Prima di iniziare... per Sakura93thebest: scusami tanto ma per ragioni assolutamentissimamente tecniche non posso più aggiornare le mie ff... è un discorso un po' lungo ma sono davvero molto felice che ti sia interessata, grazie e scusa se ciò può costituire una delusione.
Ancora
da Touya
Per Vale (StarChild)
Dopo
aver ritirato il pacco dalle poste, come mi aveva chiesto mio padre, tornai a
casa, mi barricai in camera infilandomi le auricolari nelle orecchie e mi
sdraiai sul letto esausto.
La
musica seppur violenta cullava con dolcezza delicata e angelica, mentre i suoni
si dibattevano furiosi… dietro di me la vergine luce bianca recava con sé venti
lievi ma freddi.
L’emozione.
Adrenalinica.
Il
mio pianto.
Fammi una promessa
Come
si fa con i bambini… Angelo del mio buio spirito… Luminescenza perlacea delle
mie ombre.
Lascia
intonare in me le note sfrenate e diaboliche di una musica furiosa. Una voce di
donna si eleva sulle altre come il grido di un angelo ferito che brucia ed arde
per conoscere le passioni di noi umani. Invidiandocele stillando lacrime di
perla. Grida. Grida… per me! Sibilanti le voci, che angosciosamente serpeggiano,
strisciando tra le parole della canzone, ringhiando silenziosamente. Il vento
mi sfiora la schiena. La musica e il dolore dolcissimo dell’emozione si
attorciglia tra le costole si ancora sullo sterno come le unghie di una strega,
raggiunge con rapidità di una droga la gola ed esplode in testa in uno slancio
che mi farebbe gridare euforico.
Senza
pensarci inarco la schiena sporgendo il petto. Aspetterò la sensazione del
vento intrufolarsi sotto la camicia e giocare con la mia schiena con dolci
baci, mi sporgo in avanti come a rialzarmi trascinando indietro le braccia
ricercando la sensazione fresca e ruvida delle lenzuola. Mi ritrovo in
posizione seduta, riporto in avanti le spalle e per ultimo faccio ricadere il
collo in posizione eretta.
Il
vento.
La
musica.
Ed
ora… se sapessi farlo, suonerei furioso un violino sulle candele della mia
anima e sul loro dolce fumo. Furioso! Gridando! Ridendo… con l’anima
sanguinante e la testa leggera abbagliata dal cielo.
Angelo
vergine.
Angelo
sanguinante.
Non
piangere… bimba di stella.
Con
estrema lentezza sollevai le palpebre. Un riflesso argentato si antepose
all’individuazione, davanti a me, di Yukito.
Voglio sentire i cori
funebri delle Ninfe.
“Bwaah”
mi lamentai senza troppa convinzione, “Sembro un cadavere” sospirai.
“Confermo!”
scherzò lui lasciandomi sulle labbra il breve calore di un bacio. Lo lasciai
fare. Per il semplice motivo che nella mia vita non ricercavo moralità alcuna,
ma la perfezione attraverso la bellezza e Yukito era bello come il firmamento
stesso.
L’aria
sembrava di un grigio così chiaro da infondere una serenità malinconica.
“Sakura
ha detto che non c’eri così sono rimasto fuori a vedere quando arrivavi e
quando sei rientrato sono venuto qui passando dalla finestra” spiegò a bassa
voce.
Il
suo profilo sembrava del colore sconosciuto che si nasconde tra la superficie
dell’acqua ed il suo profondo ed abissale baratro.
“Io
non volevo affrontare di nuovo tua sorella… mi è sembrata strana”
La
cosa catturò la mia attenzione assonnata. Yukito provò a parlarmi ancora, ma
vedendo che non gli prestavo ascolto si alzò con rassegnata tranquillità e si
dileguò con brevi parole di commiato.
Perduto
ormai il sonno mi alzai in piedi. Come nei quadri di Caspar David Friedrich il
mio spirito annegava nella maestosità di quanto mi era attorno, ad al mio
fianco v’erano colossi sopiti. Il silenzio e la lieve cortina di buio chiaro
che accarezzava le mie articolazioni.
I
vellutati petali delle rose… e la loro rugiada fresca. Sorella, sei già in
piedi, confusa, forse, perché Yukito è uscito senza che tu l’avessi fatto
entrare. I petali che al tocco sono talmente mondi e dolci. Delicati…
Bimba di stella
Accompagnati alla notte
Innocenti
e preziosi come il tuo viso da accarezzare… ma quei petali che si rivelano neri
alla vista sono abbrancati al desiderio del mondo… alle sue pulsioni, ai suoi
peccati alle sue tristi storie e tutta la terra sanguinerà dolente al loro
capezzale. Vorrei che fossi morta dolce Sakura. Così averi mischiato il mio
sangue al tuo e la nostra sporca unione sarebbe stata ignota a tutti… fammi una promessa… come si fa con i
bambini…
Mentimi!
Mentimi amore o sarò pietra abbattuta…
Ripudiami
come il male.
Fammi una promessa bimba di
stella
Perché sei le mie ombre, il
mio sonno, il mio buio, l’aprirsi delle mie dita per accogliere le tue mani…
Le
descrizioni di ancestrali, trascendenti forme dolci di movimento… le sfumature
d’ombre di copri che si accompagnano dolcemente in un amplesso…
Dimentica
perché io non sono in grado.
Se
non mi cacci io non ce la farò. Se non mi uccidi perderai la tua vita tra le
mie braccia, ed anche allora io non ti farei scivolare dal mio abbraccio.
T’amo
con la forza che può solo uccidere. Perdona la mia litania mesta ed errabonda.
Lasciami naufragare lieto nel mio dolore. Lascia che anneghi e dammi sepoltura
in perduto luogo così che non rimanga neanche il barlume delle mie ossa
pallide… salva te stessa da me. Ché sono un mostro di sperduto spirito… sono
della stirpe di Caino che non merita perdono e non può attender a redenzione.
Indolente la rabbia… frugami…
“Ciao,
non sei rimasto molto a dormire” disse piano mia sorella.
“Neanche
tu”
Lei
si strinse nelle spalle. “Shaoran Li sa, vero? Sa che ti sei presa una cotta
per me” buttai fuori senza pensarci, e forse avrei dovuto evitarlo.
Lei
si limitò, però, ad annuire laconica e triste.
Mi
infuriai vedendo nella mia mente la presenza sfacciata di Shaoran subentrare
nel mio perfetto articolarsi di intimità e segretezza… nei miei pensieri, nella
mia verità.
La
mia dilaniante verità.
Scintille
d’odio si moltiplicarono nel mio petto come le teste dell’Idra di Lerna.
Perché
ho scelto il mio sporco amore che a te s’abbranca? Perché mi bruci al tuo sol
sguardo bimba di stella?
Et pourtant elle a sa
douceur!
Eppur la tua pelle ha
dolcezza
Forse
contrasterei con fin troppo netta opposizione la dolcezza delle mie nenie di
angelica delicatezza alle mie furiose controbattute.
Non
vedi? Ti dedico il conflitto della mia anima!
Dondoli
incerta sulle gambe sottili. Le ho disegnate. Ho disegnato centinai di volte il
tuo copro nudo perdendomi in un dolcissimo annegare nelle ombre delle tue
curve, nelle morbidezze che rendevo, nel brillare dei tuoi occhi, nella neve
del tuo volto.
Le
ho nascoste nel mio armadio e che Dio, se esiste, mi risparmi dal vivere il
giorno che le troveranno rimirando la mia somma sporcizia a lode del tuo nome!
Sakura
mise in tavola la colazione. I biscotti intinti nel latte mi accompagnavano in
morsi morbidi e piacevoli.
“I
bicootti!” feci in tono scherzoso nel tentativo di spezzare il nostro imbarazzo
e di tradire l’uragano della mia anima…
Sakura
rise.
“Senti
sorellina, non fa niente… abbiamo messo su un bel casino ma dobbiamo far sì che
le cose ritornino come prima, tu lo sai…” dissi con falsissima affabilità.
“…
non sarebbe giusto fare a pezzi quel che ci resta della nostra famiglia” le sorrisi
con dolcezza stavolta sincera.
Sakura
si alzò in piedi improvvisamente facendo stridere la sedia spostandola.
“Touya,
non capisci” mormorò.
“…nulla
è come prima, tu mi sottovaluti, ma io… ti amo sul serio e vivrò sporca, sarò
una croce arrugginita e rinnegherò me stessa, ma non te!” esclamò con una
convinzione inimmaginabile dalla sua fragile persona.
“Non
te”
E
tutto divenne crudelmente dolce al tatto, al gusto e all’anima, quando
inaspettatamente, con le ginocchia sul tavolo si sporse verso di me baciandomi
per la seconda volta.
Come
per la prima, due giorni fa, il mondo si fermò piegandosi in angolature
inesistenti accartocciandosi come bruciato…
Figlia
di Lilith e delle crudeli lance degli Achei bellicosi.
Figlia
di Ecate e Nemesi.
A
tal tormento mi va cingendo il tuo niveo tocco. Tal aspro pianto va intonando
su te, crudele, il canto della contrita Echo.
“SAKURA!”
riuscii a gridare liberandomi dalla sua fragile presa.
“Tu…”
dissi riprendendo fiato maledicendo ogni mia singola parola.
“…
non devi farlo mai più, capito?”
Cercai
di essere gentile per quel che mi era possibile, poi mi alzai e senza che se ne
accorgesse le presi il cellulare dal mobile della cucina, e mi chiusi in camera
lasciandola afflitta dietro di me.
E
più sola che mai.
Cercai
i messaggi ricevuti, come sperai c’erano gli ultimi inviati da Shaoran il
giorno prima, cioè il giorno dopo il primo bacio di mia sorella.
Ore 16.06
Sì,
ho capito e ti ripeto che non intendo rinunciare a noi, puoi dirmi tutto quello
che vuoi, ma io credo che si tratti di un momento, che cambierà, perché io so
che siamo destinati a rimanere insieme Sakura.
Ore
16.13
Cosa
vuol dire? Che quando ci siamo fidanzati già sapevi di essere attratta da lui?
CAVOLO È TUO FRATELLO E IO SONO IL TUO RAGAZZO!
Ore
16.20
Mandi
messaggi chilometrici ma riproponi le stesse argomentazioni e non cambi la mia
posizione. No che non ti lascio stupida, e preferirei che la smettessi di dire
sciocchezze.
Ore
17.00
Un’ora
e mi rispondi solo “sarebbe meglio”? Cosa intendi? Mi stai piantando?
Ore
18.00
INSISTI
A VOLERE LE MIE RISPOSTE DOPO CHE MI HAI LASCIATO! A CHE GIOCO STAI GIOCANDO?
VA AL DIAVOLO!
Mi
venne voglia di scaraventare il cellulare in un angolo della stanza e
calpestarlo come desideravo fare, in quel momento, con Shaoran. Stupido. Se
avesse voluto avrebbe potuto rovinare mia sorella, metter in giro brutte voci,
forse fu per quel motivo che mi diressi spedito a casa del ragazzo, lo feci
scendere e lo pestai sotto casa sua.
Ci
andai giù pesante, mi fermai solo quando il giovane cinese non riusciva più
neanche a lamentarsi e a tentare di difendersi.
Lo
tirai per il colletto avvicinando il suo viso al mio. “Mia sorella non mi ama
affatto, te l’ha detto solo per avere una scusa per lasciarti” dissi con tono
tale che Shaoran ricordasse bene e assorbisse quanto detto.
“Non
osare dire in giro cose strane, capito bene?”
Non
aspettai risposta, anche perché non ne sarebbe stato capace, lo lasciai lì a
terra, suonai il citofono senza rispondere e me ne andai sicuro che la sua
amica l’avrebbe potuto recuperare immediatamente.
L’avevo
picchiato, ma mi ero ben curato di procurargli più dolore che effettivi danni o
ferite, perlopiù avevo colpito il ventre e certamente avevo evitato il viso.
Non era colpa sua dopotutto, anzi, era andato incontro a mia sorella per quel
che gli era stato possibile, però non volevo rischiare che potesse arrivare a
ferirla.
Rientrai
in casa con la stessa terribile stanchezza di quel mattino stesso. Quella sera
andai da Yukito gli dissi stancamente che preferivo le donne ai ragazzi, poi
eravamo finiti ugualmente a letto insieme.
Sulla
strada del ritorno canticchiavo malinconicamente a denti stretti.
Perso
in quella che mi parve tristezza profonda.
Mia bimba di stella che
rechi morte e dolcezza in unico canto. Lieve è l’aspra terra al tuo passo,
muoia il sole affondando in Gea umida, ma che tu sorga in ogni mia livida
notte.
Mio amore, amore sporco, Dio
perdoni questo cuore maledetto che strilla come una banshee, assoggettato a te…
Dio perdoni me, e perdoni
te uniti stretti nel rovo della nostra maledizione.
Legati insieme, e lieti di
esserlo, dalle viscere di Satana.
***Bimba di stella***