la terraferma, dove l’acqua si infrangeva violentemente e rischiava di mandare a sbattere l’imbarcazione contro di essi.
Poi, finalmente superarono quel primo ostacolo ed entrarono in un golfo dove il mare si fece piatto, scuro come l’inchiostro e non lasciava intravedere possibili pericoli al di sotto. La prora tagliava l’acqua con un fruscio regolare.
“Tutti ai vostri posti” ordinò Caspian.
Edmund, Emeth e Lucy scesero sul ponte di prua in mezzo agli spadaccini.
Susan salì con gli arcieri sul ponte di combattimento, insieme a lei Nausus il fauno, che aveva promesso al Re di proteggerla.
Gael era stata affidata al medico di bordo, per aiutare i feriti in caso di bisogno; Lucy le aveva dato il suo cordiale.
Suo padre Rhynce era a poppa, accanto a Peter, Miriel, poi Tavros e i suoi Minotauri.
Caspian rimase sul ponte di comando assieme a Drinian. Ripicì e Eustace volavano appena un poco più avanti della nave e fu chiesto loro di fare un breve sopralluogo dall’alto.
Metro dopo metro, la luce cedette posto al buio. Il cielo si fece ancor più tenebroso, il sole scomparve del tutto e ogni cosa assunse strane sfumature grigio-verdi. Il Veliero dell’Alba sembrava una nave fantasma avvolta in quella strana e malsana luce. Le lanterne erano l'unica cosa che permettevano a Drinian di condurre la nave nel migliore dei modi attraverso l’oscurità. Il luccichio dorato del drago di prua sparì, e la scultura sembrò venire inghiottita dal buio. Fu impossibile, a un certo punto, vedere i volti dei compagni vicini. Le lanterne di poppa e di prua erano gli unici punti di riferimento per capire dove iniziasse e terminasse la nave. Quella sopra l’albero maestro, invece, illuminava il ponte di combattimento che acquistava l’immagine di un isola luminosa che galleggiava nel buio.
A un tratto, a tutti parve di essere immobili. Se non fosse stato per il rumore del mare, l’avrebbero creduto sul serio. Sembrava di essere entrati in un’altra dimensione. Una dimensione dove tutto era fermo, forse anche il tempo.
Caspian osservava quella scena surreale dall’alto del ponte di comando, chiedendosi quando la luce sarebbe tornata.
D’un tratto, una strana nube verde andò loro incontro. Apparve all’improvviso dal nulla. Salì sulla nave e serpeggiò tra i narniani, che tremarono alla sua vista.
Jadis dava loro il benvenuto.
Caspian non aveva mai affrontato la Strega Bianca di persona. La prima e ultima volta che l’aveva vista non si era potuto parlare di battaglia. Sì, c’era stato anche quel breve momento in cui era apparsa sottoforma di nebbia verde sul Veliero dell’Alba, poco prima che Susan cadesse vittima del suo incubo, ma anche quella volta non c’era stato scontro.
E se invece ora fosse apparsa lì in mezzo a loro, in carne e ossa? 
I suoi pensieri presero a vagare. Il primo di questi cose a Susan.
Improvvisamente, si chiese cosa avrebbe fatto suo padre in una situazione eguale. Caspian IX sapeva sempre cosa fare, e di certo non avrebbe mai permesso che sua moglie prendesse parte a una guerra simile. Ma Lady Myra di Telmar non era una combattente, Susan invece sì. Sapeva badare a sé stessa, era un’eccellente tiratrice e aveva sangue freddo a sufficienza.
Aveva pochi ricordi di suo padre, che per lui non aveva mai avuto troppo tempo. Non aveva ancora dieci anni quando il genitore era morto, ma rammentava la sua prontezza, il suo saper far fronte a qualsiasi problema. Qualcuno, a corte, gli aveva detto che in questo si somigliavano… Non c’era niente di più falso.
Lui non era suo padre, non sarebbe mai stato come lui. Della stirpe dei Caspian, quelli ricordati con maggior affetto da tutti erano stati Caspian IV e Caspian IX.
Caspian X era solo un ragazzo, inesperto, troppo buono insinuavano alcuni, ancora troppo vulnerabile, senza prontezza di spirito.
Il popolo poteva davvero contare su un Sovrano così?
Lui si era impegnato moltissimo per discostarsi il più possibile dall’immagine dei suoi predecessori. Dentro di sé, la paura di divenire come loro.
Se non fosse stato così? Se non fosse stato affatto diverso dai suoi antenati?
Forse era davvero un debole.
Sul serio era pronto per regnare? Ad Aslan aveva detto di no tempo prima, tuttavia il Leone gli aveva assicurato il contrario.
Non dubitava di Aslan, no di certo. Dubitava di sé stesso.
Non sei pronto…non lo sarai mai. Narnia non è tua. Tu sei di Telmar… disse una voce nella sua testa.
E Telmar aveva invaso Narnia, pensò improvvisamente Caspian.
Non ti vedranno mai come il vero Re. Aspetta solo che Peter il Magnifico torni a Cair Paravel, e poi vedrai…
“Smettila!” esclamò il giovane, prendendosi la testa tra le mani.
“Sire” lo chiamò Drinian da poco lontano. “Sire, che cosa dobbiamo fare? Potremmo perdere la rotta in questa oscurità, e solo Aslan sa dove rischiamo di andare a finire”
Torna indietro finché sei in tempo…
Caspian raddrizzò la schiena.
No, doveva continuare. Se si fosse fermato e avesse ceduto, avrebbe solo fatto il gioco di Jadis. Era quello che lei voleva: che rinunciassero, che indietreggiassero, ammettendo così di avere paura di lei.
Non poteva far notare agli uomini che aveva paura. Non poteva mostrarsi debole.
“Continuiamo” scandì con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Non ce la puoi fare…
Di chi era quella voce? La conosceva…
“Sei debole, figlio. Mi deludi”
Caspian spalancò gli occhi scuri, assolutamente incredulo.
“Padre!” gridò nell’oscurità. “No, non sono debole…” mormorò, gli occhi fissi sul volto evanescente di Caspian IX.
“Tu non sai nemmeno quello che stai facendo”
“Ci sto provando, padre, te lo giuro!”
“Puoi fingere che la colpa sia di qualcun altro, ma la responsabilità di quello che succederà, riguardo a tutto, sarà solo tua”
Caspian non pensava di essere la causa dei pericoli cui erano andati incontro finora, rischiando anche la vita, però…non aveva nemmeno trovato un modo per evitare di esporli tutti al rischio.
Lui aveva spinto quegli uomini e i suoi più cari amici a seguirlo in quell’assurda impresa. La colpa sarebbe stata solo sua se fosse accaduto qualcosa a qualcuno.
Caspian IX parlò di nuovo.
“Per quanto tempo credi che ti seguiranno ancora?  Per quanto tempo hai intenzione di far durare questa commedia? Il viaggio, i Lord, le Spade…li hai trovati ma non hai concluso niente. E sai anche che il tuo matrimonio con Susan è tutta una farsa…”
Caspian sentì una fitta al cuore. Si appoggiò al parapetto del ponte di comando piegandosi su se stesso, la testa china, le mani che stringevano convulsamente la ringhiera, come se lasciandola fosse crollato a terra…Quando due mani più piccole e delicate si posarono sulle sue.
Caspian alzò gli occhi spaventati e vide il viso di Susan a pochi centimetri dal suo.
Ne fu sorpreso, forse perché in quel preciso momento stava pensando proprio a lei.
Alzò di scatto la testa, guardandosi freneticamente attorno. Suo padre (il suo spettro, o l’illusione della sua stessa mente) era scomparso.
Per qualche istante rimase senza parole.
Non avrebbe detto a nessuno, nemmeno a Susan, di averlo visto, lui o chiunque egli fosse.
“Stai bene?” gli chiese la Regina, preoccupata, passandogli una mano sulla fronte.
“Susan…io…non so se…non so se posso…”
“Ce la faremo” disse lei semplicemente.
Susan tremava, nei suoi occhi c’era la paura. Ma c’era anche qualcos’altro in fondo a quello sguardo color del cielo. C’era la determinazione di una Regina di Narnia, la forza di quella giovane donna che lui aveva la fortuna di avere al suo fianco.
“Aslan è con noi” aggiunse la fanciulla, abbracciandolo stretto. “E anch’io sono qui” sussurrò al suo orecchio.
La strinse forte. Quelle poche parole gli bastarono. Semplici ma piene di significato.
“Maestà, la luce!” gridò qualcuno.
Davanti a loro comparve una macchiolina di luce. La porzione di cielo che videro grazie ad essa non era dell'azzurro consueto, splendente, era il cielo dell’Isola delle Tenebre, grigio e carico di nubi. Ma la luce si aprì comunque la strada tra di esse e un raggio di sole illuminò la nave.
Caspian, abbagliato dallo splendore, si volse verso i suoi uomini.
“Amici” iniziò, tutti gli sguardi puntati su di sé “Qualunque cosa succeda d’ora in avanti, ogni persona davanti a me, sappia che si è guadagnata il suo posto nell’equipaggio del Veliero dell’Alba”
Cercò uno per uno i volti degli amici più cari.
“Uniti, ci siamo recati lontano. Uniti, abbiamo affrontato le avversità. Uniti, possiamo farlo ancora. Non è il momento di cadere nella trappola della paura. Siate forti! Non arrendetevi! Il nostro mondo, le nostre vite, gli abitanti di Narnia dipendono da questo. Ricordate le persone che siamo venuti a salvare. Ricordate Aslan…Ricordate Narnia”
Le sue ultime parole furono seguite da un’ondata di esclamazioni che ripeterono: “Per Narnia! Per Aslan!”
I narniani lazarono i pugni, mentre il loro Re scendeva dalla scaletta del ponte di comando per unirsi a loro. Udire tutte le voci dei suoi uomini unite in quel grido lo commosse profondamente.
“Ti amo, Miriel” sussurrò Peter tra le grida.
La Driade lo guardò felice. “Ti amo, Peter”
E senza curarsi di nessuno lo baciò.
Lucy mise un braccio attorno le spalle di Gael, aggiungendo la sua voce a quelle dei marinai. La giovane Regina sentì la propria mano stretta in quella di qualcun altro. Si voltò e incontrò lo sguardo fiero di Emeth. In quel momento era il soldato di Calormen che si preparava alla battaglia. Lucy gli sorrise appena e gli strinse la mano a sua volta.
Edmund osservò Caspian con fierezza e così Susan, che sempre provava un’emozione indescrivibile che la portava fin quasi alle lacrime quando lo udiva parlare in quel modo, il suo bellissimo viso risplendente della nobiltà più pura.
Suo marito. Il suo Re.
Lo raggiunse, e lui la stinse tra le braccia e la baciò.
“Sono fiera di te” gli sussurrò lei all’orecchio.
Il gelo svanì dal cuore del Re di Narnia, facendo posto a un calore immenso. Il coraggio tornò impetuoso, ma non si sprigionò dal suo corpo, bensì da quello di Susan. Era lei la sua forza.  Lei non lo faceva mai sentire solo, lo faceva sentire amato, felice di essere chi era. Lei lo faceva vivere.
“Forse non sei fiero di me, padre” pensò il ragazzo. “Ma ti dimostrerò che puoi esserlo”
Così, uscirono dall’oscurità e si prepararono a sbarcare. Il raggio di sole era sempre là e li guidava. Aslan era davvero con loro.
“Maestà! gridò Ripicì, scendendo in picchiata insieme a Eustace. “Brutte notizie, Sire”
Nella loro piccola ricognizione avevano visto qualcosa…
“Che succede?”
“C’è una nave ancorata sull’isola”
Un silenzio carico di tensione scese sul Veliero dell'Alba. Le voci degli uomini si smorzarono.
“Sei sicuro di quello che dici?” chiese Caspian.
“Sì, Sire. E’ laggiù, nascosta in una rientranza della baia. Ne abbiamo visto solo il pennone dall’alto, ma non c’è alcun dubbio: è l’Occhio di Falco”
“Rabadash” sibilò il Liberatore tra i denti. Poi si voltò verso Susan. “Ora capisci perché non volevo che venissi?”
Lei sostenne il suo sguardo preoccupato e arrabbiato. “Io non mi muovo di qui”
Caspian sospirò e si scambiò un’occhiata con Peter e Edmund. Nessuno di loro era ancora convinto che far rimanere le ragazze fosse stata una buona idea, ma sapevano anche che discutere ancora era una partita persa, e ormai era tardi.

 
 
 
 
Sono in ritardo di un giorno intero, cari lettori!!! Mi scuso enormemente, ma ieri è subentrato un contrattempo piuttosto spiacevole che spero si risolva presto…ad ogni modo sono qui!!!
Finalmente i nostri eroi sono sbarcati sula famigerata Isola delle Tenebre!!!
Ho fatto il pieno di scene Suspian, perché credo non ci sarà spazio per loro fino alla fine, anche se qualcosina cercherò lo stesso di inserirla…per la vostra gioia!!!! E la mia anche!!! ;D
Pian piano si stanno incontrando tutti, avete visto? Shira è arrivata sul veliero, c’è la lucciola molesta, la Strega, Rabadash, Shanna (ancora rinchiusa ma c’è!) e non è detto che arrivi qualcun altro che non si vede da un bel po’…
Aspetto i vostri commenti miei cari!!!
Oggi ho parecchie cose da dirvi, quindi passo subitissimo ai ringraziamenti!!!

Per le preferite:

ActuallyNPH, Alice_wonderland94,  Angel2000, Anne_Potter,  arianna17, ArianneT, Babylady, Ballerinasullepunte, catherineheatcliff, Cecimolli, Charlotte Atherton,  elena22, english_dancer, EstherS, Fly_My world,  Francy 98, FrancyNike93,  GossipGirl88,  HikariMoon,  Imagine15, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_,  King_Peter, La bambina fantasma, LittleWitch_, Lolli1D, loveaurora, Lules, lullabi2000, Martinny, Mia Morgenstern, Muffin alla Carota, piumetta, ScarlettEltanin,  Serena VdW, shoppingismylife, susan the queen, TheWomanInRed, Tsuki_Chan94,virginiaaa
 
Per le ricordate:

ActuallyNPH, Angie_V,  Cecimolli, Colette_Writer, dalmata91, LilyEverdeen25, postnubilaphoebus, susan the queen, e Usagi Kou
 
Per le seguite:

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Per le recensioni dello scorso capitolo:

Angie_V, english_dancer, FioreDiMeruna, Fly_My world, FrancyNike93,  GossipGirl88, HikariMoon, LittleWitch_, Martinny, Mia Morgenstern, piumetta, Serena VdW e TheWomanInRed

 
Angolino delle Anticipazioni:
Lo scontro finale è imminente!
Caspian sarà ancora tormentato da strane voci: si avvicina la sua prova!
Guai per le nostre Susan e Miriel, e farà il suo ingresso l’ultimo personaggio di questa storia.

 
Chiedo ancora scusa a tutti voi per il ritardo e concludo questo spazio autrice con due
ANNUNCI:
Uno: domani è il compleanno del nostro amato Ben!!!!! 32 anni di fighezza assoluta!!!! Amore santissimo miooooooo *.*
Due: cliccate qui  e guardate in anteprima assoluta il manifesto del seguito di Queen!!!

Sondaggio!!!
Come sarà il piccolo Suspian??? Maschio o femmina? Come si chiamerà?

Dite la vostra nelle vostre recensioni!!! Poi io vi saprò dire chi si sta avvicinando alla verità. A chi indovinerà, manderò un messaggio in casella, ma zitti e mosca, per favore ;)

Questo sondaggio non ha ancora limiti di tempo, verdò io quando farlo terminare...probabilmente quando sarà il momento di far nascere il figlio di Caspian e Susan, (nascita prevista nei primi capitoli del seguito).
Chiedo grazie a HikariMoon, perchè l'idea l'ha avuta lei! ;)
 
Un bacio super grande e un abbraccio fortissimo a tutti voi!
Susan<3
 
P.s. Anche se in ritardo, faccio gli auguri alla mia DLF FrancyNike93!!! ^^
   
 
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