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Autore: Bellafifi1986    23/08/2013    1 recensioni
Jennifer Blake è la moglie di un uomo ricco che la riempie di regali, soldi e di altre cose materiali ma non le da le attenzioni affettive. La sua vita è vuota finché una sera non andrà a Beacon Hills viene sconvolta dall'arrivo di Derek e del suo pack.
Jennifer troverà la vera felicità?
Dedicata a S_milady so quanto le piace la coppia Dennifer e a Caro_Ari per i suoi consigli e contributo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Derek Hale, Jennifer Blake
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jennifer Blake guardò l’ora, suo marito Arthur Pert era in ritardo per la loro cena di anniversario e non era la prima volta che succedeva. Lui era un uomo ricco e molto impegnato con gli affari e lei era molto paziente e gli dava sempre il suo amore e appoggio.
Jennifer prese il cellulare e chiamò.-Arthur quanto pensi di venire a casa?- 
-Sono impegnato cara,  tornerò domani mattina-disse Arthur con tono tranquillo.
Si era scordato il loro anniversario. Non era una novità. Arthur la riempiva di regali, soldi e altra cose materiali ma non le dava attenzioni di tipo affettive.  Non ricordava l’ultima volta che erano andati fuori per qualcosa di romantico.
Era triste e depressa di ciò.
-ma è il nostro anniversario-ribatté Jennifer triste.
 -Infatti ti ho lasciato la carta di credito, vai da qualche parte a divertirti o a comprarti qualcosa-disse Arthur come fosse la cosa più normale del mondo.
Immaginava quella risposta. Lui risolveva tutto con i soldi.
 Prima non era così, l'Arthur del liceo era diverso o forse era sempre stato così.
Chiuse la chiamata dopo la buona notte di Arthur.
Era questa la sua vita?
Quando si era sposata a 21 anni, si era immaginava una vita di coppia differente, dei figli e un lavoro ma Arthur non voleva che lavorasse perché non era consono alla moglie di un uomo ricco e d'affari. Lei non era come tutte quelle altre donne che passavano la loro giornata a spettegolare sugli altri e pensare alla moda e cose futili. r
Il suo tempo lo passava a leggere, c'era una bella biblioteca in quella villa enorme e a occuparsi di beneficenza.
La sua vita era così vuota e noiosa.
Non le andava di star a casa a deprimersi così decise di andare nella cittadina lì vicino, chiamata Beacon Hills. Sapeva che c'era un bel bosco, le adorava stare immersa nella natura anche se non accadeva spesso.
Prese la sua macchina invece farsi accompagnare dall'autista.
Guidò per qualche minuto fino a Beacon Hills con la canzone “Touch by Daughte” alla radio, imboccò la strada per il bosco e in cielo c’era una bella luna.
 Era sempre stata affascinata dalla Luna. Aveva un qualcosa di misterioso. Non poteva immaginare quanto la Luna influiva sulla vita di alcune persone.
 Parcheggiò tranquillamente all'ingresso del bosco e tirò fuori una torcia. Era un po' buio ma quel posto aveva un qualcosa di affascinante, si era portata il costume nel caso, c'era un lago o un fiume. Adorava nuotare. Al liceo era nella squadra di nuoto e aveva vinto qualche medaglia.
Qualcuno poteva ritenerla strana per il fatto che passeggiava nel bosco invece di essere in un locale a ballare o a bere. Faceva parte del suo carattere, era diversa dalle altre e non le dispiaceva per nulla.
Tutto era così silenzioso attorno a lei, non c'era un solo animale nei suoi pressi e sentiva il rumore dell'acqua.
Lei spostò il ramo e si trovò davanti un fiume con quella bella luna, ma c'era qualcosa sul masso. Si avvicinò per vedere meglio e non era un animale o altro, si trattava di un ragazzo di 17 anni, ferito.
Un ragazzo con i capelli biondi scuri e ricci con uno sguardo sofferente mentre si teneva il braccio. Vedeva benissimo il sangue scendere e sporcare le dita. Povero cucciolo. Faceva molta tenerezza e le veniva voglia di abbracciarlo. Chissà come si era ferito? Forse è stato un animale. Non sapeva ma sentiva uno strano istinto materno verso quel ragazzo sconosciuto. Sarà la sua voglia di avere figli e prendersi cura di loro.
Il ragazzo si accorse dalla sua presenza e la guardò un po' spaventato e con sospetto.
Lei non capiva quelle emozioni nei suoi occhi. Non voleva spaventarlo o altro. Voleva solo curarlo.
-non voglio farti del male-disse Jennifer rassicurandolo.-voglio solo curarti quella ferita-
Lui non sembrava crederle. Continuava con quello sguardo di sospetto.
-chi mi dice che non sei la creatura e vuoi solo farmi a pezzi-disse il ragazzo sospettoso.
-non so di cosa parli-disse Jennifer confusa.
Creatura? Fare a pezzi?
Non sapeva che pensare o fare.  Non si era mai trovata in una situazione del genere.
-comunque io sono Jennifer-disse Jennifer con uno sguardo dolce, avvicinandosi lentamente.-tu?-
Il ragazzo era sempre sulla difensiva. Non diceva il suo nome e continuava a guardarla.
Lei non sapeva che pensare o fare.  Non si era mai trovata in una situazione del genere.
Poi una lampadina si accese.
Di solito quando due persone si incontravano per la prima volta, iniziavano a parlare della loro vita per prendere confidenza e fiducia.
-Non ho mai conosciuto i miei genitori, mi hanno abbandonata appena in fasce in un bosco, non so dove, i miei genitori adottivi mi hanno trovata e siccome non potevano avere figli, mi hanno cresciuta come se fossi veramente la loro figlia. Per loro sono stata un dono del cielo.
Il ragazzo lesse il velo di tristezza nei suoi occhi a quella piccola confessione e conosceva bene quel dolore.
Per lei era sempre difficile parlare di essere stata abbandonata ma voleva che lui si fidasse di lei.
-Mi sono sempre chiesta perché i miei genitori non mi avevano tenuta con loro. Non ho trovato mai delle risposte. Ho cercato di rintracciarli in qualche modo per avere una risposta ma i miei non si ricordano il bosco in cui sono stata abbandonata-
In cuor suo Jennifer sapeva che i suoi genitori adottivi, avevano mentito per proteggerla forse da una dura realtà ma non si dava pace per quella storia.
-So che dovrei essere felice e non pensare a chi mi ha abbandonato ma rimarrà sempre quella ferita nel cuore e rimarginarla è impossibile-
Lui era toccato dall'argomento famiglia.
Sua madre era morta il giorno in cui lui era nato e suo padre, così si poteva chiamare, era violento e lo chiudeva sempre nel freezer. Aveva sofferto per questo e ancora era una ferita aperta. Proprio come aveva detto Jennifer, era impossibile da chiudere.
-Mi chiamo Isaac e capisco il tuo dolore-disse Isaac aprendosi con fiducia a lei.-Non ho mai conosciuto mia madre, è morta in salo parto e mio padre, faccio fatica a considerarlo tale visto che mi picchiava e mi chiudeva in un freezer-
Povero cucciolo.
Come si poteva maltrattare un figlio? Era sangue del tuo sangue. Non riusciva a concepire queste cose.
Jennifer si avvicinò e avvolse il suo corpo in un abbraccio consolatorio. Isaac non era abituato molto a quel tipo di contatto anche se ora viveva con il suo tutore e altri. Non aveva mai sentito l’abbraccio o l’amore di una mamma, ma immaginava che fosse caldo proprio quello di Jennifer. Un abbraccio che ti scaldava il cuore.
-Mi dispiace-disse Jennifer accarezzando i suoi capelli.-nessuno dovrebbe vivere quello che ti è successo-
Sentiva la sua sincerità, sentiva le sue carezze e non sapeva perché ma Isaac sentiva che Jennifer sarebbe stata importante per lui e lo stesso sentiva a lei.
Jennifer cullò Isaac per un po’ di tempo finché lui non sgranò gli occhi improvvisamente e si staccò con uno sguardo molto serio.
-è qui-disse Isaac serio.-dobbiamo andarcene-
Lei lo guardò confusa mentre lui prese la sua mano per portarla chissà dove. La loro quasi fuga finì neanche il tempo di muoversi e si trovò di fronte a qualcosa di mai visto.
La reazione di Jennifer a ciò fu urlare, spaventata e stringersi sempre di più al braccio di Isaac.
Cosa stava succedendo?
Chi era quella cosa spaventosa?
Pensava che certe cose accedevano solo nei film dell’orrore.
Forse stava sognando. Era l’unica possibilità.
Creature come quelle non esistevano nella realtà come i licantropi. Erano solo il frutto della fantasia degli uomini.
-Preparatevi a morire-disse l'essere con una voce agghiacciante.
Doveva essere per forza un incubo. Eppure era tutto così reale.
Isaac si sentiva senza forze, la ferita sul braccio gli faceva male e non si rimarginava per nulla. Doveva proteggere Jennifer, era un innocente come tutti gli altri che erano stati uccisi.
La creatura era pronta per ucciderli e Jennifer pensava con gli occhi chiusi "fai che qualcuno ci salvi, ti prego. Non voglio morire".
Come per magia, quando la creatura li stava per attaccare qualcosa la fermò.
-Tu non gli farai del male-
Jennifer apri gli occhi a quella voce, era un ragazzo di 25 anni con i capelli neri, occhi rossi come il sangue, un fisico niente male e degli artigli al posto delle unghie.
Jennifer rimase colpita dal misterioso salvatore.


Fine primo capitolo





 

  
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