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Autore: Cara_Sconosciuta    25/02/2008    5 recensioni
Le domande erano due e, a voler ben guardare, entrambe dalla risposta piuttosto facile ad indovinarsi. Domanda numero uno: perché Kelsi Nielsen stava in piedi sotto la pioggia di un sabato pomeriggio novembrino davanti all’enorme cancello di villa Evans? Risposta: perché Ryan Evans, abitante della suddetta villa, si era offerto di insegnarle a ballare la rumba.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Ryan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui la mia ultima creazione… una shot che mi è venuta in mente guardando i Cesaroni, la scora settimana, quando Giulio voleva imparare il tango…

Ecco qui la mia ultima creazione… una twoshot che mi è venuta in mente guardando i Cesaroni, la scora settimana, quando Giulio voleva imparare il tango…

La Kelsi di questo racconto, come sempre, ha un po’ di me, perché, come chi mi conosce ben sa, io ODIO il ballo con tutta me stessa e solo un insegnante così potrebbe riuscire a farmi indossare abito e scarpette.

Grazie mille a chi ha commentato “Wanna dance” e “Amici?”!

Temperance

 

Rumba

“La rumba esprime in verticale un desiderio orizzontale”

(da Shall we dance?)

 

Le domande erano due e, a voler ben guardare, entrambe dalla risposta piuttosto facile ad indovinarsi.

Domanda numero uno: perché Kelsi Nielsen stava in piedi sotto la pioggia di un sabato pomeriggio novembrino davanti all’enorme cancello di villa Evans?

Risposta: perché Ryan Evans, abitante della suddetta villa, si era offerto di insegnarle a ballare la rumba.

Domanda numero due: perché Kelsi Nielsen, che con il ballo non era mai andata d’accordo, aveva deciso proprio in quel determinato giorno di quel determinato mese di quel determinato anno di imparare tale arte?

Risposta: perché sua sorella, attraverso l’occulta arte del ricatto, l’aveva convinta ad iscriversi con lei ad un corso di balli latino americani che si sarebbe concluso una settimana dopo con risultati straordinari per Doris, la Nielsen maggiore, e miserevoli per Kelsi. Il problema era che per sostenere l’esame erano necessari una coreografia preparata dagli alunni e, non meno importante, un partner.

E, indovina indovinello, chi era l’unica ad essere rimasta spaiata? Esatto, signore e signori: il cataclisma ambulante Kelsi Emerald Nielsen!

Per rimediare a questa sconfitta preannunciata, la povera musicista si era posta una terza domanda: chi avrebbe potuto aiutarla ad imparare uno cosa così complessa –leggete impossibile- come la rumba in pochi giorni e senza ucciderla?

Risposta: Ryan Evans.

E così eccola lì, attaccata al campanello dorato di un cancello che avrebbe potuto tranquillamente essere quello del paradiso ad aspettare che qualche caritatevole maggiordomo le aprisse, così che potesse piazzarsi davanti al caminetto e scongelarsi per bene.

Peccato che i maggiordomi sembrassero essere tutti fuggiti.

Pigiò per la settecentesima volta il dito sul campanello e, nemmeno dieci secondi dopo, le giunse –alleluja!- una gracchiante risposta.

Kelsi, sei tu?”

Ryan, aprimi! Mi sto ibernando qua fuori!”

Kelsi udì il suono del citofono che veniva riappeso e, poco dopo, lo scatto della serratura del cancello, che si aprì, cigolando.

°Se non fosse per ilf atto che ci si potrebbe specchiare nelle inferriate, questa casa sarebbe un luogo perfetto per girare un film horror.°  Pensò la ragazza, rabbrividendo, mentre un Ryan in tuta e munito di ombrello le correva in contro attraverso l’abnorme giardino in stile inglese.

“Scusami” Attaccò, non appena la raggiunse. “Stavo scegliendo la musica e non ho sentito suonare. Sai com’è, Matthew, il maggiordomo, è in vacanza e…”

“Non c’ problema, Ryan… è tutto…etciù!”

“Salute! Vieni, entriamo.” Il ragazzo le passò un braccio intorno alle spalle –che lei non spostò solo per stare meglio sotto all’ombrello- e si avviò verso la grande casa.

Ora, forse sarebbe bene sapere che Kelsi Nielsen odiava Ryan Evans e sua sorella con tutto il cuore, il corpo, l’anima e con tutto ciò attraverso cui è possibile odiare una persona e aveva chiesto l’aiuto del giovane re del teatro solo perché era ridotta alla disperazione più nera e, di conseguenza, trascorrere con lui non era meglio che passarlo tra le fauci di Cerbero, ma per non fare la figuraccia a cui era destinata, questo ed altro.

Kelsi Nielsen non era una che si arrendeva facilmente, nossignore!

Non appena fu nel salotto –salotto…salone, sarebbe stato meglio… ma esisteva qualcosa a misura normale, in quel posto? Sarebbe stata curiosa di vedere la cuccia del cane…- si fiondò davanti al caminetto, decisa ad abbrustolirsi ben bene, prima di iniziare il calvario.

“Ti vado a prendere dei vestiti di mia sorella.. non puoi ballare con addosso quelli.”

Che hanno i miei vestiti che non va?” Domandò lei, sulla difensiva.

Gli Evans saranno stati modaioli quanto volevano, ma nessuno doveva permettersi di fare commenti negativi su ciò che indossava.

“Ehm… sono fradici?”

Opsok, domanda male interpretata…

“Sì, grazie Ryan…”

Un quarto d’ora dopo, i capelli di Kelsi avevano assunto una piega totalmente al di là dell’umana concezione, segno che erano asciutti e lei aveva smesso di battere i denti ogni due millesimi di secondo, quindi Ryan ritenne opportuno iniziare la lezione.

“Allora, Kelsi, ti piace ballare?”

“No.” Fu la lapidaria risposta.

“Ehm.. ok… e, dimmi, che cosa è per te la danza?”

Uh, bella domanda, dottor Freud… cominciava male, molto male…

Quel pomeriggio si prospettava peggiore del previsto.

 

Continua…

   
 
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