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Autore: LadyMaeve    25/02/2008    1 recensioni
Salve! Questa è la prima volta che decido di publicare una mia storia,e siccome la mia protagonista si chiama Erika, ho pensato che sarebbe stato carino farlo qui :)La mia protagonista è una ragazza che da un giorno all'altro, si ritrova a dover difendere il bene, con un compagno un pò speciale. Ho già qualche capitolo pronto,e se vi piace la continuerò volentieri ^.^ Ero indecisa su dove metterla, perchè in effetti ci sono degli elementi che potrebbero categorizzarla come fanfic, ma siccome il 90% dei personaggi sono inventati da me, per ora la metto qui,sperando che si possa spostare in seguito se ho fatto un'errore...beh, che dire, Buona Lettura, spero vi piaccia :) Ah se trovate errori di qualunque genere (specie di rating o genere, vi prego segnalatemelo! Grazie.)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La mattina dopo, presentarsi a scuola con Adrian fu la cosa più naturale del mondo, dopo cena si erano dati appuntamento per l’indomani al parcheggio della scuola, e entrarono in classe insieme.
Erika sentì gli sguardi della classe su di loro e non poté fare a meno di arrossire, stava bene con lui, e non aveva intenzione di evitarlo solo perché i suoi compagni di classe li guardavano ad occhi sgranati, e poi aveva l’impressione che lui non l’avrebbe comunque permesso.
Bruce fece per alzarsi quando Erika gli passò accanto, ma Adrian le cinse la vita con il braccio e le fece cambiare direzione a velocità supersonica, lei si voltò a guardarlo e gli sussurrò:
- Non mi sembra il caso di usare la tua supervelocità da mezzo vampiro in classe Adrian, tua madre non sarebbe d’accordo!
Adrian sorrise:
- Ma mio padre si, anzi, se sapesse cosa ti ha fatto quell… - Erika vide il suo volto contrarsi – Scusami un secondo, ho bisogno d’aria…
La ragazza restò immobile mentre Adrian si allontanò di fretta, incrociò la professoressa Torrin che tentò di fermarlo, ma tutto quello che lei riuscì a sentire fu un: “Certo, certo, vai pure!”.
Durante le tre ore successive Adrian non si fece vivo, Erika era in pensiero e non riusciva a seguire la lezione, non capiva cosa fosse successo, e non le piacevano gli sguardi che Bruce le lanciava di tanto in tanto. Aveva il numero di Vicky, lei le aveva lasciato il suo biglietto da visita, ma dubitava seriamente che una vampira fosse sveglia in pieno giorno.
Proprio quando lei si era decisa a chiamare Vicky, ed esattamente 15 minuti prima della pausa pranzo, Adrian riapparve in classe, ringraziò la professoressa e si sedette al suo posto.
Erika continuava a guardarlo, e lui le sorrideva, rassicurante.
C’era però qualcosa di diverso nell’aula, Erika non ci fece caso, finché Betty non glielo chiese:
- Erika senti anche tu questo rumore??
La ragazza guardò l’amica:
- No, che rumore?
Betty alzò le spalle:
- E’ leggerissimo, come la vibrazione di un cellulare, o il motore di un’auto in lontananza.
Erika si concentrò meglio, e in effetti si, lo sentiva anche lei, decise di approfittarne, chiuse gli occhi, e cercò di sfruttare il suo nuovo potere, non l’aveva ancora mai usato in situazioni del genere, ed era curiosissima.
Il rumore si fece più forte,e più distinto, ma non riuscì a percepirne bene la provenienza.
- Erika, potresti gentilmente tornare fra noi?
La voce della professoressa la richiamò all’ordine.
Erika rinunciò, magari durante lo spacco, o l’ora del professor Wells sarebbe riuscita a fare di più.
Aveva capito, che quando chiudeva gli occhi e si concentrava, le uniche cose che le apparivano, sottoforma di luci, o sagome colorate, erano gli esseri con poteri sovrannaturali: i vampiri erano fiamme, gli alchimisti sagome indistinte attorniate da colori scuri, ma brillanti, mentre Adrian…beh Adrian era l’unica cosa che riusciva a vedere chiaramente, non lo vedeva sottoforma di luce o sagoma, vedeva lui, il suo viso, il suo sorriso, lo vedeva esattamente come lo vedeva ad occhi aperti, e la notte prima, aveva anche scoperto – con un po’ di imbarazzo – che riusciva a localizzarlo anche a distanza, infatti se chiudeva gli occhi e si concentrava riusciva a vederlo anche da casa sua, e lo stesso valeva per i due vampiri e Dennis, non l’avrebbe mai ammesso davanti a lui - specie perchè lui sicuramente l’aveva sentita guardarlo col suo potere immenso – ma l’aveva spiato. Non quando era sotto la doccia, no, quello non era riuscito a guardarlo, ma a parte quel momento, da quando si erano lasciati sotto casa di lei, fino a che Vicky ed Henry non  erano andati a salutarlo per la buonanotte, l’aveva seguito con la mente. Ed era stato bellissimo, aveva imparato a controllare leggermente anche il campo di visuale, e con un po’ di sforzo in più riusciva a vedere anche le cose che toccava, o che aveva nelle immediate vicinanze, come lo specchio del bagno mentre si lavava i denti.
Era stato faticoso, e lei era andata a letto stremata come dopo una corsa di dieci chilometri, ma ne era valsa la pena.
Appena la campanella annunciò il pranzo, Erika fece per alzarsi, ma Adrian fu un lampo ad essere accanto al suo banco:
- Andiamo Erika, pranziamo al solito posto.
Lei lo guardò:
- Adrian cosa è successo?
Lui le sorrise incoraggiante:
- Te lo spiego dopo, andiamo via di qui per favore.
Le cinse ancora la vita con il braccio e tirandola vicino a sé la spinse fuori dall’aula.
Purtroppo Bruce era fuori che li aspettava, Erika si sentì stringere ancora di più da Adrian, e percepì che il ragazzo-vampiro era agitato, ma non capiva perché, dopotutto Bruce era sistemato.
- Ma guarda, ehi Erika, mi hai già rimpiazzato col nuovo arrivato? Che razza di ragazza sei?

E fu in quel momento che lo sentì.

Il rumore di poco prima in aula, proveniva da Adrian, lui stava ringhiando!
Stupita lo guardò, i suoi occhi erano più scuri…il nero cerchiava quasi completamente le iridi, e minacciava di coprirne il meraviglioso verde.
Perché era così agitato? Perché stava perdendo così il controllo? Non era da lui! Non poteva permetterglielo, No.
Si voltò verso di lui, e gli posò una mano sulla guancia:
- Adrian, calmo, va tutto bene, guardami, sono qui, è tutto ok, ora ce ne andiamo.
La risposta che ebbe fu un altro ringhio, e una stretta ancora più salda alla sua vita, cercò di farlo ragionare:
- Adrian, andiamo a pranzo, per favore…lascialo stare, non ne vale la pena, ti prego!
Lui annuì e la portò via.

Solo quando arrivarono sotto l’albero del giorno prima Adrian si rilassò, i suoi occhi tornarono chiarissimi, e il ringhiare cessò.
La ragazza aspettò, non sapeva cosa chiedergli di preciso, e fu lui a sciogliere il ghiaccio:
- Scusami, non so cosa mi prende oggi.
Erika lo guardò:
- Stai male?
Lui annuì:
- Sono le mie emozioni, ogni tanto mi fanno dei brutti scherzi, ho centoventuno anni, e negli ultimi quaranta non riesco più a controllarle come dovrei – rise – tutta colpa di Vicky.
- Perché?
Adrian si rilassò appoggiandosi  al tronco:
- Da quando c’è lei, l’amore è diventata una presenza constante nella nostra famiglia, prima eravamo solo io e mio padre, e io non credevo in questo tipo d’amore…mio padre si, non l’aveva mai sperimentato, ma lui è un romantico, per lui tutte le storie finiscono con un “per sempre felici e contenti”. Nelle sue storie d’amore però, era solo lui a restare per sempre, e ci soffriva tantissimo, poi è arrivata Vicky, e l’amore da favola è entrato nelle nostre vite, lei è una tosta solo per i primi 10 centimetri, superati quelli…è una tenerona.
Erika annuì:
- Si, è più profonda di quanto vuole far credere, ma cosa c’entra questo con te?
Adrian sorrise e chiuse gli occhi:
- Mi ha insegnato l’amore, nel mio rapporto con lei c’è un intesa speciale, forse più forte di quella fra madre e figlio, mentre guardando lei e mio padre…beh, puoi immaginare, si amano alla follia, lei sa difendersi meglio di lui ormai, ma lui continua a trattarla come un umana indifesa, è iper-protettivo, e geloso alla follia. E io ogni tanto ho paura…capita a volte che senta come delle fitte terribili di paura e angoscia, che possa succedere qualcosa alla mia famiglia, che qualcuno possa metterli in pericolo e portarli via da me, anche a mio padre capita, Dennis dice che fa parte dell’essere vampiro-maschio, o mezzo vampiro-maschio nel mio caso, che non è niente di grave, ma quando arrivano questi momenti, posso solo assecondarli, e accertarmi che nessuno minacci la felicità della mia famiglia.
- Ma cosa c’entra questo con Bruce?
Al suono del suo nome, Erika vide il volto di Adrian contrarsi ancora:
- E’ quello che voleva farti, ieri sera ne abbiamo parlato sai? Doveva essere una sorpresa, ma papà ha detto che non è importante…sei parte della nostra famiglia ora.
La ragazza sussultò:
- Ma…
Adrian sorrise e scosse la testa:
- Niente ma, non posso controllare le mie emozioni, e per me sei decisamente – ci rifletté un pochino – qualcosa da difendere.
Si sporse leggermente e le diede un bacio sulla guancia, Erika sentì il cuore batterle all’impazzata, non pensava che potesse reggere un battito così veloce senza scoppiare…eppure…
Quando lui la guardò sorridendo, non riuscì a fare né dire altro, e sorrise a sua volta.
Il momento che ne seguì fu tremendamente complicato, si guardavano negli occhi, sorridendo, ma nessuno dei due riusciva a dire qualcosa per spezzare il silenzio, e forse nessuno dei due voleva davvero, Erika però si fece coraggio, e abbassando lo sguardo gli chiese:
- Stai meglio ora?
Adrian alzò le spalle:
- Non so, se lui  non è nelle vicinanze sto bene, mentre ero via sono tornato a casa, per calmarmi e controllare che i miei stessero bene, ne ho parlato con mio padre, non gli ho detto cosa ha tentato di farti, ma lui mi ha risposto “se ha tentato di farle del male, sgozzalo” però sinceramente non credo sia il caso di ucciderlo a scuola.
Erika trasalì:
- No Adrian, lascia stare, è successo mesi fa, io…io sto bene ora, davvero!
Il ragazzo l’avvicinò a se, e la strinse forte:
- Non c’è bisogno di fingere con me, Erika, io sento il tuo dolore, è la simbiosi che abbiamo, legata ai nostri poteri, so che stai male quando sei in aula e lui è così vicino a te, non riesco a credere che tu sia stata così forte da reggere tutto questo tempo, e personalmente fossi stato tuo padre, lo avrei denunciato…perché non l’avete fatto? Perché hai lasciato che se la cavasse così?
Mentre parlava le accarezzava delicatamente i capelli, Erika sospirò:
- Non volevo che fosse così reale…denunciarlo, ammettere quello che ha tentato di farmi, sarebbe stato come ammettere che è accaduto davvero, e io non voglio, non voglio affrontarlo, mi ucciderebbe…
Toccò ad Adrian sospirare:
- Andrà tutto bene, adesso con te ci sono io, e ti assicuro che non ti toccherà più!
Erika chiuse gli occhi, godendosi il momento di pace e protezione che stava vivendo, poi si ricordò di una cosa:
- Stavi ringhiando!!!
Disse staccandosi da lui.
Adrian rise:
- Si, altra caratteristica che ho preso da mio padre,non riesco a controllarmi, spero non ti dia fastidio…
Erika arrossì:
- No, anzi, mi piace!
Adrian rimase stupito:
- Davvero?
La ragazza annuì:
- Davvero…mi piace!
- Certo che sei davvero strana! - disse scompigliandole i capelli – Però mi piaci!


Il resto della giornata, trascorse piacevolmente, Erika adorava sentire Adrian ringhiare sommessamente in aula, non che le piacesse il fatto che lui fosse agitato, ma in  un certo senso, il sapere che lui era sulla difensiva, la faceva sentire protetta.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma i mesi trascorsi erano stati duri, Bruce la guardava appena poteva, soprattutto quando Betty non c’era, e lei aveva passato dei momenti terribili.
Betty era l’unica a sapere di cosa aveva tentato di fare Bruce, lo avrebbe denunciato, se Erika non l’avesse scongiurata di non farlo, non voleva che si sapesse, non voleva ammettere a sé stessa che era accaduto.
Ma ora, con Adrian era tutto diverso, credeva che dopo il controllo mentale che Adrian aveva fatto su di lui il giorno prima Bruce era sistemato, ma evidentemente quel potere non era duraturo.
Quando alle quattro furono liberi da scuola, Adrian l’accompagnò alla sua macchina e le chiese:
- Vicky ed Henry vogliono sapere se verrai da noi per il loro “dopocena” hanno in programma di cacciare stasera, e porteranno del cinghiale a Dennis, ti assicuro che lui è bravissimo a cucinarlo!
Erika si fece pensierosa:
- Mi piacerebbe, ma di solito vedo mio padre solo a cena, e già ieri non sono stata a casa.
Disse un po’ triste, anche Adrian si intristì e lei si sentì in dovere di fare qualcosa:
- Non preoccuparti, sarò comunque con voi!
Lui la guardò accigliato, e lei realizzò che lui non aveva sentito il suo “sguardo” addosso la sera prima, imbarazzata cercò di spiegare meglio che poteva:
- Ieri sera, ho fatto un po’ di prove col mio potere…ero così ansiosa di provarlo…e ho scoperto una cosa…riesco a vederti, anche se non siamo nella stessa stanza, e vedo anche i tuoi e Dennis!
Adrian la guardò malizioso:
- Mi ha spiato signorina??
Disse ironico, Erika andò in paranoia:
- No! No! No!...io cioè…io non…
Adrian rise:
- Tranquilla, è una cosa bellissima, così ti avrò vicina! Grande!
Erika arrossì di colpo, e Adrian rise di più:
- A domani Erika! Disse baciandole una guancia.
Erika in trans salì in macchina e guidò verso casa, durante il tragitto pensò ad Adrian, era sicura che le piacesse, era un ragazzo da urlo, ma lei a lui piaceva? Tutta questa storia della protezione, le stava facendo una confusione nel cervello… dopo l’esperienza con Bruce aveva pensato a chiudere definitivamente coi ragazzi, ci aveva pensato nelle notti da sola in camera sua, mentre piangeva quando il ricordo di quella sera terribile le tornava in mente.
Niente più ragazzi, a meno che non arrivi il mio principe azzurro”  sapeva che quella condizione coincideva con “per sempre” perché era certa che una vita sola non le sarebbe bastata per trovare il suo principe azzurro…e invece, a quanto pareva le erano bastati 2 mesi, e ora non sapeva davvero come comportarsi…Adrian non era il tipo di ragazzo che di solito guardava quelle come lei, lui era uno che poteva puntare in alto, ad esempio Adrian di regola sarebbe stato benissimo accanto ad Isabelle, la ragazza più bella della scuola: alta, bionda con gli occhi azzurri, era esattamente il tipo di ragazza che normalmente Adrian avrebbe corteggiato.
Certo sempre se Adrian fosse rientrato nella categoria “normalmente”, Erika sapeva che lui era speciale, e che ora anche lei era speciale, ma sarebbe bastato questo? Non lo sapeva.
Si stava quasi convincendo che col tempo Adrian si sarebbe accorto di lei, quando la vista di quattro volanti della polizia davanti casa sua, sua madre in lacrime con Mary in braccio e i gemelli stretti alle sue gambe, non le fece perdere il controllo, parcheggiò più in fretta che poté e corse da sua madre:
- Mamma!!!- Gridò – cosa succede???
La donna in lacrime abbracciò la figlia e parlò con voce impaurita e rotta dal pianto:
- C’è stata una rapina in banca, tuo padre è tenuto come ostaggio…hanno già ucciso tre persone!!
Il terrore la invase, stava per farsi prendere dal panico, quando un’agente della polizia le disse:
- Si calmi signorina, andrà tutto bene, sua madre deve venire con noi, porteremo lei e i suoi fratelli da sua zia, andrà tutto bene!
Erika scosse la testa:
- No, io…io preferirei andare da un amico…per favore…
L’agente guardò la madre che annuì:
- Va bene Erika, ma ti prego, resta sempre disponibile ok?
Erika annuì, abbracciò sua madre e i suoi fratelli e corse a prendere la macchina, quando fu da sola la paura prese il sopravvento e iniziò a piangere e a tremare, raccolse tutte le sue forze per accendere la macchina e arrivare a casa di Adrian.
Parcheggiò e bussò, cercando di calmarsi, ma le lacrime continuavano a scendere.
Fu Dennis ad aprire la porta, ma Erika con lo sguardo basso non se ne rese conto finché non sentì la sua voce:
- Erika, bambina mia che succede?? Adrian! – tuonò – vieni subito qui!!
Adrian impiegò mezzo secondo per essere sulla porta, e Erika percepì il suo abbraccio prima di sentire la sua voce:
- Erika che cosa è successo??
Finalmente al sicuro Erika si lasciò andare ai singhiozzi senza ritegno.
Dennis corse a svegliare Vicky ed Henry nonostante lei continuasse a ripetere di non farlo.
Adrian la stringeva a sé e cercava di farla ragionare:
- Erika, cosa è successo? Qualcuno ti ha fatto del male?
La ragazza sentì fra i suoi singhiozzi il ringhiare del mezzo-vampiro e scosse la testa.
- Ne sei sicura??
Stava per annuire ma la voce rassicurante di Vicky la distrasse:
- Adrian, Tesoro, così la soffochi, lasciala respirare, deve calmarsi.
Erika non voleva staccarsi da lui, ma dovette ammettere che la vampira aveva ragione, l’aria fresca sul suo viso era meno protettiva del battito del cuore di Adrian, ma l’aiutò a riacquistare un po’ di lucidità, e appena vide gli sguardi preoccupati che l’attorniavano, si decise  a parlare, anche se la voce non fu ferma come avrebbe voluto:
- Mio padre lavora in banca, e oggi pomeriggio c’è stata una rapina… - cercò di concentrarsi per finire la frase – lui è fra gli ostaggi, e ne hanno già uccisi tre...e io...
Non riuscì a continuare, i suoi singhiozzi presero di nuovo il sopravvento, ma furono coperti dai ruggiti furiosi di due vampiri e di un mezzo vampiro.
La voce di Henry quando parlò non era la stessa:
- Dennis, occupati di lei, noi andiamo a sistemare questa cosa…
Erika stava per urlare “No!” ma loro erano già spariti.
- Devi fermarli Dennis!!!
Lui rise:
- Oh no, non ho la minima intenzione di mettermi contro due vampiri e mezzo furiosi, tranquilla piccola, loro non rischiano niente, anzi…a rischiare sono quei criminali…ho quasi pietà per loro…hanno fatto un grosso errore a mettersi sulla tua strada – si avvicinò a lei e le accarezzò i capelli – Hai tre angeli custodi molto speciali bambina!
Erika scosse la testa:
- No…è giorno…prenderanno fuoco!!
Dennis si sedette accanto a lei, e cercò di rassicurarla:
- Non è la prima volta che muovono di giorno, non preoccuparti, hanno dei passaggi sotterranei…beh diciamo pure fogne, tu puoi vederli no? Chiudi gli occhi e guarda, non gli succederà niente! Sta tranquilla.
Erika annuì, ma era ancora scossa e Dennis decise che era il caso che si calmasse un po’ di più.
- Vado a prepararti qualcosa da bere, ti rilasserà, tu aspetta…anzi no, vieni con me, passeggiare ti farà bene!
La prese delicatamente per mano, e la condusse in cucina:
- Che ne dici una bella camomilla?
- Si grazie!
Mentre Dennis si affaccendava con l’acqua il cellulare di Erika squillò:
- Pronto mamma?? Hai novità?? Oh, capisco, io sono da Adrian, si sono al sicuro tranquilla…ti prego fammi sapere qualcosa appena puoi, ok ciao!
Dennis guardò la ragazza, lei alzò le spalle:
- E’ in una volante della polizia, stanno cercando di negoziare, ma loro minacciano di uccidere un altro ostaggio…ho paura!
L’uomo le mise la tazza di camomilla fra le mani:
- Vieni, andiamo di sopra, ti farò capire che una volta che i Fitzroy entrano in azione, non c’è più niente da temere…beh sempre se fai pare dei buoni, ovvio – rise – vieni Erika, andiamo.
Dennis la portò nel laboratorio, e sollevò uno spesso panno nero da sopra una grande palla di vetro, Erika sgranò gli occhi:
- Una sfera di cristallo??
Dennis rise:
- No, è solo una palla di vetro, la magia ce la metto io, ho provato con gli schermi al plasma, ma sfalsano tutti i colori.
Erika restò accigliata ad immaginare uno stregone fare magie con uno schermo al plasma.
Dennis passò la mano sulla sfera, controllò il riflesso e poi appoggiò entrambe le mani sul vetro:
- Mostrati!
E all’improvviso nella sfera comparvero le immagini dei due vampiri e di Adrian che correvano a velocità impressionante nelle fognature di Black Cave.
Il gruppo si fermava ogni tanto, Adrian chiudeva gli occhi come per concentrarsi, mentre Henry annusava l’aria, Vicky aspettava in silenzio che i suoi uomini avessero finito, durava tutto meno di 5 secondi, dopodichè continuavano a correre.
Si fermarono tutti e tre all’improvviso e con un salto sfondarono la parete di cemento che li sovrastava e entrarono in una stanza buia, Erika riusciva a distinguere solo gli occhi dei due vampiri, che al buio brillavano come fari. Fecero dei movimenti fra di loro, e Vicky aprì una porta che Erika non era riuscita a vedere a causa del buio e appiattendosi scivolarono nel cono di luce che la porta aveva lasciato entrare nella stanza buia.
Erika si ritrovò all’improvviso nella banca dove lavorava suo padre, sussultò appena lo vide, era steso a terra, dietro un bancone e faceva segni dei segni a Catherine per farla smettere di piangere e farla calmare.
Henry e Vicky fecero il giro della stanza, alle spalle del rapinatore, facendo segno di stare zitti agli ostaggi che li avevano visti entrare, erano talmente silenziosi, che i due rapinatori non si accorsero di niente, e i due vampiri riuscirono a nascondersi dietro il bancone opposto a quello in cui Adrian aveva raggiunto suo padre.
Erika vide Adrian prendere un blocchetto e una penna dalla tasca, scrisse qualcosa e lo porse a suo padre che lo fece leggere anche a Catherine per farla calmare e poi annuì al ragazzo.
Dopo di ché non successe nulla.
Passarono quasi 15 minuti, e gli unici movimenti nella stanza erano quelli dei rapinatori che andavano avanti e indietro  parlando a dei cellulari.
Erika ne aveva visti quattro, due erano nella stanza al momento dell’irruzione mentre gli altri due erano entrati cinque minuti dopo che i due vampiri ed Adrian erano entrati nella stanza.
- Ma cosa aspettano?
Disse Erika impaziente, Dennis la rassicurò:
- Che il sole tramonti, non possono consegnare i rapinatori e bruciare.
Erika arrossì, non ci aveva pensato.
Quando finalmente il sole tramontò, fu tempo d’azione.
Adrian fece strada a Catherine e suo padre fino alla porta, sgombrando il passaggio da oggetti che potessero intralciare e fare rumore.
Poi tornò indietro, e a qual punto, Henry e Vicky erano già in piedi, i canini in bella mostra, e gli occhi neri come la notte.
I rapinatori non fecero in tempo a sfoderare le pistole, che i due vampiri gli furono addosso, mentre Adrian concentrandosi, faceva in modo che gli osteggi non andassero in panico, e lo seguissero fino alla via d’uscita.
Erika assistette alla lotta, e rimase senza fiato, Henry e Vicky non avevano nemmeno permesso che urlassero, gli erano saltati alla gola come due leoni furiosi, li avevano atterrati e ne avevano uccisi due spezzando loro il collo, mentre gli altri due terrorizzati assistevano impietriti alla vista dei due mostri che uccidevano i loro compagni.
Quando Adrian tornò, si avvicinò ai due rapinatori ancora vivi, e Erika lo vide operare di nuovo il controllo mentale su uno di loro, mentre Henry faceva la stessa identica cosa all’altro.
Alla fine, i due rapinatori uscirono con le mani alzate, e i poliziotti li arrestarono, gli ostaggi tornarono dentro la banca, e i poliziotti li soccorsero, mentre i veri salvatori tornarono indietro attraverso le fogne.
In quel preciso momento, la madre chiamò sul cellulare di Erika, due parole:
- Papà è salvo!
Poi la comunicazione si interruppe perché la donna era corsa ad abbracciare suo marito.

Cinque minuti dopo, i vampiri tornarono a casa, Henry reggeva Adrian che sembrava esausto.
Erika corse ad aiutarlo, anche se sapeva che non ce n’era bisogno.
Posarono Adrian sul divano, Vicky corse a prendere dell’acqua e Dennis una fialetta in laboratorio.
La ragazza rimase commossa vicino a lui e il vampiro ripetendo “grazie, grazie grazie”
Henry sorrise:
- Tranquilla Erika, è stato un piacere per noi, volevamo andare a caccia e questo è stato decisamente meglio.
- Ma Adrian??
Henry accarezzò la fronte del figlio, spostandogli i capelli dalla fronte:
- Lui sta bene, è solo esausto, è molto forte e potente, ma non è un vampiro, e cacciare assieme a noi lo stanca, sai tenere il nostro passo, quando ha l’adrenalina in circolo, per lui è una passeggiata, ma quando si tranquillizza, ha solo tanta voglia di dormire, Vicky e Dennis gli porteranno degli “integratori magici” e poi lo metteremo a dormire, si sveglierà domani mattina più in forma che mai. E fra qualche mese, quando entrambi sarete al pieno dei vostri poteri, potrete seguirci a caccia tutti i giorni, senza stancarvi così.
Erika si accigliò:
- Pensavo che Adrian fosse già al pieno dei suoi poteri.
Henry scosse piano la testa:
- No, li ha sviluppati tutti, e ha imparato a controllarli alla perfezione, ma non sono tutti al pieno della loro potenza, perché siccome non era il suo tempo, non ha mai dovuto usarli per combattere davvero, è complicato, non so se capisci…
Erika annuì:
- Si, l’errore dell’anno della sua nascita ha cambiato le cose…ma se fosse nato nell’anno giusto…sarebbe stato sempre figlio tuo?
Henry annuì:
- Mio e di Vicky, prima che la trasformassi, ma probabilmente le cose sarebbero andate in maniera totalmente diversa, probabilmente, lei sarebbe ancora umana.
Erika sbiancò:
- Questo loro non lo sanno, vero?
Henry sospirò:
- No, non lo sanno, è una cosa che mi disse Dennis subito dopo che trasformai Vicky, avevo i sensi di colpa per quello che avevo fatto, e paura di perderla per lo stupido istinto di caccia dei vampiri, Dennis mi raccontò cosa sarebbe successo se Adrian fosse nato nell’epoca giusta, e probabilmente è stato meglio che sia andata così, ora li ho entrambi, e se non il bene non avesse sbagliato con mio figlio a quest’ora Vicky sarebbe morta.
Erika prese la mano di Henry e la strinse:
- E’ andato tutto bene alla fine, e anche la mia famiglia è salva grazie a voi, come potrò mai ringraziarvi?
Henry abbracciò la ragazza:
- Tranquilla, l’importante per me e Vicky è che il nostro bambino sia felice, e se tu sei felice, lo è anche lui, e lo siamo anche noi.
Dopo i ringraziamenti anche a Vicky e Dennis, Erika tornò a casa a riabbracciare suo padre.


A casa, passarono una di quelle “serate in famiglia” che ad Erika piacevano fino ad un certo punto, era stra-felice di avere suo padre sano e salvo, ma era innaturale vedere Mary e i gemelli andare così d’accordo, in un certo senso, sentiva che quella non era la sua famiglia, ma ovviamente un po’ di pace non faceva male a nessuno.
Sua madre aveva anche concesso a lei e ai suoi fratelli di restare a casa da scuola il giorno dopo, ma Erika doveva vedere Adrian, prima di tutto per essere certa che Henry non si sbagliasse, e che lui stesse bene davvero, e secondo perché doveva ringraziarlo.
I sui fratelli ovviamente non se lo fecero ripetere due volte e in meno di dieci minuti organizzarono per la mattina dopo una gita ad uno dei numerosi laghetti che popolavano le foreste a est e ovest della montagna:
- Sei sicura che non vuoi venire Erika?
Suo padre la guardava incuriosito, forse perché non si aspettava che sua figlia fosse così zelante a scuola.
Erika annuì e si sporse a dare un bacio al padre:
- Scusa papà, ma la Torrin ha messo un test domani, e non mi va di perderlo, ci rifaremo in campeggio quest’estate!
- Va bene Piccola, l’importante è avere ancora del tempo da passare insieme!
Erika annuì:
- Davvero non ricordi niente del litigio fra i rapinatori?
Steven Grandet scosse la testa:
- Catherine era sconvolta, non ci avevano ancora visti, cercavo di calmarla, ero così concentrato che non so perché due di loro hanno ucciso gli altri due, è stata una giornata orribile…quelle tre persone morte…due erano miei clienti…
Erika vide che il padre si rattristava e gli prese la mano:
- Dai papà, l’importante è che tu stia bene!
Disse poi abbracciandolo.
Rimasero svegli fino all’una, poi lei decise che era il caso di andare a dormire, e salutò la sua famiglia, per andare in camera sua.
  
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