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Autore: Candy_13    22/08/2013    0 recensioni
"I sette peccati capitali ci facevamo chiamare, perché stare insieme a noi era un biglietto di sola andata per l’inferno". Sette anime le cui storie dopo tanto tempo tornano a intrecciarsi. Un caso? O sarà stato il destino? Un'amica speciale, anzi di più. E un amore. Di quelli che ti cambiano la vita.
Salve! Questa è la mia prima FanFiction. È nata quasi per gioco, scherzando con le mie amiche. Una storia semplice che ha come protagonisti giovani d'oggi alle prese con i loro problemi. E con i loro successi. Buon proseguimento!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Scatti Di Un Amore

 

- C’è qualcuno qui dentro così gentile da portare queste valigie in camera mia? Sono due ore che le porto in giro per Monaco e pesano un quintale!

Tipica ragazza mediterranea: lunghi capelli color mogano, pelle olivastra, grandi occhiali da sole da diva holliwoodiana, forse Gucci, abbigliamento impeccabile con tanto di foulard a fasciarle il collo, tacco 12. Ah quasi dimenticavo: atteggiamento autoritario da prima donna. Non ho dubbi, questa è Elena.

Subito un fattorino si precipita a esaudire la sua richiesta; poi lei toglie gli occhiali da sole e si guarda intorno, finché i suoi occhi non cadono su noi tre, che intanto la osserviamo e ridacchiamo pensando a come reagirà quando ci vedrà. Subito la sua faccia si illumina di un sorriso ampio e sincero.

- O mio Dio, che mi sono persa?! – esclama, correndoci incontro.

- Direi che più che una sfilata, questa sta diventando una rimpatriata – scherzo.

- Non avete idea di quanto sia felice! – dice, e ci abbraccia. Nonostante i tacchi, Elena è rimasta comunque la più piccolina del gruppo. E la più esuberante.

Parliamo del più e del meno: io le racconto del mio lavoro e del motivo per cui mi trovo qui, lei mi dice che dopo il liceo aveva intrapreso la strada di insegnante, ma dopo un paio di anni nella facoltà ha capito che la sua passione era un’altra, la fotografia.

- È tutta la mia vita – continua Elena – C’è un non so che di sacro nelle foto che scatto. La macchina mi rivela segreti che l’occhio nudo non coglie. Può sembrare uno strumento stupido, chiunque riuscirebbe a usarla, ma la vera arte sta nel creare una combinazione fra bellezza e verità.

Sembra molto presa da quello che dice, si vede che mette passione in quello che fa.

– Quando eravamo tutte assieme, non avrei mai pensato a te come fotografa! – esclama Monica – Quando è cominciato?

- Beh, alla base di ogni cambiamento c’è sempre … un ragazzo! – ridiamo insieme. Poi lei continua, persa fra i ricordi – Avevamo appena finito la lezione di pedagogia, io stavo riordinando i miei appunti nella cartella. Nel frattempo l’aula si era svuotata e io ero in ritardo per la lezione dopo, come al solito! E menomale, direi. Mentre esco dalla porta, mi ritrovo faccia a faccia con due occhi neri come la notte, e un sorriso bellissimo che gentilmente mi chiede “scusa” e mi lascia passare. Lui si gira un’ultima volta verso di me, poi entra nell’aula. Il mio prof lo chiama “Andrea, finalmente sei arrivato! Come è andato il viaggio, figliolo?” E così si chiamava Andrea, ed era il figlio del mio professore di pedagogia. Ero rimasta completamente folgorata da quel viso e, come sapete bene, io sono molto determinata. Fatto sta che dopo due settimane, all’insaputa di tutti, io e Andrea stavamo assieme. Ho fatto tutto quello che avrei voluto fare, insieme a lui. Abbiamo ballato sotto la pioggia, visto una miriade di film su quel divano sgangherato del mio appartamento, anche se poi non riuscivamo mai a finirli per intero, ci ritrovavamo sempre a fare l’amore come due ragazzi innamorati, a stringerci forte l’una fra le braccia dell’altro, incuranti del mondo che c’era fuori; abbiamo giocato a fifa, mangiato la pizza, litigato fino a odiarci per mille volte, ma ci correvamo incontro mille e una ancora; ci siamo ubriacati come pazzi e abbiamo riso da morire, abbiamo vissuto. Sono stati i tre mesi più belli della mia vita  

- E poi? Che è successo? Non lasciarci sulle spine! – la incito.

- Era un amore impossibile. Lui era il figlio di un mio professore, studiava a New York e lì aveva anche una fidanzata che lo aspettava, la sua famiglia aveva per lui grandi progetti, e io non ero compresa. Quando ho realizzato che l’avrei perso per sempre è stato il periodo più brutto, ma disperarsi non sarebbe servito a nulla. Avevo tanti bei ricordi, di lui, di noi, di quello che saremmo potuti diventare, e  per renderli più vivi ho deciso di imprimerli in un rullino fotografico.

- Che cosa ingiusta però! – esclamiamo in coro.

- C’è qualcosa di giusto in questa vita? Ma io non ho rimpianti, né rimorsi.

Difficile capire se dica il vero, Elena è sempre stata una che sa nascondere bene i sentimenti. Si alza dalla sua sedia e recupera gli occhiali, che poggia rigorosamente sui capelli – Allora bellezze, si è fatto tardi e comincio ad avere fame. C’è un posticino molto carino a dieci minuti da qui. Mi fate compagnia stasera?

Accettiamo volentieri il suo invito e prendiamo un taxi che ci porta dritte al ristorante. Finalmente, il primo pasto decente di questo viaggio!

  
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