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Autore: Lulumiao    22/08/2013    4 recensioni
Una raccolta di One shot su Super Mario, di vario genere. Il pairing Peach x Daisy è sempre sottinteso, ma non sempre presente. Buona lettura :) Queste fanfiction non sono state scritte a scopo di lucro e i personaggi e i luoghi descritti nelle storie sono di proprietà di Nintendo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Daisy, Peach, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ecco un nuovo capitolo della mia raccolta, questa volta ci saranno un sacco di personaggi! Per non traumatizzare qualcuno vi ricordo che il Peach x Daisy è SEMPRE sottinteso, in questo episodio è presente, ma non è l’argomento principale. Come al solito se il linguaggio di Daisy, o in questo caso anche di Bowser, Wario e Waluigi, dovesse risultare un po’ sgangherato è per una mia scelta stilistica consapevole. Buona lettura :) *Super Mario Bros. 3 ** Super Mario Galaxy e Super Mario Galaxy 2
 
Personaggi: Rosalinda, Peach, Daisy, Bowser, Mario, Luigi, Mastro Toad, Strutzi giallo, comparse varie, Goomboss, Re Bob-omba, Wario, Waluigi, Donkey Kong, Diddy Kong, Funky Kong, Cranky Kong, sfavillotto giallo, sfavillotto babylume, bowserotti (citati), Bowser Jr. (citato), Kamek (citato), Kameka (citata)
Genere: Generale
Lunghezza: One shot (4117 parole)
Tipo di coppia: Shoujo-ai: Peach x Daisy
Note: nessuna
Avvertimenti: nessuno
Rating verde
 
 
 
Una visita speciale
 
 
Grandi festeggiamenti si svolgevano quel giorno nel Regno dei Funghi: si attendeva l’arrivo di Rosalinda, la principessa degli sfavillotti. L’incantevole ragazza era venerata come una dea dalla maggior parte dei terrestri, infatti vi era la ferma convinzione, non infondata, che ella vegliasse su tutto l’universo rendendolo un posto più pacifico e armonioso. E quella mattina Rosalinda sarebbe atterrata con i suoi sfavillotti proprio lì, nel regno in cui abitava Mario, colui che per ben due volte l’aveva aiutata a ribaltare le sorti delle galassie. Si organizzava tutto da mesi, sarebbero venute milioni di persone da tutto il mondo ad incontrare non solo l’affascinante donna circondata da strani esseri multicolori che solo Mario e pochi altri avevano visto, ma anche a conoscere lo stesso eroico idraulico che tante volte aveva sconfitto il terribile conquistatore Bowser.
Quei preparativi avevano messo tutti in agitazione, a cominciare da Mastro Toad, che in quel momento, avviandosi verso l’immensa piazza principale della città assieme alla principessa Peach a bordo della carrozza reale, stava leggendo una lunga pergamena piena di scrittura fitta fitta.
«Dunque, ascoltatemi bene principessa, è molto importante. Allora, alle dieci in punto ci sarà il nostro arrivo alla piazza, ci saranno moltissime persone, spero che riusciremo a passare, ecco ecco siamo già in ritardo, dovremmo affrettarci, non possiamo arrivare tardi all’incontro con una tanto illustre personalità, accidenti, mancano DUE, dico DUE minuti alle dieci e siamo ancora qui, alle dieci e cinque minuti dovremmo essere già scesi dalla carrozza, alle dieci e trenta minuti dovremmo aver già finito di salutare TUTTI. I. RE. che accidenti sono tantissimi e alle undici in punto Sua Altezza dovrebbe arrivare, no no no, non ce la faremo mai, MAI!!!». Mastro Toad aveva decisamente perso il suo abituale contegno ed era esageratamente preso dall’organizzazione dell’evento. La principessa sospirò, molto più tranquilla del suo consigliere.
«Nessuno si aspetta che arriviamo in perfetto orario, siate tranquillo. E poi Mario e Luigi sono già lì, ora tutta l’attenzione sarà diretta su di loro, non sono certo meno conosciuti di me. Ci sono quasi tutti i re della Terra, perché qualcuno dovrebbe accorgersi del nostro ritardo, oltretutto inferiore ai cinque minuti?» ribatté Peach.
«Perché voi siete la principessa del regno che ospita l’evento, non potete ritardare! Ah, se solo fossimo usciti prima… Ma quegli zucconi degli addetti non sanno preparare una carrozza in orario, no! Devono fare tutto all’ultimo momento!!». L’anziano stava decisamente perdendo il controllo, per i suoi standard “zucconi” era un termine fin troppo volgare. Peach sperava fortemente che si calmasse.
«E poi, questa vostra assurda decisione di non opporvi alla presenza di quel cafone senza cervello che dà sempre tante noie a tutti! Dovete essere ammattita, principessa» continuò il toad. Sì, era decisamente fuori di senno: in condizioni normali non si sarebbe mai permesso di dire a Peach che era una matta che prendeva decisioni assurde. Chiunque altro si sarebbe molto alterato per questa mancanza di rispetto, ma Peach, nota per la sua bontà, disse solamente: «Non vedo perché Bowser non dovrebbe avere la possibilità di farsi perdonare dalla principessa Rosalinda. Tutti meritano una seconda opportunità, e lui con la sua presenza ad un evento pacifico vuole mostrare il suo dispiacere per le orribili cose che ha fatto in passato, sia quelle riguardanti la Principessa, sia quelle svoltesi su questo pianeta. So che non smetterà di rapirmi, e io non glielo impedirò, so che la mia compagnia conta molto per lui, ma penso che cesserà di compiere crimini peggiori, come tramutare i re in animali* o creare galassie per conquistare l’universo**. Mi ha promesso che non sarà più così malvagio».
«E voi credete alle baggianate che racconta quel mostro? Non è affidabile!» esclamò Mastro Toad.
«Io gli credo» disse semplicemente Peach.
 
Finalmente la carrozza giunse, con ben tre scandalosi minuti di ritardo, in piazza. Peach non aveva mai visto tanta gente tutta insieme: bizzarre creature sconosciute provenienti da ogni angolo del globo, sovrani avvolti in sgargianti vesti festose, urla di giubilo... La principessa rimase incantata vedendo quella varietà di esseri e oggetti. La folla aveva riempito interamente anche le vie laterali. Quando la carrozza si fermò Peach scese insieme a Mastro Toad e moltissimi si avvicinarono inchinandosi. Peach ricambiò i saluti sorridendo e agitando lentamente la mano, accettò i baciamano di alcuni, tra cui Mario (che aveva sempre occhi adoranti per lei) e Luigi, e cercò di sistemarsi in un punto più riparato.
Ad un certo punto, facendo finta di niente, Daisy, la principessa di Sarasaland, si avvicinò a Peach tra la folla.
«Ciao, bella gnocca» disse Daisy senza guardare la fidanzata, apparentemente parlando da sola, in un maldestro tentativo di non dare troppo nell’occhio. Uno strutzi giallo che si trovava proprio davanti a Daisy si voltò sbattendo le ciglia, ma dalla faccia inorridita della ragazza capì che il complimento non era rivolto a lui… o lei… di qualunque sesso fosse quello strutzi.
«Non so se sia peggio che la gente ti senta chiamare “bella gnocca” uno strutzi o il tuo linguaggio assolutamente inadatto al tuo rango» la rimproverò Peach a bassa voce.
«Hai sempre da lamentarti tu, neanche ti si può fare un complimento che subito cominci a brontolare» disse Daisy infastidita.
«Ricordati» disse Peach ignorandola «Che Mastro Toad ci tiene molto che io e te facciamo finta di essere appena conoscenti, per oggi… sai, secondo lui è sconveniente che due sovrane passino il tempo a fare amicizia piuttosto che governare il regno e non vuole dare questa impressione agli ospiti».
«Mastro Toad dice questo, Mastro Toad dice quello… Secondo me sbagli a dare sempre retta a quel vecchio, vuole un po’ troppe cose per i miei gusti…» sbuffò Daisy.
«È il mio consigliere più fidato e mi ha allevata come una figlia, non mi dispiace accontentarlo. Inoltre oggi è molto agitato, non voglio innervosirlo ancora di più. Spero che per un giorno riuscirai a non essere la mia ombra, come invece fai di solito» disse Peach.
«Sono capacissima di non accollarmi, stai tranquilla». Ovviamente non ne era capace. Seguì una pausa di qualche minuto, poi Daisy riprese: ­«Senti un po’, tu che hai visto Rosalinda, dimmi… com’è?».
«È alta, magra, ha i capelli biondi e gli occhi chiari».
«Ohhh, caspita… È bella?» domandò Daisy con interesse.
«Sì, molto» rispose Peach. In effetti era molto bella e Peach non voleva perdersi per nulla al mondo la faccia ingelosita dell’altra.
Come previsto, Daisy inarcò le sopracciglia. «Mh, davvero? È più bella di me?» chiese.
Peach, anche se non desiderava certo un brutale omicidio di Rosalinda da parte della sua ragazza, rispose sinceramente come era solita fare: «Sì, è più bella di te». Poi vide l’espressione triste che si era formata sul viso di Daisy e aggiunse sottovoce, intenerita: «Ma tu sei il mio amore, sciocchina».
Gli occhi di Daisy brillarono e, dimenticando l’avvertimento di poco prima, abbracciò di slancio l’altra principessa. «Anche tu sei il mio amore, scema».
Dato che non sembrava avere intenzione di sciogliere l’abbraccio, Peach la esortò: «Ricordati che oggi ci conosciamo appena. E smettila di toccarmi il sedere».
«Ah, sì, scusa».
 
Nel frattempo Bowser si stava avvicinando. Peach, durante l’ultimo rapimento, lo aveva esortato a non essere troppo appariscente per non spaventare tutti e a mantenere un comportamento decoroso; il che includeva non farsi scortare dall’esercito, non presentarsi a bordo di una nave volante con l’intera flotta al seguito, non portare né quelle pesti dei suoi figli né Kamek o Kameka, non sparare palle di fuoco o simili per annunciare il suo arrivo, non sfidare Mario e Luigi in un duello all’ultimo sangue ed essere educato e cortese con tutti. La sua presenza era già stata ampiamente pubblicizzata da una gran quantità di volantini voluti da Peach e distribuiti dai toad, sui quali era scritto a caratteri cubitali che Bowser non aveva alcuna intenzione di attaccare e che la sua presenza non doveva spaventare nessuno.
In realtà il re dei koopa non era affatto pentito di tutti i disastri combinati in passato, ma aveva capito che qualunque conquista o rapimento tentasse di portare a termine i due idraulici l’avrebbero sicuramente fermato come era già successo numerose volte, perciò aveva deciso che in futuro si sarebbe limitato a rapire Peach per passare un po’ di tempo con lei e a tiranneggiare qua e là. Ma non escludeva che se gli fosse venuta un’idea geniale sarebbe ritornato la furia di un tempo. In ogni caso quell’evento sarebbe servito a vedere la sua amata principessa e a fare bella figura con il mondo intero. Non male.
Seguendo i suggerimenti della sua amata aveva scelto come mezzo di trasporto la Koopa Clown Car e aveva portato con sé solo un koopa e un goomba, giusto per far vedere che non era un barbone e aveva della servitù. I due poverini erano schiacciati al fianco di Bowser, assolutamente noncurante della comodità dei suoi sottoposti. Il re guardava felice l’orizzonte e già poteva scorgere l’enorme folla che invadeva la piazza principale e le vie secondarie. Non immaginava che ci fosse tanta gente: Rosalinda doveva essere davvero famosa.
Dopo circa dieci minuti atterrarono: molti si spostarono spaventati e fecero spazio allo strano trabiccolo. Bowser, con un ringhio eloquente, esortò i due servitori a srotolare il lungo tappeto rosso che si era portato da casa. Il goomba e il koopa obbedirono e Bowser smontò dallo strano mezzo marciando lungo il pezzo di stoffa sotto lo sguardo rassegnato di Peach che pensò: Beh, poteva anche andare peggio. Quando ritenne di essere stato ammirato abbastanza, Bowser si avvicinò alla principessa. «Buongiorno, cara Peach» salutò accompagnando le parole con un goffo inchino rivolto alla principessa in rosa, ignorando completamente Daisy e qualche altra decina di sovrani che si trovavano nei dintorni.
«Buongiorno, Bowser. Hai fatto un buon viaggio?» chiese educatamente Peach.
«Non molto, non si sta comodi in tre sul quell’affare minuscolo. Ma l’ho scelto apposta per seguire la tua volontà. Non sono stato per niente appariscente» rispose con un’espressione compiaciuta.
«Beh, diciamo che potevi fare di meglio. Comunque dovresti salutare anche gli altri re e regine, non essere maleducato».
«Sì, dovresti salutare anche qualcun altro, signor Sonoilpiufigo» si intromise Daisy con le mani sui fianchi.
Peach pensò che per tutto il giorno avrebbe dovuto badare a quei due bambini; aveva il presentimento che la sua capricciosa fidanzata e il suo regale pretendente si sarebbero guardati in cagnesco per tutta la durata dei festeggiamenti. Bowser, fortunatamente, non sapeva della relazione tra le due ragazze (in realtà nessuno lo sapeva), ma aveva provato un’irrefrenabile antipatia per la principessa di Sarasaland dal primo momento in cui l’aveva vista; un’antipatia di poco inferiore a quella che provava per Mario. Quest’odio era ricambiato da Daisy, ma era dettato principalmente dalla gelosia e dai continui rapimenti che la povera Peach subiva. Meno male che c’erano sempre Mario e Luigi a salvare la situazione. E anche questi ultimi erano nelle vicinanze, scrutando attentamente ogni mossa del grosso drago.
«Ciao, ragazzina» disse svogliatamente Bowser prima di allontanarsi per recarsi a rendere omaggio al suo amico Re Goomboss, un altro losco figuro che molti guardavano con timore.
«Oh, ragazzina a chi? Torna subito qui ché ti prendo a cazzotti, brutto bacarozzo!» urlò Daisy agitando i pugni. Bowser fece finta di non sentirla e continuò per la sua strada facendosi largo tra la gente.
Peach posò una mano sulla spalla dell’amata. «Calmati, non voglio che vi mettiate a litigare ora… E poi toglimi una curiosità: avevi un educatore da bambina? Ti insegnava questo linguaggio triviale?»
«Sì, va be’, ma tanto si addormentava sempre quando facevamo lezione» disse Daisy calmandosi.
 
Anche Wario e Waluigi avevano deciso di prendere parte all’evento.
«Uha ah ah, non vedo l’ora di vedere ‘sta Rosalinda. Dicono tutti che è bellissima, ma come diceva sempre nonno Attilio per credere a una cosa la devi vedere coi tuoi occhi!» disse Wario, che trasportava un grosso cestino da picnic maleodorante.
«Sì, magari c’è qualcosa da sgraffignare, è una riccona questa… Ma che è ‘sta puzza? Che ci hai messo nei panini?!» esclamò Waluigi tappandosi il naso.
«Ho fatto un po’ di strati: cipolla, aglio, pancetta, cipolla, aglio, prosciutto crudo, cipolla, aglio, mortadella, cipolla, aglio, salame, cipolla, aglio, ketchup, cipolla, aglio, hamburger, cipolla, aglio, maionese, cipolla, aglio, senape e… cipolla e aglio» rispose Wario contando sulle dita e compiacendosi delle sue doti culinarie.
«Che schifo, citrullo!» si lamentò Waluigi affibbiando un pugno in testa all’amico. «Lo sai che la senape mi fa schifo!» urlò.
«Statti calmo, nel tuo non c’ho messo la senape e ho messo uno strato in più di cipolla e aglio» si difese Wario.
«Ah, allora va bene» disse Waluigi soddisfatto. Dopo un po’ riprese: «Senti, l’hai scritto il bigliettino? Così lo diamo a Rosalinda e magari ci regala qualcosa».
«Sì, leggi un po’ se va bene, ché io non sono tanto bravo a scrivere, può essere che ho fatto qualche errore» rispose Wario porgendo all’amico un pezzo di carta tutto unto. Waluigi lo prese e lesse. Vi era scritto: Ben venuta principesa nela nostra citta tanti auguri spero che sta bene qui che e un bel posto spero che ti piace ha te sei belisima ciao wario e waluigi.
«Va be’ sì, è scritto bene, gli piacerà sicuramente alla principessa» disse Waluigi convinto dopo aver letto.
Continuarono il cammino e ben presto giunsero a destinazione.
«Ammazza quanta gente!» disse Wario.
«Vedi se c’è qualcuno che gli possiamo fregare il portafogli» suggerì l’altro.
«Sì, mo guardo, aspetta che prima mi mangio un panino ché se no muoio» rispose Wario aprendo il cestino e diffondendo una puzza micidiale che fece girare molte facce disgustate. Per fortuna i toad non avevano il naso, o sarebbero svenuti.
Anche Mario e Luigi si accorsero della loro presenza e continuarono a parlare fitto fitto in italiano.
«Non capisco perché Peach non si sia opposta alla presenza di Bowser. È un elemento pericoloso, non dobbiamo fidarci di lui! Guarda, Luigi, sono venuti anche Wario e Waluigi! Quei delinquenti… Combineranno qualche guaio, ne sono certo. E a quanto pare oggi siamo tutti un po’ agitati, Daisy sta minacciando Bowser di prenderlo a pugni! Dio, potrebbe ucciderla! Ah, no, Peach l’ha calmata… Ma mi stai ascoltando, Luigi?». In effetti Luigi era in contemplazione della sua amata principessa in giallo e prestava ben poca attenzione alle parole del fratello.
«Cosa? Non ho capito, Mario, stavo guardando Daisy che voleva mettere le mani addosso a Bowser, per fortuna Peach l’ha fermata, hai visto? Puoi ripetere, scusa?» disse Luigi tornando alla realtà.
«Niente…» rispose Mario rassegnato. «Oh, no, ci sono anche i Kong… dalla padella alla brace…». Infatti ecco arrivare Donkey Kong, Diddy Kong, Funky Kong e Cranky Kong direttamente dalla giungla. I quattro facevano un chiasso infernale e salutavano chiunque capitasse loro davanti con una bella pacca sulla spalla, che fosse un re, una principessa o un robusto destriero.
 
Erano le undici meno due minuti e Mastro Toad si avvicinò trafelato alla principessa Peach.
«Vostra maestà, la principessa Rosalinda sarà qui tra due minuti, dobbiamo ordinare alla folla di fare silenzio, o nessuno si accorgerà del suo arrivo!» esclamò.
Peach rifletté un attimo e poi si diresse verso Bowser che stava conversando con l’educato Re Bob-omba. «Bowser, avremmo bisogno che tu induca la folla al silenzio» disse Peach, salutando la grossa bob-omba nera con un leggero inchino.
«Subito, mia adorata» rispose Bowser, sempre contento di mettersi in mostra. Fece un respiro profondo e urlò: «SILENZIO!», producendo una leggera fuoriuscita di fumo dalla bocca. Tutti un po’ impauriti si girarono verso di lui che, colto alla sprovvista e non sapendo bene cosa dire, improvvisò: «Ehm… Zitti tutti! Sta per arrivare la principessa Rosalinda!».
Si udirono mormorii eccitati e tutti si guardarono intorno.
Alle undici in punto una forte luce investì il centro della piazza, spaventando un gruppetto di toad che sventolavano delle bandiere con l’immagine di Rosalinda. La Principessa dei Cieli si materializzò all’improvviso davanti a tutti attorniata da due sfavillotti, uno giallo vivo, l’altro, più piccolo, di un chiarissimo colore tra il giallo e il rosa. Non ci sarebbe stato bisogno dell’esortazione di Bowser, in realtà: Rosalinda si faceva notare. Era di una bellezza senza pari, aveva dei lineamenti delicati e dolci, sui chiarissimi capelli biondi era posata una piccola coroncina decorata da alcune gemme e indossava un bell’abito celeste; ma la cosa che più colpiva era l’aura eterea che la circondava, quasi fosse un sogno o una visione.
Dopo un primo momento di stupore generale tutti applaudirono ed esultarono. Rosalinda salutò agitando lentamente la mano e Peach, essendo la principessa del Paese ospitante, si avvicinò e si inchinò tenendosi l’orlo del vestito. Rosalinda ricambiò il saluto alla stessa maniera. Si avvicinò a Peach e parlò con una voce adorabile, quasi musicale, sorridendo. «Buongiorno, principessa. Sono onorata di trovarmi qui».
«Benvenuta, è con grande piacere che oggi vi accogliamo. Tutti noi siamo venuti appositamente per vedervi. Sappiamo che i vostri poteri portano pace e gioia nell’universo, e ve ne siamo infinitamente grati. Avete intenzione di parlare alla folla?» disse Peach sorridendo a sua volta.
«Con piacere. Chiedo solo di spostarmi ad un’estremità della piazza, in modo di essere di fronte a tutti».
«Necessitate di qualche mezzo per farvi udire da tutti?» chiese Peach.
«No, non mi servirà nulla. Ora, con il vostro permesso, mi sposterò» dichiarò Rosalinda. Si incamminò verso un punto della circonferenza della piazza. Tutti la lasciavano passare ammirati e si inchinavano profondamente. Arrivata a destinazione con gli sfavillotti e trovandosi di fronte a tutti, Rosalinda chiuse gli occhi concentrandosi e magicamente comparve una proiezione enormemente ingrandita del suo corpo, esattamente sopra di lei. In questo modo tutti potevano vederla e sentire cosa diceva, anche i più lontani.
«È un grande onore per me trovarmi qui. Spesso faccio visita ai pianeti, e per la visita di oggi ho scelto proprio la Terra. È un posto incantevole, con paesaggi e abitanti uno diverso dall’altro, è uno dei più bei pianeti dell’universo. Sono qui per parlarvi dell’amore che vince sull’odio, della pace al posto sulla guerra, del bene che trionfa sul male. Ma prima di tutto voglio ringraziare Mario Mario, che per ben due volte mi ha offerto il suo aiuto fondamentale». Qui tutti guardarono Mario, e lo sfavillotto più piccolo, che fino a quel momento era rimasto accanto a Rosalinda, volò verso di lui e lo abbracciò. La principessa continuò: «Vorrei inoltre ringraziare il re Bowser Koopa per la sua presenza pacifica qui: è un gesto che significa molto». Bowser arrossì quando tutti si voltarono verso di lui.
Il discorso di Rosalinda continuò per circa un’ora e trattò del rispetto, della pace da preservare a tutti i costi, dell’armonia che poteva mantenere solo se aiutata e supportata da tutti… Un discorso che lasciò gli ascoltatori a bocca aperta: Rosalinda era interessante, bella e dolce, e nessuno sfuggiva al suo fascino.
Finito il discorso, durante il quale non era volata una mosca, tutti applaudirono entusiasti. Peach si avvicinò a Rosalinda e la invitò a salire sulla sua carrozza per dirigersi al castello Toadstool, dove era stato allestito un faraonico banchetto. Rosalinda accettò e tra acclamazioni e grida le due principesse si accomodarono nello spazioso vano della carrozza rosa, dirette al castello di Peach.
 
Per ovvi motivi di spazio al banchetto erano stati invitati solo Mario, Luigi, Mastro Toad, i sovrani (che erano comunque circa quattrocento) e non tutti i presenti all’evento, che sfioravano numeri a sei zeri. Un gruppo di toad guardiani scortò le due principesse e tutti gli invitati nell’immensa sala da pranzo. Nella sala era presente, ad attendere tutti, l’anziano padre di Peach, il re, seduto su una sedia, troppo affaticato dalla malattia e dalla vecchiaia per alzarsi. Era seduto a capotavola. Diede un caloroso benvenuto a Rosalinda e la invitò a sedersi all’altro capo della tavola insieme ai due sfavillotti.
C’era una gran confusione e nessuno si accorse di due voci che provenivano dall’interno di una cassapanca.
«Oh, senti che casino, sono arrivati tutti».
«Sicuramente Rosalinda è contenta della sorpresa che gli facciamo».
«Chi glielo dà il bigliettino?».
«Io, sono più alto e più bello. Tu sei ciccione e brutto».
«Oh, guarda che ti meno. Io sono bellissimo, non sono ciccione e brutto. Quello brutto sei te, sei secco come un chiodo, io invece c’ho ‘sti bei muscoli».
«Zitto ché ci scoprono. Dobbiamo uscire solo quando si sono seduti tutti e stanno tipo al secondo. Poi diamo il bigliettino alla principessa e sicuramente ci regala uno di quegli animali che si porta dietro».
«Io c’ho già fame».
«Zitto t’ho detto, poi ti sei mangiato una panino gigante».
«Va be’, sto zitto».
Wario e Waluigi volevano sorprendere la principessa Rosalinda, uscendo agilmente dalla cassapanca in cui si erano intrufolati di nascosto e porgendole l’elegante bigliettino, ormai ridotto a un ammasso unto e sudaticcio nel guanto di Wario.
Nel frattempo il pranzo era cominciato e i commensali stavano gustando i deliziosi piatti preparati dagli chef del castello. Daisy si era accomodata al fianco della fidanzata, ovviamente facendo finta di essere solo conoscenti, per godere della vicinanza della sua incantevole ragazza e per guardare meglio quella strana signora affascinante. Mario e Luigi erano seduti, rispettivamente, davanti a Peach e a Daisy. Tutti e quattro conversavano amabilmente con Rosalinda, parlando delle meraviglie che si potevano trovare passeggiando tra le galassie, della difficoltà di tenere le redini di un regno o semplicemente della bontà della zuppa che stavano gustando. Bowser era seduto accanto a Daisy e ogni tanto le lanciava occhiate omicide: quell’antipatica si era seduta tra lui e Peach. Proprio mentre Rosalinda si stava rivolgendo al re dei koopa si udì uno schianto. Tutti si voltarono in direzione del rumore e videro Wario e Waluigi a terra accanto a una cassapanca rovesciata; i due amici saltarono in piedi velocemente e raggiunsero trotterellando Rosalinda. I toad guardiani si avvicinarono minacciosamente. Wario e Waluigi si inchinarono teatralmente davanti a Rosalinda ed esordirono: «Ciao principessa!».
«Ciao principessa!».
«Ti abbiamo portato un bigliettino, l’ho scritto io!».
Waluigi lo strappò dalla mano di Wario e lo porse a Rosalinda. «L’ha scritto lui, ma te lo do io, ché sono più bello».
Rosalinda, divertita, prese il biglietto e lo lesse. Poi parlò: «Siete stati molto gentili, signori. Per ricompensare la vostra premura vi darò questa». Tirò fuori un’astroscheggia e la porse a Waluigi. «Ma credo che non dobbiate essere qui» continuò. «Credo che dobbiate uscire dal castello. Ma ricorderò per sempre il vostro pensiero gentile».
Wario e Waluigi, ridendo e arrossendo, furono trascinati fuori dai toad.
 
Ore dopo il banchetto finì e gli invitati se ne andarono. Anche Rosalinda, piena di impegni, doveva partire. Nell’ingresso del castello salutò, ma se ne andò per ultima. Prese da parte Peach in un momento in cui erano sole e le disse: «Principessa, è sbagliato nascondere a tutti i propri sentimenti. Il coraggio sta anche nell’affrontare le proprie paure, nel vostro caso la paura di non essere accettata».
Peach, colta di sorpresa, non poteva credere che Rosalinda avesse intuito il suo fidanzamento segreto con Daisy, perciò rispose, facendo finta di non aver capito: «A cosa vi riferite?».
«Mi riferisco al vostro forte legame affettivo con la principessa Daisy. Seguite il mio suggerimento e non nascondetevi oltre. A lungo andare vi logorerà».
Peach era disorientata e chiese: «Ma… come avete fatto a capirlo?».
Rosalinda sorrise. «Percepisco i sentimenti e le intenzioni delle persone. Ascoltatemi, nascondersi farà male al vostro rapporto. La principessa è una bellissima ragazza che vi ama molto, non dovete rischiare di perderla. Anche lei soffre di questa continua segretezza. Seguite il mio consiglio».
«…Le parlerò e… ci proveremo…» rispose Peach un po’ imbarazzata. Non poteva dare torto a Rosalinda, ma non era facile per due principesse confessare un segreto così grande.
«Ora devo andare. Che le stelle illuminino il vostro cammino. Arrivederci». Rosalinda scomparve in un lampo di luce sotto gli occhi di Peach e di Daisy, appena rientrata dal giardino. Ora le due ragazze erano sole. Daisy abbracciò la sua compagna da dietro e le posò la testa sulla spalla. «Che ti ha detto Rosalinda, amore?» chiese.
Peach sospirò, prendendo le mani della ragazza posate sul suo ventre. «Mi ha detto che non dobbiamo nascondere il nostro amore».
«…Che? Ma come l’ha capito?» Daisy era stupita almeno come Peach.
«Beh, è Rosalinda» rispose l’altra. Fece una pausa e poi aggiunse con un sorriso furbo: «Ha detto anche che sei una bella gnocca».
«Davvero?».
«Ha detto che sei una bellissima ragazza. Beh, il significato è quello». Si giustificò Peach.
«Non hai detto che queste espressioni non sono adatte al rango di una principessa?» la punzecchiò Daisy.
«Forse. Ti va una tazza di tè?» chiese Peach, eludendo la domanda.
Daisy ridacchiò, dandole un bacio sulla guancia. «Certo, tesoro».
E insieme si avviarono in giardino, sorridenti, sotto il sole del tramonto.
 
 
  
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