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Autore: Lost In My Paradise    23/08/2013    4 recensioni
Una remota cittadina californiana. Un liceo. Due ragazze molto diverse fra loro. Lo stesso destino in serbo per entrambe. Amori. Amicizie. Sentimenti condivisi.
E... Un mucchio di parole alla rinfusa per raccontare la storia di come Erza e Lucy impararono ad amare.
Pairing principali [Jerza; Nalu] Pairing secondari [Gruvia; Gale; Lami e forse altri]
Enjoy it!
STORIA MOMENTANEAMENTE IN SOSPESO
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza, Scarlet, Gerard, Natsu
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Two Lifes, One Daydream.

4.Awake

“Ad un certo punto però, Natsu si alzò in piedi, e puntò i suoi occhi verdi dritti in quelli marroni di Lucy. Lei rimase immobile, e tesa, non sapendo come comportarsi; poteva sentire il fiato del rosato che si faceva sempre più caldo man mano che si avvicinava al suo viso.

Ormai le loro labbra si potevano sfiorare, ma nessuno dei due era deciso a fare il primo passo: rimasero in quel modo per un tempo indefinito, che per loro due sarebbe potuto anche durare in eterno, godendosi l’uno la fragranza dell’altro”

«Hei Natsu! Svegliati!» Gridò Lucy contro il rosato, in un disperato tentativo di farlo alzare dal letto, mentre cercava di spostarsi di dosso il braccio di quest’ultimo, che prepotentemente le avvolgeva la vita, quasi come se lei fosse di sua proprietà.

Ma niente, non dava segno di volersi svegliare, anzi, ad ogni strattone che gli dava la bionda per liberarsi da quella presa, lui la stringeva ancora di più.

Lucy era esasperata da quella situazione: possibile che era la seconda volta in due notti di fila che dormiva con Natsu?! E poi tutta quella confidenza che si erano dati così su due piedi?!

Le sembrava tutto così strano. Troppo strano. Ma infondo non le dispiaceva affatto, perché nonostante lo conoscesse solamente da due giorni, aveva comunque capito subito che aveva qualcosa di diverso dagli altri ragazzi, dal momento che stare in sua compagnia le infondeva un senso di calore, protezione e sicurezza. Non aveva le idee ben chiare su di lui, ma comunque sapeva per certo che Natsu era un ragazzo speciale, nonché unico nel suo genere.

Tutto quello che però aveva intenzione di fare Lucy in quel momento, era di tornare a casa a rilassarsi, e farsi una bella doccia per schiarirsi le idee su quello che le era successo negli ultimi giorni. Così, alla fine optò per lasciarlo dormire tranquillo e sgattaiolare via dalle sue braccia.  

Staccò un post-it dal blocchetto giallo adagiato sulla scrivania, e con un pennarello scrisse:

Sono tornata a casa, saluta tutti gli altri da parte mia.

Ci vediamo domani a scuola… A presto!

 

                                          Lucy

 

Dopodiché glielo appiccicò sulla fronte, e frettolosamente uscì dalla camera da letto.

Come si aspettava, in soggiorno c’era un disastro: una sedia rotta, il divano ribaltato, una fetta di pizza spiaccicata sullo schermo del televisore, qualche bottiglia vuota qua e là, mozziconi di sigarette e quant’altro, e per finire, gente che dormiva nei posti più assurdi.

“Che casino!” Pensò, dirigendosi verso la porta di casa in punta di piedi, facendo attenzione a non schiacciare nessuno di quelli che dormivano per terra. Per sua fortuna trovò subito le chiavi  - avendole viste sporgere da sotto il divano - e dopo averle raccolte e aperto la porta, le lasciò nella serratura, chiudendo alle sue spalle.

Scese le scale del palazzo, e uscì in strada, incamminandosi verso casa sua. 

Dopo una buona mezz’oretta di camminata arrivò finalmente davanti al suo palazzo, rimanendo però basita da chi vide davanti alla porta, tanto da sobbalzare: cosa ci faceva Sting davanti a casa sua?!

Decise di ignorarlo, e camminare dritto, senza neanche degnarlo di uno sguardo, ma vanne bloccata da quest’ultimo, che le si parò davanti.

«Cosa vuoi da me?!» Sbraitò Lucy con rabbia, e un’espressione tutt’altro che amichevole stampata sul  viso.

«Senti Lucy, so che mi odi e che non vuoi più vedermi, ma ho una cosa importante da dirti.» Rispose lui con calma, guardandola dritta negli occhi.

«Quanto può essere importante qualcosa che esce dalla bocca di uno stronzo come te?!» Urlò lei, scattando verso le scale, decisa a non perdere un minuto di più con uno come lui.  

Se era tornato per rovinarle la giornata, era sulla buona strada.

«Per favore, stammi a sentire! È per la tua incolumità!» Esclamò il biondo, bloccandola per un polso.

«Dimmi tutto, e poi sparisci subito dalla mia vista.» Sentenziò lei, in un misto di rabbia e freddezza nella voce.

«Stai attenta a Minerva…» Disse Sting con uno sguardo indifferente «È amica di molte persone pericolose da quando suo padre è entrato nel giro della mafia locale.»

«M-Minerva? Cos’altro vuole da me?!»

«Fa attenzione e basta, non ho altro da dirti… Ciao Lucy.» E detto questo se ne andò, proprio come la bionda gli aveva chiesto, girandosi solo un’ultima volta per farle cenno con la mano in segno di saluto.

***

I raggi del Sole filtrarono dagli stipiti delle tapparelle ancora abbassate, illuminandole parzialmente la pelle chiara e rosea, e donando ai suoi capelli scarlatti diverse sfumature di rosso.

Sbadigliò forte, con la faccia affondata per metà nel morbido cuscino del suo letto, mentre cercava di aprire a fatica gli occhi ancora impastati dal sonno, e si alzava lentamente da quel soffice tepore, ringraziando che finalmente fosse Domenica e che aveva la giornata libera.

“Ma quanto ho dormito?” Pensò –dopo aver tirato su le tapparelle- constatando che il Sole era già molto alto nel cielo e che doveva aver già superato da un pezzo il mezzogiorno. Si stiracchiò per bene e si diresse in cucina, pregustando già il dolce sapore di una fetta di torta alla fragola per colazione.

«Buongiorno Erza, vedo che finalmente ti sei svegliata.» La salutò raggiante Mirajane, dopo averla incrociata nel mezzo del corridoio. Erza era contenta di vederla allegra e sorridente come sempre, e d’altronde non si sarebbe aspettata altro, dato ciò che aveva visto la notte appena passata -quand’era appena tornata dal lavoro -…

Flashback.

Era tardissimo, non sapeva di preciso che ore fossero, ma dovevano essere più o meno le quattro o le cinque del mattino. Aprì il portone del condominio, ed esausta salì a fatica le numerose rampe di scale, che quella sera le sembravano più faticose del solito.

Era stanca. Stanca ma felice come non lo era da tanto tempo. Non riusciva a smettere di pensare a Jellal, come non riusciva più a capacitarsi che quella fosse la realtà, e che lui fosse finalmente riuscito a mantenere quella promessa lasciata in sospeso per otto lunghi anni.

Ancora persa nei suoi pensieri, aprì la porta del suo appartamento, rimanendo però colpita da uno strano rumore… Possibile che Mirajane russasse così forte da poter competere con un orso?!

No. Certo che no, o almeno se lo augurava…

Tastò nel buio la parete alla sua destra, e quando finalmente trovò l’interruttore e accese la luce, rimase piacevolmente sorpresa da ciò che vide: distesa sul divano c’era Mira, che dormiva beatamente abbracciata ad un ragazzo biondo. Laxus. “Ecco chi era “l’orso” che russava” Pensò la rossa, sorridendo intenerita da quella visione.

Era felice che anche per l’albina la situazione incominciasse a migliorare. D’altronde – da quello che Mira le aveva raccontato.- aveva già  sistemato al meglio le cose con Freed, che dal canto suo si era dimostrato particolarmente comprensivo nei suoi confronti. Infatti, nonostante ci fosse rimasto un po’ male di fronte a quella dura verità, aveva comunque apprezzato la sincerità di Mira e aveva deciso di continuare a starle vicino, e a sostenerla in quel periodo così particolarmente difficile. Sebbene avesse comunque scelto di rimanere niente di più che un suo caro amico, sapendo che nel cuore di lei c’era sempre stato posto solo per Laxus.

Così Erza – dopo aver riflettuto un attimo sulla situazione dell’amica - decisa a non disturbarli spense la luce e andò in camera sua, addormentandosi col sorriso sulle labbra e un ragazzo dai capelli blu al centro dei suoi pensieri.

Fine flashback.

«Ciao Mira.» Erza ricambiò il sorriso, prima di sbadigliare nuovamente e strizzarsi gli occhi ancora assonnati.

«Sono le due del pomeriggio e hai ancora sonno?! Ma si può sapere a che ora sei tornata ieri notte?» Domandò divertita la giovane dagli occhi cerulei.

«Più o meno verso le cinque… Ah, a proposito, Laxus se n’è già andato?» La provocò Erza, compiaciuta dal rossore che si era formato sulle guance dell’amica al sentir nominare il biondo. Per una volta si erano invertite i ruoli: di solito era Mira che metteva a disagio Erza in quelle situazioni.

«Umh…Beh…Ecco, sì…M-ma non importa!» Balbettò Mirajane in un momento d’imbarazzo, per poi concludere frettolosamente con: «Comunque va’ in cucina che c’è qualcuno che ti aspetta.»

Erza di tutta risposta inarcò il sopracciglio destro, per poi entrare in cucina incuriosita da chi potesse trovarvi.

«Finalmente la Bella Addormentata si è svegliata.» Disse una voce a lei fin troppo familiare, appartenente ad un ragazzo dai capelli blu.

«Jellal?! Che ci fai qui?» Domandò la rossa con aria sorpresa.

«Uhm…Sì, ma La Bella Addormentata si sarebbe dovuta svegliare ricevendo un bacio dal suo Principe Azzurro.» S’intromise Mirajane con una punta di malizia nella voce, mentre faceva capolino dalla porta.

Erza –prima che questa potesse di nuovo scomparire dietro la porta e lasciarli soli- la fulminò con lo sguardo, mentre le sue guance assumevano tonalità sempre più simili al colore dei suoi capelli. 

«Beh… Ecco... T-ti ho portato la colazione» Disse lui –ancora imbarazzato per il commento di Mira- mentre scoperchiava un pacchettino rosa, con impresso il logo di una delle migliori pasticcerie della città. «Mi sono ricordato del tuo amore per le torte alla fragola e così ho pensato di-»

«Grazie! Non dovevi, davvero… Non me lo sarei mai aspettato!» Erza non gli diede neanche il tempo di finire la frase, che l’aveva già stretto in un abbraccio, mentre guardava la torta di fragole e panna con la stessa gioia con cui un bambino scartava i regali a Natale.

Perché sì, a Jellal in quel momento sembrò proprio una bambina. Una bambina tanto dolce, che avrebbe potuto continuare ad ammirare all’infinito in tutto il suo splendore.

Solo in quel momento si accorse però che lei indossava solamente una misera e striminzita camicia da notte, scollata e sopra le ginocchia quanto bastava da lasciare ben poco spazio all’immaginazione. Mentre la rossa lo abbracciava, poteva sentire i seni prosperosi di lei premere contro il suo petto, insieme a tutto il resto delle sue curve sinuose e invitanti, che in quel momento erano fin troppo vicine… Insomma, per farla breve, i jeans di Jellal si stavano facendo sempre più stretti.

“Alla faccia della bambina!” Pensò lui sbigottito, col viso completamente paonazzo. Dopotutto non si era ancora abituato a vederla così cambiata: per lui era ancora la ragazzina undicenne di un tempo.

«Ma è buonissima!» Esclamò Erza entusiasta, dopo averne assaggiato una forchettata. «Prendine un po’ anche tu.»

«No grazie, ho già mangiato.» Sorrise lui, sollevato dal fatto che Erza avesse sciolto l’abbraccio e si fosse concentrata sulla sua torta. Non che gli desse fastidio, anzi, ma almeno così poteva calmare i bollenti spiriti e tenere a freno gli ormoni. Dopotutto, per quanto potesse essere tranquillo ed educato, era comunque un maschio…

«Comunque sono venuto qui anche per farti una proposta…»

«Dimmi tutto.» Disse Erza, ingoiando l’ennesimo boccone di torta alla fragola.

«Bhe…Ecco, due mie amiche hanno appena aperto un pub in centro città e cercano del personale con anche solo un minimo di esperienza, così ho pensato di chiedere a te e a Mira. Mira è d’accordo, ci ho parlato prima. Tu che ne pensi?» Chiese Jellal cordialmente, mentre i suoi occhi incrociarono quelli di lei in attesa di una risposta.

«Per me va benissimo, anche perché sono veramente stanca di lavorare per quel porco schifoso di John.» Disse lei senza esitazione, accennando un sorriso.

«Perfetto allora! Così potremmo anche vederci più spesso, dato che il mio nuovo appartamento è proprio di fronte a quel locale.» Sorrise il ragazzo dai capelli blu «Ti scrivo subito l’indirizzo.» concluse scarabocchiando qualcosa sul cartoncino rosa nel quale era impacchettato il dolce, con una penna tirata fuori dalla tasca.

«D’accordo, domani io e Mira passeremo di lì per vedere com’è il posto.» Sorrise Erza, mentre dava un’occhiata a ciò che c’era scritto sul cartoncino.

«Ehm… Bene, sarà meglio che vada.» Disse Jellal alzandosi dalla sedia e andando in salotto verso la porta. «A domani Erza!» La salutò e fece per uscire dall’appartamento, ma all’ultimo venne bloccato dalla mano della rossa che faceva presa sul suo polso.

«Jellal…» Prima di proseguire, aspettò che i suoi occhi castani s’incrociassero con quelli verdi di lui.

«Si?»

«Grazie di tutto quello che stai facendo per me. Grazie davvero.» Concluse dandogli un bacio sulla guancia prima di lasciarlo andar via.

«Non preoccuparti, se è per vederti sorridere è un piacere anche per me.» Rispose Jellal, accennandole un sorriso con le guance lievemente arrossate, per poi scomparire dietro la porta.

 

 

Angolo della ritardataria:

Allora, che dire… Innanzitutto vi ringrazio di cuore per aver recensito lo scorso capitolo <3 Davvero, se non ci foste voi che vi prendete la briga di recensire, non riuscirei nemmeno ad andare avanti… Non so cos’altro dirvi, se non che vi sono davvero grata *w*

Parlando del capitolo invece, non sono troppo convinta di quello che ho scritto, perché mi sembra abbastanza banale, ma mi serve comunque per collegare il prossimo –che spero sia meglio di questa roba- D:

Ah, un’ultima cosa: con l’inizio dell’Inferno (Scuola D: ) non avrò troppo tempo per aggiornare… Ne ho già poco adesso >.< Io penso di riuscire a pubblicare almeno un capitolo a settimana, e spero di mantenere questa frequenza… Se per voi un capitolo a settimana è troppo poco ditemelo pure :3 Farò il possibile per accontentarvi ^-^

Detto questo ho finito, grazie ancora per tutte le recensioni <3

Alla prossima!

Lost In My Paradise.

 

 

  
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