Beremenshir
MOLTI ANNI FA.
A
Beremenshir, radice centrale dell’albero della
vita, esiste una sola regola da seguire.
Non differire dagli altri.
Avram Lenus stregone,
inventore, e genio folle, sa
perfettamente di essere, dal giorno in cui è venuto al mondo, nel mirino dei
suoi concittadini.
Sua madre Annia, è morta nel darlo al mondo e suo
padre, Cos, fu sul punto di
fucilarlo ancora sporco di sangue a
placenta, per via di quel ciuffo di capelli castani, così diversi dal bianco in
cui tutto il mondo era costretto dalla scomparsa del sole sulle loro teste.
Ha vissuto una vita sregolata Lenus, additato da tutti, in una casa con le crepe da rattoppare con la
carta da giornale, ha passato gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza a
venire picchiato e umiliato. Ha conosciuto la barbarie dei beremenshiani,
quella che non gli crederesti mai a guardarli visto quanto sembrano carini e
ospitali ad una prima occhiata.
Sua moglie, Allia, è convinta di essere stata
maledetta con il flagello della sterilità per averlo sposato. Sono mesi che Avram la sente alzarsi nel cuore della notte
per strofinarsi il ventre con preparato
a base di placenta di pecora . Avram non ha idea di
chi diavolo le abbia messo in testa che
lordarsi a quel modo le farà avere dei bambini, solo l’odore di sangue che
l’avvolge quando torna a stendersi accanto a lui lo tiene ben lontano dalle sue
cosce.
Quello che sta assistendo è quindi
solo l’ennesimo strappo all’anima
di Beremenshir, niente di più che una cagata su un
pavimento già lercio.
Le forche sono pronte, il boia è accanto alla leva che farà scattare
le botole, Avram si massaggia le palpebre con una
smorfia mentre la donna accanto a lui, sgomita per riuscire a vedere.
Una folla famelica si è radunata attorno
al patibolo, donne, vecchi e bambini. Tutti con i capelli bianchi, tutti con
gli occhi splendidamente rosa, lui con i
suoi capelli castani è come una macchia
su un muro appena tinteggiato.
Il carro con le donne arriva cigolando.
Sono quattro, tutte attorno ai quarant’anni. Avram le guarda
scendere dal cassone, ma è l’ultima della fila ad attirare la sua attenzione.
Ha gli occhi di un rosa perfetto, i
capelli bianco latte e una pelle così chiara da sembrare trasparente.
E’ bellissima.
-Perché vogliono ucciderla?-
-Per via di sua figlia.- Avram scorre le facce dei presenti, di quelli che
seguono il carro battendosi il petto e graffiandosi il viso. Genitori, fratelli e sorelle, figli e mariti, tutti
contriti, ma nessuno con abbastanza palle per ribellarsi e salvare quelle
innocenti condannate .
Poi la vede. E’ una bambina. Una bambina bionda che cerca di liberarsi dalla
presa di una vecchia che le tiene per le spalle con abbastanza forza da
conficcarle le unghie sporche nella pelle.
- Ha partorito una strega.-
- Puttanate! -
Avram si fa largo fra la folla, si avvicina a
spintoni . La vecchia si china sulla bambina che le rivolge uno sguardo carico
d’odio - Fra qualche anno morirai anche tu diavolo biondo.- le sputa in faccia
. Sì, perché a Beremenshir c’è la strana legge che
per condannare a morte una donna questa deve aver avuto almeno un tributo
mensile.
Avram si volta verso il patibolo. Le condannate
salgono gli scalini a fatica, una di loro cade e viene solleva con un calcio
nel sedere. Sono quasi nude e i segni
sul loro corpo raccontano una violenza bestiale.
La madre della bambina, in principal modo, ha le
cosce coperte di lividi.
Una donna così bella, non se la sono
fatta scappare.
Ecco i Beremenshiani, cercano di combattere il male snidando streghe e
uccidendole, ma non si rendono conto che sono loro a contribuire allo sfacelo
del loro mondo, uccidendo, stuprando e condannando a vite
nei ghetti chi è diverso.
Le botole vengono aperte, i corpi cadono, Avram chiude
gli occhi e la bambina grida. Si affloscia fra le mani della donna che la
lascia cadere come se fosse un sacco di spazzatura.
-Signora.-
Avram si fa largo fra i famigliari che si accalcano
attorno al patibolo per riprendersi i corpi delle condannate,
la donna alza su di lui un brutto muso da bulldog che diventa ancora più
sgradevole quando viene acceso da un riverbero di paura.
-Avram Lenus, cosa vuoi?-
lo sputo che accompagna quella domanda
gli arriva dritto sulle scarpe. Avram storce
il naso, ma non reagisce come
vorrebbe. Non porta la mano allo
stiletto che pende dalla sua cintura, non la sgozza , non piscia sul suo cadavere. Porta
invece la mano al sacchetto di velluto che sente premere poco sopra la tasca
dei pantaloni, lo sgancia e lo lancia ai piedi della donna.
-E’ per la bambina, la voglio.-
Noelle che Leneus ha ribattezzato Nala
(passerotto in baremenshiano) ha solo sette anni quando viene adottata. Allia la accoglie in casa come la bambina che ha sempre
atteso, cucendole vestitini e bambole per giocare, acconciandole i capelli
invece che tirarglieli. Nala la considera la donna
migliore del mondo, anche se la verità è
una sola, è innamorata di suo marito.
Avram non sorride spesso, anzi non sorride quasi mai.
Vive seppellito in quella che lui chiama
la stanza dei giochi, ma che in realtà è una caverna sotto casa che lui
stesso ha costruito e ha il brutto vizio di mangiarsi le unghie.
Nala sa tutte queste cose, sa che anche secondo la
sua stessa moglie ha un pessimo carattere, che è un pallone gonfiato, ma l’ha
salvata e lei lo ama.
-Vieni qui Nala.-
Nala si
avvicina al tavolo dove Lenus è seduto, fa il giro
e Avram la
solleva per mettersela sulle ginocchia. La luce della lampada ad olio crea
ombre color arancio sul suo viso e segna
con impietosa cura la presenza di nuove rughe sul suo viso - Finalmente
ho capito che sta succedendo.-
-La
scomparsa del sole, la bassezza morale e
l’ipocrisia che dilagano, c’è solo una spiegazione.-
-E quale sarebbe padre?-
-Il Ragnarǫk .-
Lenus ne ha
viste di liti per cazzate, ma quella.
Si addossa alla parte in legno della locanda mentre Sam il fabbro e Korin
il macellaio se la danno di santa ragione rotolando sul pavimento fra gli
schiamazzi generali. Corruga la fronte,
una luce aranciata gli illumina le iridi
rosa e qualcosa , come fili dorati, si mostrano per un secondo. Avvolgono i due litiganti facendoli
somigliare a dei burattini, Avram sgrana gli occhi e
si volta.
Ad un paio di tavolate di distanze dalla sua dove siede da solo, un gruppo di asgardiani sta brindando. Sei uomini e una donna che fanno
cozzare i boccali fra loro ridendo. Avram li scruta
uno ad uno fino a che il suo sguardo incrocia
quello azzurro cupo di un uomo
che stona nel gruppetto allegro come lui
fra i suoi cittadini. Il burattinaio da cui partono i fili che pilotano
i due litiganti.
E’ così che Loki Laufeyson e Avram Lenus si incontrano per la prima volta.
-Cosa c’è fratello?- chiede Thor al fratello passandogli un braccio
attorno alle spalle.
-Un beremenshiano con i capelli scuri?- gli chiede Loki.
Thor allunga il collo, Avram si è voltato e di lui è
visibile solo la scarmigliata zazzera -Sarà
uno straniero.-
Lady
Sigyn si pavoneggia negli abiti da futura sposa
reale, ma Avram riesce a vedere bene la lordura che
risposa sotto la superficie. Bella fuori e marcia dentro.
La guarda avanzare nel negozio ancheggiando, un paggio le tiene sollevato lo strascico del mantello mentre un
altro lancia petali di rose al suo
passaggio .
Tzè, asgardiani…
-Sei tu il proprietario?-
Gli occhi chiari di Sigyn
spaziano per l’erboristeria che non è altro che una stanza quadrata, piccola e
fumosa, con mattoni a vista oltre i
pensili su cui sono allineati barattoli
di vari dimensioni e colori a Lenus seduto dietro il
bancone.
-Sì, mia signora.-
Avram si alza ,
non è molto alto, anche se sembra piuttosto piantato fisicamente. Lo
sguardo di Sigyn lo scorre impietosa, ma come tutti,
è attirata dai suoi capelli scuri. Un berenshemiano
adulto con i capelli scuri è una rarità
degna del circo . - Ho sentito dire che preparate anche filtri
d’amore.-
-Avete sentito bene mia signora.-
Oro asgardiano, il più prezioso di tutti i mondi,
cade sul bancone con un tintinnio - Fai
in modo che il mio futuro sposo mi ami, e per tutta la tua vita non avrai
problemi di denaro.-
Lenus raccoglie con una mano le monete e le soppesa
nel palmo. Osserva la schiena di Sigyn allontanarsi e
all’improvviso ha la sensazione di avere un pugno di cenere in bocca.
-Non si può amare un pacco grazioso se il suo contenuto è putrido.-
Lenus ha
cambiato aspetto per uniformarsi agli altri albini che faranno parte della
spedizione su Midgard, ma Nala non fatica a
riconoscerlo.
Gli si avvicina, in silenzio e sorride quando lui si volta a guardarla. Sono passati quasi quindici anni quando l’ha
adottata, è cresciuta, sono quasi alti
uguali.
- Ricordi il piano Nala?- le chiede Lenus guardandosi attorno.
-Sì, padre.- Nala
annuisce obbediente, quel padre che fin troppo spesso le si incastra in gola.
-Sei l’unica di cui mi possa fidare.- Le prende il viso fra le mani e fissa gli occhi nei suoi. Nala
ha l’impressione che voglia dirle qualcosa, ma invece le stampa un bacio sulla
fronte dopo averle piegato il capo in avanti.
-Sarà doloroso, terrificante, orribile, ma ti assicuro che non sarà vano.-
STARK
TOWER
Oggi.
Harley
dorme della grossa voltato su un fianco. Ha ancora il respiro pesante, spezzato
dalla tosse, ma non ha più la febbre e i medici sono certi
che molto presto tornerà a stare bene.
Lenus lo osserva pensoso, raccoglie la coperta e glie la sistema
addosso. Affonda nella poltrona sacco accanto al letto, poggiando un lato del mento sul pomolo del bastone da
passeggio. Anche Tony ha adottato un figlio, un maschio, ma l’ha fatto.
Sospira chiudendo gli occhi mentre la porta della cameretta si apre.
Pepper si avvicina al letto allungando il collo per sbirciare il viso di Harley, il bambino dorme e lei si
tira indietro, fa per andarsene, ma la vista di Lenus
la blocca.
L’uomo la guarda dal basso verso l’alto, ed è , probabilmente, a causa della
penombra della stanza, che Pepper non si rende conto
che sono rosa gli occhi che la fissano.
-Non serve che lo vegli, sta bene.-
-Mi piace guardare la gente dormire, è serena come non lo è mai da sveglia.-
Pepper osserva il bambino che dorme saporitamente,
sono passate solo un paio d’ore da
quando Tony l’ha portato a casa, ma sembra tranquillo -Ora ha una famiglia e
una casa, sono certa che lo vedrai sereno anche da sveglio.-
Lenus si alza facendo forza sul bastone. E’poco più
basso di Tony, ma è più massiccio, ma Pepper non
sembra rendersene conto. Lenus non ha nemmeno il pizzetto, ma avendo il viso in
penombra, la donna riesce a vedere di lui solo i tratti principali del suo viso.
- Quella ragazzina, Nala, lei mi ha mostrato quello
che ti è successo a Beremenshir.-
Lenus sgrana gli occhi - Aspetta!- ma Pepper gli preme due dita sulle labbra.
-Deve essere stato orribile per te veder
morire la famiglia che ti aveva accolto, devi esserti sentito mortalmente in
colpa per esserti salvato, ed è comprensibile .-
Lenus è sul punto di scoppiare a ridere, lo sa, se lo
sente.
-Però voglio che tu sappia che sono felice che tu sia qui, con noi.-
Lenus sa che
morirà, che Stark lo ucciderà - Ascolta…-
-Io non ho mai smesso di…-
Sta ascoltando lui il discorso per cui Tony morirebbe.
E’ morto. E’ morto. Stark lo userà come bersaglio per
provare l’affidabilità della nuova
armatura.
-Zitta un attimo.- geme quasi disperato.
-…Amarti.-
-Sono contento, ma…-
-Sei contento? E’ questa la tua risposta?- Pepper s’imbroncia , offesa e Avram
cerca di tirarla fuori dalla camera per
farsi guardare bene in viso.
- Zitta un secondo.-
-No, zitto tu.- Pepper punta i piedi
e Lenus non sa se ridere o piangere per l’assurdità
della situazione.
-Fidati fammi parlare.-
-No, parlo io.-
-Pe…- Ogni tentativo di ribellione muore non appena Pepper lo prende per il colletto della giacca e lo bacia. Avram
lascia cadere il bastone, solleva le mani, non sa che cavolo fare. E’
piacevole, è tanto che una donna non lo bacia, ma sa anche che Stark lo ammazzerà nel peggiore dei modi.
La porta dietro di lui si apre ancora di più, un ombra si proietta sul
pavimento - Sta ancora do…CHE CAZZO SUCCEDE QUI?-
-NON
TI SEI ACCORTA CHE NON ERO IO?-
Pepper brilla quasi di luce propria per la vergogna
mentre fa di no con la testa.
-COME DIAVOLO E’ POSSIBILE!?-
Gli occhi chiari della donna si spostano da Tony rosso di rabbia a Lenus, seduto sul bracciolo del divano -Tony vi assomigliate come due gemelli!-
Tony si volta verso il beremenshiano che gli rivolge un sorrisetto a mezza bocca -
Non mi assomiglia per nulla!- sbraita ad un passo dal farsi prendere qualche
coccolone - E’ più basso di me, e non ha il pizzetto.-
-Me ne sono accorta mentre lo baciavo.- sussurra Pepper
grondando mortificazione.
-E ha gli occhi rosa.-
-Non l’ho visto bene in faccia.-
-E TU UNO CHE NON VEDI BENE IN FACCIA LO BACI?-
Pepper si lamenta debolmente , guardando Tony da
sotto in su - Che ne potevo sapere io ? Ti somiglia, era nella camera di
Harley, pensavo che fossi tu.-
Tony rifiata dal naso come un toro pronto all’incornata, si volta verso Lenus che continua a
guardarlo sorridente - Hai baciato Pepper.-
-Tecnicamente è lei che ha baciato me.-
-Tu non ti sei scostato.-
-E’ molto alta, mi ha sopraffatto.-
Tony gli si avvicina - Vorrei ucciderti
in questo momento, lo sai?-
Lenus giocherella con il bastone da passeggio
passandoselo da una mano all’altra -Ora
sai cosa prova la gente quando discute con te.-
East Harlem.
Phil si sente un vero idiota con quella cheesecake sotto al braccio e la
giacca spiegazzata. Pepper l’ha buttato fuori casa
appena fatta colazione, infilandogli
sotto il braccio il contenitore con la torta e lanciandogli la giacca dalla
finestra. Phil come al solito non ha avuto
il coraggio di protestare, con Pepper non riesce mai
non sa perchè, così si è limitato a sbuffare e a
spazzolarsi metà della torta durante il tragitto da Soho a Harlem.
La porta dell’appartamento si apre e un buon odore di croissant e cioccolato
arriva fino al pianerottolo . Natasha Romanof in tenuta da
casa sembra una trentenne come tutte le altre . I pantaloni da tuta , la maglietta da calcio e i capelli
scarmigliati a incorniciarle il viso a forma di cuore, le donano così tanto che per un momento Phil dimentica
di averla vista uccidere con la sola
pressione delle dita.
-Phil.-
-Natasha.-
Natasha ruota su sé stessa lasciando andare la
maniglia della porta - Capitano prendi la giacca andiamo a pranzo fuori!-
Steve sbuca con la sola testa in corridoio - Sono le undici del mattino.-
-Andiamo a fare colazione allora.-
-L’abbiamo appena fatta.-
Bruce spunta alle spalle di Steve,
seguito da Darcy con un cornetto in bocca. I due si
scambiano uno sguardo prima di afferrare, ognuno per un braccio, il capitano -
Andiamo Steve, conosco una pizzeria
fantastica. I titolari sono italiani e passano il tempo ad insultarsi.-
Natasha afferra la giacca ed esce sul
pianerottolo, al seguito dei tre che si
spintonano giù per le scale discutendo di pizza, spinge Phil in casa con un
colpetto in mezzo alle spalle -E’ in camera.-
In
strada Bruce sfila il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni e batte
una banconota sulla mano tesa di Darcy - Solo dieci
dollari dottore?- esclama la ragazza.
-Ho fiducia nel genere umano, ma non così tanta.-
-State scommettendo su quei due?-
Per un momento , Darcy e Bruce, hanno l’impressione
che nella voce di Natasha ci sia una certa vena di
biasimo. Si scambiano un occhiata furtiva che diventa una risata condivisa quando Natasha tira fuori dalla tasca una banconota da cinque
dollari tutta accartocciata - Punto su Barton. Cinque
ad uno che fa qualche cazzata.-
-Sono l’unico a credere che quei torneranno assieme?-
Darcy stira la
banconota di Natasha contro il cappotto - Sì,
dottore.-
-Chi tornerà assieme?-
I tre si voltano assieme verso Steve che si sta abbottonando la giacca.
- Ehm…- Darcy si gratta il naso mentre Bruce si gira
a guardare con estremo interesse una cassetta della posta. Natasha alza gli
occhi al cielo, quei due sono maestri nell’arte del fare lo gnorri. S i
avvicina al Capitano passando un braccio sotto al suo - Vieni Steve, ti
racconterò una storia.-
Darcy dopo un momento fa altrettanto con Bruce appendendosi al suo braccio con entrambe le
mani – Possiamo perderci il momento in cui griderà : La sodomia è peccato? Io
dico di no.-
Bruce si sistema la sciarpa attorno al
collo mentre s’incammina - Certo che no.-conviene.
Dopo qualche passo però, Darcy lo strattona per farlo chinare verso di lei e
parlargli in un orecchio - Che c’è?- le
chiede.
-Sappi che shippo anche te e Noelle,
vedi di non deludermi, eh!-
Útgarðr
Capitale
di Jötunheimr
Sif
socchiude gli occhi mettendo a fuoco una costruzione di roccia a picco su di
lei, un trono vuoto, il trono di Laufey. Alza la
testa di scatto, gli occhi sgranati e il
respiro corto nel petto. Si trova a Jötunheimr,
maledizione.
Cerca di alzarsi, di tirare giù le braccia che sente allungate oltre la testa,
ma una stretta ai polsi oppone resistenza. Alza gli occhi, un giro di catene le
blocca le braccia, solleva il capo, e le
caviglie sono nelle stesse condizioni.
Ringhia frustrata mentre passi leggeri risuonano nell’immensa sala del trono.
Sigyn riempie la sua visuale. Il viso truccato, i
capelli acconciati alla perfezione, bella e letale come al solito. Dello
scontro con Lenus ha conservato solo un livido ad un
angolo della bocca, che presto sparirà grazie ai suoi magici belletti.
-Ben svegliata Sif.-
-LIBERATEMI SUBITO!-
-Non penso che tu sia nella posizione di dare ordini dea della guerra.-
Sif trema per la rabbia mentre Sigyn le
accarezza una guancia con un dito. Serra i pugni, strattona le catene che la
tengono bloccata mentre Sigyn ride della sua
testardaggine - Io starei buona se fossi in te, ormai non c’è nulla che tu
possa fa…- Sif ha alzato la testa di scatto e ora le sta affondando i
denti nel collo. Le urla di Sigyn sono simili allo
stridore di un immenso uccello mentre Sif si riempie
la bocca di carne e sangue e tira indietro il capo.
Sigyn crolla all’indietro tenendosi una mano alla
ferita mentre Sif sputa l’orribile boccone di lato. Ride a vedere la sua nemica scappare
da lei senza alzarsi, facendo forza con
i talloni sul pavimento
-Chi è che non è nella posizione di dare ordini Sigyn?-
FINE PRIMA PARTE DEL CAPITOLO:
Sono di corsa, non ho tempo per rispondere alle recensioni, ma come sempre vi ringrazio
per il tempo che dedicata a questa storia.
Questo capitolo l’ho diviso a
metà perché nel prossimo, beh, se ne vedranno nelle belle e non volevo sovraccaricarvi
di informazioni.
Spero che vogliate commentare e farmi sapere che ne pensate, dato che ne sono
particolarmente orgogliosa.
DISCLAMERS:
Sif morde a sangue Sigyn è ispirata ad una scena di Sin City.