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Autore: Piccola_stella1997    22/08/2013    3 recensioni
Gwen ripensa da anziana alla sua vita dopo il reality, ai suoi amori, amicizie, problemi e mille altre cose, raccontando tutto a sua nipote! La storia è principalmente un flashback, che riporterà in vita tutti i pensieri di Gwen...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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-Duncan è il nostro bambino, perchè non lo vuoi? Per favore dimmi che scherzi?-

-no, non sto scherzando. Io non voglio né questo bambino né te. Puoi anche tornartene a Londra io sto tanto bene qui da solo- cominciai a piangere, portai le mani sul mio volto, non volevo farmi vedere debole davanti a Duncan

-e smettila di piangere, non sei una bambina- urlava sempre di più, mi avvicinai a lui e lo presi per un braccio

-per favore vieni anche tu con me- ma lui mi spingeva con odio

-non ti voglio, sparisci va via!- mi spinse e persi l'equilibrio, e cominciai a cadere, ma il pavimento non arrivava, andavo giù giù giù.......

Mi svegliai con il fiatone, non riuscivo a calmarlo, ero tutta sudata o forse stavo veramente piangendo. Non ero con Duncan, mi trovavo in una stanza tutta bianca, sicuramente ero in ospedale, non riuscivo a muovere un muscolo, ero ancora troppo stordita per l'incubo. Ma avevo veramente vissuto un incubo...subito l'immagine di Duncan abbracciato a un'altra mi tornò nella mente, e io che correvo e il camion.

-signorina finalmente si è risvegliata, stia tranquilla, ha avuto poche ferite dall'incidente- non mi ero nemmeno accorta che nel frattempo era arrivata un'infermiera

-c-cosa è successo?- dissi balbettando quando un brivido mi passò lungo tutta la schiena, come un brutto presentimento che mi balenava in testa.

-il camion non l'ha investita, fortunatamente si è fermato, ma lei è caduta a terra. Non ricorda nulla?-

-si mi ricordo, ma il bambino?- il viso dell'infermiera si fece scuro

-mi scusi ma non possiamo dirle ancora nulla, qui fuori ci sono delle persone posso farle entrare?-

-NO, IO VOGLIO SAPERE IMMEDIATAMENTE COSA E' SUCCESSO AL MIO BAMBINO!!!- urlai presa dal panico

-signorina si calmi per favore, ora arriva il dottore che saprà spiegarle bene tutto- dopo pochi attimi quella stanza mi divenne molto familiare, ma si, era l'ospedale dove ero nata, dove mi avevano operata di appendicite quando ero piccola, dove avevamo portato mamma dopo la litigata con papà, quindi sicuramente anche il dottore era sempre il solito, quello di famiglia

-Gwen...ma cosa mi combini? Ma lo sai che correndo sotto un temporale ti sei presa una brutta polmonite!?!-

-dottor Brown..finalmente una faccia conosciuta, la prego mi dica cosa è successo al bambino! Sta bene vero?-

-Gwen mi dispiace molto ma non ce l'ha fatta!- mi servì questo, il dottore continuò a parlare ma divenne tutto più silenzioso, come se dalla sua bocca non usciva alcun suono, guardai il vuoto, non piansi, decisi di tenermi tutto dentro, cominciai però a tremare, pensare che il bambino che fino a poco tempo fa stava piano piano formandosi della mia pancia non c'era più mi fece rabbrividire. Ne ero stufa di Toronto, tutti i fatti infelici della mia vita accadevano a Toronto, volevo subito tornare a Londra, da mamma, tra le sue braccia calde e con la sua voce rassicurante che sapeva sempre farmi stare meglio

-Gwen, fuori ci sono delle persone che vorrebbero vederti!- feci cenno di si con la testa, ed entrarono Courtney e Mary ma non le guardai, ero immobile sul letto consapevole che tra un momento all'altro sarei scoppiata.

Duncan non lo vidi, l'unica cosa buona che fece. Non volevo vederlo, né sentirlo nominare. Dopo pochi giorni nei quali il dottore decise di farmi rimanere il ospedale Mary ed io tornammo a Londra, in silenzio una per conto suo, io occupata dai miei pensieri lei forse perchè sapeva che non avrebbe saputo dire almeno in quel momento la cosa giusta.

Arrivate a destinazione vidi mia madre da sola ad aspettarci, corsi da lei l'abbracciai e piansi, il pianto che non avevo fatto in ospedale, lo liberai tra le braccia di mia madre

-ora sei a casa tesoro!- le uniche parole che disse mia madre, semplici parole ma lei sapeva che era quello che volevo sentirmi dire.

In macchina notai che ogni tanto mamma mi lanciava delle occhiate di compassione e quando incrociai il suo sguardo provai a farle un sorriso, un sorriso che mascherava il mio vero stato d'animo.

A casa corsi subito nella mia camera e nella disperazione mi buttai sul letto, con le gambe stanche e sentivo il mio cuore battere forte, era un suono triste ma mi martellava nella testa, così veloce, feci un forte respiro anche se sapevo che non avrebbe aiutato molto.

-Gwenny?- Marc si avvicinò al mio letto, timidamente -tutto bene?- mi sedetti sul letto

-si Marc, sono solo molto triste! Ma non ti devi preoccupare, starò meglio-

-ma io voglio vederti stare meglio ora!- disse facendosi triste...non volevo, e non dovevo rattristare il mio fratellino per cose mie, ma non dissi nulla. Come potevo rassicurare una persona se non riuscivo a rassicurare me stessa, Marc si staccò dal mio abbraccio e uscì dalla camera non il capo abbassato e mi si strinse il cuore nel vederlo in quello stato per colpa mia.

Cominciai a mangiare poco, parlare poco, non andavo a scuola, a volte rimanevo nel letto tutto il giorno, ero in depressione, i medici lo avevano detto chiaro e tondo, forse mi serviva lo psicologo ma ne avevo visti a migliaia da piccola e mi bastavano per tutta la vita.

Un giorno mi venne a trovare Thomas, io ero come al solito nel letto con gli occhi stanchi e i capelli arruffati, quando lo vidi entrare in camera lo trovai diverso, era sorridente come sempre ma qualcosa mi diceva che era cambiato, anche se non riuscivo a capire dove. Si inginocchio e mi accarezzò delicatamente il viso, poi mi guardò, ma non un semplice sguardo, lui mi vide dentro gli occhi, ma io mi girai dall'altra parte

-oh Gwen, Gwen quanto ti capisco!- sempre la solita frase, certo forse lui poteva capirmi veramente ma mi dava fastidio sentire quella frase da tutti, anche dalle amiche della mamma che parlavano con lei sotto nel salone

-Gwen, anche se non parli, non piangi, non ti sfoghi e ti ostini a soffrire in silenzio io la vedo! Sai? Riesco a vederla benissimo la solitudine nei tuoi occhi, i tuoi occhi parlano, cercano aiuto in modo disperato, fatti aiutare Gwen, non rimanere qui rintanata nel tuo letto- dopo tanti giorni una lacrima rigò la mia guancia, e dopo quella altre, altre, altre, Thomas mi abbracciò, con le sue braccia che mi facevano sentire al sicuro

-si Gwen sfogati, non tenerti tutto dentro!-

-io volevo quel bambino come nessun altro al mondo, e poi Duncan abbracciato a quella, la festa, la pioggia il camion, sono troppo fragile per reggere tutto questo- quasi urlai tra i singhiozzi

-tu non sei fragile, tu riuscirai a superare tutto questo, questo è il momento di essere di nuovo felici!- guardai di nuovo Thomas negli occhi dopo il nostro lungo abbraccio, con poche parole mi aveva aiutata tantissimo.

Dopo il pomeriggio con Thomas dissi a me stessa che dovevo reagire, alzarmi e smetterla di essere una bambina, io ero una donna, forse cresciuta troppo presto.

Non stavo ancora del tutto bene quindi decisi, anche se non molto sicura, di andare dal tanto temuto strizzacervelli. Dopo poche settimane di visite la mia vita cambiò del tutto, ricominciai a sorridere, e dopo la nascita della mia sorellina Julia aiutai molto mia madre, tra pannolini, biberon, era come se Julia fosse mia figlia, le volevo un mondo di bene e riuscì ad uscire dalla depressione.




Ciao a tutti!!! Povera Gwen, non solo ha scoperto il tradimento di Duncan, ma ha anche perso il bambino....scusate! Per favore non lanciatemi pomodori *apre l'ombrello* perchè so che questo capitolo non è un gran che...ditemi voi che ne pensate...ultimamente ho poche idee! Vedete che nel prossimo ci saranno delle novità però..un bacione <3 Grazie a tutti quelli che recensiscono...ah e se avete dei consigli scrivetemeli...sono qui apposta! 

  
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