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Autore: Dro    21/08/2013    3 recensioni
Donne e uomini che tra nascondere il volto o frustrare il corpo scelgono la seconda opzione.
Madri e padri che per proteggere i propri figli sono disposti ad abbandonarli.
Fratelli ed amanti che per stare insieme vengono divisi fisicamente e spiritualmente.
In un gioco delle parti che trova sempre il suo centro, tra coloro che sono stati costretti a scegliere la vita di traditori fedeli, Shun d’Andromeda deve decidere se accettare ciò che è realmente o continuare a nascondersi dietro le sue paure.
Saint ed amazzoni devono appianare le loro divergenza e formare un’alleanza per la battaglia decisiva.
Attenzione: i protagonisti dovevano essere Shun d’Andromeda, Ikki di Phoenix, Hyoga di Cingus, sorpresa e altro personaggio, ma sono imbranata e non sono riuscita a selezionarne più di uno… Quindi vi prego di non giudicare le mie capacità informatiche, ma di leggere la storia (è la prima che scrivo qui). Spero che vi piaccia…
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Note dell’autrice:volevo ringraziare chi mi sta leggendo e LadyTsuky che mi ha messo tra i seguiti… ovviamente ringrazio Crystal eye come al solito e spero che vi piaccia il nuovo capitolo… vorrei un vostro parere sulla storia… ma mi va bene anche solo se leggete e basta… vi ringrazio!!!
 
Dolori del passato
 
Il ragazzo si era assopito sul divanetto dell’ingresso agli appartamenti della squadre αe β. Lo riportò alla realtà una sensazione di freddo sulla guancia. Aprì gli occhi chiari e si ritrovò a fissare quelli verde scuro e particolarmente lucenti di Shun.
- Hyoga, ma che ci fai qui?- gli sorrise la ragazza.
- Ci abito…- rispose lui ancora un po’ addormentato.
Tirandosi su rischiò di toccare la fronte di lei. Un rischio che gli sarebbe piaciuto correre, ma lei si ritrasse.
- Intendevo sul divano!-esclamò lei saltando sul bracciolo.
Indossava i pantaloni blu della tuta e la canottiera bianca e alla vita la felpa.
- Ti aspettavo per andare a correre, ma mi sa che sono crollato…-
Lei sorrise di nuovo :- Beh, sono le 4 e mezza… hai aspettato molto?-
Lui scosse la testa ricambiando il sorriso. Quello era il momento che preferiva della giornata… correre con Shun, nessuno comprendeva il loro rapporto, in realtà neanche loro ci capivano tanto, ma andava bene così, correre la mattina ed allenarsi assieme. Esmeralda diceva che avevano un rapporto molto fisico…
Lui si mise a sedere in modo composto. – No, ho dormito abbastanza! Dai, andiamo!-
La prese il braccio e la trascinò fuori.
- Da che parte andiamo?- chiese lei divertita.
- Solito giro?-
Lei senza rispondere cominciò a correre e lui la seguì. Le strade erano piccole e buie, illuminate da un sole rosa-arancio nascente all’orizzonte.
Le loro vite lì si erano svolte in modo monotono. Mattina otto ore d’esercizio fisico, pomeriggio scuola e sera compiti. Ma lì le scuole duravano meno, le lezioni erano sette giorni su sette ed era facile prendere il diploma prima del tempo, per i futuri membri della squadra alfa poi c’erano insegnanti privati, istruttori delle discipline più disparate, che appena ti trovavano un’inclinazione particolare ti ci allenavano fino alla morte, così lei aveva imperato a cantare ed a tradurre…
Passarono davanti alla scuola, Hyoga sorrise e mentalmente le disse “Tu vuoi continuare a studiare?”
In quei tre anni passati da soli avevano fondamentalmente studiato da privatisti e fatto video conferenze con diplomatici per perorare la causa delle amazzoni per diventare una nazione, avevano un popolo, avevano un governo ed avevano un territorio… cos’altro poteva mancare? Avevano persino un sistema economico stabile… Ovvio, ormai le amazzoni non reclutavano solo futuri saint o persone legate a questi ultimi, di solito reclutavano gente che aveva subito le discriminazioni più disparate, persone che non avevano nulla da perdere e tutto da guadagnare che lì trovavano un posto dove ricominciare. Già Astrea aveva cominciato ad aprire le porte a questi “esuli della società”, ma era stata la delfina a permettere l’accesso anche maschile alle cariche più elevate non riservate solo gli argonauti.
Passarono davanti al settore industriale, lì sembrava d’essere in un altro mondo, i palazzi già  alti lì erano immensi ed erano fatti di cemento e vetro, mentre il resto era costruito sullo stampo dei monasteri orientali.
“Mi piacerebbe ingegneria” gli rispose lei “E a te?”
I ragazzi continuarono a correre finche non raggiunsero il senato, l’unica struttura di tipo occidentale. L’idea di fondo era quella delle basiliche romane, ma con le proporzioni decuplicate.
Rallentarono, non potevano permettersi di farsi notare dalle senatrici anche se era improbabile vederle a quell’ora.
- Voglio fare medicina…- le sussurrò precedendola. 
Superata la piazza passarono di fronte al cimitero. Lì si poteva capire quante popolazioni diverse convivessero nell’ordine delle amazzoni. C’erano menorah, croci celtiche, templi taolin, lapidi spoglie nel terreno e statue d’angeli.
- Possiamo andarla a trovare?- chiese lui rabbuiandosi.
- Se te la senti…-
Il ragazzo scavalcò il cancello seguito dalla ragazza. Camminarono in silenzio in fila indiana, andavano sempre a trovarla.
Si fermarono dinanzi  ad una croce celtica spoglia. Shun si infilò la felpa e tirò su il cappuccio, poi si inginocchiò a terra. I fregi mostravano intrecci continui di linee sinuose. Sulla pietra tombale solo una data ed un nome: “Dafne”.
- Non l’ho vista negli inferi…- bisbigliò lei.
Lui le si sedette vicino. – Neanche io… sarà nei Campi elisi…-
- Non era così buona, lo sai meglio di me… ricordi le sue ultime parole?-
- “Vi farò declassare e togliere l’armatura così potrò entrare all’alfa senior”…-
Shun coprì le mani con le maniche e se le mise in faccia – Era dell’anno di Ikki…-
- Non è stata colpa tua, lei era convita d’essere la migliore, che diventare campionessa fosse facile ed essere eletta delfina semplicissimo…- chiarì lui.
- Era compito mio aprire la fila… e lei era la preferita di Astrea…-
- E’ voluta passare avanti…ed Astrea a gusti discutibili…-
 
Nella penombra della stanza Ikki fissava il lettore dvd incerto sul da farsi. Aprendo la scatola nera aveva trovato una foto ed un dvd. La foto immortalava sua sorella in spiaggia in un’età compresa tra i dieci e i dodici anni. Era in un costume a due pezzi che non riempiva per niente, rosa e verde con un cappello di paglia rotto in più punti. Lo aveva colpito il sorriso che sfoggiava in quella foto, non era la solita espressione triste che aveva di solito. No, quello era un sorriso sereno. Quella serenità che lui non era mai riuscito a donarle.
Controllò per l’ennesima volta che la porta fosse chiusa a chiave ed il volume del televisore fosse basso. Finalmente infilò il dvd nel lettore e premette play.
Quello che vide lo sconvolse.
Tutto cominciava con un’inquadratura dall’alto, di una stanza in quella villa che lui conosceva molto bene. Era lì che Tatsumi lo aveva torturato prima di partire per l’isola. Un luogo perfetto per i supplizi, perché era completamente insonorizzato.
La porta si spalancò ed un corpo fu scaraventato dentro. Gli ci volle un attimo per riconoscere in quella figura le fattezze di sua sorella. La ragazza cercò di alzarsi poggiandosi su un braccio, ma subito il maggiordomo di Saori prendendola per i capelli la costrinse nuovamente a terra.
“Non ti ribellare, tanto nessuno ti crederebbe mai…”
Un’altra figura chiuse la porta.
L’uomo rigirò la ragazza ormai inerme e le tirò si la maglia fino all’altezza delle costole. “Non frignare, sei grande ormai” disse l’aguzzino in tono sarcastico.
Tirò fuori dalla tasca un pugnale, quello che aveva usato Saga per tentare di uccidere Saori. Mise il piatto della lama sull’addome scoperto della ragazza, subito comparvero due catene, una nera ed una bianca, che si incrociavano appena sopra l’ombelico. Erano emerse dalla pelle abbastanza dolorosamente, a giudicare dal modo in cui aveva cercato di divincolarsi Shun. Tatsumi stavolta la prese per la frangetta.
“Sta ferma… non vorrai farti male?” ridacchiò.
Sollevò la lama ed esaminò le due catene… “Come sospettavo, dovevo rifartelo prima che scendessi nel regno di Nettuno… poco male… le crepe si possono sempre riparare…”
“Prima…” fece lui cominciando a infilare tra una maglia e l’altra della catena nera, “… il contenimento…” la lama passò attraversò la catena come se fosse immateriale. Shun emise un urlo straziato, quasi disumano. Le crepe sulla catena nera si richiusero.
“Shhh…” le fece il maggiordomo “… non mi interrompere… ora il controllo…” puntò il pugnale su una maglia della catena bianca e ripeté l’operazione. Stavolta le urla furono terribili, il corpo si dimenò e con le braccia cercò di allontanare  da sé l’aguzzino che per tutta risposta le ricostrinse la testa a terra. Lo strazio così come era iniziato scomparve assieme alle catene sul ventre della vittima che rimase a terra ansimante. La testa era rivolta altrove e lo sguardo assente. Tatsumi la prese per il mento e la costrinse a guardarlo…
“Se non farai quello che ti dico il sigillo lo porrò anche su un altro dei tuoi compagni. Chi preferisci? Hyoga, Seiya od il tuo adorato fratello?”
A quel punto la ragazza reagì. Si alzò in piedi travolgendolo e lo attaccò al muro premendo con l’avambraccio appena sotto il collo “Tu prova solo a pensare di toccare uno di loro ed io ti distruggerò!” ruggì la ragazza.
L’altra figura che aveva osservato l’accaduto senza battere ciglio entrò nel raggio visivo della telecamera e allungò la mano verso la vittima. La catena bianca riapparve e vorticando procurò nuovo dolore alla ragazza, che cadde in ginocchio senza fiato. Tatsumi le diede un calcio lasciandola a terra.
“Signorina andiamo…” disse il maggiordomo.
Ikki non ci poteva credere. Saori, Atena, era stata complice di quel evento…
Per un istante pensò a come uccidere l’aguzzino di sua sorella, si spiegavano molte cose con quel sigillo… tra cui il fatto che Shun non aveva mai fatto sul serio in battaglia…
No, non era abbastanza uccidere i suoi aguzzini, prima li doveva rovinare… ma come?
 
Esmeralda si rigirò tra la coperte, guardò in digressione del letto del suo compagno di stanza. Era vuoto e rifatto. Sorrise pensando “Eh eh… io e te, gemello, con i figli d’Astrea andiamo proprio forte!”
Il telefono squillò. “Di nuovo…” stavolta lo trovò subito…
- Pron…- provò a dire. Subito una voce furiosa la bloccò.
- Come avevate avuto voi amazzoni questo video? E come lo hai sostituito al libro di Fato?-
La ragazza saltò in piedi sul letto.
- Ikki!!! Ma cosa…?- esclamò lei, ma il ragazzo la bloccò di nuovo.
- Rispondi!!!- il tono era un misto di rabbia e disperazione…
- Hai presente la ragazza rossa con la frangetta? Ero io…-
- Ok… e come lo hai avuto?- ringhiò.
Dalla stanza accanto arrivarono Euridice e Seika, molto assonnate.
-Me lo hanno dato, non so cosa contenesse…-
Esmeralda rimase immobile, incapace di rispondere. Seika le prese di mano il telefono.
- Ikki, non riattaccare,ascolta… sono Seika, l’idea di farti avere il video è stata mia…-cominciò l’altra sotto lo sguardo  esterrefatto delle due ragazze - Shun, mi ha detto Hyoga, gli chiese di recuperarlo dopo averlo girato, credo che avesse usato una telecamera di sorveglianza… lui non conosceva il contenuto del video, ma quando tornò qui lo vide con me…-
- Quindi Hyoga non sapeva quello che Tatsumi faceva?-
- No, Hyoga non lo sapeva ed ha reagito più o meno come te… non sa nemmeno che tu lo hai visto…-
- Mi hai inviato tu quel messaggio? Perché? Cosa centri tu con Shun?-
- Non c’entro…- mentì per proteggere l’identità della delfina -…ma odio Saori, ti basta? Come tutte le amazzoni del resto… per giunta a noi ed ai nostri fratelli ha rovinato la vita, per quanto il mio rapporto con Seiya non sia come quello che tu avevi con Shun…- spiegò lei – Sei l’alleato perfetto per vendicarci e non credo di sfruttarti nel dirlo…-
- Hai un piano?- chiese il ragazzo.
- Sì, è lo stesso per tutte le amazzoni: distruggere la fondazione Kido dalle fondamenta…-
 
Erano le otto e mezza del mattino e Shun e Hyoga si stavano allenando sui movimenti ginnici, visto che per evitare possibili incidenti avevano proibito a tutti i membri neo e proto divinità di allenarsi col cosmo da soli.
Mentre la ragazza tentava un salto mortale sulla sbarra con partenza in verticale e Hyoga si teneva fermo sugli anelli, Saga e Camus proruppero nel palestra mezza vuota…
- Da quanto siete svegli?-
Shun senza ascoltarli saltò finendo perfettamente in equilibrio sulla punta del piede, andò in ponte e dopo una nuova verticale volteggiò in aria per finire in piedi sul tappetino nella posa classica dei ginnasti…
Hyoga invece fu distratto dai due e cadde rovinosamente a terra…
- … Dalle 4 e 30 più o meno…- disse il ragazzo dolorante.
La ragazza si riscosse e li guardò sorridente.
- E vi siete allenati finora?-
Shun annuì, pronta a risalire sulla sbarra, ma Saga la prese per la vita a e se la tirò sulla spalla…
- Andiamo, equilibrista, ti devono cambiare la medicazione…-
Shun si guardò il braccio. Sì, le ferite si erano riaperte…
- Non posso camminare da sola?- reclamò lei.
- No, sono sicuro che mi scapperesti!!!- rispose lui.
Lei sbuffò e salutò il compagno con la mano sana, però il russo li ricorse. Stavano per arrivare all’infermeria, quando Esmeralda, anche lei in tuta, li raggiunse trafelata.
- Shun, non mi uccidere, ma ho appena combinato un disastro…- cominciò.
Saga finalmente la posò a terra. – Cosa hai fatto?-
- L’idea era di Seika, ma l’ho messa in pratica io…-
- Taglia corto!-
- Aiolaos mi ha dato una scatola in cui c’era un dvd con un video, mi ha detto che se non l’avessi sostituita al libro mi avrebbe fatto cacciare…- cominciò lei .
- Quale video?- chiese Shun, ma era una domanda quasi retorica.
- Quello in cui Tatsumi ti incide di nuovo il sigillo…-
La ragazza si mise le mani nei capelli. No! Aveva passato gran parte della sua vita a cercare di non coinvolgere Ikki nel mondo delle amazzoni e ora praticamente vi era stato catapultato, e quasi certamente nemmeno le suppliche sue e di Esmeralda sarebbero mai riuscite a farlo desistere.
- Non sono arrabbiata con te… dov’è Seika?- l’espressione sul volto della ragazza era indecifrabile, nessuno l’aveva mai vista così. Era furiosa.
  
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