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Autore: Fra_2897    24/08/2013    1 recensioni
Dal capitolo 27
< Oh, adesso hai imparato a leggere Cherie? > chiese sarcastico mentre con una mano richiudeva il libro che stavo leggendo, e con l'altra mi accarezzava delicatamente la schiena.
La sensazione del suo tocco mi fece impazzire, e averlo lì, di fronte a me, più meraviglioso che mai non fece che aumentare i brividi che mi correvano su per la schiena.
Alzai lo sguardo ed incastrai i miei occhi nei suoi.
< Certo... > sussurrai in punta di piedi, a pochi centimetri dal suo viso.
< è un'attività... interessante... > risposi lasciandogli un piccolo bacio sull'angolo della bocca.
< Mh-mh.. > annuì lui.
< Dovresti imparare... > conclusi con un altro piccolo bacio dall'altra parte delle labbra.
< Davvero? > disse lui, intuendo il doppio senso e la sfida che gli avevo lanciato.
Camminò in avanti di qualche passo e io fui costretta ad indietreggiare.
Così mi ritrovai schiacciata tra il muro ed il suo corpo statuario.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                               Capitolo 23
Nel pomeriggio quando entrai in cucina, i ragazzi erano tutti radunati intorno al tavolo, così mi avvicinai per sentire ciò che dicevano.
< Questo è il diamante. > disse Zach mettendo sul tavolo una grossa pietra trasparente e brillante.
< ..ed ecco l'argento. > s'intromise Juliet.
Solo quando ripensai ai giorni passati mi ritornò in mente l'amuleto, che a quanto pareva dal momento in cui avevo raggiunto il primo livello avanzato non mi serviva più.
La mia mente era diventata più forte e per il momento nessuno riusciva ad oltrepassarla.
Tossii per attirare l'attenzione dei presenti, che concentrati com'erano sul tavolo e sugli oggetti, non si erano accorti della mia presenza.
< Avrei potuto essere Lola...come le avreste spiegato tutto questo? > chiesi puntando il dito contro il tavolo e ciò che vi era sopra.
< Lola ci aveva detto che usciva con Jack...e così..abbiamo pensato che.. > tentò di spiegare timidamente Juliet.
< In effetti ha ragione. > la interruppe Ethan. 
< D'ora in poi faremo più attenzione. >
< Ehm... comunque volevo avvisarvi che non ho più bisogno del talismano. >
< Che vuol dire non hai più bisogno del talismano? > chiese Cath guardandomi.
< Che non ne ho più bisogno, il mio potere è diventato più forte, la magia non può penetrare nella mia mente adesso, almeno non quel tipo di magia. >
Avevano in volto un'espressione strana ed interrogativa e si guardavano come se stessero comunicando telepaticamente. 
In quel momento mi venne il dubbio che fossero realmente capaci di farlo e che mi avessero tenuta all'oscuro anche di questo.
< Ma, non è possibile...non... > la frase di Michael rimasta a metà mi incuriosì.
< La mente è  protetta solo con il livel... > Neanche Cath finì la frase che la sua espressione divenne di ghiaccio.
E con la sua anche quella di tutti gli altri.

Ecco il tasto dolente.

Le bugie hanno le gambe corte ed ora ne pagavano le conseguenze.

< Livello? Che livello? > dissi con un finto sorrisino innocente.

Nessuno parlò.

< Avete parlato di un livello... che cos'è? > chiesi di nuovo.

< ...il livello..ehm... vogliamo dire che...la mente può essere protetta solo con un livello più avanzato di magia... > iniziò Michael.
Bene, finalmente avevano deciso di fidarsi di me e di dirmi la verità, mi sentii subito meglio e piena di gratitudine per loro che mi stavano rivelando tutto una volta per tutte.
< ...alla fine delle lezioni! > s'intromise Ethan, guardando gli altri con una strana espressione di rimprovero.

Alla fine delle lezioni? 
Ma che...?

< Quando avremo finito le nostre lezioni e il tuo potere sarà sviluppato, ecco cosa intendeva Michael con livello avanzato. >
Mi sembrò di vedere Zach lanciare un'occhiata contrariata all'amico.

Comunque non riuscivo a crederci.
Erano riusciti ancora una volta a mentirmi, per giunta lo avevano fatto in un'occasione che sarebbe stata perfetta per rivelarmi tutto.

Loro non si fidavano di me.

Non so perché ma la cosa mi fece male e mi infastidì a tal punto che persi il controllo di me stessa.
Iniziai a tremare, la mia pelle diventò sempre più bollente e gli occhi iniziarono a formicolare.
Non appena mi resi conto di ciò che stava accadendo, mi allontanai dal tavolo e corsi fuori dalla cucina, entrai nella prima stanza che mi ritrovai davanti e mi ci chiusi dentro.
Cercai di fare profondi respiri, ma era tutto inutile, avevo l'adrenalina alle stelle e mi sentivo così potente da respingere anche un camion con la sola forza del pensiero.

Dovevo fare qualcosa.

Mi sentivo impazzire, era come se il mio corpo avesse bisogno di usare quella potenza.
Realizzai solo qualche minuto dopo passato così a cercare di calmarmi e di riprendere il controllo, che mi trovavo in bagno, così corsi allo specchio e verificai i miei sospetti.
I miei occhi erano rossi e al loro interno miriadi di scintille infuocate li rendevano irresistibili e pericolosi.
Avevo raggiunto il livello avanzato, senza volerlo.
Questa non era una buona cosa.
Era qualcosa più grande di me che non riuscivo a controllare.
E pensare che era successo tutto solo per una bugia mi faceva rabbrividire.
Cosa sarei stata in grado di fare, senza neanche volerlo, se mi avessero fatta arrabbiare seriamente?
Scossi la testa, ma la rabbia cresceva per quella situazione senza fine.
Mi concentrai sull'immagine riflessa nello specchio, ma dopo qualche secondo questo si ruppe con un rumore assordante che rimbombò nella piccola stanza.
Non so come, mi ritrovai per terra.
Ero stata scaraventata via dalla mia stessa potenza.
Passai qualche secondo per terra, terrorizzata e poi finalmente ritornai in me.
Giusto in tempo per vedere la chiave nella serratura che si muoveva magicamente e la porta spalancarsi al mio fianco.
Mentre qualcuno entrava nella stanza io rimasi raggomitolata per terra a fissare lo specchio andato in mille pezzi.
Non mi mossi neanche quando mi resi conto che un piccolo rivolo di sangue mi scendeva lungo la fronte e arrivava alla guancia.

< Chris... > disse il ragazzo.
Poi si alzai leggermente lo sguardo concentrandomi sulle sue meravigliose pozze d'oceano blu.
< Zach.. > sussurrai piano.
< Dio mio Chris! Stai bene? Che diavolo hai combinato? > chiese quasi arrabbiato abbassandosi al mio fianco.
Quando però vide che gi occhi mi divennero lucidi, la sua espressione si addolcì e catturò una goccia di sangue che mi scendeva  lungo la guancia. 
Feci cenno di si e allora mi allungò una mano intorno alla spalla per sorreggere il mio peso mentre mi rialzavo.
Mi aiutò ad arrivare in soggiorno e a sedermi sul divano, i suoi occhi erano terrorizzati e non riusciva a staccare lo sguardo da me e dal sangue che avevo sul viso, eppure sembrava combattuto, si teneva a distanza e dopo il breve contatto tra le nostre mani aveva evitato anche di sfiorarmi.
Forse credeva che facendo così, avrebbe messo in chiaro che io per lui ero solo un'amica, anche se non c'era alcun bisogno di farlo perché l'avevo già capito.
< Sto...sto bene. > dissi facendo un piccolo sorriso.
< Non è niente.. è solo un graffio. > aggiunsi strofinando la mano sopra la ferita che a quanto pareva doveva essere abbastanza profonda.
Feci una smorfia e non riuscii a controllare un gemito di dolore.
< Sta ferma. > disse lui afferrando la mia mano e allontanandola dalla ferita.
Quando però si accorse che come lui anch'io fissavo le nostre mani intrecciate, allontanò la sua velocemente.
< Fa vedere... posso curarla. > disse rialzando la mano, stavolta con diversi scopi.
Quando capii le sue intenzioni sobbalzai allontanandomi da lui per quanto lo permetteva il divano.
Niente magia. 
Non adesso.
< No, no e no... niente magia... mi farò medicare la ferita da Coreen. >
< Sono le 18.00 e Coreen non tornerà prima delle 21.00... Non mi sembra il caso. > sentenziò lui scuotendo la testa.
Ci pensai su e poi decisi.
< Dovrebbe essere in pausa adesso...La chiamerò e le chiederò se può venire. >

Chiamai mia zia e gli spiegai che mi ero fatta un piccolo graffio e che avevo bisogno di una sua medicazione.
L'ospedale nel quale lavorava distava solo pochi isolati dalla nostra casa, così, arrivò dopo pochi minuti entrando in tutta fretta nel salone con in mano la sua valigetta.
La ferita - che nel frattempo avevo coperto con un panno asciutto, per farla smettere di sanguinare - iniziò  bruciarmi ancora di più e quando allontanai leggermente il panno per mostrarla a Coreen, mi sembrò che tante piccole spine mi trafiggessero più e più volte proprio in quel punto.
Arricciai il naso cercando di trattenere le lacrime.
< Oh tesoro, ma che hai combinato? > chiese mia zia avvicinandosi per verificare la gravità della situazione.
In realtà non lo sapevo neanche io...
Che ho combinato?  
Continuavo a ripetermi nella mente.
Eppure ero sicura di non avere del tutto avuto il pieno controllo delle mie azioni.
Era come se il corpo facesse delle cose che la mia mente non pensava neanche.
E la ferita - per quanto male facesse - era la parte minore di tutta la faccenda, mi sentivo impazzire.
Il taglio era abbastanza profondo e partiva dal centro della fronte, proprio sopra il sopracciglio, andando a finire fino alla tempia sinistra.
Coreen applicò alcuni punti di sutura, e finì il lavoro disinfettando e coprendo tutto con un grosso cerotto bianco.
Io aspettai paziente che finisse il tutto senza lamentarmi, mentre Zach rimase per tutto il tempo in piedi a qualche metro di distanza da noi, senza disturbare.
< Ti serve qualcosa? > chiese solo a Coreen.
Lei disse di no e ringraziò
 Quando ebbe finito, mi rimisi seduta facendo movimenti lenti, la ferita ora bruciava di meno, ma la testa aveva iniziato a pulsarmi anche nelle parti non coinvolte nell'incidente.
Non diedi a vedere che sentivo ancora dolore e quando mia zia me lo richiese per l'ennesima volta affermai di non sentire quasi nulla.
Non volevo sembrare troppo esagerata o melodrammatica.
Spiegai a mia zia che lo specchio era andato in mille pezzi perché molto probabilmente la mia magia non era ancora del tutto stabile, quindi poteva capitare che facessi accadere cose senza volerlo.
La stessa versione diedi a Zach ed in seguito anche ai ragazzi.
Che sembrarono crederci senza troppi dubbi.
Prima di andare, Coreen mi somministrò un antibiotico e alcune pillole contro il dolore, disse a Zach di assicurarsi che riposassi un po' , poi se ne andò.

Quando sentii la porta richiudersi mi alzai dal divano e raggiunsi Zach nell'ingresso.
< Dove sono andati a finire gli altri? > chiesi quasi del tutto sicura che non mi avrebbe detto la verità
< Sono andati a casa nostra per preparare una piccola festa che avevamo intenzione di dare stasera. >
 Una festa.
A casa loro!
E io non ne sapevo nulla?
Morivo letteralmente dalla voglia di vedere dove abitavano, da tantissimo tempo.
< Ma ora li chiamo e gli dico che non se ne fa più nulla. > alzò le spalle.
< Cosa? No...perché dovresti annullare tutto?! >
< Chris.. > mi guardò gentile.
< Non ti lasceremo a casa da sola tutta la sera... >
Non so se disse così perché non volevano che rimanessi da sola a casa nelle mie condizioni ( non tanto critiche alla fine ) o perché non si fidavano di quello che potevo combinare.
< Oh, ma certo che non rimarrò da sola. Verrò anch'io alla festa. >
Sorrisi piano per evitare altre fitte alla testa.
< Credo proprio di no. >
Mi guardò sollevando le sopracciglia, quasi con tono divertito.
< Tua zia è stata chiara, devi riposare, e mi ha anche chiesto di costringerti se fosse stato necessario. > cercò di trattenere una risata poiché anche lui sapeva quanto odiassi delle situazioni del genere.
Lo guardai aggrottando le sopracciglia.
In effetti forse per lo spavento, mi sentivo un po' stanca, ma non ero malata.
< Avere un graffietto sulla fronte non significa essere malati. >
Borbottai.
< E lo sai anche tu quanto è iperprotettiva Coreen. >
Per una volta mi diede ragione e poi alzò gli occhi al cielo.
< Va bene, verrai con noi... ma non ti perderò d'occhio per tutta la sera. >
Lo guardai sollevando un sopracciglio.
< Mi prendi in giro? > chiesi sollevando le sopracciglia in un gesto spontaneo che mi provocò una fitta di dolore alla fronte. 
Non che mi desse realmente fastidio averlo tra i piedi per tutta la sera.
<  Ti sembro uno che scherza? > fece indicandosi il viso.
< Zach, piantala! Saremo a casa tua, cosa vuoi che mi succeda? >
Lui mi guardò arricciando il naso.
< Ehm... Forse dovresti prima vedere la "casa" credo cambierai idea. >


  
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