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Autore: DarkDream_    20/08/2013    1 recensioni
Lei è acida.
Lui è allegro.
Lei è Sofy.
Lui è Louis.
Lei ha bisogno di Lui.
Lei ha bisogno del Suo amore, ma ancora non lo sa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Let me love you


Capitolo 2. Una giornata per cambiare idea

 

 

-Tu?- urlammo in coro.

Non poteva essere lui.

Non poteva essere Louis.

-Cosa ci fai qui con mio fratello?- gli chiesi.

-Ah…allora sei tu la famosa Sofy- mi disse con il solito sorrisetto straffottente.

-Rispondi alla mia domanda- quasi urlai.

-Lui è il nuovo maestro di musica- rispose Thomas al posto del ragazzo che annuii poco dopo.

-Sono Louis, Louis Tomlinson- disse porgendomi la mano.

-Sofy Johnson- stringendogli la mano.

-E comunque Johnson, sei in ritardo- mi rimproverò Louis. Ma come si permette quell’imbecille?!

-Non l’ho fatto apposta, sai com’è devo lavorare per portare a casa un po’ di soldi- presi la giacchetta di Thomas dall’attaccapanni e gliela feci indossare e poi lui corse ad abbracciare Louis, cosa che mi sorprese per 2 motivi.

Motivo 1: Thomas era molto timido e ci metteva molto tempo a fare amicizia con qualcuno.

Motivo 2: non pensavo che Louis potesse essere simpatico a qualcuno che non fossero i suoi amici e soprattutto che fosse dolce.

-Lo sai Sofy che Louis ha suonato la chitarra e ha cantato ed è tanto bravo- disse Thomas io feci una faccia del tipo “ah… ma davvero?”

-E Louis sai che anche la mia sorellona è brava ma lei suona quella cosa con i tasti neri e bianchi- continuò il bambino mettendomi in imbarazzo.

-Il pianoforte?- chiese a Thomas abbassandosi alla sua altezza.

Il piccolo annuii.

-Non me lo sarei mai aspettato da una come te- disse Louis. Io assunsi una faccia interrogativa.

“Una come te”? Che cosa intendeva con “una come te”?

Già mi preparavo a insultarlo, ma lui non sembrava voler precisare.

-Anche io suono il piano e un giorno mi piacerebbe sentirti- disse sorridendo.

“Oh mio caro, non succederà mai” pensai.

-Forza Thomas è ora di andare- gli dissi prendolo per mano e mi avviai verso l’uscita.

-Hei, non si saluta? – chiese Louis alle nostre spalle. Subito Thomas si girò e lo salutò con uno sorrisone.

-Ciao Louis! Ci vediamo domani-

Come ha fatto a legare con Thomas non riesco a capirlo. Forse ha dei poteri magici. Si possibile. O forse è veramente simpatico. Ahahahahah… bella questa Sofy, nah non può essere, quindi opto per i poteri magici, si.

Louis stava ancora aspettando una risposta dalla sottoscritta e così lo accontentai.

-Ciao Louis- dissi incerta e sottovoce.

-Ciao ciao- salutò il ragazzo sventolando la mano sinistra in segno di saluto.

Aprii la porta e mentre  stavo per varcarla Thomas si girò di scatto verso Louis.

-Louis!- lo chiamò –io e Sofy andiamo al parco e poi guardiamo Peter Pan. Vuoi venire con noi?- chiese il piccolo speranzoso.

Io ero scioccata. Louis guardava prima Thomas, poi me, poi di nuovo Thomas e così via. E vidi che sulle sue labbra si stava dipingendo il solito sorrisetto e così mi affrettai a parlare.

-Non credo che Louis possa venire, Thomas. Avrà altri impegni- cercai di essere il più dolce e convincente possibile.

Thomas alle mie parole si rabbuiò e questo lo notò anche Louis che sembrò… triste? Si preoccupava per Thomas? Che dolce…cioè, wow, sorprendente.  

-In realtà non ho impegni e mi piacerebbe molto venire con voi- a quelle parole gli occhi di Thomas si illuminarono mentre io fulminavo Louis. Se gli sguardi potessero uccidere il rompi coglioni sarebbe già morto e defunto da un bel po’.

Louis mi guardò sorridendo.

-Perfetto- squittì Thomas. Corse a prendere Louis per mano e poi prese me trascinandoci fuori dall’asilo.

Camminevamo per strada e sembravamo una bella famiglia felice. Preciso che rabbrividisco all’idea che la gente pensi che io e Louis stiamo i-i… ecco! Non riesco nemmeno a dirlo.

Arrivati all’entrata del parco Thomas mollò le nostre mani e cominciò a correre felice verso lo scivolo.

-Stai attento e non allontanarti troppo!- gli gridai.

Solo ora mi accorgo di essere da sola con Louis.

Modalità imbarazzo: ON.

Eravamo in piedi lontani meno di un metro l’uno dall’altra mentre guardavamo Thomas divertirsi.

Sentii un rumore provenire dalla mia destra, era Louis che si schiariva la voce.

Non pensa di parlare, vero?

-Allora ti chiami Sofy, eh?- chiede in imbarazzo.

“Wow, che bravo! Vuole un applauso?”

-A quanto pare si- dissi sperando che la nstra conversazione finisse lì.

-Non avevo mai potuto pensare che ti chiamassi Sofy-

Che cosa? E come mi dovevo chiamare?

Lui notò la mia espressione perplessa.

-Cioè Sofy è un nome così dolce mentre tu sei così… così-

-Così come?- gli chiesi.

-Così acida e antipatica- concluse Louis sbuffando.

-Io non sono acida e  antipatica- ribattei. Ma come si permette?!

-Vedi come mi parli?! Sei acida e fredda con me- disse Louis alzando gli occhi al cielo e allargando le braccia.

-Tu non mi conosci affatto per dire se sono acida e antipatica o no- mi stavo alterando. Lui non sapeva la mia storia, non sapeva che mi comportavo così per proteggere Thomas, non conosceva niente di me.

-Hai ragione, non ti conosco. Mi chiedo se sei sempre così acida con tutti- disse guardandomi.

-No. Solo con le persone che non mi vanno a genio- gli rivelai continuando a guardare il mio fratellino scivolare sullo scivolo.

-Ah… non ti vado a genio?- sbaglio o sembrava quasi dispiaciuto? Mmm… non credo.

Io annuii, alzai le spalle e accavvallai le gambe accomodandomi meglio sulla panchina su cui ci eravamo seduti poco prima.

-Ma anche tu non mi conosci- mi fece notare il ragazzo.

Cavolo! Aveva ragione.

-Quindi propongo una cosa- mi girai verso di lui. Mi imbambolai a fissarlo mentre il vento gli scompigliava leggermente i capelli.

Poi mi accorsi che mi stava guardando divertito.

Da quanto lo stavo fissando?

Girai la testa di scatto posando lo sguardo sulla gente che camminava davanti a noi e sentii il sangue arrivare alle guancie.

-Cosa proponi? Sentiamo- dissi girandomi nuovamente verso di lui dopo che, però, ero sicura di non essere più rossa dall’imbarazzo.

Lui spostò il busto e il viso verso di me sorridendo poggiando il braccio sull schienale della panchina.

-Oggi passiamo la giornata insieme così ci conosciamo e facciamo contento il piccolo Thomas a cui voglio già tanto bene. A fine giornata vediamo se pensiamo ancora la stessa cosa l’una dell’altro. Che ne dici?- non sembrava una brutta idea.

-Ok- dissi semplicemente. Lui mi sorrise ed era un sorriso semplice e sincero. Non lo avevo mai visto sorridere così e devo ammettere che ha un bellissimo sorriso. Aspetta! Cosa ho detto?! Deve essere la stanchezza, si. Un bel sorriso? Sveglia Sofy!

Sentii un forte pianto che conoscevo molto bene e mi girai di scatto. C’era Thomas per tera mentre si guardava il ginocchio piangendo e guardandosi intorno. Mi alzai di scatto con l’intenzione di aiutarlo. Quando arrivai davanti a lui, Thomas alzò la testolina e appena mi vide tirò su con il naso singhiozzando. Mi accovvacciai e guardai in che condizioni fosse il ginocchio sinistro: i jeans all’altezza della rotula erano strappati e si poteva benissimo notare che il ginocchio era sbucciato, niente di che, ma usciva un po’ di sangue ed era leggermente sporco di terra. Già mi immaginavo la scenata che avrebbe fatto quando gli avrei pulito la ferita. I miei pensieri furono interrotti da una voce.

-Come hai fatto a sbucciarti il ginocchio, piccolo?- non mi ero neanche accorta della presenza di Louis. Thomas indicò l’altalena con un dito per rispondere al ragazzo.

-Forza andiamo a casa- dissi asciugando le lacrime di mio fratello. Louis lo prese in braccio e gli accarrezzò i capelli. Thomas appoggiò la testa sulla sua spalla ricominciando a singhiozzare. Erano così carini insieme. Quando mi accorsi che Louis mi stava fissando lo affiancai cominciando a camminare e ogni tanto accarrezzavo la testolina di mio fratello.

Arrivati davanti alla porta dell’appartamento presi le chiavi mentre Louis parlava tutto euforico.

-Non posso crederci! Io abito proprio nell’appartamento qui davanti. Che coincidenza! Non è fantistico?!-  “eh, bellissimo guarda” pensai –così possiamo vederci tutti i giorni- “yeee!Evviva!”    –Non sei contenta Sofy?- mi chiese sorridendo.

-Oh! Tantissimo!- sorrisi falsamente prima di aprire la porta e farli entrare.

Louis posò Thomas sul divano e io, dopo aver chiuso la porta, mi tolsi la giacca e posai la borsa.

-Vado a prendere del disinfettante- Louis annuii e li lasciai soli.

 

POV LOUIS

-Allora piccolo, ti fa ancora male?- gli chiesi mentre mi sedevo accanto a lui e osservavo velocemente l’appartamento che era molto semplice ma l’arredamente rendeva l’ambiente caldo e accogliente.

-Un po’- disse tirando su con il naso.

Era così piccolo e tenero. Mi erano sempre piaciuti i bambini e la musica ed è per questo che faccio il maestro di musica all’asilo. Crescendo con quattro sorelle minori avevo imparato molte cose. Già, la mia famiglia. Quanto mi mancano.

Oggi era il primo giorno che lavoravo nell’asilo che frequentava Thomas. Mi accorsi quasi subito di lui, tutti i bambini giocavano insieme mentre Thomas si sedeva in disparte e giocava con il suo Superman. Ad un certo punto mi avvicinai a lui e cominciammo a parlare e scherzare insieme. Scoprii che era un bambino molto intelligente ma estremamente dolce con quei suoi occhioni verde/acqua. Durante l’ora di musica lui era il bambino più attento e capii che gli piaceva cantare. Quando fu l’ora di tormare  a casa i bambini cominciarono a lasciare l’asilo con i propri genitori o conoscenti. Aspettai che tutti se ne andassero essendo l’unico maestro rimasto e presi le mie cose pronto per andare a casa ma poi mi accorsi di un bambino seduto su una panca con in mano il modellino di Superman; capii che si trattava di Thomas. Mi avvicinai e gli chiesi chi sarebbe venuto a prenderlo e lui rispose –Viene la mia sorellona, Sofy- . così aspettai con lui e intanto parlevamo e cominciammo a legare subito. Thomas mi ricorda me quando avevo la sua età.

Alla fine scoprii chi era questa Sofy e fui felice di incontrare la ragazza del bar. Certo è acida ma ho l’intenzione di cambiare idea su di lei e di farle cambiare la sua su di me.

-Sai che il tuo Superman è davvero bello?- gli dissi sincero indicando il giocattolo tra le sue manine paffute.

-Lo so- disse sorridendo.

-Anche a me piace Superman e anche Peter Pan. Mi piacerebbe restare per sempre giovane, sarebbe bello, no?- Thomas mi guardava con gli occhi che luccicavano. Ci assomigliavamo così tanto. Gli scompigliai i capelli e osservai Sofy che veniva verso di noi e notai che si era cambiata la maglia. La guardai mentre si accovvacciò davanti al fratello e gli togliava i jeans per medicare meglio il ginochhio sotto le proteste di Thomas. Io cercai di tranquillizzarlo accarrezzandogli i capelli mentre continuavo a guardare la sorella. È bella, lo ammetto. I capelli lunghi castani raccolti in una coda un po’ disordinata ma che le dava un’aria così dolce, gli occhi azzurro acceso in cui potrei annegare, il piccolo nasino e le labbra sottili, il corpo esile ma con le curve al posto giusto. Aveva un carattere forte e deciso ma questo mi faceva capire che nascondeva qualcosa, è misteriosa e questo non fa altro che crescere la mia voglia di conoscerla.

 

POV SOFY

Mi sentivo osservata mentre medicavo il ginocchio di Thomas.

-Che hai da fissare Tomlinson?- lui spostò lo sguardo imbarazzato. Decisi di dire qualcosa se no sarei stata scortese, anche lo ero già stata.

-Come mai non ti ho mai visto qui nel palazzo?- gli chiesi continuando la disinfettare il ginocchio di Thomas che si dimenava sotto il mio tocco.

-Io e Harry ci siamo trasferiti da poco- disse.

-Harry?- chiesi confusa.

-Harry è il mio coinquilino non che mio migliore amico- disse mentra si guardava intorno.

-Un giorno te lo presenterò- disse il ragazzo seduto sul divano.

-Chi?- chiesi.

-Harry- disse come se fosse ovvio. Infatti era ovvio, chi altro doveva presentarmi?! Forza Sofy, sveglia!

Io annuii distratta mentre mentalmente mi davo una manata in fronte. Presi Thomas in braccio

-Io vado a cambiarlo. Tu fai come se fossi a casa tua. Anzi no, forse è meglio se ti comporti come se fossi in casa MIA, perché conoscendoti non so che guai potresti combinare. Comunque lì c’è la cucina, serviti pure se vuoi- dissi indicando la cucina con un dito. Lui sbuffò per quello che avevo detto su di lui e annuii. Così andai in camera di Thomas. Gli tolsi la giacca, la maglia e gettai tutti i vestiti nel cesto dei panni sporchi mentre i pantaloni li lasciai su una sedia perché avevo l’assoluta intenzione di gettarli via visto come erano ridotti. Gli misi la tuta e lo portai in salotto. Louis era seduto sul divano con un bicchiere di acqua di mano. Quando posai Thomas a terra lui corse dal ragazzo che cominciò a coccolarlo stando attento a non toccargli il ginocchio.

-Louis guarda su quel ripiano e cerca il dvd di Peter Pan mentre io preparo i pop corn- andai in cucina e presi un pacchetto di chicchi di mais mettendolo del microonde. Intanto ascoltavo le risate dei due il salotto che giocavano.

Pronti i pop corn mi sedetti vicino a Thomas che era in mezzo a me e Louis e feci partire il cartone.

Il pomeriggio passò in fretta con le battute di Louis e la risata di Thomas.

Quando il cartone finì io portai la scodella dei pop corn ormai vuota in cucina mentre Louis cominciava a fare il solletico a Thomas.

-Non vorrei interrompermi ma sono quasi le sette e io ho una fame pazzesca. Che ne dite di mangiare? Louis resti a cena?- chiesi.

-Se non disturbo mi farebbe piacere restare- disse sorridendo fermandosi ma con le mani ancora sulla pancia di Thomas.

-Ovvio che non disturbi, Lou- esclamò Thomas. Louis rise e ricominciò a fargli il solletico cosa che mi fece sorridere.

-Ordino pizza!- informai e dovetti urlare per sovrastare le urla di Louis e le risate di Thomas. Loro risposero in coro un OK per poi urlare –Io uwhudhw-  feci una faccia confusa e urlai

-Cosa?- loro si fermarono

-Io una ai peperoni- disse Louis.

-Io alle patatine- urlò Thomas.

Così chiamai e ordinai le due pizze sapendo le Thomas non avrebbe mai finito la sua.

Apparecchiai la tavola mentre i due continuavano a giocare. Da quanto tempo è che non vedevo il mio fratellino ridere così tanto? Certo con lui giocavo e cercavo di farlo divertire ma Louis aveva un modo tutto suo di farlo ridere.

Suonarono alla porta e quando i due mi videro con i cartoni di pizza in mano urlarono in coro     –Pizzaaaaa!- e si precipitarono in cucina sedendosi al tavolo.

-Non dovevi pagare anche la mia pizza- disse Louis mentre mandava giù un boccone della sua pizza.

-Non ti preoccupare. Questo e altro se fai divertire così tanto Thomas- dissi, mi vergognai quasi subito ma era la verità. Alzai lo sguardo verso Louis e lo vidi sorridere così arrossii.

-Un giorno allora vi porterò al Luna Park- disse continuando a sorridere.

-Davvero?!- strillò Thomas con la bocca spalanzata e una fetta di pizza tra le mani.

-Certo!- rispose Louis tutto pimpante.

-Hai sentito Sofy? Ci porterà al Luna Park! Non vedo l’ora. Ti voglio bene, Lou. Grazie!- Scese dalla sedia e si aggrappò a Louis abbracciandolo. Louis si sorprese ma poco dopo sorrise ampiamente con gli occhi lucidi. Si era commosso?! Strinse Thomas e lo prese in braccio facendolo sedere sulle sue gambe e così finirono di mangiare. Io sorridevo guardandoli, forse stavo cambiando idea su Louis.

Stavo lavando i piatti mentre Louis li asciugava e Thomas giocava con Superman facendolo volare sopra il tavolo.

-Hei piccolo. Che ne dici di andare a guardare un po’ i cartoni mentre io parlo con Sofy?- mio fratello annuii e si catapultò sul divano accendendo la tv.

-So che non dovrei intromettermi ma volevo chiederti una cosa- disse Louis quando il suono della tv giunse alle nostre orecchie segno che era accesa.

-Dimmi pure- cosa vorrà chiedermi? “So che non dovrei intromettermi”? Intromettersi in cosa?

-Come ben sai insegno all’asilo di Thomas. Sono il maestro di musica ma non insegno solo quello. Oggi in classe di Thomas dissi di disegnare la propria famiglia come meglio potevano e poi dovevano venire da me e io scrivevo i nomi delle figure sul loro foglio. Tutti avevano disegnato almeno due figure tranne Thomas che ne ha disegnate solo una. Gli chiesi chi fosse o lui mi disse il tuo nome così gli chiesi perché non avesse disegnato la sua mamma e il suo papà e lui mi ha detto tranquillamente “Io non ce li ho”. Così ho capito che fosse per quello che non ha amici…-

-…e vuoi sapere che fine hanno fatto i nostri genitori, giusto?- chiesi infastidita. Non mi piaceva parlare del mio passato e ancora meno con persone che conoscevo da poco. Lui annuii leggermente, aveva capito di aver toccato un tasto dolente, ma lo accontentai.

-Mia mamma è morta dopo alcuni mesi dalla nascita di Thomas e mio padre è in carcere per spaccio di droga e furto. Ti va bene come risposta?- parlai freddamente mentre lui mi guardava con la bocca leggermente aperta. Mi asciugai le mani e mi girai intenta ad andare in salotto. Sentii una presa sul polso e mi ritrovai con il viso a un centimetro dal petto del ragazzo con gli occhi azzurri. Alzai lentamente lo sguardo e lui mi sussurrò all’orecchio

-Mi dispiace. Non avrei dovuto intromettermi- sembrava dispiaciuto e io sentii dei brividi che mi percorrevano la schiena sentendo il suo fiato caldo sul collo. Presi un respiro profondo cercando di non far trasparire nessuna emozione dalla mia voce.

-Già non avresti dovuto ma non preoccuparti- cercai di sorridere come meglio potevo e mi staccai dal suo corpo che era praticamente appiccicato al mio.

-Però non voglio che si parli più di questo argomento, intesi?- gli dissi seria e lui annuii mollando la sia presa sul mio polso.

Passammo la serata a giocare al mimo e devo ammettere che sono morta dalle risate. Erano le dieci di sera quando mi accorsi che Thoma si era addormentato sul divano così avvertii Louis  e portai mio fratello in camera mia e lo cambiai infilandoli attentamente il pigiama, dopo di che lo misi a letto e gli diedi un bacio sulla fronte. Tornai in salotto e trovai Louis intento a sistemare il casino a causato dalla battaglia con i pop corn.

-Hei, lascia stare. Me ne occupo io- dissi fermandolo.Perchè usavo quel tono dolce?

-Non ti preoccupare è il minimo che possa fare- disse guardandomi sorridente. Mi sciolsi.

Passò qualche minuto di estremo imbarazzo.

-Emm, forse è meglio che vada. Si è fatto tardi- Louis si diresse verso la porta.

-Oh, si certo- lo accompagnai e uscimmo dal mio appartamento. Ad un tratto si fermò e si girò verso di me.

-Allora? Hai cambiato idea su di me?- eccolo il solito sorrisino comparire sulle sue labbra. Io alzai gli occhi al cielo. Arrossii quando lui si avvicinò a me. Pochi centimetri distanziavano i nostri corpi e lui annullò quella distanza mettandomi un braccio intorno alla vita. Io tenevo lo sguardo basso non sarei riuscita a guardarlo negli occhi. Sentivo il suo respito sui capelli e poi lo sentii sul collo. Spostò con la mano libera i capelli di lato e poggiò le sue labbra sul mio collo facendomi sussultare. Dei brividi mi fecero tremare tutto il corpo mentre il respiro diventava più veloce.

-Allora?- sussurrò sensualmente sul mio orecchio.

-Beh… e-ecco- oh cavolo, balbettavo. Lo sentii sorridere sulla mia pelle.

-Sai io ho cambiato idea su di te. Ma tu l’hai cambita su di me? Ti vado a genio almeno un pochino ora?- sussurrò piano sfiorando tutto il mio collo con le sue labbra. Stava cercando di farmi cedere e ci stava riuscendo ma non potevo di certo dargliela vinta. Ingoiai la saliva rumorosamente e poggiai le mani sul suo petto.

Con la mano che non era impegnata a stringemi un fianco mi spostò una ciocca sfuggita dalla coda, dietro l’orecchio.

Ho cambiato idea su di lui? Si… no, no, non l’ho cambiato, o forse si. Cavolo mi sta mandando il cervallo in tilt. Il suo tocco, le sue labbra, il suo profumo. Cavolo stavo per svenire. Provo così tante emozioni in questo momento che non mi ricordo neanche come mi chiamo.

-F-forse- sussurrai impotente e tremante. Lui sorrise soffiandomi sul collo. Una scarica si propagò lungo il mio corpo.

-Bene- disse lentamente allontanandosi staccandosi dal mio corpo di qualche centimentro senza togliere il suo braccio dal mio fianco. Mise due dita sotto il mio mento alzandolo e facendo incontrare i miei occhi con i suoi, azzurro nell’azzurro. Avvicinò il suo viso al mio spostando lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Sentivo il respiro mancarmi e cercai un po’ di ossigeno boccheggiando. Le sue labbra si posarono sull’angolo della mia bocca baciandolo leggermente, sentivo il suo respiro caldo sulle labbra e avevo una voglia irresistibile di baciarlo, ma mi trattenni. Si staccò da me indietreggiando di un passo guardandomi negli occhi. Io ero ferma immobile nella stessa posizione cercando di rendere il mio respiro regolare. Cosa mi stava facendo quel ragazzo?

-Buonanotte e grazie della serata- mi disse piano sorridendomi. Si girò avvicinandosi alla porta del suo appartamento mentre io rimanevo ferma lì come una sciocca a fissarlo immobile. Infilò la chiave nella serratura e io sussurrai –N-notte-

Quando aprii la porta si girò verso di me e mi sorrise prima di entrare nel suo appartamento e io mi risvegliai con il rumore della porta che si chiudeva ed entrai nel mio appartamento chiudendo la porta a chiave sospirando. Mi appoggiai al legno lasciandomi  scivolare a terra.

Perché sono così rammollita? Che cosa mi sta succedendo? Cosa mi sta facendo Louis?

Ok, evidentemente sono solo stanca, si sono stanca, eppure non pensavo che la stanchezza mi facesse battere così forte il cuore.

 

 

 

SPAZIO AUTORE

Heilà! Ecco il secondo capitolo. Fa schifo, eh?

Comunque spero che lascerete una recensione così mi dite cosa ne pensate.

Grazie.

Una bacione. <3

By directionercarotina99













  
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