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Autore: Ino chan    20/08/2013    2 recensioni
## SEGUITO di Just close your eyes.##
Pioggia. Freddo. Nuvole. Neve. Freddo.
Le stagioni ormai sono solo nomi, il sole è sparito dai cieli. Il giorno è fatto di una grigia luminosità che rende tutto freddo e asettico, la notte è buia e senza stelle. Quella cappa di nuvole nere che ha coperto la terra come un pugno sembra diventare ogni giorno più fitta e scura.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Clint Barton/Occhio di Falco, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ' Ragnarǫk'
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Beremenshir
MOLTI ANNI FA.

 

A Beremenshir, radice centrale dell’albero della vita,  esiste una sola regola da seguire. Non differire dagli altri. 
Avram Lenus stregone, inventore, e genio folle,  sa perfettamente di essere, dal giorno in cui è venuto al mondo, nel mirino dei suoi concittadini.
Sua madre Annia, è morta nel darlo al mondo e suo padre, Cos,  fu sul punto di fucilarlo  ancora sporco di sangue a placenta, per via di quel ciuffo di capelli castani, così diversi dal bianco in cui tutto il mondo era costretto dalla scomparsa del sole sulle loro teste.
Ha vissuto una vita sregolata Lenus,  additato da tutti,  in una casa con le crepe da rattoppare con la carta da giornale, ha passato gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza a venire picchiato e umiliato. Ha conosciuto la barbarie dei beremenshiani, quella che non gli crederesti mai a guardarli visto quanto sembrano carini e ospitali ad una prima occhiata.
Sua moglie, Allia, è convinta di essere stata maledetta con il flagello della sterilità per averlo sposato.  Sono mesi che Avram  la sente alzarsi nel cuore della notte per  strofinarsi il ventre con preparato a base di placenta di pecora . Avram non ha idea di chi diavolo le abbia  messo in testa che lordarsi a quel modo le farà avere dei bambini, solo l’odore di sangue che l’avvolge quando torna a stendersi accanto a lui lo tiene ben lontano dalle sue cosce.
Quello che sta  assistendo  è quindi  solo l’ennesimo  strappo all’anima di Beremenshir, niente di più che una cagata su un pavimento già lercio.
Le  forche sono pronte,  il boia è accanto alla leva che farà scattare le botole, Avram si massaggia le palpebre con una smorfia mentre la donna accanto a lui, sgomita per riuscire a vedere.
Una folla famelica si è  radunata attorno al patibolo, donne, vecchi e bambini. Tutti con i capelli bianchi, tutti con gli occhi splendidamente rosa, lui  con i suoi capelli castani è  come una macchia su un muro  appena tinteggiato.
Il carro con le donne arriva cigolando.  Sono quattro, tutte attorno ai quarant’anni.  Avram le guarda scendere dal cassone, ma è l’ultima della fila ad attirare la sua attenzione. Ha  gli occhi di un rosa perfetto, i capelli bianco latte e una pelle così chiara da sembrare trasparente.
E’ bellissima.
-Perché vogliono ucciderla?-
-Per via di sua figlia.- Avram  scorre le facce dei presenti, di quelli che seguono il carro battendosi il petto e graffiandosi il viso. Genitori,  fratelli e sorelle, figli e mariti, tutti contriti, ma nessuno con abbastanza palle per ribellarsi e salvare quelle innocenti condannate .
Poi la vede. E’ una bambina. Una bambina bionda che cerca di liberarsi dalla presa di una vecchia che le tiene per le spalle con abbastanza forza da conficcarle le unghie sporche nella pelle.
- Ha partorito  una strega.-
- Puttanate! -
Avram si fa largo fra la folla, si avvicina a spintoni . La vecchia si china sulla bambina che le rivolge uno sguardo carico d’odio - Fra qualche anno morirai anche tu diavolo biondo.- le sputa in faccia . Sì, perché a Beremenshir c’è la strana legge che per condannare a morte una donna questa deve aver avuto almeno un tributo mensile.
Avram si volta verso il patibolo. Le condannate salgono gli scalini a fatica, una di loro cade e viene solleva con un calcio nel sedere.  Sono quasi nude e i segni sul loro corpo raccontano una violenza bestiale.
La madre della bambina, in principal modo, ha le cosce coperte di lividi.
Una donna così bella,  non se la sono fatta scappare.
Ecco i Beremenshiani, cercano  di combattere il male snidando streghe e uccidendole, ma non si rendono conto che sono loro a contribuire allo sfacelo del loro mondo, uccidendo, stuprando e condannando  a vite  nei ghetti chi è diverso.
Le botole vengono aperte, i corpi cadono, Avram chiude gli occhi e la bambina grida. Si affloscia fra le mani della donna che la lascia cadere come se fosse un sacco di spazzatura.
-Signora.-
Avram si fa largo fra i famigliari che si accalcano attorno al patibolo per riprendersi i corpi delle  condannate,  la donna alza su di lui un brutto muso da bulldog che diventa ancora più sgradevole quando viene acceso da un riverbero di paura.
-Avram Lenus, cosa vuoi?- lo sputo che accompagna quella domanda  gli arriva dritto sulle scarpe. Avram storce il naso,  ma non reagisce come vorrebbe.  Non porta la mano allo stiletto che pende dalla sua cintura, non la sgozza ,  non piscia sul suo cadavere.  Porta  invece la mano al sacchetto di velluto che sente premere poco sopra la tasca dei pantaloni, lo sgancia e lo lancia ai piedi della donna.
-E’ per la bambina, la voglio.-

 

 

Noelle che Leneus ha ribattezzato Nala (passerotto in baremenshiano)  ha solo sette anni quando viene adottata. Allia la accoglie in casa come la bambina che ha sempre atteso, cucendole vestitini e bambole per giocare, acconciandole i capelli invece che tirarglieli. Nala la considera la donna migliore del mondo,  anche se la verità è una sola,  è innamorata di suo marito.
Avram non sorride spesso, anzi non sorride quasi mai. Vive seppellito in quella che lui chiama  la stanza dei giochi, ma che in realtà è una caverna sotto casa che lui stesso ha costruito e ha il brutto vizio di mangiarsi le unghie.
Nala sa tutte queste cose, sa che anche secondo la sua stessa moglie ha un pessimo carattere, che è un pallone gonfiato, ma l’ha salvata e lei lo ama.
-Vieni qui Nala.-
Nala  si avvicina al tavolo dove Lenus è seduto, fa il giro e  Avram la solleva per mettersela sulle ginocchia. La luce della lampada ad olio crea ombre color arancio sul suo viso e segna  con impietosa cura la presenza di nuove rughe sul suo viso - Finalmente ho capito che sta succedendo.-

-La scomparsa del sole,  la bassezza morale e l’ipocrisia che dilagano, c’è solo una spiegazione.-
-E quale sarebbe padre?-
-Il
Ragnarǫk .-

 

 

Lenus ne ha viste di liti  per  cazzate, ma quella.
Si addossa alla parte in legno della locanda mentre  Sam il fabbro e Korin il macellaio se la danno di santa ragione rotolando sul pavimento fra gli schiamazzi generali.  Corruga la fronte, una luce aranciata gli  illumina le iridi rosa e qualcosa , come fili dorati, si mostrano per un secondo.  Avvolgono i due litiganti facendoli somigliare a dei burattini, Avram sgrana gli occhi e si volta.
Ad un paio di tavolate di distanze dalla sua dove siede da solo, un gruppo di asgardiani sta brindando. Sei uomini e una donna che fanno cozzare i boccali fra loro ridendo. Avram li scruta uno ad uno fino a che il suo sguardo incrocia  quello  azzurro cupo di un uomo che stona nel gruppetto allegro come lui  fra i suoi cittadini. Il burattinaio da cui partono i fili che pilotano i due litiganti.
 E’ così che
Loki Laufeyson e Avram Lenus si  incontrano per la prima volta.
-Cosa c’è fratello?- chiede  Thor al fratello passandogli un braccio attorno alle spalle.
-Un beremenshiano con i capelli scuri?- gli chiede Loki.
Thor allunga il collo, Avram si è voltato e di lui è visibile solo la scarmigliata zazzera  -Sarà uno straniero.-

 

 

Lady Sigyn si pavoneggia negli abiti da futura sposa reale, ma Avram riesce a vedere bene la lordura che risposa sotto la superficie. Bella fuori e marcia dentro. 
La guarda avanzare nel negozio ancheggiando, un paggio le tiene sollevato  lo strascico del mantello mentre un altro  lancia petali di rose al suo passaggio .
Tzè, asgardiani
-Sei tu il proprietario?-
Gli occhi chiari di  Sigyn spaziano per l’erboristeria che non è altro che una stanza quadrata, piccola e fumosa, con mattoni a vista  oltre i pensili  su cui sono allineati barattoli di vari dimensioni e colori a Lenus seduto dietro il bancone.
-Sì, mia signora.-
Avram si alza ,  non è molto alto, anche se sembra piuttosto piantato fisicamente. Lo sguardo di Sigyn lo scorre impietosa, ma come tutti, è attirata dai suoi capelli scuri. Un berenshemiano adulto con i capelli scuri è  una rarità degna del circo .  -  Ho sentito dire che preparate anche filtri d’amore.-
-Avete sentito bene mia signora.-
Oro asgardiano, il più prezioso di tutti i mondi, cade sul  bancone con un tintinnio - Fai in modo che il mio futuro sposo mi ami, e per tutta la tua vita non avrai problemi di denaro.-
Lenus raccoglie con una mano le monete e le soppesa nel palmo. Osserva la schiena di Sigyn allontanarsi e all’improvviso ha la sensazione di avere un pugno di cenere in bocca.
-Non si può amare un pacco grazioso se il suo contenuto è putrido.- 

 

 

Lenus ha cambiato aspetto per uniformarsi agli altri albini che faranno parte della spedizione su Midgard, ma  Nala non fatica a riconoscerlo. 
Gli si avvicina, in silenzio e sorride quando lui si volta a guardarla.  Sono passati quasi quindici anni quando l’ha adottata, è cresciuta,  sono quasi alti uguali.
- Ricordi il piano Nala?- le chiede Lenus guardandosi attorno.
-Sì,  padre.- Nala annuisce obbediente, quel padre che fin troppo spesso le si incastra in gola.
-Sei l’unica di cui mi possa fidare.- Le prende il viso fra le mani e  fissa gli occhi nei suoi. Nala ha l’impressione che voglia dirle qualcosa, ma invece le stampa un bacio sulla fronte dopo averle piegato il capo in avanti.
-Sarà doloroso, terrificante, orribile, ma ti assicuro che non sarà vano.-

 STARK TOWER
Oggi.

 

 

Harley dorme della grossa voltato su un fianco. Ha ancora il respiro pesante, spezzato dalla tosse,  ma  non ha più la febbre e i medici sono certi che molto presto  tornerà a stare bene.
Lenus lo osserva pensoso,  raccoglie la coperta e glie la sistema addosso. Affonda nella poltrona sacco accanto al letto, poggiando  un lato del mento sul pomolo del bastone da passeggio. Anche Tony ha adottato un figlio, un maschio, ma l’ha fatto.
Sospira chiudendo gli occhi mentre la porta della cameretta si apre.
Pepper si avvicina al letto   allungando il collo per sbirciare  il viso di Harley, il bambino dorme e lei si tira indietro, fa per andarsene, ma la vista di Lenus la blocca.
L’uomo la guarda dal basso verso l’alto, ed è , probabilmente, a causa della penombra della stanza, che Pepper non si rende conto che sono rosa gli occhi che la fissano.
-Non serve che lo vegli, sta bene.-
-Mi piace guardare la gente dormire, è serena come non lo è mai da sveglia.-
Pepper osserva il bambino che dorme saporitamente, sono passate solo  un paio d’ore da quando Tony l’ha portato a casa, ma sembra tranquillo -Ora ha una famiglia e una casa, sono certa che lo vedrai sereno anche da sveglio.-
Lenus si alza facendo forza sul bastone. E’poco più basso di Tony, ma è più massiccio, ma Pepper non sembra rendersene conto.  Lenus non ha nemmeno il pizzetto, ma avendo il viso in penombra, la donna riesce a vedere di lui solo i tratti principali del suo viso.
- Quella ragazzina, Nala, lei mi ha mostrato quello che ti è successo a Beremenshir.-
Lenus sgrana gli occhi - Aspetta!- ma Pepper gli preme due dita sulle labbra.
-Deve essere stato orribile per te  veder morire la famiglia che ti aveva accolto, devi esserti sentito mortalmente in colpa per esserti salvato, ed è comprensibile .-
Lenus è sul punto di scoppiare a ridere, lo sa, se lo sente.
-Però voglio che tu sappia che sono felice che tu sia qui, con noi.-
Lenus  sa che morirà, che Stark lo ucciderà - Ascolta…-
-Io non ho mai smesso di…-
Sta ascoltando lui il discorso per cui Tony morirebbe.
E’ morto. E’ morto. Stark lo userà come bersaglio per provare  l’affidabilità della nuova armatura.
-Zitta un attimo.-  geme quasi disperato.
-…Amarti.-
-Sono contento, ma…-
-Sei contento? E’ questa la tua risposta?- Pepper  s’imbroncia , offesa e Avram cerca di tirarla fuori dalla camera  per farsi guardare bene in viso.
- Zitta un secondo.-
-No, zitto tu.-  Pepper punta i piedi e Lenus non sa se ridere o piangere per l’assurdità della situazione.
-Fidati fammi parlare.- 
-No, parlo io.-
-Pe…- Ogni tentativo di ribellione muore non appena Pepper lo prende per il colletto della giacca  e lo bacia. Avram lascia cadere il bastone, solleva le mani, non sa che cavolo fare. E’ piacevole, è tanto che una donna non lo bacia, ma sa anche che Stark lo ammazzerà nel peggiore dei modi.
La porta dietro di lui si apre ancora di più, un ombra si proietta sul pavimento - Sta ancora do…CHE CAZZO SUCCEDE QUI?-

 

 

-NON TI SEI ACCORTA CHE NON ERO IO?-
Pepper brilla quasi di luce propria per la vergogna mentre fa di no con la testa.
-COME DIAVOLO E’ POSSIBILE!?-
Gli occhi chiari della donna si spostano da Tony rosso di rabbia a Lenus, seduto sul bracciolo del divano -Tony  vi assomigliate come due gemelli!-
Tony si volta verso  il beremenshiano che gli rivolge un sorrisetto a mezza bocca - Non mi assomiglia per nulla!- sbraita ad un passo dal farsi prendere qualche coccolone - E’ più basso di me, e non ha il pizzetto.-
-Me ne sono accorta mentre lo baciavo.- sussurra Pepper grondando mortificazione.
-E ha gli occhi rosa.-
-Non l’ho visto bene in faccia.-
-E TU UNO CHE NON VEDI BENE IN FACCIA LO BACI?-
Pepper si lamenta debolmente , guardando Tony da sotto in su - Che ne potevo sapere io ? Ti somiglia, era nella camera di Harley, pensavo che fossi tu.-
Tony rifiata dal naso come un toro pronto all’incornata, si volta verso Lenus che  continua a guardarlo sorridente - Hai baciato Pepper.-
-Tecnicamente è lei che ha baciato me.-
-Tu non ti sei scostato.-
-E’ molto alta, mi ha sopraffatto.-
 Tony gli si avvicina - Vorrei ucciderti in questo momento, lo sai?-
Lenus giocherella con il bastone da passeggio passandoselo da una mano all’altra  -Ora sai cosa prova la gente quando  discute  con te.-

 

 

East Harlem.



Phil si sente un vero idiota con quella 
cheesecake sotto al braccio  e la giacca spiegazzata. Pepper l’ha buttato fuori casa appena fatta colazione,  infilandogli sotto il braccio il contenitore con la torta e lanciandogli la giacca dalla finestra. Phil come al solito  non ha avuto il coraggio di protestare, con Pepper non riesce mai non sa perchè, così si è limitato a sbuffare e a spazzolarsi metà della torta durante il tragitto da Soho a Harlem.
La porta dell’appartamento si apre e un buon odore di croissant e cioccolato arriva fino al pianerottolo . Natasha Romanof  in tenuta da casa sembra una trentenne come tutte le altre . I  pantaloni da tuta ,  la maglietta da calcio e i capelli scarmigliati a incorniciarle il viso a forma di cuore, le donano  così tanto che per un momento Phil dimentica di averla vista uccidere  con la sola pressione delle dita.
-Phil.-
-Natasha.-
Natasha ruota su sé stessa lasciando andare la maniglia della porta - Capitano prendi la giacca andiamo a pranzo fuori!-
Steve sbuca con la sola testa in corridoio - Sono le undici del mattino.-
-Andiamo a fare colazione allora.-
-L’abbiamo appena fatta.-
Bruce spunta alle spalle  di Steve, seguito da Darcy con un cornetto in bocca. I due si scambiano uno sguardo prima di afferrare, ognuno per un braccio, il capitano - Andiamo Steve, conosco una  pizzeria fantastica. I titolari sono italiani e passano il tempo ad insultarsi.-
Natasha afferra la giacca ed esce sul pianerottolo,  al seguito dei tre che si spintonano giù per le scale discutendo di pizza, spinge Phil in casa con un colpetto in mezzo alle spalle -E’ in camera.-

 

 

In strada Bruce sfila il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni e batte una banconota sulla mano tesa di Darcy - Solo dieci dollari dottore?- esclama la ragazza.
-Ho fiducia nel genere umano, ma non così tanta.-
-State scommettendo su quei due?-
Per un momento , Darcy e Bruce, hanno l’impressione che nella voce di Natasha ci sia una certa vena di biasimo. Si scambiano un occhiata furtiva  che diventa una risata condivisa quando Natasha tira fuori dalla tasca una banconota da cinque dollari tutta accartocciata - Punto su Barton. Cinque ad uno che fa qualche cazzata.-
-Sono l’unico a credere che quei torneranno assieme?-   
Darcy  stira la banconota di Natasha contro il cappotto - Sì, dottore.-
-Chi tornerà assieme?-
I tre si voltano assieme verso Steve che si sta abbottonando la giacca.
- Ehm…- Darcy si gratta il naso mentre Bruce si gira a guardare con estremo interesse una cassetta della posta.  Natasha alza gli occhi al cielo, quei due sono maestri nell’arte del fare lo gnorri. S i avvicina al Capitano passando un braccio sotto al suo - Vieni Steve, ti racconterò una storia.-
Darcy dopo un momento fa altrettanto con Bruce  appendendosi al suo braccio con entrambe le mani – Possiamo perderci il momento in cui griderà : La sodomia è peccato? Io dico di no.-
Bruce  si sistema la sciarpa attorno al collo mentre s’incammina - Certo che no.-conviene.
Dopo qualche passo però,  Darcy lo strattona per farlo chinare verso di lei e parlargli in un orecchio  - Che c’è?- le chiede.
-Sappi che shippo anche te e Noelle, vedi di non deludermi, eh!-

 

 

Útgarðr
Capitale di Jötunheimr

 

Sif socchiude gli occhi mettendo a fuoco una costruzione di roccia a picco su di lei, un trono vuoto, il trono di Laufey. Alza la testa di scatto,  gli occhi sgranati e il respiro corto nel petto.  Si trova a Jötunheimr, maledizione.
Cerca di alzarsi, di tirare giù le braccia che sente allungate oltre la testa, ma una stretta ai polsi oppone resistenza. Alza gli occhi, un giro di catene le blocca le braccia,  solleva il capo, e le caviglie sono nelle stesse condizioni.
Ringhia frustrata mentre passi leggeri risuonano nell’immensa sala del trono.
Sigyn riempie la sua visuale. Il viso truccato, i capelli acconciati alla perfezione, bella e letale come al solito. Dello scontro con Lenus ha conservato solo un livido ad un angolo della bocca, che presto sparirà grazie ai suoi magici belletti.
-Ben svegliata Sif.-
-LIBERATEMI SUBITO!-
-Non penso che tu sia nella posizione di dare ordini dea della guerra.-
Sif trema per la rabbia  mentre Sigyn le accarezza una guancia con un dito. Serra i pugni, strattona le catene che la tengono bloccata mentre Sigyn ride della sua testardaggine - Io starei buona se fossi in te, ormai non c’è nulla che tu possa fa…- Sif  ha alzato  la testa di scatto e ora le sta affondando i denti nel collo. Le urla di Sigyn sono simili allo stridore di un immenso uccello mentre Sif si riempie la bocca di carne e sangue e tira indietro il capo.
Sigyn crolla all’indietro tenendosi una mano alla ferita mentre Sif sputa l’orribile boccone  di lato. Ride a vedere la sua nemica scappare da lei  senza alzarsi, facendo forza con i talloni sul pavimento
-Chi è che non è nella posizione di dare ordini Sigyn?-

 

 

 

 

FINE PRIMA PARTE DEL CAPITOLO:


Sono di corsa, non ho tempo per rispondere alle recensioni, ma come sempre vi ringrazio per il tempo che dedicata a questa storia.  Questo capitolo  l’ho diviso a metà perché nel prossimo, beh, se ne vedranno nelle belle e non volevo sovraccaricarvi di informazioni.
Spero che vogliate commentare e farmi sapere che ne pensate, dato che ne sono particolarmente orgogliosa.

DISCLAMERS:

 

  Sif morde a sangue Sigyn è ispirata ad una scena di Sin City.

   
 
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