Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: LadyDenebola    22/08/2013    3 recensioni
"In quel momento sollevò il capo nella loro direzione, e Marina avvertì su di sé uno sguardo scuro e luminoso passarle da parte a parte". I nani di Thorin giungono a Minhiator, piccola città a ovest di Erebor, per liberarla dagli orchi e rafforzare l'amicizia fra i due popoli. Marina è una giovane assetata di avventure e leggende, diversa dall'immagine di donna umana che i nani hanno sempre avuto. Ambientato prima dell'arrivo di Smaug.
I personaggi e le ambientazioni appartengono in buona parte all'incommensurabile genio di Tolkien, io mi limito ad aggiungere il mio tocco (sperando di non fare casini). ^___^
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Balin, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il trambusto che seguì è indescrivibile. Philip e gli altri corsero fuori preceduti dalla guardia, fino al parapetto che circondava quella parte del giardino che dava sulla foresta sottostante. La sera stava calando in fretta e le prime stelle iniziavano a trapuntare il cielo di un blu violaceo, ma laggiù, in mezzo agli alberi, era ancora possibile scorgere fila innumerevoli di cavalieri, lance in pugno, che avanzavano lentamente e in silenzio, fatta eccezione per lo scricchiolio di qualche ramo sotto gli zoccoli dei cavalli, che giungeva fino al palazzo come il rumore di uno sparo.
Marina aveva seguito gli altri, non preoccupandosi più di essere vista da suo cugino, ma anzi era riuscita a farsi largo fra le guardie addosso al parapetto fino a raggiungerlo e a osservare la scena stretta fra Philip e Tom. Un brivido le corse lungo la spina dorsale, ma non seppe se per via del fremito di eccitazione dei due accanto a lei. Guardò prima l’uno e poi l’altro, e vide sul volto di entrambi un’espressione stupita e di trionfo allo stesso tempo che andava rapidamente contagiando tutti nel cortile.
<< Che il vassallo vada ad accoglierli! >>ordinò Philip. Poi si accorse di Marina, e il suo sguardo si accigliò. Sembrava essersi completamente dimenticato che la cugina si trovava ancora in città.
<< Posso assistere al vostro incontro? >>lo supplicò Marina senza lasciargli il tempo di dire alcunché.
La faccia di Philip stava esprimendo un chiarissimo “no”, ma non ebbe il tempo di emettere fiato che l’esercito di Dale, seguito da quello di Erebor, meno numeroso, varcò le porte della città. Così Philip dovette limitarsi ad annuire dicendo:<< Non farti vedere da Martens o da qualche altro consigliere >>prima di rientrare.
Marina obbedì con prontezza, ricordando che metà dei consiglieri non aveva approvato la scelta di chiedere sostegno e una parte di lei sospettava che Martens o qualcun altro potesse mostrarsi poco amichevole verso gli uomini di Dale e i nani. Perciò, la ragazza si affrettò a tornare nella sala del trono, dove già cominciavano a prendere posto i consiglieri, sul lato sinistro di Philip, mentre Tom, Rio e Will si disponevano sulla destra. Nella confusione creata da servi, vassalli e guardie che si muovevano freneticamente da una parte all’altra, Marina riuscì a riconquistare la sua posizione all’ombra di una delle colonne più vicine all’entrata, e lì si acquattò in attesa dell’arrivo dei rappresentanti delle due città.
Philip non era tipo da amare cerimonie pompose, fosse stato anche solo per accogliere i capitani degli eserciti di Dale ed Erebor, perciò non ci furono squilli di trombe all’entrata del vassallo che li introduceva nella sala. Soltanto, rimbombò la voce del vassallo che ne annunciava i nomi prima di farsi da parte con un inchino.
Marina spiò la delegazione che aveva fatto il suo ingresso fra gli sguardi sollevati dei soldati di Minhiator e quelli scettici di alcuni consiglieri. Erano in tutto una decina di uomini e solo tre nani, che se ne restarono in disparte mentre il capitano dell’esercito di Dale porgeva i suoi omaggi al Sovrintendente.
<< Entham di Dale, al vostro servizio, signore >>si presentò con un inchino.<< Giorni fa abbiamo ricevuto notizia di alcuni villaggi devastati dagli orchi, al sud, e i nostri sovrani già ci avevano ordinato di andare a controllare la situazione quando abbiamo ricevuto il vostro messaggio, a metà strada >>
<< E dunque vi siete precipitati qui non appena vi è stata fatta una richiesta formale >>concluse Martens, attirando su di sé lo stupore dei nuovi arrivati.
Philip lo ignorò ma sorrise a Entham.
<< Vi ringraziamo per la prontezza con cui avete risposto al nostro messaggio >>disse con un tono completamente diverso da quello di Martens.<< Immagino che, avendo appreso della marcia degli orchi già da tempo, abbiate messo a punto una strategia per affrontarli. Ma lasciate che prima saluti i nostri amici di Erebor! >>aggiunse con un cenno cortese ai tre nani in fondo alla sala.
Solo in quel momento Marina li scrutò con più attenzione, visto che le parole di Entham prima e quell’uscita fuori luogo di Martens poi aveva completamente catturato il suo interesse. Quello che doveva essere il più anziano – a giudicare dal volto rugoso e scavato da anni, se non secoli, trascorsi nelle miniere – rimase accanto a un nano più alto e robusto, la pelata coperta da curiosi tatuaggi neri e carico di una pesante armatura foderata di pelliccia. Il terzo si fece avanti e rivolse un breve inchino a Philip.
<< Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, Re sotto la Montagna >>si presentò con voce profonda e decisa. Non sorrideva, né aggiunse altro, ma si limitò a scrutare con rapidi sguardi i volti attorno a Philip, come se stesse studiando chi aveva davanti.
Philip, tuttavia, fu talmente stupito che a rispondere alla sua chiamata fosse stato addirittura il principe dei nani che la sua accoglienza fu calorosa quanto quella rivolta agli uomini di Dale. Gli altri due nani che erano con Thorin furono presentati come due fra i più valorosi guerrieri della Montagna Solitaria, in particolare il più robusto, Dwalin, mentre l’anziano Balin aveva il merito di essere appellato come uno dei più saggi consiglieri di Thror, nonché un’eccellente vedetta.
Finalmente, iniziò la riunione. Enthar espose il progetto che già avevano elaborato a Dale in previsione di uno scontro diretto, con Philip e i suoi amici che ascoltavano concentrati ignorando gli sguardi scettici e perplessi dei consiglieri al loro fianco. I tre nani, soprattutto Balin, intervenivano più spesso di quel che si era aspettata Marina, con osservazioni sagge che agli altri erano sfuggite. L’incontro non durò molto, tuttavia Marina ebbe tutto il tempo che voleva per studiare ciascun nuovo arrivato. Gli uomini di Dale, a giudicare da quelli presenti in sala, avevano un aspetto quasi regale, per lo più alti e robusti e con un’espressione fiera e coraggiosa. Entham, poi, era un eccellente comunicatore, capace di attirare in un attimo l’attenzione di tutti soltanto con la parola giusta o una particolare modulazione della voce. Ma, inevitabilmente, l’attenzione di Marina si spostò ben presto sui nani. Era la prima volta che li vedeva, e fu contenta di scoprire che erano alquanto diversi dalle descrizioni poco lusinghiere di alcune favole. Sì, forse Balin era quello che assomigliava di più a un nano “tradizionale”: basso e abbastanza grasso, con uno sguardo serio illuminato tuttavia da una luce bonaria. Dwalin aveva invece un non so che di minaccioso, forse per la sua stazza che faceva pensare subito a un guerriero in piena regola, o forse perché, osservandolo bene, Marina si rese conto che poteva essere addirittura più alto di lei – che certo non aveva fatto grandi progressi in altezza. Thorin era ancora più diverso. Aveva un portamento fiero e magari anche altezzoso, o forse era semplicemente molto introverso. Da quel poco che aveva visto, considerato che l’aveva scorto in viso solo per pochi istanti prima di avvicinarsi al trono, Marina aveva notato come i lunghi capelli e la barba di un castano scuro lo facevano sembrare più giovane di Dwalin.
Marina era talmente concentrata sui tre nani che quasi non sentì quello che dicevano, e fu colta totalmente di sorpresa quando Philip congedò tutti ma chiese a Entham e i tre nani di restare ancora un attimo.
La ragazza si appiattì di più contro la colonna mentre i soldati di Dale, i consiglieri e i vassalli lasciavano la sala, non osando uscire adesso, ma un respiro profondo alle sue spalle la spaventò così tanto da farla balzare sotto i fasci di luce delle torce appese ai muri.
<< Ha trovato interessante anche questo incontro? >>le domandò Vermion con un sorriso che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere affabile, ma che a Marina sembrò il ghigno di chi ha braccato la preda.
<< Sì, molto >>balbettò automaticamente.
<< E pensa sia conveniente per una fanciulla origliare un incontro di tale importanza? >>
<< Non mi sono certo intrufolata di nascosto >>
<< Questo lo appurerò più tardi >>replicò Vermion, soave.<< Adesso mi preceda fuori. Suo cugino sta aspettando di poter parlare da solo con i nostri alleati >>
Marina lanciò un’occhiata all’altro capo della sala, dove Philip, Entham e i nani continuavano a discutere, del tutto ignari di loro due. Thorin, comunque, in quel momento sollevò il capo nella loro direzione, e Marina avvertì su di sé uno sguardo scuro e luminoso passarle da parte a parte e costringerla ad abbassare il proprio. Un secondo dopo, Thorin tornò alla discussione con gli altri, e Marina, ancora confusa per il disagio che le aveva provocato con un semplice sguardo, si lasciò condurre fuori da Vermion.
Non appena fu nel corridoio d’ingresso, Marina si allontanò in fretta pur di non farsi sgridare ancora da Vermion. Più di una volta lui e molti altri consiglieri avevano criticato apertamente la scelta di Philip di farla partecipare a incontri importanti, ritenendo fosse inopportuno che una ragazza ascoltasse piani di battaglia o di alleanza anziché restarsene nelle sue stanze, come facevano tutte le fanciulle normali. Philip, però, aveva sempre riservato alla cugina lo stesso trattamento dei suoi amici, e più volte aveva ripetuto che l’opinione di Marina era essenziale per lui, anche se riguardava soltanto il progetto di abbattere qualche albero nella foresta.
Ma stavolta a Marina non restò altro da fare che risalire nelle stanze alte, dove tuttavia trovò più caos di quel che si stava lasciando alle spalle. Appena varcata la porta che conduceva nell’altra ala del palazzo fu quasi investita da decine di servi indaffarati nel preparare la cena per gli ospiti e che andavano avanti e indietro portando piatti e vassoi, ansiosi per il poco preavviso che avevano ricevuto per organizzare un dignitoso banchetto di benvenuto.
Dalle scale apparve la serva che prima era venuta ad avvertire lei e Madeline del ritorno dell’esercito di Mihiator, ma la giovane si accorse di lei solo quando ormai l’aveva afferrata senza tante cerimonie per il polso, trascinandola al piano di sopra e borbottando fra sé e sé.
<< Che succede? >>esclamò Marina, divincolandosi.
<< La signora mi ha mandato a cercarti per farti preparare per il banchetto >>replicò la serva con voce aspra.<< È mezz’ora che ti cerco e il banchetto inizierà fra pochissimo e tu sei più impresentabile di un vagabondo >>
Marina neanche rispose, tanto era abituata a quei modi franchi e rustici della serva personale di Madeline. Definirla dama di compagnia forse era un po’ troppo, visto che praticamente vestiva come tutti gli altri servitori del palazzo, ma rispetto a questi si distingueva per gli anni di servizio passati fedelmente al fianco della madre di Philip, accudendola anche durante le due gravidanze e aiutandola a crescere i figli. Perciò, quando Philip e Madeline si erano sposati la vecchia Sarah aveva accettato di prendersi cura anche della nuova signora. E Marina, che era spesso stata ospite del cugino anche per tanti mesi, godeva a sua volta del suo aiuto.
Sarah le aveva già preparato un bel bagno caldo e dei vestiti abbastanza eleganti piegati sul letto. Con un ultimo borbottio sul fare presto e non sporcarsi gli abiti puliti, uscì dalla camera, lasciando Marina ai suoi preparativi. In effetti, pensò la ragazza, Philip non sarebbe rimasto a parlare con Entham e i nani troppo a lungo, e di sicuro il banchetto avrebbe avuto inizio quasi subito dopo la fine dell’incontro. Con un sospiro, Marina si affrettò a fare come aveva detto la vecchia serva. Si asciugò i capelli al fuoco, ringraziando che fuori era ancora abbastanza caldo da poterli far finire di asciugare anche all’aria, e indossò un abito di un cremisi molto chiaro.
Aveva appena finito di pettinarsi che Madeline entrò come una furia senza neanche bussare e facendole prendere il secondo spavento nel giro di mezz’ora.
<< Sei pronta? >>esclamò impaziente e osservandola con l’aria di un critico davanti un’opera d’arte.<< Bene. Dobbiamo scendere subito, gli ospiti sono quasi arrivati a palazzo e noi dobbiamo farci trovare ai nostri posti quando entreranno nella sala del trono >>
Tornarono giù, Madeline con una fretta febbrile e anche inquieta ogni volta che ripensava al fatto che, dopo i festeggiamenti, avrebbe dovuto preoccuparsi della guerra imminente contro gli orchi, Marina ansiosa al pensiero di trovarsi faccia a faccia con i nuovi arrivati. Gli unici veramente a proprio agio erano Philip, Alexander e i loro amici, già tranquillamente seduti al tavolo apparecchiato collocato sul lato più luminoso della sala del trono. Madeline e Marina si erano sedute da poco quando il portone di quercia si spalancò lasciando entrare, per la seconda volta, i portavoce di Dale e il principe di Erebor, accompagnato da una schiera più numerosa di nani.
Marina aveva già partecipato ad alcuni banchetti di benvenuto in onore di nobili provenienti dal sud o da ovest, e mai in presenza di guerrieri. L’atmosfera non era comunque appesantita dal pensiero della guerra imminente contro gli orchi, anzi: Philip si era davvero impegnato perché i suoi ospiti dimenticassero, almeno per quella sera, i pensieri cupi del futuro e le fatiche del viaggio appena terminato. Mangiarono, bevvero e ascoltarono musica allegra per molte ore, parlando di affari, pietre preziose e rapporti con le altre razze.
La compagnia dei nani era la più chiassosa di tutte, anche se, naturalmente, non vi facevano parte tutti i guerrieri di Thror giunti a Minhiator. Fra loro c’erano i due fratelli Dwalin e Balin che avevano già accompagnato Thorin a consiglio con Philip, e altri nani i cui nomi Marina non era riuscita ancora a memorizzare ma che comunque le stavano tenendo gran compagnia con battute e racconti della loro terra.
All’inizio Marina aveva pensato di poter conversare con Entham, e dentro di sé era ben consapevole del fascino del portavoce di Dale. Entham stava dimostrando ancora una volta la sua grande abilità nel condurre una conversazione senza annoiare nessuno, perfino trattando argomenti banalissimi. Eppure, ben presto Marina notò in lui una certa aria di sufficienza – in particolare nei confronti delle donne – che gli fece perdere parecchi punti nella sua stima.
<< Sono stato diverse volte a sud, e mi sono quasi sempre imbattuto in donne molto emancipate… anzi, direi fin troppo emancipate >>aveva detto con tono leggero.<< Non fraintendetemi, penso sia un bene per una donna sapersi difendere da sola, ma trovo inconcepibile che sappia maneggiare qualsiasi arma al pari di un vero guerriero. A Dale, naturalmente, le donne si dedicano ancora molto alla famiglia, riusciamo a far sopravvivere gli antichi valori che ci sono stati tramandati, e a nessuna fanciulla verrebbe mai in mente di imbracciare un arco o “indossare i pantaloni” in casa. No no, a Dale i ruoli sono ancora ben distinti, e finora non abbiamo avuto alcun problema >>
E così dicendo, Entham rivolse col capo un galante inchino a Madeline e Marina, quasi con fare conciliante, e le due donne sorrisero in risposta. In realtà, Marina dovette fare un grande sforzo per non rispondergli a tono, ma il rischio di mandare all’aria con due parole l’alleanza fra Dale e Minhiator la costrinse a tacere.
Di fronte a lei, Balin ridacchiò.
<< È curioso osservare quanto possano essere diversi nani e uomini >>disse.<< Ci sono comunità di uomini che accettano donne più “emancipate”, come dite voi, e altre che preferiscono tenerle al sicuro in casa. Be’, quest’ultima è probabilmente la scelta più tranquilla: la donna non ha molto di cui preoccuparsi, al di fuori della famiglia, e l’uomo sa di averla lasciata in un posto sicuro. Noi nani invece lasciamo che scelgano da sole, che si tratti del compagno per una vita o di che cosa si mangerà a cena >>
<< Questo finché le vostre donne non si sposano >>replicò Entham.<< È allora che perdono qualsiasi libertà. Conosco abbastanza bene gli usi della vostra gente per sapere che le mogli sono considerate proprietà dei mariti, alla stregua di un pezzo d’arredamento >>
Marina guardò accigliata Balin, che non sembrava imbarazzato, tanto che confermò quanto aveva detto Entham, supportato dai suoi compagni.
<< Perciò le vostre mogli avranno tirato un sospiro di sollievo quando siete partiti >>scherzò a un certo punto Rio.
<< Senza dubbio! >>rise Dwalin tra un boccone di vitello e uno di pancetta.<< Ma nel mio caso non c’è nessuna che debba sentirsi lieta di non avermi tra i piedi >>
<< Non pensavo che i nani potessero essere così gelosi >>bisbigliò Marina a Madeline. Balin la udì, e il suo sorriso si fece più gentile.
<< Deve sapere, ragazza >>spiegò,<< che i nani si innamorano una volta sola nella vita e spesso neanche trovano la persona giusta. Siamo una razza dedita al lavoro, ci piace lavorare i metalli che estraiamo dalla terra e trasformarli in oggetti straordinari. Domani vedrà la magnificenza delle nostre armi e armature! Perciò trovare l’amore è una cosa talmente eccezionale da renderci gelosi. Se ci sposiamo, lo facciamo perché sentiamo che la nostra compagna sarà una parte fondamentale nella nostra esistenza, quasi quanto lo è il lavoro. Il signore di Dale, qui >>e abbassò la voce,<< esagera. Le nostre mogli conservano la loro indipendenza, solo che i mariti le custodiscono come fossero un tesoro >>
Entham alzò le sopracciglia, scettico, ma Marina decise di prendere per buona la spiegazione del vecchio nano, quantomeno perché non aveva parlato con l’arroganza del portavoce di Dale. La cena trascorse in un clima disteso: nessuno pareva intenzionato a menzionare orchi e battaglie, tranne Dwalin e Gloin che si cimentarono in racconti di guerre di tempi remoti, con gran dovizia di particolari che fecero ben presto passare l’appetito a quasi tutti gli altri commensali.
In tutto quel chiasso Marina notò come molti dei loro ospiti di Erebor lanciassero di frequente occhiate furtive a lei e Madeline, che non si stupì quanto lei ma anzi sembrava divertirsi molto. Quando si congedarono tutti e le due donne tornarono nelle loro stanze, Madeline rise:<< I nostri poveri signori di Erebor non sono abituati alle donne degli uomini! Hai visto anche tu come ci fissavano, no? Sarei proprio curiosa di vedere com’è una donna dei nani. Il vecchio Balin mi ha detto che assomigliano molto ai loro uomini, barba compresa, ma immagino mi stesse prendendo in giro >>
Fermatesi davanti la camera di Marina, tuttavia, Madeline si fece tremendamente seria.
<< Domani i nostri partiranno verso sud-est, in modo da non far avvicinare di più gli orchi >>disse.<< È tardi per rimandarti a casa, e a questo punto sarebbe anche imprudente. Philip ha deciso che, per sicurezza, tutti gli abitanti di Minhiator dovranno ridurre le loro uscite per la città, e questo vale anche per te. Dovrai restare  nel palazzo finché non avremo la certezza che gli orchi sono stati sconfitti, hai capito? >>
Marina annuì stancamente. Era meglio di quanto si era aspettata, nonostante l’idea di starsene chiusa lì dentro per chissà quanti giorni non l’allettava. Ma Madeline si accontentò della sua placida sottomissione, e la lasciò tutta la notte a rimuginare sulla battaglia ormai alle porte, ai suoi amici e cugini che sarebbero andati a combattere, alla sua spada custodita sul fondo dell’armadio, ai racconti dei nani e – bruscamente – allo sguardo intenso che Thorin le aveva lanciato prima di cena.
Prima che potesse rendersene conto, Marina scivolò in un lungo sonno e si risvegliò molto tardi, quando il sole era alto già da ore.
Un silenzio irreale era calato dentro e fuori la città. Per le strade pochi osavano girare, se non per compiere acquisti necessari e affrettarsi a rincasare. Nel cortile del palazzo e sulle mura che chiudevano Minhiator pattugliavano sentinelle armate di robuste lance o con la faretra piena. Gli accampamenti di Dale ed Erebor apparivano deserti, ma ogni tanto si scorgevano figure coperte da pesanti armature marciare avanti e indietro lungo i perimetri.
Marina passò il giorno poggiata al davanzale della finestra della sua camera nel tentativo di cogliere qualche segnale della battaglia che, ormai, doveva essere iniziata da ore. Ma l’aria era calda e immobile; non una colonna di fumo a levarsi nel cielo, non un albero che tremava sotto i colpi di qualche guerriero. Solo silenzio, tanto che Marina iniziò ad avvertire un senso di disagio, come se Minhiator fosse diventata una città fantasma.
Alla fine, nel tardo pomeriggio, quando il sole stava iniziando a declinare sulle lontane colline a occidente, Marina lasciò il palazzo. Naturalmente non poteva andarsene in giro come nulla fosse, con le guardie pronte a ricacciarla dentro non appena l’avessero vista. Perciò la ragazza aveva atteso che una giovane domestica uscisse per ritirare dal calzolaio un paio di stivali di Philip. Quando la domestica uscì in giardino, Marina si affrettò ad affiancarla, calandosi – come spesso faceva la domestica – un leggero cappuccio sul volto. La ragazza trasalì violentemente quando si accorse di lei, ma Marina la zittì e le strappò di mano un cestino vuoto.
<< Reggimi il gioco e ti preparerò quei dolcetti al miele che ti piacciono tanto, Maryssa >>sussurrò.
<< Ma la cuoca ha detto che li preparerà quando il Sovrintendente sarà tornato >>balbettò Maryssa, visibilmente spaventata al pensiero di essere la complice di Marina.
<< I miei sono più buoni, l’ha detto anche Philip >>replicò in fretta Marina mentre si avvicinavano all’uscita del giardino.<< Senti, Maryssa, dobbiamo solo fingere che sono un’altra domestica. Le guardie non ci toglieranno il cappuccio, e mio cugino non saprà mai che sono uscita, né gli dirò che ero con te >>
<< Ma non è prud… >>cominciò Maryssa, ma tacque di botto mentre superavano le sentinelle che si limitarono a intimare loro di rientrare presto.
Dopo neanche cinquecento metri, Marina restituì il cestino alla domestica, la ringraziò e corse nella direzione opposta, passando per vicoli più stretti e normalmente poco trafficati. Mentre percorreva sconsolata le stradine deserte e umide, in un silenzio interrotto sporadicamente da voci confuse che giungevano dalle case, Marina sentiva la spada legata in vita sbatterle contro il fianco sinistro e la gamba, e più volte rischiò di inciamparci. Quando ebbe raggiunto la casa di Tom decise di fermarsi un po’ lì: aveva voluto uscire per prendere un po’ d’aria, ma attraversare la città era deprimente quanto restare a palazzo, perciò tanto valeva riposarsi un attimo.
Marina andò dritta sul retro dove si trovava la cucina con la sua finestra dall’imposta rotta, l’unica entrata disponibile. Con un po’ di forza e tenendosi in equilibrio su alcune traballanti cassette, Marina riuscì a scostarla quel tanto che bastava per arrampicarsi dentro.
<< Se mi scoprono, i ragazzi mi uccideranno >>borbottò afferrando un paio di biscotti e andando nella sala da pranzo.<< Ma già che sono qui posso riprendermi il libro che avevo prestato a Rio >>
La sala andò rapidamente facendosi buia; le ombre si allungarono dietro le poltrone e il tavolo, e Marina cercava senza fretta il suo libro, la spada posata ai piedi delle scale, nell’ingresso.
Un acuto suono di tromba squarciò l’aria e parve far tremare i vetri alle finestre. Marina lo sentì penetrare nelle vene come veleno. Scattò in piedi lasciando cadere il libro che finalmente aveva trovato e corse ad afferrare la spada. Il segnale d’allarme risuonò ancora una volta e a lungo, e il suo eco non si era smorzato quando Marina si richiuse alle spalle l’imposta della cucina e tornò in strada.
Dal basso, in direzione delle porte della città, giungevano urla furiose.
<< La mia solita sfortuna! >>sbottò Marina tornando indietro, verso il palazzo, e domandandosi cosa diavolo fosse successo. Ripercorse i vicoli di prima, con l’oscurità che si infittiva e il silenzio tornato sovrano. Qualche orco doveva aver raggiunto Minhiator e i soldati si erano precipitati verso le porte, ecco perché per strada non se ne vedeva nessuno.
Nel mezzo di questi pensieri, Marina si fermò, il cuore schizzato di colpo in gola. Sguainò la spada con mano tremante e tese le orecchie. Era quasi arrivata alla fine di un intrico di vicoli che l’avrebbe fatta spuntare non lontano dal palazzo, quando qualcosa era caduto nella strada davanti a lei. Cercando di restare lucida e con tutti i sensi all’erta, Marina azzardò un passo indietro.
Un grugnito poco distante, un urlo isterico, e Maryssa uscì fuori dalla stradina, bianca come un cencio, facendola balzare dallo spavento.
<< Dove eravate finita? C’è un orco! >>strillò Maryssa sulla soglia del pianto.
<< Dov’è? >>sussurrò Marina.
Maryssa tese un dito tremante alle sue spalle.
<< Lì! Quando vi ho sentita arrivare pensavo fosse lui. E invece c’è stato quel grugnito alle mie spalle e… >>. Marina le tappò la bocca con la mano e la trascinò via, il che non fu facile visto che la giovane domestica continuava a tremare in preda al panico. Ma ora che non poteva parlare, Marina udì con chiarezza tonfi pesanti che le stavano seguendo lentamente.
Senza dire nulla, Marina spinse Maryssa nel vicolo che aveva appena percorso: avrebbero preso un’altra strada più lunga ma che almeno si allontanava da quel punto.
<< Di qua! >>sibilò Marina spingendo l’altra senza tante cerimonie, ma la sua voce fu coperta da un grugnito più sonoro.
Le due giovani si voltarono di scatto, e tanta fu la paura che non riuscirono a emettere alcun suono. Semi-incastrato fra le case troppo vicine ma in grado di strisciarvi in mezzo, un orco alto più di un piano le guardava con un ghigno bramoso.
<< Va’ avanti! Va’ avanti! >>sibilò Marina, e Maryssa non se lo fece ripetere due volte. Uscirono sulla strada principale, e Marina ebbe appena il tempo di vedere che si erano allontanate troppo dal palazzo che l’orco le fu addosso. Con una risata simile a un ringhio brandì una mazza ferrata grande quasi quanto Marina e la calò su di lei.
Con uno strillo, Marina corse via, ma la mazza si impigliò nell’orlo del suo mantello. Marina scivolò e cadde carponi, il mantello che, tirato, la soffocava e la spada che le sfuggì di mano. Quando l’orco rialzò il braccio, la mazza trascinò Marina sollevandola per i piedi. Con uno strattone, la ragazza si liberò del mantello, cadde di nuovo e afferrò la spada sotto lo sguardo divertito dell’orco.
<< Cosa vorresti fare con quello stuzzicadenti spuntato? >>la sbeffeggiò facendo roteare la mazza.
Marina mosse qualche passo di lato, stranamente lucida anche se non aveva la più pallida idea di come togliersi da quella situazione. L’orco sollevò nuovamente il braccio, e Marina scattò in avanti, del tutto incapace di controllare i propri movimenti. Alzò la spada a due mani e la abbatté sullo stinco dell’orco.
Il colpo fu così violento che la spada rimase incassata di qualche centimetro nella pelle coriacea del mostro. Marina fu scagliata indietro. Il fiato mozzo e l’urlo lancinante dell’orco nelle orecchie, Marina strisciò a ritroso e riuscì a evitare un altro, furioso fendente. Ma in quei pochi, rapidi secondi che l’orco impiegò a rialzarsi, Marina era sgusciata al suo fianco e, afferrando l’elsa della spada, tirò con tutte le sue forze. Ululando, l’orco scalciò l’aria, e Marina e la spada volarono via, entrambe macchiate di nero sangue.
Un urlo simile a un ruggito, e una figura scura si abbatté sull’orco, impreparato a un altro assalto. Due fendenti della sua possente ascia, e Thorin ebbe la meglio.
La scena fu così rapida che Marina impiegò svariati secondi prima di realizzare di essersi salvata. Si guardò attorno per non dover osservare la carcassa dell’orco solcata da un taglio profondo alla schiena. Maryssa era raggomitolata in un angolo, pallida e immobile, lo sguardo fisso sul mostro. Da alcune finestre si stava affacciando qualcuno, e presto si udirono grida, bisbigli e perfino qualche applauso.
Thorin stava ritto a un paio di metri da Marina, e in quel momento era davvero imponente, protetto da un’armatura nera lucente, decorata con rubini rossi come il tramonto. Le mani guantate stringevano senza sforzo l’impugnatura, incastonata di altre gemme preziose, di un’ascia a doppia lama.
Gli occhi di Thorin si posarono su Marina, severi e cupi, e lei ebbe per la seconda volta la sensazione di esserne trafitta. Poi, non senza stupore, vide il nano tenderle la mano per aiutarla a rialzarsi.
<< Ti ha ferita? >>chiese, e la sua voce non suonò rude o aspra, ma semplicemente impaziente.
<< Sto bene >>rispose Marina, che in realtà si sentiva ammaccata dopo tutte quelle cadute.<< Cos’è successo? >>
<< Hai avuto la fortuna di incontrare l’unico orco che non siamo riusciti a bloccare >>
<< E gli altri orchi? Li avete uccisi tutti? >>
<< Non so come stiano procedendo le cose giù al fiume, io ero di guardia alle porte della città >>Thorin alzò lo sguardo su alcuni uomini che stavano facendo capitolino dalle abitazioni, e disse:<< Tornate dentro! La battaglia non è ancora finita. Lasciate questa feccia qui e aspettate gli ordini del Sovrintendente. Voi due ce la fate a tornare da sole a palazzo? >>aggiunse a Marina.
La ragazza guardò Maryssa, ancora accucciata nel suo cantone, e annuì. Una piccola parte di lei stava per chiedere a Thorin di poter scendere con lui, ma il nano glielo impedì, seppur inconsapevolmente. Accennò alla spada di Marina, sporca e abbandonata a terra.
<< Quando torni a palazzo tienitela stretta. Voglio darci un’occhiata >>e se ne andò.
Marina rimase a osservarlo finché non scomparve alla vista. Poi, d’un tratto, tornò in sé. Convinse Maryssa a rialzarsi e, preparandosi alla sfuriata che l’attendeva a palazzo, tornarono indietro.

 

  


Angolo dell’autrice: 

 

Yeah! Rieccomi qui! Stavolta il capitolo è più lungo e spero siate riuscite ad arrivare fino alla fine. All’inizio si trattava di due capitoli separati, ma poi ho preferito passare subito all’azione e a questo faccia a faccia fra Marina e Thorin. Allora, che ne pensate? (e giù pomodori e fischi) Spero di avervi coinvolto almeno un po’ nelle disavventure della mia povera Marina, ma prometto che più avanti le cose le andranno meglio.
A presto! ^___^
 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: LadyDenebola