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Autore: Fra_2897    21/08/2013    1 recensioni
Dal capitolo 27
< Oh, adesso hai imparato a leggere Cherie? > chiese sarcastico mentre con una mano richiudeva il libro che stavo leggendo, e con l'altra mi accarezzava delicatamente la schiena.
La sensazione del suo tocco mi fece impazzire, e averlo lì, di fronte a me, più meraviglioso che mai non fece che aumentare i brividi che mi correvano su per la schiena.
Alzai lo sguardo ed incastrai i miei occhi nei suoi.
< Certo... > sussurrai in punta di piedi, a pochi centimetri dal suo viso.
< è un'attività... interessante... > risposi lasciandogli un piccolo bacio sull'angolo della bocca.
< Mh-mh.. > annuì lui.
< Dovresti imparare... > conclusi con un altro piccolo bacio dall'altra parte delle labbra.
< Davvero? > disse lui, intuendo il doppio senso e la sfida che gli avevo lanciato.
Camminò in avanti di qualche passo e io fui costretta ad indietreggiare.
Così mi ritrovai schiacciata tra il muro ed il suo corpo statuario.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22
 
Quando mi risvegliai dopo quell'incubo, non riuscii più a riaddormentarmi, nonostante la sveglia sul comodino vicino al mio letto segnasse le 4.30 del mattino, più cercavo di non pensare e più la mia mente si concentrava sulle immagini di quella sera e del sogno.
Era come essere in un labirinto nei film horror, quando più corri via dal nemico, convinto di essere quasi vicino all'uscita e più ti inoltri nelle tenebre di quel posto infernale.
 
Senza via d'uscita.
 
Ero sicura che quel sogno avesse un significato, ma c'erano troppe nuove cose e troppa confusione per riuscire a pensare lucidamente e a ricreare nella mia mente una conclusione che potesse avvicinarsi anche in piccola parte alla verità.

Sapevo di essere all'oscuro di molte cose e nonostante Daniel mi avesse rivelato parte della storia non mi fidavo di lui. 

Non potevo dimenticare però, che lui aveva in mano la vita di Zach, che con un piccolo tocco tra il medaglione e l'anello, poteva mettere fine alla sua esistenza in pochi secondi e nonostante mi avesse mentito non riuscivo ad odiarlo, perché mi ero innamorata di lui.
Il solo pensiero della morte di quel ragazzo mi faceva sentire svuotata con un grosso macigno nel petto, come se qualcuno mi avesse strappato via il cuore e ci avesse messo una grossa pietra al suo posto.
Pensare che poteva accadere per un mio errore amplificava di cento, mille volte quella sensazione già devastante di suo.

Quindi, buono o cattivo, sincero o bugiardo, giusto o sbagliato che fosse, l'unica possibilità che avevo era quella di fare ciò che diceva Daniel.

Questo però davanti ai suoi occhi.

Ero quasi del tutto sicura che in un modo a me ignoto Daniel mi controllasse anche quando non era con me, ma questo non avrebbe cambiato i miei piani dovevo andare fino in fondo e scoprire la verità, con il piccolo particolare che avrei dovuto fare molta, moltissima attenzione a non farmi scoprire da Daniel o dai ragazzi.
Doveva essere una cosa che dovevo fare da sola e l'avrei fatta.

Cambiai i miei piani per quel giorno e decisi che avrei evitato di andare da lui, avevo bisogno di verità e sicuramente il modo migliore per averla sarebbe stato cercarla da me.

Avevo a disposizione il potere e adesso che ero in grado di raggiungere almeno uno dei quattro livelli avanzati, la mia potenza si era moltiplicata.

Doveva pur servire a qualcosa l'essere una delle streghe più potenti, no?

Avevo il potere e dovevo usarlo.

Avevo il potere e l'avrei usato.

Scalciai via le coperte ed oltrepassai il lettino provvisorio di Lola - che avevamo montato vicino al mio - facendo molta attenzione a non svegliarla.
La sveglia ora segnava le 4.50, quindi avevo più o due ore prima che gli altri si fossero svegliati.
Percorsi il corridoio per arrivare in soffitta, senza accendere la luce e facendo attenzione a non fare rumore entrai nella grande stanza.
L'aria era fresca e l'ambiente era illuminato solo dalla luce limpida della luna che entrava dalla piccola finestrella.
Chiusi la porta alle mie spalle e lasciai la luce spenta per precauzione, sapevo bene che nel buio della notte se l'avessi accesa anche con la porta chiusa avrebbero potuto vedermi, quindi materializzai una piccola sfera luminosa nella mano, abbastanza per permettermi di vedere gli oggetti in modo chiaro senza esser vista all'esterno della camera.

Mi diressi verso la libreria fermandomi di fronte al ripiano che ospitava il libro del quale avevo bisogno.
AMULETI & TALISMANI.
L'avevo consultato pochi giorni prima per riuscire a trovare qualcosa che riparasse la mia mente e ciò che vi avevo letto era stato interessante.

Lo sfilai dalla fila di libri di magia e iniziai a sfogliarlo velocemente saltando le prime pagine che contenevano la descrizione generale e mi concentrai sugli amuleti. 
Dovevo saperne di più su tutta quella faccenda, ma la cosa più importante era che non potevo correre rischi, quindi avevo deciso di partire dall'ostacolo più grande: l'amuleto/collana di Daniel.

Sfogliai più pagine e mi fermai soltanto quando lessi il titolo di una pagina quasi del tutto vuota:

" MORS TUA VITA MEA "

Rabbrividii al solo leggere quelle parole. Avevo studiato il Latino sia con mia madre che nei tre anni di liceo che avevo frequentato a Parigi, e mi era capitato di vedere questa frase già altre volte.

Il suo significato letterale era: La tua morte è la mia vita.

Un po' drammatico, pensai.

Sotto l'enorme titolo scritto in un particolare carattere che sembrava parecchio antico, vi erano poche righe e nient'altro, il resto del foglio era immacolato, completamente bianco, tanto bianco da sembrare più luminoso degli altri fogli di quel vecchio libro.
Sembrava una pagina fatta di proposito per attirare l'attenzione del lettore.
Le poche righe dicevano così: "Rarissimo amuleto che può essere forgiato solo da un Anziano, permette di creare una forte connessione con la forza vitale di una persona. Viene forgiato insieme a ciò che può distruggerlo."

E poi nient'altro.

Evidentemente la persona che aveva scelto quel titolo era abbastanza melodrammatica.

Ero sicura che il medaglione fosse quello, e che " ciò che può distruggerlo " , fosse il piccolo anellino che Daniel mi aveva mostrato due giorni prima insieme alla collana.
Quello che non riuscivo a capire però, era la parte che richiedeva il potere di un ANZIANO.
Gli anziani erano i 20 membri del Gran Consiglio della stregoneria, ed erano stati proprio loro a metterci in guardia dal pericolo dei Cuthbert e degli Audrei, perché avrebbero dovuto forgiare un medaglione che mettesse in pericolo la vita di Zach e perché avrebbero collaborato con Daniel?

Le parole del libro scorrevano nella mia mente come i titoli di coda di un film, ed erano seguite da tantissime domande che a questo punto stavano solo peggiorando la situazione
Ero andata li per avere alcune risposte, ma queste stavano creando solo altre domande e non era decisamente quello che mi aspettavo.

Richiusi il libro piena di rabbia per quella situazione che sembrava non avere mai fine. 
Poi lo riposi dove si trovava all'inizio, aprii la porta e feci sparire la piccola sfera luminosa che avevo lasciato volteggiare sul libro per illuminarlo.

Andai in bagno , mi sciacquai la faccia e mi lavai i denti, poi scesi le scale e mi diressi in cucina.
Fuori dalla finestra, il sole aveva iniziato ad illuminare con i sui caldi raggi un'altra giornata di inizio Luglio.

Mi fermai un attimo a guardare fuori e capii che quella notte, qualcosa in me era cambiato.

Mi sentivo più potente, più determinata e più sicura.

Qualche secondo dopo, mi sentii sfiorare la spalla da una mano calda.
Non ero per niente sorpresa della sua presenza in casa mia, ero solo sorpresa del fatto che dopo la serata del giorno prima venisse ancora a cercarmi.

Mi volti ed alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi.

Tutta la rabbia della serata passata era svanita, sapevo che mi aveva mentito, ma non riuscivo ad essere arrabbiata con lui, non riuscivo a non far battere il mio cuore a mille ogni volta che percepivo la sua presenza.

< Buongiorno... > mi sorrise lui.
Capii che non voleva parlare di ciò che era successo, e per adesso andava bene anche a me, più in la ne avremmo parlato.
Sorrisi. 
< Siamo sicuri che tu abbia una casa? Non è che sei un senzatetto che vive sotto i ponti? > scherzai io.
< Non far finta che non ti piaccia avermi sempre tra i piedi. > alzò un sopracciglio puntando le sue iridi color ghiaccio nei miei occhi.
< Sempre un simpaticone... anche di prima mattina. > dissi io con un sorrisino ironico , tirandogli un buffetto sul naso come se avessi a che fare con un bambino.
A quel banale tocco però, nella mia mente si ricrearono le immagini della serata precedente, e anche se avevo deciso che per il momento sarebbe stato meglio sorvolare su quell'argomento , le parole mi uscirono di bocca senza pensarci.
< Quello che hai detto ieri sera... > me ne pentii non appena pronunciai l'ultima lettera. Abbassai la mano e notai che il sorriso e la furbizia nei suoi occhi scomparvero, lasciando spazio ad uno sguardo freddo e distaccato e un'espressione fin troppo seria.
< Cosa? > chiese lui in tono serio.
< Quello che hai detto riguardo alle emozioni... hai detto che sentivi qualcosa... > feci una pausa chiedendomi mentalmente se fosse davvero la cosa giusta da fare.
Ma dovevo avere risposte e anche se non potevo concentrarmi su quello, ormai avevo iniziato, tanto valeva terminare il discorso e chiudere lì la faccenda.
< Era vero...? > chiesi.
Dentro di me tirai un sospiro di sollievo, ma con il cuore a mille nell'attesa della sua risposta, c'era ben poco per il quale essere sollevata.
< Oh, quello! > disse accennando un mezzo sorriso.
Un piccolo gesto che mi fece quasi fermare il cuore per un istante.
< Ma no! Sai com'è... Mi conosci, dovevo trovare un modo per convincerti, e quale sarebbe stato migliore del mio irresistibile fascino? >
Concluse con un occhiolino che voleva dire: " Dimentica quelle parole, era solo un gioco. Amici come prima. " 
Per lui magari era realmente così, ma non sapeva che dicendo quelle cose, aveva fatto crollare anche l'ultima certezza che rimaneva nella mia vita, LUI.

Ero patetica, perché nonostante tutto mi ero illusa, anche sapendo che non sarebbe mai stato possibile che uno come lui fosse solo minimamente interessato a me.

< Ehi? > mi sfiorò il braccio per farmi rinvenire dal mio stato di muta riflessione, ma io lo scansai indietreggiando di qualche passo.
Per una volta che avevo deciso di aprirmi con qualcuno, di superare le mie barriere...

Avevo sbagliato tutto. 

A quel punto, forse ero io quella sbagliata.

< Si, certo... che stupida. > dissi facendo un sorriso così falso e amaro, che non sembrava vero neanche a me stessa.
I suoi occhi vennero attraversati per un attimo da compassione e poi dispiacere.

PATETICA.

Stavo facendo la parte della patetica.

< Cioè, voglio dire... domanda stupida, pff.. è ovvio che è così, volevo che sapessi che anche per me è lo stesso, giusto per non creare malintesi... > accompagnai la frase con un gesto della mano, come a spazzare via l'aria per puntualizzare l'ovvio.
Lui alzò le sopracciglia e mi guardò con un'espressione divertita.
< Avevi paura... che mi fossi illuso? > ridacchiò.
Non risposi e restai a guardarlo con una faccia da ebete. 
< Si guarda, non ho dormito stanotte perché questo dubbio mi divorava il cervello! > conclusi con una voce da " finta " ( alla fine non tanto ) innamorata, mimando infine la forma di un piccolo cuoricino con le mani.
< Sei proprio uno stupido! > e poi scoppiai a ridere.
Mi guardò con un espressione da finto offeso, ma non aggiunse altro perché io lo sorpassai e senza dire una parola ritornai in camera mia.
  
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