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Autore: Britin_Kinney    21/08/2013    1 recensioni
Si sentiva proprio così, mentre l'ennesima sigaretta rotolava sull'asfalto, spegnendosi lentamente. E Avalon di fronte a lui.
Non sapeva perché andasse lì a sedersi e osservare quella maledetta collina con quella sinistra torre sulla sommità.
Doveva per forza essere masochista, o qualcosa del genere.
Nonostante fossero passati secoli, rimembrava quegli ultimi istanti con Artù come fossero accaduti appena un giorno addietro.
La barca si allontava da lui, sempre più. E il grande Re di Albion spariva, inghiottito dalle acque blu e turchesi della sacra Avalon.
Ancora, come un eco costante e pressante udiva le ultime parole dell'uomo che amava, che avesse mai potuto amare. “Ti amo. Ti ho amato con tutto me stesso, non dimenticarlo mai”.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aithusa, Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Find A Way To Bring You Back
Capitolo 6
 Unexpected gestures

 
Al tramonto, Merlin si posizionò vicino al cancello della clinica e aspettò pazientemente che facesse buio, per agire con il favore della notte.
Quando finalmente, una notte di novilunio, decise di mostrarsi favorevole a ciò che stava per compiere, sorrise e con un incantesimo, aprì il cancello.
Lo lasciò socchiuso, così da facilitare la fuga.
Si nascose nel giardino che costeggiava il viale di ingresso dell’edificio e, lasciandosi aiutare dalle tenebre, arrivò fino alle grandi porte anti-incendio sul retro. Anche quelle, come il cancello, erano ben chiuse. Con lo stesso incantesimo si aiutò nell’aprirle.
Una volta dentro, si guardò intorno. Non vi era quasi nessuno. Solo l’impiegato che gli aveva risposto la prima volta, al citofono, un sorvegliante e, alle spalle di quest’ultimo, un’addetta alle pulizie.
Doveva arrivare alle scale senza essere visto.
Così, restò fermo lì, in attesa. Aspettando che la situazione volgesse a suo favore.
Dopo un po’, la signora delle pulizie sparì oltre il corridoio che si allungava a destra rispetto all’ingresso.
L’impiegato aveva il capo chino sulle sue scartoffie. E il sorvegliante… continuava a camminare su e giù. E quando camminava verso di lui, se si fosse mosso dal suo nascondiglio, l’avrebbe scorto subito.
Era il momento di cogliere l’occasione. La signora era sparita, l’impiegato continuava a restare a capo chino e il sorvegliante… si era voltato!
Merlin scattò repentinamente e cercando di non farsi sentire, né vedere, riuscì ad arrivare alle scale incolume.
Annuì tra sé, con il cuore che batteva impazzito. Così, non appena fu sicuro che nessuno si fosse mosso dalla sua postazione, cominciò a salire silenziosamente le scale.
Al primo piano, non vi era nessuno. Ma non poteva correre il rischio di prendere l’ascensore. Se si fosse aperto al settimo piano, attirando l’attenzione di qualche addetto? Preferì fare le scale.
Così, di gran carriera, risalì, facendo attenzione ad ogni piano nel non farsi notare. Non che ci fossero così tante persone…
Arrivato al settimo piano, spuntò in mezzo al corridoio, controllando prima se qualcuno potesse vederlo. Fortunatamente, al settimo piano, non c’era nessuno.
Così percorse il lungo corridoio, arrivando alla porta dove dentro si trovava Alba.
Puntò il palmo sulla serratura e pronunciò un altro incantesimo. La porta si aprì e Alba dormiva, rannicchiata su se stessa.
“Alba…” bisbigliò Merlin, scuotendola da un braccio. La ragazza si risvegliò e non appena lo mise a fuoco sgranò gli occhi, meravigliata.
“Hai mantenuto la promessa” soffiò lei, sorridendo.
“Sì” sussurrò Merlin, sorridendole a sua volta.
Gli occhi di Alba si inumidirono e Merlin le prese la mano. Stava per condurla fuori dalla stanza, quando…
Nel voltarsi, Merlin si era scontrato con due occhi castani che luccicavano di emozioni potenti e forti.
“Mi dispiace, Alba” disse alla sua ragazza, prima di estrarre un coltello dalla cintura e cercare di colpire Merlin, riuscì solo a ferirlo al braccio, perché Merlin si era scansato. Aveva lanciato un incantesimo contro di lui, facendolo ricadere a terra privo di sensi. L’incantesimo sarebbe durato dieci minuti buoni, così da potergli permette di prendere tempo. Merlin decise anche di lanciargli un incantesimo dell’ “oblio”. Cancellò la sua memoria e non se ne sentì per niente in colpa.
Fecero il percorso che Merlin aveva compiuto da solo al contrario e riuscirono a sgattaiolare indenni fuori dalla clinica. Quando furono in strada, Merlin porse ad Alba degli abiti che aveva portato con sé.
La ragazza si nascose dietro un portico, qualche kilometro più avanti del manicomio. E lì, si cambiò.
“Se ti vedessero con la camicia da notte della clinica, sospetterebbero” le aveva spiegato Merlin e lei, annuendo, aveva indossato gli indumenti. Un jeans scuro, una canottiera bianca e una felpa marrone di velluto, infilò anche i calzini e le scarpe. Sciolse i capelli che teneva legati in una crocchia arruffata, per poi districarli con le dita e adagiarli ai lati del viso, così da coprirsi.
Merlin afferrò la camicia da notte e, nascosti in un vicolo, le diedero fuoco, per cancellare ogni prova.
Dopo qualche minuto, mentre camminavano, Merlin cominciò a sentire uno strano e ingiustificato formicolio percorrerlo. Cercò di non farci caso, continuando a camminare.
Ormai sulla strada per Avalon, mentre continuavano a camminare, Merlin cominciò a non percepire più gli odori. Ma che diavolo stava succedendo?
Qualche minuto più tardi, quando erano quasi arrivati, Merlin cadde a terra e Alba corse in suo soccorso.
Merlin aveva perso la sensibilità delle mani e dei piedi.
Conosceva quegli effetti… Se non si sbagliava, in pochi secondi avrebbe avuto… un attacco di vertigini lo colpì.
“Merlin, che cos’hai?” chiedeva di continuo Alba, ma Merlin non poteva sentirla, poiché la percezione uditiva era stata annullata.
Sapeva cosa venisse dopo. Il polso che rallentava, sudori diffusi.
Aconito.
“Maledetto…” cercò di spiccicare Merlin “La lama era avvelenata”
Alba lo guardò, confusa.
“Avvelenata?” chiese, sempre più sbalordita. Che cosa stava accadendo?!
“A-aconito” riuscì a mormorare Merlin, in un sussurro spezzato. Doveva sbrigarsi, dirle cosa fare prima che la fase successiva dell’avvelenamento sopraggiungesse. “D-devi… c-chiamare Aithusa” le disse, serio. “S-solo lei può g-guarirmi”
“Ma io…” la fase tanto temuta, alla fine arrivò.
I crampi violenti. Merlin cominciò a soffrire e gridare di dolore tra le braccia di Alba.
C’era ancora tempo… prima della fase successiva.
“Devi chiamarla… ah!” Merlin gemette per un forte crampo in pieno petto “N-nella l-lingua dei draghi!”
Quando finì di spiegare l’altra fase, si fece sentire.
Anestesia e perdita dei sensi.
“Io…” cominciò Alba, confusa. Non conosceva la lingua dei draghi. Però… aveva visto Merlin chiamare il drago, dopo l’ultimo respiro di Artù.
Quali erano le parole che aveva usato?!
Alba chiuse gli occhi e cercò di prendere il controllo del suo potere. Una miriade di immagini di mescolarono nella sua mente. L’incoronazione del re, duelli, tornei, tradimenti, fantasmi, uccisioni, battaglie. E, poi, finalmente, la sospirata visione arrivò.
Alba ascoltò per bene le parole pronunciate dallo stregone per richiamare a sé il drago.
Ma… solo i signori dei draghi potevano riuscirci, rifletté angosciata. Come avrebbe fatto? Lei non era un signore dei draghi. Scosse il capo e si preparò comunque a chiamare il drago. Pronunciò le parole una per una, scandendole con cura. Quando finì, non c’era ombra di Aithusa.
Che avesse pronunciato male qualcosa? Decise di riprovare, ancora. Intanto, Aithusa, attirata dal richiamo, provava a raggiungere la maniglia per uscire dall’appartamento di Merlin.
Alba, sembra più in ansia, cullava Merlin privo di sensi, tra le sue braccia.
“Oh, Dio” soffiò sconvolta “No…”
Era sempre più in ansia. Sarebbe arrivata in tempo, Aithusa, per salvare Merlin? O lo stregone sarebbe morto tra le sue braccia?
  
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