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Autore: smarties89    23/08/2013    5 recensioni
Christine e Slash sono amici da quando hanno 15 anni. La vita li porterà a perdersi di vista e ritrovarsi più volte negli anni, facendogli comprendere che la loro amicizia non si è mai sopita. Che poi, è sempre stata davvero solo amicizia?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ottobre 1997

Christine aprì gli occhi presto, quella mattina, dato che il suo turno iniziava alle 8. Non era una bella giornata: c’erano tante nuvole e sembrava che dovesse scendere un bell’acquazzone. Prima di andare a farsi una doccia, accese il computer e controllò la casella di posta.
Nulla.
Da quasi due mesi il nulla più assoluto. Non era la prima volta che, in quell’anno e mezzo di comunicazione via mail, Saul spariva per settimane; anzi, accadeva di frequente ed era sintomo o di problemi, o di qualcosa di davvero interessante che stava realizzando.
Ma quel giorno non era un giorno qualunque: era il suo trentesimo compleanno, ed era più che convinta che lui le scrivesse per farle gli auguri. Invece niente.
Si lavò, si vestì e bevve rapidamente del caffè. Stava per uscire di casa quando suonò il telefono.
 
“Pronto”
 
“Auguriiiiiiiiii!!!”le voci di Mandy, Duff e i borbottii incomprensibili della piccola Grace, la loro bambina, si fusero in un urlo assordante.
 
Christine sorrise: quei tre erano sempre capaci di rendere la sua giornata migliore. Erano stati la sua ancora di salvezza in quell’anno e mezzo, lontano da un Saul che non faceva altro che dirle che la amava e che aveva voglia di vederla…per poi sparire per giorni e giorni. Il suo grande amore, poi, era Grace: era una bambina splendida, che assomigliava in un modo pazzesco a Duff e che riempiva di vizi e regali.
 
“Grazie ragazzi.”
 
“Stai andando al lavoro?”
 
“Sì…stacco alle 4.”
 
“Ok. Vieni a cena da noi stasera? Una cosetta tranquilla, solo noi 4.”
 
“Non lo so, Mandy…sarò stanca e poi domani lavoro.”
 
“Fatti cambiare turno, così puoi andare al pomeriggio! I trenta non si possono non festeggiare, avanti!”
 
Christine sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto persuadere Mandy a lasciar perdere, così accettò.
 
“Fantastico! Ci vediamo alle 8!”
 
“Ok ok! Ciao, a stasera!”
 
La giornata passò lenta, senza emergenze o problemi vari. I colleghi le portarono una piccola torta con candeline in pausa pranzo e improvvisarono una rapida festa nell’ufficio della mora.
Erano le 4 passate quando arrivò a casa. Varcò la soglia del palazzo e il portiere la fermò.
 
“Signorina Davis, c’è un pacco per lei.” L’uomo le porse una grande scatola azzurra con un fiocco blu.
 
“Grazie, John.”
 
“Di nulla. Buon compleanno.”
 
Lo salutò con un sorriso ed entrò in ascensore. Sfilò la piccola busta incastrata nel fiocco e lesse: ‘Questo è il nostro regalo. E’ per questa sera. Ti vogliamo bene. Mandy, Grace e Duff.’
Cercò di ignorare il moto di delusione che sentiva nello stomaco: aveva sperato che fosse Saul a mandarle quel pacco, e non i suoi migliori amici.
Aprì il pacco e tirò fuori uno splendido abito rosa pallido, aderente, con le spalline larghe e un’apertura lunga e stretta sotto al collo, che lasciava intravedere la parte superiore del seno. Era sensuale, ma molto fine.
Nel pacco c’era anche una scatola più piccola, con dentro un paio di scarpe di vernice aperte in punta dello stesso rosa.
Sorrise, pensando a cosa si erano inventati i suoi amici: era da tempo che non la vedevano vestirsi con un bell’abito e con qualcosa di sexy, e glielo avevano fatto notare più volte. Ora avevano rimediato regalandogliene uno e facendoglielo indossare per una semplice cena tra amici.
Si rese conto che dopotutto aveva voglia di festeggiare. Ok, i trenta le facevano non poca paura, contando che si era sempre detta che a trent’anni avrebbe voluto essere già sposata e con figli. E invece era ancora lì, sola, a inseguire un uomo che sembrava proprio non volersi farsi prendere…gli anni passavano, il suo orologio biologico si avvicinava a…
Scosse il capo per interrompere quei pensieri apocalittici. Compiva 30 anni, non 70! Accidenti, non era mica una vecchia zitella decrepita. Zitella sì, ma decrepita no!
Ridacchiò tra sé e sé, avvicinandosi al computer per accenderlo.
Avvicinò la mano al pulsante, per poi bloccarsi a mezz’aria: no, non avrebbe permesso a Saul di rovinare il suo trentesimo compleanno, né con una mail piena di scuse né con una che ancora non le aveva mandato.
Si buttò sotto la doccia e, dopo essersi rilassata a lungo, uscì, pronta per un po’ di restauro: asciugò con cura i capelli, formando dei grandi boccoli sul fondo e fermando i due ciuffi che le ricadevano sul viso dietro il capo. Si truccò leggermente e poi indossò l’abito che le stava d’incanto: Mandy ci aveva visto giusto.
Prese in mano le scarpe, provando già dolore solamente a guardarle. Adorava le scarpe col tacco, ma le metteva pochissimo e le rare volte che lo faceva tornava a casa quasi sulle ginocchia dal male. La cosa positiva era che quella sera sarebbe stata tranquillamente con le gambe sotto al tavolo, quindi nessuno sforzo.
Quando guardò l’orologio erano già le 8 meno 10 e, contando che ci voleva mezz’ora per arrivare a casa dei McKagan, era in un fottutissimo ritardo.
Appena mise piede nel vialetto, Mandy spalancò la porta.
 
“Chris! Stavo già per chiamare la polizia!”
 
“Come?”
 
“Temevo avessi fatto un incidente! Il giorno del tuo trentesimo compleanno! Doppia sfiga!”
 
“Mi prendi per il culo, Mandy?”
 
“No! Dio, come ti sta bene questo abito!” la bionda le fece fare una giravolta su se stessa.
 
“Anche tu stai benissimo!” ed era vero: Mandy aveva una semplice gonna a tubino nera, una camicetta fucsia scollata e scarpe dello stesso colore. Era una favola.
 
“Vieni, andiamo di là, che la cena è già in tavola!”
 
Le fece posare la borsa e il coprispalle e la condusse nella grande sala da pranzo dove erano soliti organizzare feste e cene.
Mandy aprì la porta. Quello che accadde dopo fu talmente rapido che Christine non ebbe il tempo di rendersene conto: la bionda accese la luce e un piccolo gruppo di persone sbucò da sotto un tavolo urlando a squarciagola “Sorpresa!”.
 
“Non ci posso credere!” Christine si coprì il viso con le mani, osservando gli invitati che applaudivano e le cantavano ‘tanti auguri’. “Sei pazza!” disse ancora rivolta a Mandy e abbracciandola.
 
C’erano tutte le persone che amava di più: sua mamma e suo papà, alcuni dei suoi colleghi più stretti, un paio di amici di Mandy e Duff che aveva conosciuto a casa loro e…Saul.
Mandy vide lo sguardo dell’amica posarsi su di lui e le strinse lievemente il braccio. “Lo so, avrei dovuto dirtelo. Non uccidermi, ok? Poi ti spiego tutto.”
 
Chris non ebbe il tempo di rispondere perché tutti gli invitati si fiondarono su di lei per farle gli auguri. Probabilmente non avrebbe avuto nemmeno la prontezza mentale per farlo, dato che in quel momento era troppo sconvolta. Non lo vedeva da quasi due anni e notò che i segni dei suoi tremendi vizi si notavano…eccome se si notavano. Si era fatto crescere un po’ di barba, che gli dava un’aria trasandata; sotto gli occhi aveva delle occhiaie, probabilmente perenni oramai, e non sorrideva. O meglio, sorrideva con le labbra, ma non con gli occhi.
Christine conosceva bene quella differenza, sul viso del suo chitarrista.
Per ultimo le si avvicinò e, senza dire nulla, la abbracciò; Chris rimase impalata per alcuni istanti, senza ricambiare l’abbraccio. Lui se ne accorse e si allontanò un po’ da lei, per guardarla negli occhi.
 
“Tanti auguri, amore mio…”
 
“Non dire quelle parole…”
 
“Quali?”
 
“Lo sai bene, Saul.”
 
Lui annuì, ben consapevole che si meritava quell’atteggiamento così gelido e distaccato. “Ti va se dopo la festa parliamo un po’? Ho tante cose da dirti.”
 
“D’accordo. Ora lasciami stare, però…vorrei godermi la mia festa.”
 
Slash si allontanò di scatto, come se gli avesse dato uno schiaffo.
Le festa proseguì, con un gustoso buffet e tante risate; Christine non se lo sarebbe mai aspettata, ma si stava divertendo un sacco, grazie a tutte le persone che le volevano bene e che a grandi linee sapevano della storia tra lei e Slash. Avevano notato il non proprio amichevole scambio di battute e facevano a gara per farla ridere e non farle pensare a lui.
Il riccio se ne stava in disparte, a trangugiare alcool al tavolo delle bevande.
 
“Vuoi essere talmente ubriaco da non riuscire nemmeno a guardarla in faccia?” gli disse Duff, avvicinandosi al suo amico e facendogli fare un salto.
 
“Man, mi hai spaventato.”
 
“Cosa stavi guardando?” domanda retorica, ovviamente. Aveva già notato più volte che Slash fissava in continuazione la sua Chris, e che tutti i maschi della sala facevano a gara per ballare e scherzare con lei.
 
“Smettila, Michael.”
 
“Sai che è incazzata nera, vero?”
 
“Secondo te per quale motivo ho voluto organizzare questa festa?”
 
“Forse era meglio una cenetta intima…”
 
“Non avrebbe mai accettato di uscire da soli. Qui, invece, ho avuto voi come copertura.”
 
“Stai attento a quello che le dirai. Non credo che tu abbia altre occasioni dopo questa. Solo perché ti ha perdonato decine di volte non vuol dire che si ancora disposta a farlo.”
 
“Lo so, man, lo so. Infatti so benissimo come giocare le mie carte. Devo solo aspettare la fine della festa.”

 
 



Lo so, mi odiate perché, tanto per cambiare, ho interrotto il capitolo a metà :D Prometto che nel prossimo ci sarà il confronto tra Christine e Slash!!! Il nuovo capitolo arriverà lunedì o martedì ;) Grazie mille a tutti, un bacio!!!
  
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