Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: MeikoBuzolic    21/08/2013    2 recensioni
"Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carrello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì..."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3.
Arrossii – Klaus Mikaelson – ripetei il suo nome all’infinito dentro la mia mente.
«Abito dietro la tua villa» spiegò.
Annuii, mentre pensavo ancora al suo nome, e lo guardavo in quei intensi occhi.
«Se mi fai entrare, ti posso far vedere dove vivo» propose, e mi sorrise.
Stavo per rispondere, ma Bonnie m’interruppe «Non c’è bisogno Klaus, posso fargli vedere io la tua villa» disse arrogante.
«Bonnie è una delizia vederti» sorrise falsamente Klaus.
«Certo, ma non per me» disse lei «Ora sparisci!» esclamò sempre col solito tono.
«Come siamo cortesi» disse lui ironico.
M’intromisi «Scusa Klaus, ora ho da fare, mi dispiace di non poterti invitare a entrare» dissi dispiaciuta.
«Grazie per la cortesia, e scusa il disturbo, sarà per un'altra volta» disse lui, sorridendomi, e diede uno sguardo freddo e duro a Bonnie.
«Buonasera» salutai, e chiusi la porta.
Mi voltai verso Bonnie «Perché sei così fredda con Klaus?» domandai.
Prima di rispondermi fece una piccola pausa «In poche parole è un uomo spregevole, malvagio, privo di sentimenti. E ti consiglio di stargli lontana» disse duramente.
Riflettei alle sue parole, e poi ricordai – Mikaelson è anche il cognome della ragazza bionda, che incontrai a scuola, e la nonna mi aveva detto di starle lontana. Perché non vogliono che mi avvicini alla famiglia di Klaus? – pensai.
Alla fine dissi «Ok, ritorniamo a quello che stavamo facendo».
Ritornammo fuori in giardino e Bonnie mi raccontò «Le streghe sono le guardiane della natura, bisogna far rispettare il suo equilibrio. Molte volte noi streghe veniamo ricattate da esseri sovrannaturali…»
«Esseri sovrannaturali?» la interruppi con tono sbalordito.
«Sì. Come streghe, licantropi, vampiri…eccetera.» disse naturalmente.
«Okay, tu vorresti dire che i vampiri, licantropi esistono?» domandai, sempre col tono sconcertato.
«Per nostra sfortuna sì. Molto spesso usano le streghe per i loro capricci» spiegò.
«Wow!» esclamai sorpresa.
«Beh! Ti vedo molto sconvolta, ti racconterò il resto un altro giorno» sorrise.
Annuii, sempre col solito sguardo scioccato.
 
Scendemmo le scale, e dalla porta sbucò la nonna «Bentornata nonna!» esclamai sorridente.
La nonna sorrise «Ciao tesoro. Hai già trovato un’amica, vedo»
«Te l’avevo detto che me la sarei cavata» ripetei facendole l’occhiolino.
«Lo sapevo, hai preso tutto da tuo padre» disse con occhi lucidi. Sorrisi nostalgica. Aggiunse «Tesoro ho voluto farti un regalo» sorrise, e la seguimmo fino al garage.
Quando vidi il meraviglioso fiocco rosa, rimasi sorpresa «Grazie nonna!» esclamai gioiosa, e l’abbracciai.
Salì sopra quella vespa bianca «Almeno ti hai un simbolo dell’Italia sempre con te» disse la nonna.
Alzai il sellino, e vidi due caschi «Bonnie, Sali. Andiamo a fare un giro».
Bonnie sorrise «Okay! Ma lo sai guidare?» chiese.
La guardai stranita «Certo che lo so guidare, dopo aver fatto quattro volte di fila l’esame, alla fine ho imparato» sorrisi.
Bonnie si mise il casco, io feci lo stesso «Nonna ci vediamo dopo» sorrisi.
Misi a moto, e usci dal garage, premetti in bottoncino del telecomando e aprì il grande cancello.
Percossi a tutta velocità, le strade larghe e circondate dagli alberi, Bonnie si stringeva forte alla mia vita.
Arrivammo al locale, con la grande scritta “Mystic grill” – che fantasia – pensai ironica.
I muri erano di pietre, e tutto era fatto di legno scuro. Alla destra salendo le scale i tavolini di biliardo, mentre di forte il grande bancone del bar e alla destra i tavoli – che locale carino, pensavo peggio –.
«Allora che ne pensi?» chiese Bonnie sorridente e fiera.
«Sì, mi piace» risposi.
Bonnie si guardò attorno «Andiamo in quel tavolo, ti presento una mia amica» e ci avviammo.
Ci sedemmo nel tavolo, dov’era seduta una ragazza dai capelli lunghi biondi e mossi, gli occhi azzurri e la carnagione chiara «Sono Caroline» si presentò.
«Sono Caitlyn» dissi a mia volta, le strinsi la mano, e rividi quell’immagina sfocata e oscura – di nuovo – pensai.
«Che cos’hai?» mi domandò la ragazza regalandomi un dolce sorriso.
«Niente, non preoccuparti» dissi, facendole gesto con la mano.
Bonnie insisté «Cosa hai visto?» domandò.
«Che cosa avrei dovuto vedere?» finsi di non capire cosa diceva.
«Lei sa» disse Bonnie, mentre con lo sguardo insisteva.
Sbuffai «Non è un immagine chiara, e sempre scura e offuscata, come uno stormo» spiegai.
«Quindi sei una strega» disse Caroline, sussurrando l’ultima parola.
Mi morsi il labbro agitata e annuii «Non lo mai detto a nessuno, per favore mantieni il segreto» la supplicai con lo sguardo.
Lei annuì.
«Cosa stai facendo?» domandò Bonnie a Caroline.
«Sto pensando. Mi è arrivato un invito per la festa della famiglia Mikaelson» rispose, poi mi guardò.
«Chi sono?» chiese Bonnie.
«La famiglia di Klaus» le risposi, Caroline mi guardò sorpresa. «Si è presentato oggi, siamo vicini di casa» spiegai.
Bonnie mi guardò con aria interrogativa «Bonnie l’ha detto oggi» l’informai.
«No, non l’ha detto» insistette.
La guardai stranita – forse non l’ha sentito – pensai – meglio non continuare –.
Arrivò il cameriere «Ragazze volete qualcosa?» domandò il ragazzo alto, con gli occhi blu e i capelli biondi.
«Ciao Matt» dissero le ragazze.
Lui mi fissò con quei occhi blu – io lo conosco, ma dove l’ho visto – pensai.
«Tu vuoi qualcosa?» domandò.
«Dove ci siamo visti? Io ti conosco» risposi con una domanda.
«Facciamo l’ora di storia e letteratura insieme, sono seduto dietro di te a storia» spiegò.
«Giusto! Scusa se ti sono sembrata un po’ matta» sorrisi.
«Tutto a posto» mi sorrise «Allora cosa ti posso portare?» chiese.
«Un cappuccino può andare bene» sorrisi. lo guardai mentre si allontanava – Santo cielo, che culo! –.
Ritornai a fissare le ragazze: Caroline mi stava fissando in modo stano – Cazzo, speriamo che non sia il suo ragazzo – sperai.
Dopo aver bevuto il cappuccino, e aver conosciuto di più Caroline e Bonnie, guardai l’orologio del mio cellulare 18:10.
«Scusate ragazze, ma io vado. Grazie per la bella giornata» le ringraziai «Bonnie ti devo riaccompagnare a casa?» chiesi.
«No, grazie» sorrise «E poi voglio rimanere in vita, sai da come guidi» disse ironica, e rise.
 
Arrivai davanti al cancello di casa, presi il piccolo telecomando dalla tasca, e premetti il bottone, e il cancello lentamente si stava aprendo.
«Caitlyn!» sentì esclamare alle mie spalle.
Mi voltai, verso a quell’irresistibile accento che avrei riconosciuto ovunque «Klaus!» esclamai con un espressione felice.
«Buonasera Caitlyn. Sono qui per darti un invito» sorrise, alzando l’angolino della bocca.
Presi la busta bianca, e la guardai, alzai gli occhi per guardarlo «Graz-» non finì la frase, che lui era sparito – ma sono sempre di fretta la famiglia Mikaelson? –.
Analizzai la lettera, lessi solo il mio nome, l’aprì staccando il sigillo in cera e lessi:
Vi preghiamo di unirvi alla
Famiglia Mikaelson
Questa sera alla sette
Per balli e festeggiamenti
Entrai in casa.
«Nonna la famiglia che vive nella villa accanto mi ha invitato a un ballo» la informai, «Non mi avevi detto che si erano trasferiti da poco».
La nonna era tesa «Tu non andrai a quella festa» ingiunse.
«Perché?» chiesi, guardandola confusa e infastidita.
«Perché non devi frequentare quelle persone» rispose.
Trattenni una risata «Nonna, non sceglievano i miei padri gli amici che dovevo frequentare, e lo dovresti fare tu?» dissi incredula «Ti sono riconoscente per quello che stai facendo, e sai che ti adoro. Ma non puoi scegliere i miei amici o comandare la mia vita, come facevi con tuo figlio» ritenei.
Lei rimase senza parole non disse niente, me ne andai in camera mia.
Mi fissai allo specchio e non riuscivo a guardarmi negli occhi – forse ho esagerato – riflettei – ma non può scegliere la mia vita – sospirai, «Andiamo a scegliere qualche vestito» riflettei ad voce alta.
Aprì la mia cabina armadio, alla ricerca di un abito «Cazzo!» esclami innervosita, mentre riguardavo i miei abiti, dove gli unici abiti che avevo erano quello che indossai a nove anni per il matrimonio di mia zia, e quello per il diploma di mio cugino, che odiavo a morte.
Bussarono alla porta «Avanti» sbuffai innervosita.
Dalla cabina armadio sbucò la nonna con una scatola «Tieni questo è per te».
Presi la scatola mentre le mie mani tremavano senza un motivo specifico, forse, per la rabbia per le parole che aveva detto, o perché ero dispiaciuta per cosa le avevo detto, o entrambe le cose.
Mi avvicinai al letto, dove appoggiai la scatola, e mi sedetti accanto alla nonna.
La nonna appoggiò una mano alla mia spalla «Sono consapevole che non devo intromettermi nella tua vita, ormai sei una donna sai cos’è giusto e cos’è sbagliato. Ma sei la mia nipotina, e ho perso troppe persone a me care, persone che ho visto crescere e fare scelte, a volte sbagliate, e non ho potuto fare niente per aiutarli. Tu sei l’unica persona della nostra famiglia» fece una piccola pausa «Io ci sarò quando sbaglierai, e sarò li ad aspettare e ad aiutarti ad aggiustare ogni tuo piccolo errore» sorrise, mise una mano in tasca «Ogni donna ha bisogno di un gioiello, per splendere» e mi diede una scatolina. «Apparteneva alla mia bis bisnonna. L’ho modificato per renderlo più…giovanile» raccontò.
Aprì la piccola scatolina, e presi delicatamente il ciondolo.
«All’inizio era solo la pietra, ma qualche mese fa ho fatto aggiungere queste ali che lo richiudevano, come segno di protezione» spiegò, e mi sorrise «È un rubino» disse.
All’udire l’ultima parola mi si spalancarono gli occhi dallo stupore «R-rubino» dissi incredula – è la prima volta che vedo un rubino – pensai ancora stupita.
«Il rubino non è solo simbolo di amore ardente, ma simbolo di: energia, vitalità, e protezione» spiegò mentre prese la collana e me la mise al collo.
 – È pesantuccia – mi avvicinai allo specchi, e sfiorai il ciondolo, dalle ali racchiuse in stile vintage, e il rubino in mezzo che luccicava «È meravigliosa» sussurrai incantata.
«Allora non hai visto il vestito!» disse la  nonna alle mie spalle.
 «Vestito?» domandai stranita.
Lei indicò la scatola posata sopra il letto, l’aprì e all’interno un meraviglioso abito nero, corsi in camerino a provarmi tutto. Quando usci mi rispecchiai, facendo una giravolta su me stessa: l’abito che dalla vita alle ginocchia scendeva morbidamente con uno stile a frangia, e la parte superiore leggermente aderente al mio piccolo corpo, che mi copriva tutto il petto, lasciando libero il collo, e copriva le spalle, dove la schiena era rivestita dal pizzo trasparente. In fine dei semplici tacchi neri.
La nonna appoggiò le sue mani sopra le mie spalle «Tesoro sei bellissima. Sarebbero stati fieri di te» disse, e mi baciò la guancia, «È l’ora del trucco!» esclamò eccitata.
 
Mi presentai davanti all’immenso edificio con un leggero ritardo di trenta minuti, già dall’esterno si udivano le note dolci degli archi – mi sento una principessa – sorrisi.
Mi guardai attorno, non ero l’unica ad essere arrivata in ritardo.
Entrai, le grandi scale illuminate e tutto in uno stile classico, e i camerieri che camminavano fra gli ospiti servando stuzzichini e champagne – oddio questa non è una casa! Ma una reggia! – mi guardai attorno sbalordita.
Mi guardai attorno sperando di incontrare qualcuno che conoscevo, e dalla porta entrò la ragazza dai lunghi capelli castani «Elena» sussurrai sollevata. Non era accompagnata da un solo cavaliere, ma da due: Stefan Salvatore, mio compagno di storia, e l’altro ragazzo dai capelli neri, e gli occhi color ghiaccio, che non avevo mai visto ma avrei tanto voluto conoscerlo – Cazzo! Che figo! – sospirai cercando di contenere la mia eccitazione.
Presi un bicchiere di spumante per sbollire la tensione, e in lontananza vidi quei capelli biondi, mi avvicinai «Matt?» chiamai incerta.
Lui si voltò e mi guardò con i suoi occhi blu e sorridenti «Caitlyn, giusto?» disse lui.
Annuii «Grazie a Dio! Qualcuno che conosco» ammisi «Con chi sei venuto?»
Lui sorrise «Con Rebekah» rispose.
Non cercai di trattenermi, lo fissai delusa «Ah! Non immaginavo che stavate insieme» dissi imbarazzata.
Lui mi guardò contrariato «No, non stiamo insieme! Siamo diciamo amici»
Lo guardai dubbiosa «“Diciamo amici”?».
Lui girò gli occhi «Dopo ti concederò un ballo» disse sorridente.
«Ci tengo» dissi a mia volta. «Beh! Ora vado a cercare Klaus, gli ho portato una bottiglia di vino» spiegai, mentre scossi leggermente la scatola color crema che tenevo fra le mani.
Lui mi fece cenno di saluto, e io feci lo stesso e cercai Klaus.
Lo vidi lì, vicinò a un tavolino a sorseggiare lo champagne – Quant’è bello! – sospirai, mi sistemai , e mi avvicinai a lui con fare fiero.
«Buonasera, Klaus. Ti disturbo?» dissi a un fiato, dall’agitazione.
«Buonasera, Caitlyn» salutò lui, con uno dei suoi sorrisi che non sapevo mai interpretare.
«Ti ho portato una bottiglia di vino fatto in casa, da generazioni, dalla mia famiglia» spiegai.
Lui prese la scatola color crema «Non è il mio compleanno» dissi ironico.
«Sono italiana, per me è obbligo portare qualcosa quando sei invitato» spiegai e alzai il naso.
Lui rise, il sorriso più bello che abbia mai visto, poi si voltò e si bloccò «Scusami ma devo andare» disse in fine, sparendo nella folla.
«Attenzione prego!» si udì una voce profonda provenire dalle scale.
Mi avvicinai a esse per guardare meglio: e lì c’erano i bellissimi padroni di casa.
«Benvenuti e grazie di essere qui con noi» disse con tono gentile e con fare elegante, il ragazzo dai capelli scuri.
Fissai quella scena e quei ragazzi, con fascino come se sentissi una calamita che mi attraesse a loro. Una donna scese dalle scale, tutti si girarono a guardarla. Il ragazzo continuò «Sapete, ogni volta che mia madre unisce tutta la famiglia, come questa sera. È tradizione iniziare la festa con un ballo» raccontò.
Feci uno sguardo stranito – sono quasi le nove, e la festa deve ancora iniziare? – pensai ironica.
«Stasera abbiamo scelto un valzer di qualche secolo fa, perciò prego tutti di trovarsi un partner e di raggiungerci nella sala da ballo», sorrise.
Tutti i ragazzi scesero, con eleganza e fissavano noi ospiti, li fissavo in modo ipnotico , quando incontrai quello sguardo: i suoi occhi intendi, fecero bloccare il mio cuore, sentivo come se tutto fosse sparito, non riuscivo a respirare e sentivo la testa girare. Era come se, se tutto fosse rinato, e che il mio cuore incominciò a battere in un altro modo, mi sentivo diversa, mi sentivo strana, non me.
Mi sentivo… completa.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: MeikoBuzolic