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Autore: SandrinaWriter    23/08/2013    1 recensioni
Come sarebbe andata se Marissa non fosse morta? Se lei fosse riuscita a sopravvivere a quell'incidente? Come sarebbe continuata la sua storia con Ryan? Cosa sarebbe successo a Seth e Summer? Ecco come io immagino la mia quarta stagione di The O.C., ecco come avrei voluto che andasse. Perché Ryan e Marissa erano destinati a stare insieme. Perché Seth e Summer avevano un futuro davanti a sé. Perché i Fantastici Quattro sarebbero ancora stati Fantastici.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marissa Cooper, Ryan Atwood, Seth Cohen, Summer Roberts, Un po' tutti | Coppie: Marissa Cooper/Ryan Atwood, Ryan Atwood/Taylor Townsend, Seth Cohen/Summer Roberts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il sole splendeva su Newporth Beach. Finalmente dopo giorni di pioggia, erano tornate quelle giornate brillanti e piene di caldo che caratterizzavano Orange County. Seth e Summer dormivano ancora, non avevano chiuso occhio tutta la notte. Si erano fatti qualche coccola e mentre Seth leggeva il suo fumetto preferito, Summer versava lacrime vedendo Valle Di Lacrime. Chissà se i produttori di quella serie televisiva avevano pensato a quel titolo sapendo che poi i telespettatori si sarebbero ritrovati piangendo davanti alla televisione con milioni di fazzolettini in mano. Ormai Seth ci era abituato e neanche ci faceva più caso. In fin dei conti Summer aveva accettato il suo parlare alle barche, per cui lui avrebbe accettato le sue lacrime facili. Era ormai d'abitudine che Summer si fermasse a dormire da Seth almeno una volta alla settimana. Una delle tante ricorrenze a cui Seth era particolarmente legato. 

"Oddio Summer! Il comodino sta tremando, è il terremoto, c'è il terremoto. Me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa dopo che Ryan fosse partito. Chiamiamo i pompieri"

"Cohen, ma quale terremoto! E' il mio cellulare, mi è arrivato un messaggio"

"Che sollievo. Mi manca l'aria. Ho urgentemente bisogno di ossigeno. Direi che possiamo anche non chiamare i pompieri"

"Ma ti pare poi che se ci fosse il terremoto chiamaresti i pompieri?"

"Perchè no?"

"Cohen, non ne avresti neanche il tempo. Ti ritroveresti in un attimo sotto le macerie se non ti sbrigassi a portare le tue chiappe fuori di casa!"

"Non dire così, mi spaventi. Lo sai quanto sono sensibile"

"Sai, sto seriamente pensando di prendere in considerazione la possibilità di farmi suora"

"Perchè sei innamorata di un prete?"

"Cohen!"

"Chi era al messaggio?"

"Mah, nessuno.. Era Juan.."

"Juan? Sarebbe?"

"E' il mio nuovo vicino di casa.."

"Ed ha il tuo numero di telefono?"

"Bè sì, gliel'ho lasciato nel caso avesse bisogno di qualcosa"

"E certo, ha bisogno di te alle nove di mattina"

"E' che non mi ha vista in casa. Di solito mi porta le briosche"

"Ti porta le briosche...?"

"Sì, poverino. Deve ambientarsi. Mi fa tenerezza"

"Oh, proprio poverino. Chissà quanto si sente solo e triste. Vallo pure a consolare, me la cavo benissimo da solo, IO!"

"Oddio Cohen, non ti sopporto più!"

"Ma come? Improvvisamente sei diventata immune al mio fascino?"

"Già. E' che sei pesante!"

"Pesante io? Ma se sono uno stecchino!"

"Senti Cohen, facciamo così. Adesso io me ne torno a casa, tu ti fai una bella doccia, ti rinfreschi le idee e dai una bella rinnovata al tuo bel cervellino. Quando magari ti sei allegerito, fammelo sapere!"

"Ma sì, certo, vai pure da Juan e dalle sue briosche!"

"Almeno lui non è così pesante da rimanermi sullo stomaco!"

"Bè, dì al tuo non pesante, che quì a Newporth Beach le briosche si mangiano al pontile"

"Io le preferisco a casa. Ti saluto!" disse Summer chiudendo la porta della camera di Seth.

"E io preferisco latte e cereali, altro che briosche! E comunque la porta la voglio aperta!" urlò Seth riaprendo la porta.

Anche a Parigi il sole splendeva bello più che mai. Il caldo si faceva sentire e il vento era sempre più assente. L'estate era una delle stagioni più belle, ma anche la più stancante. Tra qualche giorno ci sarebbe stata la settimana della moda, un importante evento al quale partecipava anche Mark e per questo Marissa ne sarebbe stata l'ospite. 

Quella era la mattina dopo la notte d'amore di Ryan e Marissa. Questa volta era stata lei a fare una corsa per lui. L'aveva raggiunto all'aeroporto. Si erano ritrovati, come la prima volta che si erano incontrati. Si erano amati, come due adolescenti alla prima cotta. Avevano fatto l'amore, come due coniugi alla loro prima notte d'amore in viaggio di nozze. Ryan si stava svegliando, era nel letto della camera di Marissa, nella nuova casa di Parigi. Stese il braccio verso la parte di Marissa, ma sentì il vuoto. Aprì subito gli occhi: Marissa non c'era. Si alzò dal letto e sulla scrivania vide una bustina bianca. Era una lettera. Quella giornata non era iniziata per niente bene. Ryan sapeva già cosa avrebbe letto, ma ne aveva terribilmente paura. Lo sapeva che sarebbe andata così. Gliel'aveva detto poco prima di fare l'amore:"Domani sarà un casino..". Prese la lettera, si rimise seduto sul letto e con coraggio, la aprì.

 

 

Caro Ryan,

questa è la seconda volta che scrivo qualcosa indirizzato a te. La prima è stata poco prima di partire, prima del mio incidente. E' strano ora ritrovarmi quì a cambiare completamente le parole perchè sono i fatti ad essere cambiati. I sentimenti sono quelli, le circostanze sono diverse. In questo momento è praticamente l'alba ed io ti guardo dormire. Posso confessarti un segreto? Non è la prima volta che ti guardo dormire. Ti ricordi quel famoso viaggio a Tijuana? Bè, come potrai dimenticarlo? Dormimmo nello stesso letto. Quella notte non riuscivo a prendere sonno dopo la telefonata con mio padre. Così rimasi ad occhi aperti e dopo qualche minuto mi voltai verso di te. Ti vidi tutto rannicchiato tra te stesso. Non russavi, ma sentivo il tuo respiro e mi piaceva. Avrei voluto accarezzarti, ma aveva paura di svegliarti. Così col pensiero di te, chiusi gli occhi e riuscii a dormire. La mattina seguente mi ritrovai tra le tue braccia e Dio solo sa quanto mi batteva il cuore. Credevo stesse per scoppiare da un momento all'altro e avevo paura che i suoi battiti li potessi sentire anche tu. Sorrisi nel rendermi conto che mi faceva piacere avere le tue braccia intorno a me, sentire il tuo profumo, avere il tuo odore sulla mia pelle, i tuoi capelli contro i miei, i tuoi occhi verso di me, le tue mani strette ai miei polsi. Sorrisi nel capire che mi stavo innamorando di te, che la mia felicità dipendeva dal tuo contatto. Sorrisi in silenzio.

Quando mi sono svegliata poco fa, ho avuto la stessa sensazione. Svegliarmi tra le tue braccia è stato come quella mattina a Tijuana. E' stata un'emozione e sentivo di essermi innamorata di te una quarta volta. Perchè è questa la verità: ti amo Ryan più di ogni altra cosa al mondo. Ti amo come non ho mai amato nessuno. Ti amo ogni secondo che passa sempre di più. Ti amo e non posso cambiare questo sentimento, non posso cancellarlo, non posso opprimerlo. Posso però provare a dimenticare di amarti. Sai, avevi ragione. "Domani è un casino". L'amore è irrazionale. Sono venuta all'aeroporto perchè il cuore così mi ha consigliato di fare. Ma mi hanno insegnato che delle volte bisogna agire con la testa, pensare, riflettere e poi semmai agire. Il cuore è quello che soffre e il più delle volte ti porta a soffrire anche se questo vuol dire amare. Non so cosa ne sarà di noi, ma so che io non voglio andare via da quì, non voglio lasciare Parigi. Non posso neanche pretendere che tu rimanga quì con me. So che per amore ti trasferiresti quì senza neanche pensarci un attimo. Lo so che mi ami Ryan, lo so, l'ho sempre saputo, anche quando non hai contraccambiato il mio primo "Ti amo". So quanto amore c'è in te per me, ma so anche che è giusto che tu ti faccia la tua vita, ti costruisca il tuo futuro e realizzi il tuo sogno più grande, come sto facendo adesso io. Non sarebbe giusto incatenarti a me, ti toglierei la libertà che ti serve. Ti ricordi cosa mi hai detto quando sei arrivato quì? Da grande vorrei fare l'architetto per costruire case, edifici, a chi ne ha bisogno e un domani vorrei costruire una casa per una famiglia tutta mia. Perchè non lo fai? Costruisci la tua casa, le tue mura, la tua "casetta in piscina" e magari la nostra camera da letto. Perchè lo sai che prima o poi torneremo ad essere ciò che siamo sempre stati. Torneremo ad essere "Noi". Vai all'università, studia, prendi la laurea e realizza il tuo sogno. Ricordi? Costruisci il tuo futuro che poi sarà il nostro presente. Non prendere queste mie parole come un addio, ma come un arrivederci. So che non siamo mai stati amici e ti dico anche che mai lo saremo. Non posso essere amica della persona che amo. Ti chiedo di mettere "pausa". Lo sai che non è finita tra noi, mai finirà. Quando sono partita mi hai chiesto di non dimenticarti. E tu? Ti dimenticherai di me? Io no. Io SO CHI SEI. Chiunque tu vuoi che io sia. Voglio che tu sia un architetto. Realizzi questo mio desiderio? Preferisco lasciarti così, con la certezza che ti amo e con la consapevolezza che anche tu mi ami. E prima di andare via, quando passerai davanti alla mia agenzia, voltati e vedrai che io ti starò sorridendo. Sorridi che domani saremo di nuovo insieme. Ti amo.

 

 

La tua Marissa, quella del vialetto che ti ha fregato una sigaretta.

 

 

Ryan richiuse la lettera, la rimise nella bustina, si rivestì, prese la borsa e se ne andò. Chiamò un taxi e lo aspettò sotto casa di Marissa e Jimmy. Dopo aver letto quella lettera non sapeva cosa pensare. Sapeva che Marissa avrebbe fatto un passo indietro, ma sperava che all'ultimo qualcosa le facesse cambiare idea. Non sapeva se essere d'accordo con lei o meno. L'amava e di questo ne era certo. Sarebbe rimasto a Parigi, pur di starle accanto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.

Il taxi era arrivato, così caricò la borsa e si mise a guardare dal finestrino. Passarono davanti all'agenzia. Marissa era proprio lì fuori a prendere una boccata d'aria. Il taxi le passò davanti, Ryan la guardava e lei contraccambiava. Fu esattamente come la prima volta che Ryan rischiò di non vederla più, quando dovette tornare a Chino accompagnato da Sandy. Fu come quando dovette andarse con Teresa per starle accanto. Le passò davanti e guardandola la salutò, lasciandosela così dietro le spalle, lì, sul vialetto di Parigi, a farsi la sua vita. 

Marissa rientrò dentro e si asciugò quella lacrima che inevitabilmente le era caduta. Mark era lì, era appena arrivato per portarle il solito caffè.

"Tutto bene?" le chiese Mark.

"Sì, diciamo di sì"

"Se non sono troppo impiccione, posso chiederti chi è quel ragazzo?"

"Si chiama Ryan, vive a Newporth Beach, è un mio.."

"Un amico?"

"Sì.. Cioè, in realtà no. Siamo stati insieme, tra tira e molla, per tre anni"

"Caspita. Storia importante.."

"Già, veramente importante ed è buffo perchè l'ho conosciuto mentre credevo di vivere la mia storia importante"

"Come l'hai incontrato?"

"E' stato un pò un segno del destino. Io non c'ho mai creduto al destino, ma quella sera, non so perchè, decisi di aspettare il mio ex ragazzo sul vialetto. Ryan comparve all'improvviso mentre si accendeva una sigaretta. Gliene chiesi una e ci mettemmo a parlare un pò. Fu come se scattò una scintilla, come se qualcosa ci aveva legati per sempre"

"Wow, per sempre è veramente tanto!"

"Con lui il tempo non è mai abbastanza"

Ryan a Newporth Beach, Marissa a Parigi. Un oceano li separava e di cose ne sarebbero successe. Magari nuovi incontri, nuovi amori per entrambi, ma non importava. Ormai erano legati per sempre.

 

 

Goodbye My Lover, Goodbye My Friend. Goodbye. 

  
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