La
storia di
Alypion
Richard
sognò di volare. Gli sembrava di essere vento, in perfetta
comunione con l’aria. Come se la sua pelle fosse così leggera da
scomporsi e
ricomporsi in qualunque parte, seguendo la brezza.
Poi
quella sensazione finì e gli sfuggì un gemito, si sentì schiacciare
da qualcosa di molto pesante che però non sentiva al tatto. Se non
avesse avuto
la sensazione di avere la gola piena d’aria avrebbe urlato.
Non
aprì gli occhi, per paura o per stanchezza. La testa gli girava
terribilmente.
Sentì
una mano afferrarlo per il colletto della camicia, avrebbe voluto
opporsi e dimenarsi, ma le sue mani e le sue gambe erano rimasti di
aria.
Il
suo corpo non si era ricomposto del tutto, all’atterraggio. Perché
ora sapeva di essere a terra. Sentiva dei passi intorno a sé.
Però
qualcosa di lui continuava a librarsi nell’aria e ad essere
trasportata dal vento.
Sentì
una voce e gli sembrò che provenisse da tutte le parti. Gli
rimbombò nella testa per parecchi secondi, che sembrarono lunghi una
vita.
*
«
Devo dire che non me l’aspettavo. »
Machiavelli
scoprì con sollievo di essere completamente asciutto.
Lanciò
un’occhiata intorno a sé, ma ebbe poco tempo per distinguere
bene tutte le forme del paesaggio circostante. Vedeva foglie secche e
infossate
nella brina, il monte Chacraraju si stagliava nel cielo grigio.
« E
io non mi aspettavo di arrivare secondo. »
L’italiano
fu subito distratto dalla voce dell’emissario. Se non fosse
stato per l’altezza, sarebbe sembrato molto più grande. Guardò nella
stessa
direzione del suo sguardo ed ebbe un colpo al cuore.
Tutti
i suoi timori erano stati confermati.
«
Salve, italiano. Non è passato poi molto tempo. »
Anche
senza distinguere i capelli biondissimi, i tratti delicati sulla
pelle bianchissima e gli occhi violacei lampeggianti, Machiavelli lo
avrebbe
riconosciuto dalla voce e dall’accento spigoloso. Alypion
si trovava a circa venti metri da
loro, le braccia incrociate sull’ampia felpa. Parlava in un inglese
ormai
estinto da secoli. Machiavelli rimase impassibile. L’unica cosa che era
cambiata dal giorno in cui lo aveva incontrato l’ultima volta erano due
ali
nere simili a quelle dei pipistrelli, ma lunghe quanto due limousine
messe in
fila in orizzontale.
Adesso
era nei guai. Se Alypion avesse detto qualcosa, qualunque cosa
riguardo al ragazzo…
Lo
cercò con lo sguardo. Doveva esserci. Non poteva essersi sbagliato.
« Tu
sei Alypion Desiephr, il Rinnegato! »
Machiavelli
trasalì sentendo affianco a sé la voce squillante e quasi
eccitata del ragazzino servitore del suo padrone.
Alypion
fulminò l’emissario con lo sguardo e concentrò su di lui tutta
la sua attenzione, ma il ragazzino non ne parve turbato.
« Un
figlio di Aton… » Alypion sorrise. Machiavelli si irrigidì. « Allora
è lui, Aton, il tuo padrone, italiano. » constatò con un sorriso
arrogante.
«
Vedo con piacere che vi conoscete» Di piacere l’emissario ne provava
ben poco, a giudicare dalla sua espressione.
«
Facciamola corta, Alypion. »
Machiavelli
aveva perso definitivamente la pazienza. Aveva bisogno di
risposte, ma se avesse dovuto uccidere Alypion prima di riceverle
l’avrebbe
fatto. avrebbe dovuto farlo, in realtà.
Di
Richard non c’era traccia. Ma era lì, da qualche parte. L’italiano
aveva assoluto bisogno di sapere a cosa serviva il ragazzo ad Alypion,
perché
tra tanti era stato scelto proprio lui. Ragionò in fretta. L’emissario
gli
aveva spiegato che la Lancia poteva essere raccolta solo da un abitante
del
Regno d’Ombra in cui si trovava. Quindi era logico che, se Alypion
desiderava
impossessarsi dell’arma, avrebbe dovuto costringere un homines a
prenderla per
lui, perché Alypion era tutto tranne che umano.
Ormai
Machiavelli era quasi certo che Alypion gli avesse mandato il
messaggio con lo scopo di tenere Richard al sicuro fino a quando lui
non fosse
stato pronto a portarlo ai piedi del Chacraraju. Ma perché aveva
cercato
proprio lui anche quando Machiavelli lo aveva spedito a Montpellier?
« Sono d’accordo, figlio degli homines! »
rispose Alypion con disprezzo e una furia ardita ma trattenuta.
Sembrava che
stesse risparmiando la rabbia per un momento speciale.
Voltò
di scatto la testa verso l’emissario.
«
Immagino che Aton voglia la Lancia di Odino. »
«
Immagino che la voglia anche tu. » rispose, freddamente, con lo
sguardo fermo e fiammeggiante, l’emissario.
Immagino
che mi
dovrò unire a voi nella lotta per la sua conquista…
Machiavelli
avrebbe volentieri espresso le sue riflessioni, ma avrebbe
significato solo perdere tempo. Con un sospiro cupo, alzò gli occhi su
Alypion
e sostenne il suo sguardo.
«
Perché vuoi la Lancia, Alypion?» chiese, in tono pacato. Accanto a
lui l’emissario assisteva con interesse, lasciando a lui le redini
della
conversazione. « tu non aspiri al potere.»
Alypion
ghignò sprezzante, con scherno.
« E
tu a cosa aspiri, italiano?»
Machiavelli
non pensò alla risposta.
« Mi
sarei aspettato di vedere molta gente qui, tranne te. Pensavo di
vedere un manipolo di assetati di potere. Invece spunti fuori tu, e io
so che i
tuoi motivi devono essere senza dubbio più nobili. Mi sbaglio? »
« Non
ti sbagli, umano! » rispose Alypion, con un gesto stizzito. « Sai,
molte creature sono morte nel tentativo di raggiungere quell’Arma. Se
lo
meritavano. L’avrebbero usata nel modo sbagliato. »
Machiavelli
annuì.
« Sì,
lo so. »
«
Anche tu, italiano, non hai scopi migliori. Vuoi la Lancia perché
Aton ti ha ordinato di prenderla, ti stai solo salvando la pelle senza
interessarti
più di tanto a come Aton potrebbe usare la Lancia di Odino. »
Machiavelli
ghignò, mentre l’emissario spostava lo sguardo su di lui,
attendendo una risposta.
«
Esatto. »
« Mi
deludi, Machiavelli. » il tono di Alypion poteva sembrare quasi
risentito. « È un vero peccato…» mormorò.
Machiavelli
alzò le spalle.
« La
colpa è tua. Ti sei aspettato troppo da me. Mi hai visto diverso,
è stata una tua scelta.»
L’immortale
tornò serio e la sua espressione si velò di cupo interesse.
«
Perché vuoi la Lancia, Alypion? Se devo scontrarmi con te… voglio
sapere da parte stanno il bene e il male. Voglio sapere quale sogno sto
infrangendo. »
Davvero
commovente, complimenti, si
complimentò con se stesso Machiavelli. Scambiò uno
sguardo con l’emissario per condividere quel pensiero, e un lampo di
divertimento attraversò i suoi occhi neri.
Alypion
teneva lo sguardo perso nel vuoto, come se una parte di lui si
fosse allontanata in un passato remoto. Poi puntò gli occhi su
Machiavelli. Non
era più sprezzante, sarcastico, deluso o irato.
Semplicemente,
aveva lo sguardo di chi è pronto a buttare fuori ciò che
ha tenuto dentro per secoli, in completa solitudine.
« Il
desiderio di vendetta è ciò che mi tiene ancora in vita. Come
accade per molte creature.» Alypion sembrava ormai lontano,
irraggiungibile
nella foschia. La sua voce aveva assunto una cadenza molto strana, che
Machiavelli non aveva mai sentito.
Lo
vide sorridere.
«
Vuoi davvero sapere come userei la Lancia, figlio degli homines? »
L’immortale
annuì lentamente. « Sì, lo voglio sapere. E so che tu me lo
vuoi dire. »
Alypion
rise. A Machiavelli sembrò che la brina stesse scivolando verso
di lui.
«
Forse hai ragione. »
l’emissario assisteva, immobile
e silenzioso, accanto all’umano che aveva il compito di proteggere.
Niccolò
sapeva che stava studiando Alypion in ogni dettaglio.
Il
volto di quest’ultimo si era velato di sofferenza. Una
sofferenza che era abituato ad ospitare
dentro di sé, che era pronta per venire allo scoperto.
« Il
Regno d’Ombra da cui provengo è diviso in due. Le chiamano le due
Sfere. »
Alypion
si avvicinò di qualche passo, ma sembrava completamente
assente, come se solo la sua voce fosse veramente reale. Machiavelli
cercò di
capire ogni parola, ignorando l’accento sibilante.
«
L’unica cosa che il popolo della Prima Sfera e quello della Seconda
Sfera
avevano in comune era la capacità di utilizzare l’energia aurica per
formare
due enormi barriere, che separano i due mondi. Io sono nato nella Sfera
dei
Serafici, gli Alati. »
Le
sue ali fremettero e si ripiegarono nervosamente.
« Non
ho mai avuto genitori. Ma non mi è mai importato. Nel mio mondo
non sono importanti, la mia famiglia erano gli abitanti dell’intera
sfera.
» la sua voce divenne più dura. Provava
ancora rabbia, ma verso se stesso, questa volta.
« Ciò
che avevo di più prezioso era la mia adorata sorellina, Nivime. »
Machiavelli
lanciò una breve occhiata all’emissario. Lui scosse
impercettibilmente la testa. non sapeva nulla di quella storia.
« Era
piccola, gracile e malata. La mia gente non capiva cosa avesse,
ma faceva sempre fatica a respirare. Le sue ali non si muovevano. Avevo
già
visto morire altri per quel male a cui nessuno riusciva a trovare
rimedio. La
sua aurea era sprovvista di calore, nel mio mondo può succedere. »
L’angoscia
di Alypion si sparse per il territorio, Machiavelli poteva
percepirla sulla pelle, ma non si fece coinvolgere. Con uno sforzo
estremo,
ricambiò lo sguardo vuoto di Alypion e si mantenne lucido.
«
Avevo un sogno. Volevo riuscire a salvarla. Così pregai un maestro di
Arti Mediche, molto importanti nel mio mondo, a prendermi come allievo.
Avevo
solo novantasette anni. »
Machiavelli
trattenne tutti i suoi commenti. Non poté però fare a meno
di pensare con sarcasmo a quanto doveva essere indifeso, il povero
piccolo
Alypion, a soli novantasette anni.
«
Sono l’equivalente dei dodici anni umani. » spiegò Alypion.
Machiavelli era rimasto impassibile, ma evidentemente la creatura aveva
capito
che l’immortale, in quanto umano, era abituato a un ritmo di crescita
un po’
diverso.
« Il
maestro mi accettò. Probabilmente gli feci pena. Mi prese come
allievo anche se non avrei potuto ripagarlo in alcun modo. Era l’essere
più
buono che avessi mai conosciuto, l’impurità del mio mondo non lo aveva
toccato.
»
Machiavelli
si chiese cosa intendesse esattamente per “impurità”, ma
decise di non interromperlo.
«Conservava
l’innocenza di un bambino, ma era saggio, e io lo vedevo
forte come nessun altro. Con lui capii l’importanza di avere un padre,
non mi
sentii più completamente solo o disperato.
Con lui non mi sentivo più uno dei tanti orfani che non possono
fare
altro che aspettare che la loro sorellina muoia. Il mio maestro ed io
lavoravamo giorno e notte per trovare una cura, lui mi promise che
avrebbe
fatto di tutto per salvarla. E quello che mi diede più gioia, fu che
con le
nostre cure riuscimmo davvero a migliorare le condizioni di Nivime,
anche se
ancora non era guarita. Ma il maestro era ottimista, e a me bastava. »
Chiuse
gli occhi e strinse i pugni. La rabbia gli faceva vibrare
lentamente il petto. Machiavelli sapeva per esperienza che la rabbia
generata
dal dolore era insopportabile. Distolse lo sguardo per un momento.
«
Feci amicizia con una… la chiamerò “ragazza”, anche se è un termine
umano. Si chiamava Mineikre. Anche lei era una allieva, come me, ma
guardava il
mio maestro come un istruttore, niente di più. Io invece lo veneravo. E
loro…»
Machiavelli
arretrò istintivamente di mezzo passo, quando le ali di
Alypion si spalancarono di colpo. Il suo sguardo bruciava di odio.
« Lo
uccisero. Davanti a tutta la comunità. È questo che succede nel
mio mondo, se si viene accusato di omicidio e tradimento. » fece un
gesto
stizzito con la mano. « qualcuno aveva ucciso il Custode, colui che
aveva il
compito di controllare la barriera magica. Tutti pensarono che fosse un
tentativo di distruggere la barriera, per permettere al popolo della
seconda
sfera di attaccarci, a sorpresa. »
L’immortale
sbarrò gli occhi, l’emissario si tolse gli occhiali e li
appese alla maglietta, le sopracciglia aggrottate.
« Non
era vero. Non era stato lui. » azzardò Machiavelli,
istintivamente.
Alypion
era rigido come una statua. « No, non era vero. » confermò,
gelido.
«
Ricordo il giorno in cui fu ucciso. In ogni dettaglio. Lo fecero nel
modo più banale, sovraccaricandogli l’aura con l’energia di altri
cinque
Maestri, i più potenti. È molto facile indurre i nostri corpi
all’autocombustione, ma ti consiglio di non provarci, italiano. Non ce
la
farai, non con me. »
L’emissario
assottigliò gli occhi in un’occhiata di sfida. Machiavelli
era certo che stesse già pensando a un modo per bruciarlo vivo senza
risultare
troppo prevedibile, tanto per fargli rimangiare tutto ciò che aveva
detto.
« Che
cosa è successo dopo, Alypion? »
Machiavelli
aveva la sensazione che non fosse finita. Lo sguardo di
Alypion tremò e si infiammò.
«
Diventai un soggetto fastidioso. Ma i miei “fratelli”, come si
facevano chiamare, non mi disprezzarono, nonostante fossi andato a
cercare i
cinque Maestri e gli amministratori del mio popolo diverse volte. Me la
prendevo con chiunque, iniziai a vedere tutti come nemici, che avevano
permesso
che un innocente fosse ucciso. Questo era inconcepibile, perché nel mio
mondo
l’odio è riservato solo ai traditori. Almeno è questo che dicono. Ma è
solo
un’altra menzogna. »
Senza
nessun preavviso, Alypion proruppe in una risata amara.
« Mi
esiliarono. Come se fosse la più terrificante delle punizioni. Non
era per sempre. Dicevano che facevo parte della famiglia, che mi
amavano come
un fratello. E quindi, sarei tornato solo dopo trenta giorni, e sarei
tornato
ad essere quello di prima, avrei capito i miei errori. »
Un’ombra
di follia gli attraversò lo sguardo. Le ali scattarono in
avanti e Machiavelli sentì l’aria sferzargli il viso.
« Mi
dissero che si sarebbero occupati della mia sorellina. Mineikre,
nonostante l’avessi trattata male negli ultimi tempi, diceva di essere
rimasta
la mia più cara amica. Aveva imparato le tecniche di guarigione del mio
maestro, e mi promise che le avrebbe migliorate, che avrebbe lavorato
sodo per
salvare Nivime. Mi sentii un po’ sollevato, e forse anche commosso. »
Alypion
sembrava aver abbandonato di colpo ogni energia. Il capo si
abbassò in sincronia con le immense ali.
«
Alypion… » lo richiamò Machiavelli, cercando di essere il più
delicato possibile. Era troppo curioso per lasciar perdere.
«
Dove ti esiliarono?»
La
creatura alzò appena il capo, gli occhi stanchi. Machiavelli capì
che stava aspettando quella domanda, o qualsiasi altra domanda. Voleva
essere
ascoltato, voleva rendere visibile a tutti il suo tormento, in modo da
riuscire
a giustificarsi per il desiderio di vendetta che provava. Non voleva
assomigliare alla sua razza, che disprezzava ed odiava. Ma aveva
trovato un
senso alla sua vita solo nella vendetta, e voleva convincersi che non
fosse
sbagliato.
«
Nella Seconda Sfera. Quella che disprezzavano. Mi dissero di rimanere
nel bosco per non incontrare il popolo che tanto odiavano. Ma io non lo
feci. »
Sorrise,
l’ombra di un’antica soddisfazione nello sguardo.
« Ci
avevano insegnato fin da piccoli a stare alla larga dal popolo
della Seconda Sfera. Avevano detto che erano contaminati dall’odio,
pericolosi.
E io andai ad incontrarli lo stesso, non so perché, forse semplicemente
per non
accettare consigli dalla mia gente. »
Prese
un respiro, il mento alzato, i pugni serrati. La sua pelle
cominciò ad assumere sfumature argentee e brillanti, e quando parlò di
nuovo la
sua voce era più profonda e più sibilante.
Machiavelli
si irrigidì.
«
Diciamo che non corrispondevano esattamente alla descrizione. Mi
accolsero
come una novità inaspettata ma gradita. Erano colti, più di quanto mi
aspettassi. Nemmeno per aspetto erano diversi da noi. Immagina il mio
stupore,
italiano…»
Alypion
puntò lo sguardo cupo sull’immortale, ma non sembrava vederlo
davvero.
«
Quando scoprii che niente di ciò che mi avevano raccontato su quel
popolo era reale! Lì… mi sentivo a casa, perché il mio maestro mi aveva
insegnato a ricercare per prima cosa la bontà nelle creature viventi. E
loro ne
avevano. Non parlarono mai di come i due mondi erano stati divisi, né
del perché.
Non offesero mai il mio popolo, e non apprezzavano nemmeno quando lo
facevo io.
Gli raccontai di come erano visti nella Prima Sfera, ma loro lo
sapevano già e
non si indignarono. Volevo restare lì, nella Seconda Sfera… ma non
avrei mai
potuto lasciare Nivime. »
Respirò
forte per calmarsi. L’aria si riempì dell’odore della cannella.
Machiavelli
guardò in basso, verso l’emissario, che continuava a tenere
le braccia incrociate senza l’ombra di un’espressione sul viso.
« Sei
tornato nella Prima Sfera. »
Alypion
annuì, il suo sorriso aveva qualcosa di folle e sofferente.
«
Esatto. Cercai di fare come mi aveva suggerito il popolo della
Seconda Sfera. Cercai di perdonare i torti subiti, lo feci per mia
sorella. E andò
meglio nei primi tempi. Venni accolto come un eroe che era riuscito a
trovare
la pace in un mondo estraneo e rischioso. Mi dissero che Mineikre aveva
portato
mia sorella dal Saggio della Montagna, un vecchio Mago che non si
faceva vedere
mai e che aveva provato a curarla. Nel tempo in cui aspettai Nivime,
pieno di
speranza, mi sentii davvero meglio, cercavo di non deludere il Popolo
della
Seconda Sfera e mi sforzavo di vedere il buono in ogni persona. Ci
riuscii, mi
convinsi che non tutti avevano colpa per ciò che era successo al mio
maestro.
Mineikre diventò presto una delle cose più preziose che avevo. »
Machiavelli
si chiese se fosse davvero rimpianto ciò che vedeva dipinto
sul suo volto. Aspettò che riprendesse a parlare da solo, senza
forzarlo.
Alypion
fece vibrare le ali, lo sguardo basso.
« La mia vita andava avanti, ma
mia sorella era ancora su quella dannata montagna. Chiesi spiegazioni
agli
amministratori e loro mi risposero che stava cominciando a guarire, con
sorrisi
gioiosi. »
Il
suo sarcasmo non riusciva a celare la sua rabbia. L’emissario guardò
Machiavelli.
«
Immagino che voglia arrivare alla fine della storia, vero, signor
Machiavelli?» sussurrò.
« Hai
un piano migliore per prendere tempo?»
L’emissario
scosse la testa. Machiavelli guardò ancora Alypion, perso
nei suoi pensieri.
«
Alypion. » mormorò. « Vai avanti, ti prego. »
Alypion
si afferrò i capelli dietro la nuca con ferocia. La sua pelle
sembrava rivestita da una membrana grigio-argento, due strisce bluastre
gli
scendevano dagli occhi fino ad arrivare al mento, poi evaporavano in
piccole
volute di fumo azzurro.
L’italiano
ci mise un po’ per capire che si trattava di lacrime.
« Una
notte… » continuò, la voce che aveva lo stesso rumore del granito
che strusciava su una pietra « Una notte origliai una conversazione tra
i
maestri e gli amministratori. E scoprii che ciò che possedeva mia
sorella non
era una malattia. Era l’effetto di una sostanza nociva che gli avevano
iniettato nel corpo alla nascita. La sua aurea non doveva ricevere
calore, o
almeno non completamente, perché solo quel tipo di aurea riusciva a
tenere in
piedi la barriera. »
Machiavelli
capì tutto all’improvviso, per un attimo gli girò la testa.
Alypion scoprì furiosamente i denti, i canini allungati che grondavano
un
liquido corposo e trasparente. I suoi occhi si cerchiarono di viola e
le ali
scattarono in avanti.
Machiavelli
si aspettava di vederlo prendere il volo, ma con suo grande
sollievo Alypion non si staccò da terra. Era irriconoscibile.
Lo
sguardo dell’emissario si indurì, la sua mano scattò verso il
braccio di Machiavelli. L’italiano si sentì invadere da un energia che
gli fece
quasi cedere le gambe.
«
Vuoi sapere la fine, Niccolò Machiavelli? » la voce della creatura
era cambiata di nuovo. Adesso sembrava risuonare per tutto il
territorio, con
tanto di eco. Come se due voci si fossero sovrapposte, quella
dell’”Alypion
quasi umano”, e quella dell’”Alypion per niente umano”. Una delle due
arrivava
sempre con qualche secondo di ritardo.
Machiavelli
si impose la calma e rispose deciso: « Sì, voglio saperlo.
»
«
Andai a riprendermi mia sorella, dove avevo sentito che l’avevo
confinata per estrarre la sua aurea a poco a poco. Cercai di scappare,
di
attraversare la barriera, ma loro furono più veloci. Fui accerchiato…
da molti
abitanti. Dagli amministratori e da alcuni maestri che non si erano
tirato
indietro. Mi chiesero di scegliere. O la lasciavo a loro, ed ero
libero, oppure
cercavo di oppormi e venivo ucciso. »
Machiavelli
lo guardò fare due passi avanti, mentre i muscoli si
ingrandivano sotto la felpa strappata sulla schiena.
«
Pensai molto in fretta, quella notte. L’odio che sentivo era
paragonabile a quello che sento adesso. Ma lasciai loro mia sorella, e
me ne
andai. »
l’immortale tutto si sarebbe
aspettato, meno che questo. Alypion lo guardò con dolore.
«
Avevo un piano. Volevo andare nella Seconda Sfera, chiedere aiuto,
perché
da solo non ce l’avrei mai fatta. Attraversai la barriera in segreto,
ma mi
accorsi presto che, accanto alla Prima Sfera, nessuna barriera di
energia
aurica proteggeva la Seconda Sfera. »
Alypion
iniziò a sollevarsi in aria, le ali frementi. Machiavelli
intravide un bagliore alle sue spalle, che si solidificò in una
striscia
bianco-argentea.
«
Quella per caso è una coda?
» chiese l’emissario, il tono tranquillo di chi chiede: «
sta piovendo o c’è il
sole?»
Machiavelli
si grattò la testa.
«
Credo di sì. »
«
Gliene sta spuntando un’altra. »
« Sì,
ci vedo benissimo, grazie. »
« Si
figuri… »
Machiavelli
sentì il vento infiltrarsi negli occhi e sotto i vestiti,
un vento forte, innaturale, che proveniva dalla ali sbattute verso il
basso di
Alypion. Machiavelli si avvicinò, ignorando la piccola mano che lo
tratteneva
per la giacca.
«
Erano morti anche loro, vero? » azzardò Machiavelli, quasi urlando
per sovrastare il rumore del vento « Fammi indovinare. Avvelenati. »
Alypion
sorrise. « Sarà un vero peccato ucciderti, italiano. Tu sei in
grado di capirmi. Ma non vuoi farlo. E stai ostacolando i miei piani. »
«
Vuoi la Lancia per sterminare il tuo popolo e liberare tua sorella,
se è ancora viva. » constatò l’emissario a braccia incrociate.
Stranamente la
sua voce si sentiva benissimo anche senza che lui alzasse il tono.
Machiavelli
si sentì rabbrividire, ma fu anche pervaso da una forte
determinazione. Forse poteva capire i sentimenti di Alypion. Ma non
aveva
nessuna intenzione di fallire.
Alypion
gli lesse quei pensieri nello sguardo e sbatté più forte le
immense ali.
Note
di Tacet433
Ed
ecco
il nove! Che è uscito insieme all’otto, quindi immagino che lo dovrete
leggere
a rate per prendervi una pausa. Anche perché è un capitolo stressante
questo,
vero? Almeno, lo è stato per me. Però anche divertente da scrivere. Lo
so, non
ho ancora spiegato il piano di Alypion con Richard eccetera. Ma il
fatto è che
scrivere la vita del mio OC… mi ha prosciugato di ogni forza. ; ) Spero
che
tutto si capisca.
Per
qualsiasi
cosa non esitate a chiedere e fatemi notare gli eventuali errori, conto
su di
voi!