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Autore: BlueSkied    21/08/2013    3 recensioni
Nell'Inghilterra di fine Settecento s'intrecciano le esistenze di due famiglie magiche: da una parte gli Earnshaw, Mezzosangue, dall'altra i Linton, Purosangue, e in mezzo a loro un orfano, Severus, adottato dai primi e fatalmente legato alla loro erede, Lily, una passione che muterà in tragedia, vendetta e odio insopprimibile.
Note: Cross-over, rielaborazione della trama di Cime Tempestose con i personaggi di Harry Potter, altamente sperimentale.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Severus/Sirius
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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1.



Dal diario di N. Paciock, inverno 1801


Giunto nel villaggio di Gimmerton a metà mattina, ho riscontrato rarissime tracce di presenza magica. Ero abbastanza sicuro che il mio Kneazle non avrebbe attirato la curiosità dei Babbani, ma ho preferito Disilluderlo e cercare immediatamente la casa, senza attardarmi in paese. Per fortuna, Thurshcross Grange si è rivelata essere ben discosta dal centro, perfetta per chi, come me, vuole stare lontano dalla curiosità dei Senza Bacchetta.
Ho commesso degli errori, ne sono consapevole. Non tutti fra noi sono adatti ad abitare fra Babbani, ed io credo di esserne la prova vivente. Mia madre credette che fossi impazzito, quando le rivelai il mio intento di fidanzarmi con una di loro, un'incantevole fanciulla che, naturalmente, ignorava del tutto i miei poteri.
Per questo, immagino, cercare d'impressionarla con un mazzo di giunchiglie strombazzanti, non si è rivelata una buona idea.
E adesso, mi trovo in queste lande isolate ma piene di fascino, rifuggendo la compagnia sia di maghi, sia di Babbani, cercando d'appagare la mia natura d'irriducibile misantropo. Natura che, a quanto m'è stato riferito da chi m'ha consigliato questo luogo, pare che io condivida col padrone della tenuta, un uomo di mezzi illimitati e trascorsi segreti. Questa presunta rassomiglianza m'intriga, e non poco. Ho programmato di fargli visita domani, e ho chiesto qualche buon consiglio alla governante della Grange, la signora Dursley. Ella non m'ha dato indicazioni precise, riguardo il mio vicino, ma qualcosa, nella sua espressione, m'ha convinto nel mio proposito. Sono rimasto anche curiosamente colpito da una sua frase:
" Il signor Severus Piton non è uomo di cui essere curiosi, signor Paciock " m'ha detto, quasi come unica risposta alle mie domande.
Ho deciso, ci andrò senz'altro: forse potrei trovare un'inaspettata e piacevole compagnia in questo campione di riservatezza.


Il giorno seguente


La Tempestosa, così viene chiamata la dimora del signor Piton, agli occhi Babbani appare come un'abbazia in rovina, o questo m'ha raccontato un vecchissimo pastore sulla strada per la tenuta: " Fu buttata giù dal re Enrico, quello che fece tagliare la testa a sua moglie! " sibilava nell'incomprensibile dialetto di questa regione.
In realtà, la casa è una rispettabile dimora magica, con la sua torre per l'osservazione astronomica e l'aria di trascorsa grandeur che, ancora oggi, certi edifici di passata gloria magica conservano. L'alta e solida costruzione testimonia bene il suo nome, dove d'inverno inoltrato qui il clima ha da essere tutt'altro che clemente, nonostante un filare di alberi possenti la celino quasi alla vista e all'impeto del vento.
Giunto al cancello, magnificamente lavorato, ma consunto e arrugginito, ho cercato invano una campana o un batacchio con cui denunciare la mia presenza, e quasi disperavo nella presenza di qualunque umano o creatura magica, finché, dal giardino, non è apparso un elfo domestico più che decrepito, talmente anziano da farmi meravigliare stesse ancora in piedi. Egli, a lungo, s'è limitato a fissarmi con sguardo ostile, poi ha strillato, con autentica insolenza:
- Senza ordini del padrone, io non le apro, signore! - e data una stretta al suo grembiule rattoppato, è di nuovo scomparso nella direzione dalla quale era venuto. Non ero tanto seccato dalla malacreanza, quanto dal fatto che nel cielo pomeridiano, fino a poche ore prima abbastanza limpido, si stessero addensando nubi temporalesche. Ormai persuaso a tentare la mia escursione un altro giorno, ho girato il cavallo e stavo per andarmene, quando una voce m'ha richiamato indietro.
Una figura allungata, stretta in semplici abiti scuri, ma piuttosto eleganti, veniva alla mia volta, con atteggiamento di grande impazienza:
- Che vuole? - ha domandato, in tono piatto, con il volto dai lineamenti aspri accordato in un'espressione d'incredibile fastidio.
- Vorrà scusarmi il disturbo, signor Piton- ho esordito, immaginando si trattasse di lui dall'abbigliamento e dai modi - Mi chiamo Neville Paciock e sono l'affittuario di Thrushcross Grange...- ho appena avuto il tempo di replicare, perché egli, con gesto secco, ha spalancato il cancello, invitandomi o a entrare in fretta o a levarmi dai piedi.
Mi sbagliavo sul suo conto, non ero incuriosito da lui, ma decisamente inquietato. Tuttavia, fatta tutta quella strada, mi sembrava sciocco ritirarmi. Così l'ho seguito, in silenzio, lungo il viale.
La sala s'è rivelata un ambiente modesto, con pochi segni di magia: giusto il calderone acceso nel camino, e qualche barattolo di pozioni casalinghe sulle mensole. Evidente e orgogliosamente affrescato sulla parete di fondo era invece uno stemma. Il tempo ne aveva consunto colori e immagine, ma si leggeva ancora un nome: Earnshaw.
Avrei voluto chiedere delucidazioni al padrone di casa al riguardo, reprimendo la mia soggezione, ma egli era scomparso nei recessi della casa, chiamando a gran voce, e con epiteti che preferisco non ricordare, il vecchio elfo domestico che, peraltro, rispondeva al suo signore con altrettanta garbatezza.
In piedi nella sala, e in totale imbarazzo, visto che non ero stato invitato a sedermi, sono rimasto a tossicchiare davanti al camino, quasi sperando nella comparsa di qualche altro abitante.
Il mio desiderio è stato presto esaudito, anche se non con la soddisfazione che immaginavo. Dopo un po', dal piano superiore è giunto un ragazzo, di neanche vent'anni credo, che, ignorandomi nel modo più assoluto, s'è seduto al camino con un libro in mano. Un tipo smilzo, con arruffati capelli scuri e occhi chiari, che solo dopo aver letto qualche pagina, ha alzato lo sguardo su di me e mi ha scrutato, con disgusto notevole:
- Chi diavolo è lei? - ha voluto sapere, fissandomi come se fossi stato un Vermicolo.
Indignatissimo, stavo per replicare, quando il mio ospite è ricomparso, preceduto dall'elfo, che sacramentava in cupi mormorii.
- Taci, Kreacher! - l'ha zittito il padrone, bruscamente. L'elfo è ammutolito, ma continuava a lanciare sui presenti sguardi velenosi, di cui ignoravo, e ignoro anche adesso, la cagione.
Il signor Piton m' ha fatto accomodare, finalmente al tavolo, dove ho avuto modo di esaminarlo bene: non dimostra quarant'anni, ma l'assoluta illeggibilità del suo volto solcato da rughe premature rende impossibile dargli un'età.I lunghi capelli neri non presentano tracce di grigio, e gli occhi sono profondi, ma di una profondità risucchiante, raggelante.
La nostra conversazione non è stata lunga, le sue risposte erano brevi e acute, distanti. A quest'uomo deve importare assai poco di tutto ciò che non lo riguarda di persona, ma questo non mi pare un male: preferisco un sincero egoismo a un interessamento pettegolo.
A un certo punto, sono stato spiacevolmente sorpreso dal sentire il fragore di un tuono scuotere le finestre. Ho iniziato veramente a preoccuparmi: temevo assai di perdermi nelle lande a causa della fitta pioggia. Quando ho espresso le mie perplessità, sul volto del signor Piton è apparso un ghigno:
- La sua notevole pervicacia e intraprendenza l'aiuteranno a trovare la strada della Grange, così come ha trovato la strada per venire qui - ha replicato, con un sarcasmo completamente fuori luogo, secondo la mia opinione. Non ho saputo che ribattere, ma il giovane scorbutico è intervenuto, a sorpresa:
- Theodora lo può accompagnare - ha detto, rivolto a Piton, del quale ignoravo la parentela con lui. Egli s'è limitato a lanciargli uno sguardo di stizza:
- Lei ha altro da fare - ha replicato, tagliando corto. Il ragazzo allora s'è voltato verso di me:
- Cerchi di non affogare - s'è raccomandato, ed è tornato, come se nulla fosse, al suo libro.
Ho cominciato a capire che la natura burbera del mio vicino si estendeva anche al resto della casa, e mi son chiesto, e lo faccio ancora, cosa diavolo m'avesse spinto a quella malaugurata curiosità.
Fissando con angoscia il temporale, mi domandavo cosa avrei dovuto fare, visto che nessun incantesimo avrebbe potuto aiutarmi in una situazione del genere, quando una figura del tutto nuova ha fatto la sua comparsa: una ragazzina cenciosa, dallo sguardo ostile, che è entrata in casa e ha tirato su con il naso. Ha bofonchiato brevemente qualcosa con il signor Piton, poi mi ha guardato:
- Lo porto io - ha deciso, quasi all'improvviso.
L'altro ha sbuffato:
- Neanche per idea, mettilo a dormire nella stalla, se ci tieni - ha risposto, con totale malagrazia, poi s'è rivolto a me - Mi spiace, signore, ma un estraneo è un estraneo e non mi piace che ci siano forestieri che girano per casa mia - ha specificato, prima di uscire dalla sala. Probabilmente, solo il timore di quello strano uomo m'ha impedito una reazione esagitata: senza altre risorse, mi sono guardato intorno, cercando un mezzo o un aiuto per potermene andare. C'era l'elfo, Kreacher, che armeggiava sotto una credenza facendosi luce con una lanterna. Senza pensarci un attimo, l'ho afferrata e ho gridato che l'avrei mandata indietro l'indomani, ma quell'elfo malefico mi s'è attaccato alle caviglie, atterrandomi con gran fracasso.
Il ragazzo, ancora presso il camino, aveva assistito alla scena e ora ridacchiava come un idiota, finché la giovane serva, o quella che, comunque, ritenevo tale, l'ha rimbeccato:
- Piantala, Harry -
Quello ha abbandonato la sua momentanea ilarità e l'ha letteralmente fulminata con lo sguardo. Dopodiché, è tornato a voltarsi verso il camino, senza più proferir parola.
La ragazza mi si è avvicinata, ha tirato un ceffone all'elfo e mi ha rialzato:
- Venga - ha detto, accompagnandomi al piano di sopra - Lei non può andare da nessuna parte questa sera -
Senza altri indugi, l'ho seguita, avendo anche agio d'osservarla mentre salivamo le scale. Ha più d'un tratto di somiglianza con il giovane di nome Harry, ma davvero non capisco quale rapporto intercorra fra i due.

Dopo aver attraversato, avendo cura di fare il minor rumore possibile, diversi corridoi, ella m'ha condotto in una camera, e m'ha raccomandato di non farmi trovare lì al mattino:
- Piton non vuole che nessuno ci entri - ha spiegato, assai brevemente. Stava per andarsene, ma io l'ho fermata, esprimendo il mio timore che lei subisse un rimprovero da parte del suo padrone a causa mia, ma ella m'ha lanciato un'occhiata piena d'offesa, certo indignata del fatto che la credessi una domestica:
- Il mio nome è Theodora Earnshaw - ha ribattuto, con orgoglio insospettabile - E quel che faccio non riguarda Piton, e non deve riguardare nemmeno lei -
Detto questo se n'è andata, lasciandomi solo nella completa oscurità.
La camera che mi aveva assegnato era chiaramente in disuso da anni: c'erano tracce di polvere sui mobili e sui tappeti, e le lenzuola erano rigide, come se fossero state cambiate e non più utilizzate.
Maledicendomi per quella mia cattiva avventura, mi sono rassegnato a trascorrere lì la notte, sperando che il tempo migliorasse all'alba, tanto da consentirmi di lasciare qul tetto inospitale. In quell'agitazione d'animo, non mi ha stupito faticare a prendere sonno.
C'era vicino al letto una piccola libreria, piena di libri consunti e giallastri, ma ancora leggibili: ho riconosciuto fra essi numerosi testi scolastici in uso a Hogwarts, su cui ho studiato anche io, tutti recanti  date di stampa di circa venticinque anni prima e un nome, stampigliato nel retro di copertina, Lily Earnshaw.
Ho passato un buon pezzo a chiedermi in che relazione questa sconosciuta Lily fosse con Theodora, senza però, ovviamente, poterne venire a capo. Col desiderio di saperne di più, ho continuato a sfogliarli, scoprendo in calce ai libri delle frasi spezzate, quasi appunti o ricordi. Una di queste recitava:
" Io e S. siamo stati a rubare cibo nelle cucine, questa notte. Lo abbiamo fatto mille volte, e non temevamo di farci scoprire, ma Remus ci ha seguiti e ha fatto la spia ai professori. Sta diventando intollerabile, e il suo odio per S. non conosce più limiti. Ma non riuscirà a separarci, né lui, né nessun altro. S. medita di fargliela pagare..."
Più avanti, proseguiva:
" S. è ancora in infermeria. Remus l'ha quasi ucciso, ma S. sa che durante la luna piena non può controllarsi. Ho paura che lo espelleranno, e non so cosa fare ".
Ne ho letti a decine, tutti su questo tono. A quello che mi è parso, Lily ha cercato all'inizio di placare il malanimo fra i due, ma a un certo punto sembra avervi rinunciato. Sono stato parecchio a rifletterci, ma mi sono addormentato quasi senza accorgermene e prima di venirne a capo.

Qualcosa picchiava con insistenza contro la finestra. Pensando fosse un ramo o qualcosa del genere, mi sono alzato per controllare, e qual è stato il mio terrore, nello scorgere un volto femminile nella pioggia!
Ella piangeva e gridava:
- Fatemi entrare! Fatemi entrare, se avete pietà! -
Iimpietrito dall'orrore, ho gridato di rimando:
- Chi sei? -
- Lily Earnshaw - ha risposto la creatura, che nulla aveva dell'aspetto di un normale fantasma, ma era reale, fisica, in modo agghiacciante - Fatemi entrare - gemeva - Avevo perso la strada nelle lande e son tornata! -
Nella mia confusione, ho cercato spasmodicamente la mia bacchetta, e puntandola contro la finestra, ho intimato all'essere di stare indietro. Non ascoltava, e stava addossata al vetro, sempre lamentandosi. Folle di paura, ho tentato di Schiantarla, più e più volte, ma essa premeva sulla finestra, fino a spalancarla, insensibile agli incantesimi.
Fradicia di pioggia, Lily Earnshaw è strisciata verso di me, aggrappandosi con disperazione alle mie vesti e gridando, tanto da farmi urlare a mia volta.
Mi sono svegliato di colpo, in un bagno di sudore, rendendomi conto che avevo davvero urlato in sogno, e che questo stava facendo accorrere qualcuno.
Il signo Piton è apparso sulla soglia della camera, con la bacchetta accesa e puntata nel buio:
- Chi c'è? - ha chiesto, con un terrore che pareva superare il mio. Mi son rivelato subito, scusandomi a ripetizione per l'intrusione e il disturbo, ma egli si limitava a guardarmi senza espressione:
- La prendano i Dissennatori, signor Paciock! - ha esclamato - Chi l'ha condotta qui? -
- La signorina Earnshaw - ho risposto, levandomi d'impaccio. Egli ha annuito appena:
- Vada giù in sala, è vuota, e dorma lì - m' ha detto. Affrettandomi a obbedire, l'ho lasciato, ma ho avuto il tempo di scorgerlo avvicinarsi a grandi passi alla finestra e chiamare, fra quelli che erano inequivocabilmente singhiozzi:
- Lily! Lily, vieni, ascoltami, per questa notte almeno! -
Per nulla desideroso di farmi scoprire a spiare, ho girato le spalle e sono corso di sotto, senza sapere proprio che pensare.




  
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