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Autore: selegon_93    23/08/2013    3 recensioni
Questa sera... la terra di Helden conoscerà la fine.
Questa sera... il destino sarà innegabile. Le fronde cadranno, le città bruceranno, le nuvole si squarceranno, e l'oscura ombra inghiottirà... ogni cosa.
Questa sera... tutto ciò che voi patetici esseri conoscete, svanirà nel silenzio del nulla. Non esiste la speranza. Non esiste l'amore. Non ci sarà il lietofine. Non tornerai a casa felice e contento con i tuoi cari. Le favole sono finite.
Questa sera... l'unica cosa assoluta, sarò io.
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cavallo affondava gli zoccoli nel terreno sabbioso, avanzando a un galoppo non troppo veloce tra le dune sabbiose.
Avevano preso un sentiero più facile da percorrere, e decisamente meno caldo. Dopo aver attraversato le montagne che facevano da confine, Selegon aveva accelerato il passo. Aveva poco più di due giorni per traversare il deserto e giungere a Noctinghal.
Il sole picchiava sulla sabbia rovente, e i venti da est sollevavano sabbia dalla cima delle dune, infastidendo la visuale. Oltretutto, l’acqua iniziava a scarseggiare, e il cavallo aveva bisogno di riposo. Selegon decise dunque di fermare il viaggio e cercare un oasi in cui rifocillarsi. Fermato il cavallo, prese dalla tracolla una cartina della regione: fortunatamente, le mappe della zona avevano indicate le locazioni di oasi o piccoli villaggi.
Rimase fermo qualche minuto, facendo i calcoli sulla distanza percorsa, e dopo aver appurato il punto in cui si trovava, localizzò un oasi non molto lontana, nella quale avrebbe potuto passare la notte. Rimessa a posto la cartina, prese le briglie e tornò a muoversi, spostando la direzione leggermente verso nord.
Viaggiò per poco meno di un ora sotto il sole cocente; la fronte gli colava di sudore e il respiro gli si era fatto più affannoso, ma non dava esteriormente il minimo segno di cedimento. Guardò verso l’orizzonte, e scorse in lontananza delle piante e costruzioni che circondavano un grande specchio d’acqua. Selegon era giunto nell’oasi che cercava.
Arrivato alle porte del piccolo villaggio che la circondava, venne accolto da un uomo di mezza età, che gli si avvicinò sorridendo. Indossava una lunga tunica viola scuro, che arrivava ai piedi, e un grande turbante in testa, anch’esso viola, ma più scuro. La tunica, di tessuto discretamente pregiato, aveva delle maniche a campana molto larghe, con un orlo rosso a fantasia di piante dai rami arricciati, presente anche sul bordo inferiore. Il turbante, invece, aveva un orlo giallo scuro frastagliato, con incastonate alcune minuscole gemme rosse. Il suo viso era allungato e magro, con dei piccoli baffetti e un pizzetto appuntito, e portava un bastone color ebano lungo e affusolato, che terminava allargandosi in una spirale che ingabbiava una pietra trasparente cristallina.
Questo ambiguo personaggio si fermò davanti a Selegon, abbassando il capo: -salute viaggiatore, benvenuto e ilbe! Cosa vi porta qui?-
-cerco un riparo per la notte, ripartirò domattina.-
-uhm, capisco. In questo caso permettetemi di presentarmi… io sono Jakkal, lo sciamano del villaggio! Per la notte sono centocinquanta jowl.-
-perfetto.- Selegon dette il dovuto a Jakkal ed entrò nel villaggio.
-se permettete- disse lo sciamano –vi chiederei di lasciarci in custodia le vostre armi; Le potrete riprendere domattina. Chiedo venia, ma è per sicurezza.-
Selegon fece un espressione di disappunto, ma poi si convinse a consegnare le sue spade, entrando poi nel villaggio.
Era abbastanza estesa per essere un oasi. Le case erano piccole e costruite interamente in pietra, ed erano disposte in cerchio tutt’intorno allo specchio d’acqua centrale. Qua e là sorgevano alte piante e palme, che ombreggiavano il centro dell’oasi; pur essendo un villaggio in mezzo al deserto, si tenevano piuttosto bene.
Selegon seguì Jakkal fino alla casa in cui avrebbe soggiornato durante la notte.
Dopo aver legato il cavallo e posato i suoi effetti, entrambi si diressero dal capo villaggio.
Era una casa poco più grande delle altre, accanto alla quale si trovava un grande masso alto almeno sei metri, con sopra alcune incisioni. Selegon girò lo sguardo su di essa, guardandola con fare pensieroso per qualche secondo, ma venne distratto dall’apertura della porta dell’abitazione. Vi uscì un uomo, a prima vista poco più anziano di Jakkal; anch’esso era vestito con una lunga tunica, ma questa era color bianco sporco, e nell’insieme meno decorata.
Era un uomo piuttosto alto, con pelle scura e corpo esile. Il suo sguardo severo era accentuato da sporgenti e folte sopracciglia, che sovrastavano un viso dai tratti marcati.
Vedendolo uscire, Jakkal abbassò il capo, il capo villaggio guardò Selegon: -salute, forestiero. Ho sentito dell’arrivo di un visitatore… cosa ti porta nel nostro umile villaggio?-
-sono in viaggio per Noctinghal. Mi sono fermato qui per la notte e per fare scorta d’acqua.-
-capisco. Spero che ti aggraderà il soggiorno. Siamo abituati a fare da porto per viaggiatori. A proposito, immagino tu sia affamato… -Jakkal?-
-si, capo villaggio?-
-potresti portare…-
-mi chiamo Selegon.- intervenne il ragazzo.
-…Selegon… alla mensa? Vorrà rifocillarsi dal viaggio.-
-certamente!- disse Jakkal abbassando la testa in segno di obbedienza. –Selegon, seguitemi prego.-
Il ragazzo si girò silenziosamente e seguì lo sciamano. Entrarono in una grande capanna al centro delle abitazioni, con numerose sedie e tavoli.
-la mensa! Sedetevi pure e attendete che vi servano!- disse Jakkal. –se avete bisogno chiamatemi pure!- e si girò, uscendo dalla capanna.
Selegon si guardò un attimo intorno, poi si sedette; girò lo sguardo verso il bancone, e vide una ragazza che si stava dirigendo verso di lui. Aveva un grembiule da cucina, ma sotto di esso era vestita in modo piuttosto singolare: una giacchetta aderente di pelle nera smanicata, una gonna sempre di pelle che copriva solo la gamba destra fino alla caviglia, pantaloncini corti aderenti neri e stivali marrone scuro lucidi che coprivano fino agli stinchi.
Non superava i vent’anni a giudicare dal viso molto giovane; i suoi grandi occhi verdi facevano contrasto con i lunghi capelli biondi mossi che scendevano sulla schiena, diventando man mano rossi, i quali coprivano la fronte e parte dell’occhio sinistro con una frangia laterale.
Selegon la fissò per qualche secondo con aria stranita, come se quel viso gli fosse familiare, poi tornò serio.
-ciao!-disse la ragazza sorridendo. –avevo sentito del tuo arrivo! Allora, vuoi qualcosa?-
-avete qualcosa che contenga carne?-
-beh, abbiamo uno spezzatino, se vuoi!-
-ok.-
la ragazza alzò le spalle inclinando leggermente la testa –arriva…- e andò verso il bancone; Selegon rimase seduto tranquillamente a guardare davanti a sé. Dalla tasca interna del vestito tirò fuori una piccola agenda sulla quale iniziò a scrivere, e, rimessala via, tornò a guardare il vuoto.
Passò qualche minuto, al cui termine Selegon scorse un movimento dalla cucina. Dalla porta uscì la ragazza, che andò al suo tavolo con un piatto fondo fumante in mano. –ecco qui!- disse sorridendo, mentre poggiava sul tavolo il piatto e una brocca d’acqua.
-grazie.-
La ragazza però rimase lì a fissarlo, con un sorriso ebete. Il ragazzo la guardò con la coda dell’occhio con un espressione stranita, e iniziò a mescolare lo spezzatino.
-quindi… sei in viaggio per lavoro?-
-… si…?-
-oh, bello! Comunque piacere, io mi chiamo Lily! Tu… come hai detto di chiamarti?-
-non l’ho detto.- disse Selegon continuando a mescolare.
-oh… capisco. Sai, io lavoro qua!-
-… si… lo avevo intuito…-
la ragazza inclinò il capo. –ma sei sempre così silenzioso?-
-e tu sei sempre così fastidiosa?- disse Selegon con il suo solito tono seccato, continuando a guardare nel suo piatto.
La ragazza lo guardò con fare offeso, e girandosi, tornò in cucina a passi pesanti.
-… lo prendo come un si- disse il ragazzo bevendo tranquillamente.
Nel frattempo Jakkal, insieme al capo villaggio, stavano dirigendosi davanti alla grande roccia dell’oasi, seguiti da una dozzina di apparenti sacerdoti.
-hai trovato il motivo che spieghi l’indulgenza del grande Pod negli ultimi mesi?-
-no, sono desolato. Non riesco a comprendere il motivo per cui sia così adirato ultimamente- rispose Jakkal.
Il gruppo raggiunse il masso gigante, riunendosi davanti ad esso.
-bene, iniziamo.- lo sciamano avanzò di qualche passo, e alzò il bastone. Il gruppo di sacerdoti creò un semicerchio, e abbassando le teste, iniziarono a bisbigliare:
-ah, enom al alass Pod,
ah, enom al alass Pod,
ulur ga henev,
ulur ga henev.-
-ulur ga henev!- disse infine Jakkal, guardando la superficie della roccia; tra le incisioni c’era uno spazio vuoto, ed era lì che i suoi occhi guardavano. In quel preciso punto si accese una scritta arancione brillante, che indicava un nome.
-Abbiamo il nostro sacrificio per il grande Pod.- disse lo sciamano girandosi. –Lily Hyperic.-
 
 
                       “cibati delle loro carni.”
                       [helden: the sacrifice]
  
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