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Autore: Porrima Noctuam Tacet433    23/08/2013    1 recensioni
[I segreti di Nicholas Flamel, l\'immortale.]1994, Reims.
Un curioso e sfortunato giornalista si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Quanto sarà disposto a rischiare per ottenere le risposte che cerca?
Riuscirà ad avere la sua intervista?
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Dee, Niccolò Machiavelli, Nicholas Flamel, Nuovo personaggio, Perenelle Flamel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia di Alypion

 

Richard sognò di volare. Gli sembrava di essere vento, in perfetta comunione con l’aria. Come se la sua pelle fosse così leggera da scomporsi e ricomporsi in qualunque parte, seguendo la brezza.

Poi quella sensazione finì e gli sfuggì un gemito, si sentì schiacciare da qualcosa di molto pesante che però non sentiva al tatto. Se non avesse avuto la sensazione di avere la gola piena d’aria avrebbe urlato.

Non aprì gli occhi, per paura o per stanchezza. La testa gli girava terribilmente.

Sentì una mano afferrarlo per il colletto della camicia, avrebbe voluto opporsi e dimenarsi, ma le sue mani e le sue gambe erano rimasti di aria.

Il suo corpo non si era ricomposto del tutto, all’atterraggio. Perché ora sapeva di essere a terra. Sentiva dei passi intorno a sé.

Però qualcosa di lui continuava a librarsi nell’aria e ad essere trasportata dal vento.

Sentì una voce e gli sembrò che provenisse da tutte le parti. Gli rimbombò nella testa per parecchi secondi, che sembrarono lunghi una vita.

*

« Devo dire che non me l’aspettavo. »

Machiavelli scoprì con sollievo di essere completamente asciutto.

Lanciò un’occhiata intorno a sé, ma ebbe poco tempo per distinguere bene tutte le forme del paesaggio circostante. Vedeva foglie secche e infossate nella brina, il monte Chacraraju si stagliava nel cielo grigio.

« E io non mi aspettavo di arrivare secondo. »

L’italiano fu subito distratto dalla voce dell’emissario. Se non fosse stato per l’altezza, sarebbe sembrato molto più grande. Guardò nella stessa direzione del suo sguardo ed ebbe un colpo al cuore.

Tutti i suoi timori erano stati confermati.

« Salve, italiano. Non è passato poi molto tempo. »

Anche senza distinguere i capelli biondissimi, i tratti delicati sulla pelle bianchissima e gli occhi violacei lampeggianti, Machiavelli lo avrebbe riconosciuto dalla voce e dall’accento spigoloso.  Alypion si trovava a circa venti metri da loro, le braccia incrociate sull’ampia felpa. Parlava in un inglese ormai estinto da secoli. Machiavelli rimase impassibile. L’unica cosa che era cambiata dal giorno in cui lo aveva incontrato l’ultima volta erano due ali nere simili a quelle dei pipistrelli, ma lunghe quanto due limousine messe in fila in orizzontale.

Adesso era nei guai. Se Alypion avesse detto qualcosa, qualunque cosa riguardo al ragazzo…

Lo cercò con lo sguardo. Doveva esserci. Non poteva essersi sbagliato.

« Tu sei Alypion Desiephr, il Rinnegato! »

Machiavelli trasalì sentendo affianco a sé la voce squillante e quasi eccitata del ragazzino servitore del suo padrone.

Alypion fulminò l’emissario con lo sguardo e concentrò su di lui tutta la sua attenzione, ma il ragazzino non ne parve turbato.

« Un figlio di Aton… » Alypion sorrise. Machiavelli si irrigidì. « Allora è lui, Aton, il tuo padrone, italiano. » constatò con un sorriso arrogante.

« Vedo con piacere che vi conoscete» Di piacere l’emissario ne provava ben poco, a giudicare dalla sua espressione.

« Facciamola corta, Alypion. »

Machiavelli aveva perso definitivamente la pazienza. Aveva bisogno di risposte, ma se avesse dovuto uccidere Alypion prima di riceverle l’avrebbe fatto. avrebbe dovuto farlo, in realtà.

Di Richard non c’era traccia. Ma era lì, da qualche parte. L’italiano aveva assoluto bisogno di sapere a cosa serviva il ragazzo ad Alypion, perché tra tanti era stato scelto proprio lui. Ragionò in fretta. L’emissario gli aveva spiegato che la Lancia poteva essere raccolta solo da un abitante del Regno d’Ombra in cui si trovava. Quindi era logico che, se Alypion desiderava impossessarsi dell’arma, avrebbe dovuto costringere un homines a prenderla per lui, perché Alypion era tutto tranne che umano.

Ormai Machiavelli era quasi certo che Alypion gli avesse mandato il messaggio con lo scopo di tenere Richard al sicuro fino a quando lui non fosse stato pronto a portarlo ai piedi del Chacraraju. Ma perché aveva cercato proprio lui anche quando Machiavelli lo aveva spedito a Montpellier?   

 « Sono d’accordo, figlio degli homines! » rispose Alypion con disprezzo e una furia ardita ma trattenuta. Sembrava che stesse risparmiando la rabbia per un momento speciale.

Voltò di scatto la testa verso l’emissario.

« Immagino che Aton voglia la Lancia di Odino. »

« Immagino che la voglia anche tu. » rispose, freddamente, con lo sguardo fermo e fiammeggiante, l’emissario.

Immagino che mi dovrò unire a voi nella lotta per la sua conquista…

Machiavelli avrebbe volentieri espresso le sue riflessioni, ma avrebbe significato solo perdere tempo. Con un sospiro cupo, alzò gli occhi su Alypion e sostenne il suo sguardo.

« Perché vuoi la Lancia, Alypion?» chiese, in tono pacato. Accanto a lui l’emissario assisteva con interesse, lasciando a lui le redini della conversazione. « tu non aspiri al potere.»

Alypion ghignò sprezzante, con scherno.

« E tu a cosa aspiri, italiano?»

Machiavelli non pensò alla risposta.

« Mi sarei aspettato di vedere molta gente qui, tranne te. Pensavo di vedere un manipolo di assetati di potere. Invece spunti fuori tu, e io so che i tuoi motivi devono essere senza dubbio più nobili. Mi sbaglio? »

« Non ti sbagli, umano! » rispose Alypion, con un gesto stizzito. « Sai, molte creature sono morte nel tentativo di raggiungere quell’Arma. Se lo meritavano. L’avrebbero usata nel modo sbagliato. »

Machiavelli annuì.

« Sì, lo so. »

« Anche tu, italiano, non hai scopi migliori. Vuoi la Lancia perché Aton ti ha ordinato di prenderla, ti stai solo salvando la pelle senza interessarti più di tanto a come Aton potrebbe usare la Lancia di Odino. »

Machiavelli ghignò, mentre l’emissario spostava lo sguardo su di lui, attendendo una risposta.

« Esatto. »

« Mi deludi, Machiavelli. » il tono di Alypion poteva sembrare quasi risentito. « È un vero peccato…» mormorò.

Machiavelli alzò le spalle.

« La colpa è tua. Ti sei aspettato troppo da me. Mi hai visto diverso, è stata una tua scelta.»

L’immortale tornò serio e la sua espressione si velò di cupo interesse.

« Perché vuoi la Lancia, Alypion? Se devo scontrarmi con te… voglio sapere da parte stanno il bene e il male. Voglio sapere quale sogno sto infrangendo. »

Davvero commovente, complimenti, si complimentò con se stesso Machiavelli. Scambiò uno sguardo con l’emissario per condividere quel pensiero, e un lampo di divertimento attraversò i suoi occhi neri.

Alypion teneva lo sguardo perso nel vuoto, come se una parte di lui si fosse allontanata in un passato remoto. Poi puntò gli occhi su Machiavelli. Non era più sprezzante, sarcastico, deluso o irato.

Semplicemente, aveva lo sguardo di chi è pronto a buttare fuori ciò che ha tenuto dentro per secoli, in completa solitudine.

« Il desiderio di vendetta è ciò che mi tiene ancora in vita. Come accade per molte creature.» Alypion sembrava ormai lontano, irraggiungibile nella foschia. La sua voce aveva assunto una cadenza molto strana, che Machiavelli non aveva mai sentito.

Lo vide sorridere.

« Vuoi davvero sapere come userei la Lancia, figlio degli homines? »

L’immortale annuì lentamente. « Sì, lo voglio sapere. E so che tu me lo vuoi dire. »

Alypion rise. A Machiavelli sembrò che la brina stesse scivolando verso di lui.

« Forse hai ragione. »

 l’emissario assisteva, immobile e silenzioso, accanto all’umano che aveva il compito di proteggere. Niccolò sapeva che stava studiando Alypion in ogni dettaglio.

Il volto di quest’ultimo si era velato di sofferenza. Una sofferenza  che era abituato ad ospitare dentro di sé, che era pronta per venire allo scoperto.

« Il Regno d’Ombra da cui provengo è diviso in due. Le chiamano le due Sfere. »

Alypion si avvicinò di qualche passo, ma sembrava completamente assente, come se solo la sua voce fosse veramente reale. Machiavelli cercò di capire ogni parola, ignorando l’accento sibilante.

« L’unica cosa che il popolo della Prima Sfera e quello della Seconda Sfera avevano in comune era la capacità di utilizzare l’energia aurica per formare due enormi barriere, che separano i due mondi. Io sono nato nella Sfera dei Serafici, gli Alati. »

Le sue ali fremettero e si ripiegarono nervosamente.

« Non ho mai avuto genitori. Ma non mi è mai importato. Nel mio mondo non sono importanti, la mia famiglia erano gli abitanti dell’intera sfera. »  la sua voce divenne più dura. Provava ancora rabbia, ma verso se stesso, questa volta.

« Ciò che avevo di più prezioso era la mia adorata sorellina, Nivime. »

Machiavelli lanciò una breve occhiata all’emissario. Lui scosse impercettibilmente la testa. non sapeva nulla di quella storia.

« Era piccola, gracile e malata. La mia gente non capiva cosa avesse, ma faceva sempre fatica a respirare. Le sue ali non si muovevano. Avevo già visto morire altri per quel male a cui nessuno riusciva a trovare rimedio. La sua aurea era sprovvista di calore, nel mio mondo può succedere.  »

L’angoscia di Alypion si sparse per il territorio, Machiavelli poteva percepirla sulla pelle, ma non si fece coinvolgere. Con uno sforzo estremo, ricambiò lo sguardo vuoto di Alypion e si mantenne lucido.

« Avevo un sogno. Volevo riuscire a salvarla. Così pregai un maestro di Arti Mediche, molto importanti nel mio mondo, a prendermi come allievo. Avevo solo novantasette anni. »

Machiavelli trattenne tutti i suoi commenti. Non poté però fare a meno di pensare con sarcasmo a quanto doveva essere indifeso, il povero piccolo Alypion, a soli novantasette anni.

« Sono l’equivalente dei dodici anni umani. » spiegò Alypion. Machiavelli era rimasto impassibile, ma evidentemente la creatura aveva capito che l’immortale, in quanto umano, era abituato a un ritmo di crescita un po’ diverso.

« Il maestro mi accettò. Probabilmente gli feci pena. Mi prese come allievo anche se non avrei potuto ripagarlo in alcun modo. Era l’essere più buono che avessi mai conosciuto, l’impurità del mio mondo non lo aveva toccato. »

Machiavelli si chiese cosa intendesse esattamente per “impurità”, ma decise di non interromperlo.

«Conservava l’innocenza di un bambino, ma era saggio, e io lo vedevo forte come nessun altro. Con lui capii l’importanza di avere un padre, non mi sentii più completamente solo o disperato.  Con lui non mi sentivo più uno dei tanti orfani che non possono fare altro che aspettare che la loro sorellina muoia. Il mio maestro ed io lavoravamo giorno e notte per trovare una cura, lui mi promise che avrebbe fatto di tutto per salvarla. E quello che mi diede più gioia, fu che con le nostre cure riuscimmo davvero a migliorare le condizioni di Nivime, anche se ancora non era guarita. Ma il maestro era ottimista, e a me bastava. »

Chiuse gli occhi e strinse i pugni. La rabbia gli faceva vibrare lentamente il petto. Machiavelli sapeva per esperienza che la rabbia generata dal dolore era insopportabile. Distolse lo sguardo per un momento.

« Feci amicizia con una… la chiamerò “ragazza”, anche se è un termine umano. Si chiamava Mineikre. Anche lei era una allieva, come me, ma guardava il mio maestro come un istruttore, niente di più. Io invece lo veneravo. E loro…»

Machiavelli arretrò istintivamente di mezzo passo, quando le ali di Alypion si spalancarono di colpo. Il suo sguardo bruciava di odio.

« Lo uccisero. Davanti a tutta la comunità. È questo che succede nel mio mondo, se si viene accusato di omicidio e tradimento. » fece un gesto stizzito con la mano. « qualcuno aveva ucciso il Custode, colui che aveva il compito di controllare la barriera magica. Tutti pensarono che fosse un tentativo di distruggere la barriera, per permettere al popolo della seconda sfera di attaccarci, a sorpresa. »

L’immortale sbarrò gli occhi, l’emissario si tolse gli occhiali e li appese alla maglietta, le sopracciglia aggrottate.

« Non era vero. Non era stato lui. » azzardò Machiavelli, istintivamente.

Alypion era rigido come una statua. « No, non era vero. » confermò, gelido.

« Ricordo il giorno in cui fu ucciso. In ogni dettaglio. Lo fecero nel modo più banale, sovraccaricandogli l’aura con l’energia di altri cinque Maestri, i più potenti. È molto facile indurre i nostri corpi all’autocombustione, ma ti consiglio di non provarci, italiano. Non ce la farai, non con me. »

L’emissario assottigliò gli occhi in un’occhiata di sfida. Machiavelli era certo che stesse già pensando a un modo per bruciarlo vivo senza risultare troppo prevedibile, tanto per fargli rimangiare tutto ciò che aveva detto.

« Che cosa è successo dopo, Alypion? »

Machiavelli aveva la sensazione che non fosse finita. Lo sguardo di Alypion tremò e si infiammò.

« Diventai un soggetto fastidioso. Ma i miei “fratelli”, come si facevano chiamare, non mi disprezzarono, nonostante fossi andato a cercare i cinque Maestri e gli amministratori del mio popolo diverse volte. Me la prendevo con chiunque, iniziai a vedere tutti come nemici, che avevano permesso che un innocente fosse ucciso. Questo era inconcepibile, perché nel mio mondo l’odio è riservato solo ai traditori. Almeno è questo che dicono. Ma è solo un’altra menzogna. »

Senza nessun preavviso, Alypion proruppe in una risata amara.

« Mi esiliarono. Come se fosse la più terrificante delle punizioni. Non era per sempre. Dicevano che facevo parte della famiglia, che mi amavano come un fratello. E quindi, sarei tornato solo dopo trenta giorni, e sarei tornato ad essere quello di prima, avrei capito i miei errori. »

Un’ombra di follia gli attraversò lo sguardo. Le ali scattarono in avanti e Machiavelli sentì l’aria sferzargli il viso.

« Mi dissero che si sarebbero occupati della mia sorellina. Mineikre, nonostante l’avessi trattata male negli ultimi tempi, diceva di essere rimasta la mia più cara amica. Aveva imparato le tecniche di guarigione del mio maestro, e mi promise che le avrebbe migliorate, che avrebbe lavorato sodo per salvare Nivime. Mi sentii un po’ sollevato, e forse anche commosso. »

Alypion sembrava aver abbandonato di colpo ogni energia. Il capo si abbassò in sincronia con le immense ali.

« Alypion… » lo richiamò Machiavelli, cercando di essere il più delicato possibile. Era troppo curioso per lasciar perdere.

« Dove ti esiliarono?»

La creatura alzò appena il capo, gli occhi stanchi. Machiavelli capì che stava aspettando quella domanda, o qualsiasi altra domanda. Voleva essere ascoltato, voleva rendere visibile a tutti il suo tormento, in modo da riuscire a giustificarsi per il desiderio di vendetta che provava. Non voleva assomigliare alla sua razza, che disprezzava ed odiava. Ma aveva trovato un senso alla sua vita solo nella vendetta, e voleva convincersi che non fosse sbagliato.

« Nella Seconda Sfera. Quella che disprezzavano. Mi dissero di rimanere nel bosco per non incontrare il popolo che tanto odiavano. Ma io non lo feci. »

Sorrise, l’ombra di un’antica soddisfazione nello sguardo.

« Ci avevano insegnato fin da piccoli a stare alla larga dal popolo della Seconda Sfera. Avevano detto che erano contaminati dall’odio, pericolosi. E io andai ad incontrarli lo stesso, non so perché, forse semplicemente per non accettare consigli dalla mia gente. »

Prese un respiro, il mento alzato, i pugni serrati. La sua pelle cominciò ad assumere sfumature argentee e brillanti, e quando parlò di nuovo la sua voce era più profonda e più sibilante.

Machiavelli si irrigidì.

« Diciamo che non corrispondevano esattamente alla descrizione. Mi accolsero come una novità inaspettata ma gradita. Erano colti, più di quanto mi aspettassi. Nemmeno per aspetto erano diversi da noi. Immagina il mio stupore, italiano…»

Alypion puntò lo sguardo cupo sull’immortale, ma non sembrava vederlo davvero.

« Quando scoprii che niente di ciò che mi avevano raccontato su quel popolo era reale! Lì… mi sentivo a casa, perché il mio maestro mi aveva insegnato a ricercare per prima cosa la bontà nelle creature viventi. E loro ne avevano. Non parlarono mai di come i due mondi erano stati divisi, né del perché. Non offesero mai il mio popolo, e non apprezzavano nemmeno quando lo facevo io. Gli raccontai di come erano visti nella Prima Sfera, ma loro lo sapevano già e non si indignarono. Volevo restare lì, nella Seconda Sfera… ma non avrei mai potuto lasciare Nivime. »

Respirò forte per calmarsi. L’aria si riempì dell’odore della cannella.

Machiavelli guardò in basso, verso l’emissario, che continuava a tenere le braccia incrociate senza l’ombra di un’espressione sul viso.

« Sei tornato nella Prima Sfera. »

Alypion annuì, il suo sorriso aveva qualcosa di folle e sofferente.

« Esatto. Cercai di fare come mi aveva suggerito il popolo della Seconda Sfera. Cercai di perdonare i torti subiti, lo feci per mia sorella. E andò meglio nei primi tempi. Venni accolto come un eroe che era riuscito a trovare la pace in un mondo estraneo e rischioso. Mi dissero che Mineikre aveva portato mia sorella dal Saggio della Montagna, un vecchio Mago che non si faceva vedere mai e che aveva provato a curarla. Nel tempo in cui aspettai Nivime, pieno di speranza, mi sentii davvero meglio, cercavo di non deludere il Popolo della Seconda Sfera e mi sforzavo di vedere il buono in ogni persona. Ci riuscii, mi convinsi che non tutti avevano colpa per ciò che era successo al mio maestro. Mineikre diventò presto una delle cose più preziose che avevo. »

Machiavelli si chiese se fosse davvero rimpianto ciò che vedeva dipinto sul suo volto. Aspettò che riprendesse a parlare da solo, senza forzarlo.

Alypion fece vibrare le ali, lo sguardo basso.

«  La mia vita andava avanti, ma mia sorella era ancora su quella dannata montagna. Chiesi spiegazioni agli amministratori e loro mi risposero che stava cominciando a guarire, con sorrisi gioiosi. »

Il suo sarcasmo non riusciva a celare la sua rabbia. L’emissario guardò Machiavelli.

« Immagino che voglia arrivare alla fine della storia, vero, signor Machiavelli?» sussurrò.

« Hai un piano migliore per prendere tempo?»

L’emissario scosse la testa. Machiavelli guardò ancora Alypion, perso nei suoi pensieri.

« Alypion. » mormorò. « Vai avanti, ti prego. »

Alypion si afferrò i capelli dietro la nuca con ferocia. La sua pelle sembrava rivestita da una membrana grigio-argento, due strisce bluastre gli scendevano dagli occhi fino ad arrivare al mento, poi evaporavano in piccole volute di fumo azzurro.

L’italiano ci mise un po’ per capire che si trattava di lacrime.

« Una notte… » continuò, la voce che aveva lo stesso rumore del granito che strusciava su una pietra « Una notte origliai una conversazione tra i maestri e gli amministratori. E scoprii che ciò che possedeva mia sorella non era una malattia. Era l’effetto di una sostanza nociva che gli avevano iniettato nel corpo alla nascita. La sua aurea non doveva ricevere calore, o almeno non completamente, perché solo quel tipo di aurea riusciva a tenere in piedi la barriera. »

Machiavelli capì tutto all’improvviso, per un attimo gli girò la testa. Alypion scoprì furiosamente i denti, i canini allungati che grondavano un liquido corposo e trasparente. I suoi occhi si cerchiarono di viola e le ali scattarono in avanti.

Machiavelli si aspettava di vederlo prendere il volo, ma con suo grande sollievo Alypion non si staccò da terra. Era irriconoscibile.

Lo sguardo dell’emissario si indurì, la sua mano scattò verso il braccio di Machiavelli. L’italiano si sentì invadere da un energia che gli fece quasi cedere le gambe.

« Vuoi sapere la fine, Niccolò Machiavelli? » la voce della creatura era cambiata di nuovo. Adesso sembrava risuonare per tutto il territorio, con tanto di eco. Come se due voci si fossero sovrapposte, quella dell’”Alypion quasi umano”, e quella dell’”Alypion per niente umano”. Una delle due arrivava sempre con qualche secondo di ritardo.

Machiavelli si impose la calma e rispose deciso: « Sì, voglio saperlo. »

« Andai a riprendermi mia sorella, dove avevo sentito che l’avevo confinata per estrarre la sua aurea a poco a poco. Cercai di scappare, di attraversare la barriera, ma loro furono più veloci. Fui accerchiato… da molti abitanti. Dagli amministratori e da alcuni maestri che non si erano tirato indietro. Mi chiesero di scegliere. O la lasciavo a loro, ed ero libero, oppure cercavo di oppormi e venivo ucciso. »

Machiavelli lo guardò fare due passi avanti, mentre i muscoli si ingrandivano sotto la felpa strappata sulla schiena.

« Pensai molto in fretta, quella notte. L’odio che sentivo era paragonabile a quello che sento adesso. Ma lasciai loro mia sorella, e me ne andai. »

 l’immortale tutto si sarebbe aspettato, meno che questo. Alypion lo guardò con dolore.

« Avevo un piano. Volevo andare nella Seconda Sfera, chiedere aiuto, perché da solo non ce l’avrei mai fatta. Attraversai la barriera in segreto, ma mi accorsi presto che, accanto alla Prima Sfera, nessuna barriera di energia aurica proteggeva la Seconda Sfera. »

Alypion iniziò a sollevarsi in aria, le ali frementi. Machiavelli intravide un bagliore alle sue spalle, che si solidificò in una striscia bianco-argentea.

« Quella per caso è una coda? » chiese l’emissario, il tono tranquillo di chi chiede: « sta piovendo o c’è il sole?»

Machiavelli si grattò la testa.

« Credo di sì. »

« Gliene sta spuntando un’altra. »

« Sì, ci vedo benissimo, grazie. »

« Si figuri… »

Machiavelli sentì il vento infiltrarsi negli occhi e sotto i vestiti, un vento forte, innaturale, che proveniva dalla ali sbattute verso il basso di Alypion. Machiavelli si avvicinò, ignorando la piccola mano che lo tratteneva per la giacca.

« Erano morti anche loro, vero? » azzardò Machiavelli, quasi urlando per sovrastare il rumore del vento « Fammi indovinare. Avvelenati. »

Alypion sorrise. « Sarà un vero peccato ucciderti, italiano. Tu sei in grado di capirmi. Ma non vuoi farlo. E stai ostacolando i miei piani. »

« Vuoi la Lancia per sterminare il tuo popolo e liberare tua sorella, se è ancora viva. » constatò l’emissario a braccia incrociate. Stranamente la sua voce si sentiva benissimo anche senza che lui alzasse il tono.

Machiavelli si sentì rabbrividire, ma fu anche pervaso da una forte determinazione. Forse poteva capire i sentimenti di Alypion. Ma non aveva nessuna intenzione di fallire.

Alypion gli lesse quei pensieri nello sguardo e sbatté più forte le immense ali.

 

Note di Tacet433

Ed ecco il nove! Che è uscito insieme all’otto, quindi immagino che lo dovrete leggere a rate per prendervi una pausa. Anche perché è un capitolo stressante questo, vero? Almeno, lo è stato per me. Però anche divertente da scrivere. Lo so, non ho ancora spiegato il piano di Alypion con Richard eccetera. Ma il fatto è che scrivere la vita del mio OC… mi ha prosciugato di ogni forza. ; ) Spero che tutto si capisca.

Per qualsiasi cosa non esitate a chiedere e fatemi notare gli eventuali errori, conto su di voi!

 

  
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