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Autore: Silvar tales    20/08/2013    1 recensioni
"Sei davvero presuntuoso Ratonhakè:ton, se credi di potermi insegnare a cavalcare".
"Cavalcare?" La provocò Connor strizzandole l'occhio. Il cavallo soffiò in direzione di Faline, che arretrò di almeno dieci passi. Ma impiegò soltanto mezzo secondo per recuperare la sua grinta.
"Nel senso primo del termine. Purtroppo credo che per un altro tipo di cavalcata abbia tu bisogno di prendere lezioni da me, Ratonhakè:ton".
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Kenway, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lexington



La incontrò nuovamente a Buckman Tavern tre mesi più tardi, quando la neve iniziava a sgelare e a cadere dalle montagne. Parlava animatamente con una dozzina di giovani uomini, che avevano tutti l'aria di saper bene maneggiare le armi. Connor si mise in disparte ad osservarli, sperando di cogliere qualche preziosa informazione dai loro discorsi; a giudicare da come essi la guardavano e le si rivolgevano, Faline doveva essere il loro leader. Eppure, lei sembrava trattarli come suoi pari.
"Qui la campagna è bella e fertile... Potremmo fermarci un po' qui!"
"Potremmo cacciare e pescare sulle vicine spiagge di Scotch Plains in attesa dell'arrivo dei confratelli".
"Ben detto Harold, ci occorrono provviste e rifornimenti..."
Confratelli? Ma erano tutti Assassini? E di che tipo di rifornimenti andavano discutendo?
"Non siamo in villeggiatura, qui c'è una guerra da combattere", intervenne Faline interrompendo all'istante le fantasie dei suoi chiassosi compagni. A quel punto Connor non riuscì più a trattenersi e uscì allo scoperto.
"Guerra?" Ripeté avanzando verso il loro tavolo con ancora il cappuccio calato sugli occhi. Faline sorrise ma non alzò lo sguardo dal suo bicchiere. Gli altri assassini invece si allarmarono ed alcuni di loro estrassero le armi.
"Non ne vale la pena, non è pericoloso", li trattenne lei. Sapeva che le sue parole tagliavano peggio di una lama. Connor non era tipo da rispondere alle provocazioni, ma stavolta fu per davvero ferito nel vivo del suo orgoglio.
"Non sono pericoloso, eh? Ne sei sicura, Faline?" Accarezzò il manico del suo tomahawk ma si impose di mantenere il controllo.
Finalmente Faline gli rivolse l'attenzione; si alzò in piedi e lo guardò con sufficienza.
"Prima di incontrarti avevo qualche dubbio, sì, ma poi mi è bastato vederti la prima volta per capire che non sei una minaccia. Non riusciresti nemmeno ad uccidere me, vogliamo vedere con dodici uomini al mio fianco?"
A quel punto intervennero i suoi compagni a dare man forte alle sue parole.
"Faline è ben più forte di dodici uomini!"
"Cinquanta ne ha uccisi, da sola!"
Connor era disorientato, non capiva il legame di assoluto rispetto e soggezione che quegli uomini nutrivano nei confronti di quella ragazzina prepotente.
"Non dovresti sbandierare in giro le tue abilità".
"Perché? Ho bisogno di nasconderle?" Sogghignò Faline. "Ti sto dando un vantaggio, non ti concedo di sottovalutarmi".
"Non ti sottovaluto. Anch'io ho avuto modo di saggiare le tue potenzialità durante il nostro primo incontro. Piuttosto ditemi, siete forse rimasti indietro? La guerra è vinta".
"Evidentemente non hai fatto bene il tuo lavoro, Ratonhakè:ton. Non ti sei accorto di nulla? Gli inglesi si stanno riorganizzando. Sono in pochi, un ultimo gruppetto mandato alla morte per l'ostinazione della Corona. Serpeggiano come topi dentro le gallerie e le buche disseminate in tutta la Frontiera. Sono esuli ma presto uniranno le loro forze. Attaccheranno entro l'estate. L'elemento sorpresa è il loro unico vantaggio, non sappiamo dove decideranno di uscire allo scoperto".
"Se ciò che dici è vero, quanti sono?"
"Un migliaio, al massimo. La causa è ormai persa, la Corona non rischierà di più. Non invierà nemmeno dei rinforzi".
Faline aveva ragione, Connor non si era accorto di niente. La sua guardia si era abbassata, ormai convinto che il nemico fosse stato rispedito oltre oceano, convinto che la presenza forte di Washington sarebbe bastata a tener lontane altre navi inglesi.
Eppure aveva combattuto nella rivoluzione, ed ora una ragazzetta venuta dal Canada gli rinfacciava di non essere stato abbastanza attento e guardingo.
"Incontrami fra una settimana, Ratonhakè:ton", disse Faline prendendogli un braccio proprio come se stringesse un patto di alleanza con il suo peggiore avversario. "Tu combatterai con noi".
"Ya-ah!" Esclamarono in coro gli uomini di Faline alzando i calici.
   
 
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