"Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra"
@Zombi
Útgarðr
Capitale di Jötunheimr
Sif è furiosa e
più la sua mente esce dal torpore in cui è stata gettata a forza più si rende
conto delle proporzioni del guaio in cui si trova. E’ una specie di altare
quello su cui è stesa, sente delle
iscrizioni dietro la schiena e come direbbe Darcy,
definirsi fottuta in questo caso, è
essere ottimista.
Strattona le catene che le tengono a forza le braccia sollevate, fa lo stesso
con quelle che le stringono le caviglie, grida per darsi forza
mentre Sigyn,
ai piedi dell’altare piagnucola
tamponandosi la ferita al collo con una mano.
-Risparmia le energie Sif.-
Sif alza la testa,
il sorriso che Loki le rivolge è benzina sul
fuoco della sua rabbia
-LIBERAMI SUBITO LOKI!-
Loki scrolla la testa mentre avanza verso di lei a
passi lenti. Non smette di sorriderle e Sif è
divorata dal desiderio di mettergli le mani attorno al collo e stringere fino a
fargli saltare gli occhi dalle orbite.
-Ero ancora un bambino quando , nella biblioteca di Asgard,
trovai un libro molto interessante .- Sigyn accoglie
con un sorriso radioso la mano che Loki le tende -Descriveva
i segni che annunciano la venuta del Ragnarök.- Sigyn allunga
il viso verso quello di Loki, lo sguardo che
gli rivolge è così carico di desiderio che Sif si
ritrova ad arrossire. Lei è certa che nessuno l’abbia mai qualcuno l’abbia mai
guardata a quel modo.
Loki affonda
le dita fra i capelli della sua promessa sposa, le blocca la testa all’indietro
con uno strattone possessivo e la guarda dall’alto.
E’ così arrendevole e sottomessa. In una parola patetica.
-Uno per uno.- mormora mentre passa le labbra sul collo di Sygin
teso per lui. Lecca il sangue che lo sporca, le vezzeggia e la dea geme
deliziata chiudendo gli occhi.
Sif a quella
vista, non sa più se vuole uccidere Loki, Sigyn oppure sé stessa.
-Fra questi, uno colpì la mia attenzione.-
-Qual’era?- sibila con il viso ancora rivolto verso il trono vuoto che sembra
sul punto di caderle addosso.
- Per scatenare l’apocalisse occorre versare del sangue su una vergine.-
Sif non si rende conto quanto sia profondo il buco in
cui Loki l’ha trascinata almeno fino a quando
non sente Sigyn
urlare. Se la ritrova stesa sulle gambe . Loki è
dietro di lei, come un boia, e ha in mano un pugnale.
-OH PADRE ODINO.-
Stark Industries
-Laboratori-
-Sei
ancora arrabbiato?-
-Per essere esatti sono furioso.-
-Ed è per questo che ti sei rintanato qui?-
-Già.-
-Non ti ricordavi che sono in grado di trovarti ovunque?-
-Ecco da chi ha preso Nala le sue doti da segugio.-
Lenus sbuffa girando i tacchi e prendendo a
camminare, a senso inverso , attorno al tavolino dove Tony è seduto da circa
venti minuti. E dove Lenus
si sta esibendo in una perfetto imitazione di un avvoltoio girandogli
attorno.
-Hai finito?- gli chiede infatti Tony alzando gli occhi - Inizio a sentirmi una
carcassa prossimo allo spolpo.-
-Tu non vuoi parlarmi, io a stare fermo mi annoio.-
Tony lascia cadere la pennetta saldatore con uno sbuffo e appoggia ,
pesantemente, le spalle allo schienale della seggiola - Parliamo.-
-Mi sto arrovellando sul perché Loki si sia portato
via Lady Sif.-
-Thor ha detto che è sempre stato innamorato di lei.-
-Quindi pensi che voglia darle una bottarella?-
Lenus piega la testa verso una spalla e
lancia uno sguardo scettico a Tony da sotto in su.
Tony alza le braccia sopra la testa -Anche
gli dei hanno i loro pruriti.-
Lenus scrolla la testa - Non sarebbe da Loki.- si massaggia la fronte con una mano mentre cammina,
stavolta avanti e indietro, di fronte al tavolo da lavoro occupato da Tony.
- La regina dei morti non farà salpare la nave che Loki
dovrebbe guidare il giorno del Giudizio Universale, hai ucciso il cagnone
infernale…- Tony fa schioccare le dita - …E’ fatta amico. L’hai fermato. Ora
dobbiamo solo ricompattare le fila e capire dove ha portato Sif.-
-Ne sei certo?-
-Perché sei così disfattista?-
-Loki sembrava amareggiato dal tradimento di Hela, non dal colpo di mannaia che ho inferto ai suoi
piani.-
Tony corruga la fronte. Effettivamente…
- Pensi che sappia qualcosa che noi non sappiamo?-
Lenus sorride - Il dio degli Inga…AH!-
-Lenus?- Tony scatta in piedi mentre Lenus crolla sulle ginocchia - Che ti prende?-
-Dei! Dei!- si lamenta lo stregone mentre Tony cerca di sostenerlo
circondandogli il torace con entrambe le braccia e facendogli appoggiare la
schiena contro il suo petto per
mantenerlo seduto- Non lo senti questo rumore Tony ?-
-No.- Tony si guarda attorno mentre Lenus si aggrappa al suo maglione con entrambe le mani e grida
ancora di una sofferenza lacerante -Sono urla… Migliaia di urla.-
Útgarðr
Capitale di Jötunheimr
E
all’improvviso è come guardare una cartolina che viene strappata fino a
metà. Sif non
si rende conto di stare urlando mentre il sangue di Sigyn
le scorre lungo le gambe, sa solo che ha paura che la testa le scoppi da un
secondo all’altro.
Il corpo di Sigyn freme a per qualche altro istante
quando Loki allontana il pugnale dalla sua gola, poi
cade di lato e l’attenzione di Sif è tutta per la
fessura oltre l’altare.
A quello strappo nella realtà da cui proviene un vento indomabile.
-Che cosa hai fatto?-
-Ho dato inizio a tutto vergine guerriera.- Loki ride
di gusto sciogliendo le catene che tengono bloccata Sif
con uno schiocco di dita - Solo io potevo farlo.- Sif cade giù dall’altare, le gambe totalmente
intorpidite - Lenus non ha fermato proprio nulla,
nessuno può fermare nulla, mia figlia Hela vedrà il
suo regno svuotarsi, le anime dei morti cammineranno fra i vivi.-
Sif vorrebbe scappare, vorrebbe davvero scappare, ma
non riesce. Le gambe sporche del sangue di Sigyn non
rispondono al suo volere, si alza, fa un
passo e crolla sul petto di Loki che la stringe a sé
possessivo.
-LASCIAMI!-
-Ti ringrazio per avermi aiutato a coronare il mio sogno.-
-IL TUO SOGNO?-
-La fine di tutto.-
Sif tira pugni
al petto di Loki, cerca di allontanarlo, ma la presa
del dio su di lei è ferrea - Buio, freddo e grida. Morte. Ora tutti proveranno cos’è la vera sofferenza.-
Stark Tower
Buio.
L’orologio
sul polso di Noelle Moore segna mezzogiorno preciso eppure il cielo è buio
come se fosse mezzanotte. Passa una mano sulla nuvoletta di condensa che si è
allargata sul vetro e si volta verso
Harley che fissa il cielo in palese apprensione
e Tony junior stretto al suo peluche di Iron
Man.
-Andrà tutto bene.- mormora anche se non ci crede.
East Harlem.
Freddo.
A
Harlem, Clint stringe il braccio attorno alle spalle di Phil che lo sostiene sobbarcandosi quasi tutto il suo peso. Sono
fermi davanti alla finestra, il cielo sembra quasi sul punto di cadere in pezzi
sopra New York e una spessa patina di
gelo si sta allargando come edera sull’edificio di fronte a loro.
-Clint.-
Nella voce di Phil risuona chiara la vena di sgomento che Clint sente battere
in gola, se lo tira più vicino e annuisce anche se, oltre al suo nome, non ha
detto nient’altro.
-Lo so. Ti amo anch’io.-
East Harlem
Pizzeria da Carlo
Grida.
Darcy affonda
il viso nel giubbotto di Bruce coprendosi le orecchie con le mani, grida
terrorizzata, ma le sue urla si perdono fra quelle che già squarciano l’aria. Sono
usciti di corsa dalla pizzeria non appena il buio è calato sulla città e ora il
pensiero comune è che forse, sarebbe stato meglio se fossero rimasti
all’interno al sicuro.
Luci bianche percorrono il cielo, sembrano gigantesche stelle comete, ma ogni
loro passaggio è segnato da un urlo che non ha nulla di umano.
Immaginate unghie che grattano una
lavagna e moltiplicate per venti.Ecco.
Perfino Natasha,
la seria e impassibile Natasha, porta le mani ai lati
del viso proprio come Darcy per coprire le orecchie.
-COSA DIAVOLO SONO?-
-Non lo so, ma temo per Steve.- mormora Bruce fra un grido e l’altro cercando
lo sguardo di Natasha.
-Io ho paura per noi!- è la risposta soffocata di Darcy
.
Upper
West Side
Lincoln Center
Morte.
-Sharon Carter non vorrai uscire spero!-
Amanda Carter, cinquant’anni appena compiuti,
strattona il giaccone dalle spalle della sua unica figlia che quasi
rischia di finire per terra. Sharon si volta inviperita verso la madre che la sovrasta per altezza e digrigna i
denti guardando il cielo oltre la finestra.
Ex agente dello SHIELD, Amanda è sempre stata una donna ferrea, incapace di mostrare il minimo attaccamento a marito,
semplice insegnante di scuola materna e alla figlia così diversa da lei -Non
sai cosa sta accadendo, uscire ora significa…-
-STA ZITTA, MAMMA!-
Peggy Carter, ormai ultranovantenne, esce
dalla sua camera da letto appoggiandosi
al girello per anziani che usa per camminare da quando, l’anno prima, si è
lussata un anca cadendo nella vasca. Sharon incrocia il suo sguardo, prima di
tornare a fronteggiare la madre che le sbarra la strada verso la porta d’ingresso.
-Papà è là fuori.- E anche Steve, visto che
le ha telefonato prima dell’inizio dell’inferno per dirle che sarebbe
venuto a prenderla.
-Tuo padre non è uno sciocco, si sarà riparato.-
-La verità è che non te n’è mai fottuto un cazzo di lui, avevi bisogno di
una copertura e lui…- l’escalation di
Sharon viene bloccata dalla voce sottile di Peggy.
- Harrison? Dov’è Harrison?-
Sharon afferra la madre per le spalle e
la sbatte contro il muro, raccoglie da terra il giaccone, ma non fa a tempo ad
afferrare la maniglia della porta che tutte le finestre della casa, i ninnoli,
le porcellane, scoppiano.
Peggy lascia cadere il girello per coprirsi le orecchie con le mani, Amanda, a
terra si raggomitola su sé stessa.
Sharon piega le ginocchia e si accovaccia coprendosi la testa con le
braccia, non ha mai sentito nulla del
genere in tutta la sua vita.
Vista
da fuori la scena è apocalittica
La casa prima sembra quasi sollevarsi
dalle fondamenta, poi pare diventare una
specie di muffin schiacciato quando le
centinaia di fuochi bianchi che prima l’hanno avvolta dal basso verso l’alto ,
si concentrano sul soffitto, facendo saltare coppi, volare le grondaie e finire in strada il comignolo.
Harrison Carter è un uomo piccolo di
statura, con lineamenti precisi e regolari e
intelligenti occhi nocciola . Somigliantissimo alla figlia che da lui ha
ereditato il carattere aperto e entusiasta, è una di quelle persona
naturalmente docili e amabili che hanno
il dono di farsi amare con una semplice battuta e gesto gentile.
Quando Steve lo incrocia in mezzo alla strada
in cui si sono aperte spaccature e voragini sa che quell’ometto piccolo
e nervoso, gli ricorda qualcuno.
Qualcuno a cui si è rifiutato di pensare per molto tempo.
-OH MIO DIO, QUELLA E’ CASA MIA.-
Steve lo guarda mentre smonta dalla sua motocicletta. Ha accompagnato Sharon a
casa dei genitori giusto il giorno prima .
-Harrison Carter?-chiede.
-Zia,
zia usciamo.-
Peggy si aggrappa alle braccia di Sharon per sostenersi. Amanda, pragmatica
come al solito, le ha lasciate indietro senza voltarsi e Sharon, nonostante il
momento, non ha potuto fare a meno di chiedersi s’è vero che l’ha partorita. Se
per caso non l’abbia trovata sotto un cavolo e presentata, il giorno della sua
nascita, a suo padre come loro figlia.
-Sharon esci da qui. Lasciami andare!-
-Non ci penso per niente!-
Il pavimento sotto i loro piedi si gonfia, Sharon cade sul pianerottolo che da’
sul vialetto, facendo da cuscino alla vecchia zia che crolla su di lei. Le due donne ansimano
abbracciate mentre i fuochi che sembrano intenzionati a distruggere la loro
casa si fermano, di colpo.
Peggy scivola in ginocchio, ha una corona di capelli bianchi a incorniciarle il
viso e gli occhi nocciola, enormi. Si
alza, a fatica, poggiandosi al muro - No.- mormora -
Voi non avrete mia nipote.- Avanza di un passo, Sharon cerca di agguantare un
lembo della sua camicia da notte, ma le sfugge dalle dita - Io sono vecchia,
prendete me come vostra compagna.-
Harrison e Steve arrivano assieme al cancello dove si trova anche Amanda
aggrappata alle sbarre, troppo impressionata per premere il bottone e girare la
maniglia.
Peggy si avvicina alle luci, sorridendo,
ma qualcosa colpisce la sua attenzione e si ferma.
Oltre l’alta cancellata Steve la fissa , senza riconoscerla, e lei porta una
mano al petto quando, dopo settant’anni, incrocia di nuovo i suoi occhi.
-Steve?- mormora.
Steve vede solo le labbra della vecchia muoversi, non capisce che ha
pronunciato il suo nome, non si rende conto che quella è Peggy. La sua Peggy.
-SHARON!- è troppo preso dalle sorti di quello scricciolo biondo ancora seduto
sul pianerottolo.
E’ un attimo, le luci si tuffano nel corpo di Peggy che sembra accartocciarsi
su sé stessa, Sharon grida e Harrison
nonostante l’età , cerca di scavalcare il cancello per andare dalla figlia
troppo vicina a quelle luci bianche che, fino a qualche momento prima ce l’avevano
proprio con lei.
-SHARON!-
FINE CAPITOLO.
L’apocalisse è iniziata.
Sharon sopravvivrà o il sacrificio di Peggy sarà stato vano? E che ne sarà di Sif nelle mani di LokI? Spero che
avrete la bontà di continuare a seguire Monster nelle
sue battute finali prima dell’arrivo di Sunrise. Il
finale della storia.
Disclamers:
Il capitolo è ispirato ad un episodio della serie Merlin.