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Autore: cateperson    24/08/2013    1 recensioni
E se cedere all'amore fosse la cosa migliore che mi potesse capitare?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P.O.V. JOEY
 
Dopo le due settimane a Glendale a casa Ruess io ero tornata a New York, mentre Nate era volato a Tampa, in Florida, con Andy e Jack per lavoro.
Dal momento che avrei trascorso il weekend da sola, decisi di andare a trovare i miei genitori a Graysville, in Alabama, il piccolo paesino in cui ero cresciuta. Non li vedevo da molto tempo e desideravo davvero tanto stare un po' con loro, raccontare di come stava andando la vita, sentire i discorsi di mio padre sulle ultime idee poco geniali della mamma o sul football, e cucinare con la mamma, fare lunghe passeggiate in campagna con lei o girare in bicicletta.
Avevo appena svuotato una valigia e finito le lavatrici che già dovevo prepararne un'altra, ma ne ero davvero felice: potevo stare tranquilla, non ero angosciata come quando sapevo di dover affrontare la famiglia di Nate. Sarebbe stato un weekend di puro relax.
 
Quando misi piede nell'aeroporto di Birmingham, le prime persone che vidi, o meglio sentii, furono i miei genitori. Mia madre era sempre stata un essere un po' buffo, che non si vergognava di nulla, nemmeno delle sue figuracce, e col tempo anche mio padre aveva smesso di imbarazzarsi. Quindi non fu una sorpresa trovarli lì che urlavano il mio nome con un enorme cartellone con la scritta BENTORNATA A CASA FIGLIA PREFERITA!
Risi come una pazza e li abbracciai
"Ma perché proprio a me dovevano capitare i genitori più strambi del mondo? Figlia preferita...ci credo, sono anche l'unica che avete!"
Mio padre non perse l'occasione per rimproverare mia madre
"Sai che quando la mamma si mette in testa una cosa deve essere quella! Sono riuscito a evitarti le trombette da stadio e le foto segnaletiche appese in tutto il paese!"
"Sei sempre il solito Mitch! Mi rovini sempre tutto...volevo tenerle in serbo per la prossima volta!"
"Credimi Emily, non ci sarà una prossima volta se non ti darai una calmata!"
Vederli così, sempre immersi in una discussione, mi fece sentire finalmente a casa. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e li abbracciai ancora più stretti.
"Mi siete mancati da morire brontoloni!"
 
"Tesoro, visto che ieri ti sei riposata, ti va se stasera andiamo alla fiera di paese? Sono così tanti anni che non ci vieni..."
"Mamma non saprei...volevo portarmi avanti con il lavoro e telefonare a Nate con un po' di calma, visto che durante la settimana siamo tutti e due sempre molto presi..."
"Oh andiamo Johanna, non fare la guastafeste come al solito! Per una volta che torni a casa io esigo che tu venga alla fiera con me e tuo padre!"
Sorrisi e abbassai lo sguardo: mia madre non aveva perso l'abitudine di chiamarmi col nome intero quando iniziava a infastidirsi, esattamente come succedeva quando ero piccola e ne combinavo una delle mie.
"D'accordo...evidentemente la libertà in Alabama è stata abolita!"
Sentii la voce di mio padre provenire dal salotto
"In Alabama no...ma in casa Brady sì!"
 
"Ma perché Joey ci mette tanto? Non deve mica prepararsi per una serata di gala..."
"Sei proprio un uomo Mitch...Non capisci? Per una volta che rimette piede in città vuole che tutti la ammirino. Sai che ha sempre avuto problemi di autostima, ma ora è una donna di successo, è la ragazza di un personaggio famoso...Dalle la possibilità di apparire bellissima agli occhi di tutti..."
"Sei andata a fare shopping, vero Emily?"
"Potrei averle comprato accidentalmente qualche vestito..."
Dalla mia stanza al piano superiore avevo sentito tutta la discussione, seguita subito dopo da dei passi pesanti sulle scale.
Aprii la porta a mio padre prima ancora che bussasse e, vedendomi ancora  in accappatoio, capì che la situazione era drammatica.
Il suo sguardo si posò sul mio letto e rimase a bocca aperta
"Oh mio Dio quanti sono?"
"Una decina circa...e li ho provati tutti almeno due volte...non ce n'è uno che mi stia decentemente...io non vengo!"
Mio padre si sporse dalla porta della camera e urlò
"Meno male che nostra figlia aveva risolto i suoi problemi di autostima..."
Poi iniziò a rovistare tra gli abiti e ne scovò uno azzurro, di taglio semplice, con un'ampia cintura bianca in vita e la gonna morbida lunga fino al ginocchio.
"Prova questo!"
"Ma papà l'ho già provato e..."
"Silenzio! Io voglio vedere la fiera!"
Con lo sguardo basso mi diressi in bagno e infilai il vestito. Dovevo ammettere che non mi stava male come le due volte precedenti...Era carino, ma non eccessivo, adatto a una serata come quella, tra bancarelle e vecchi amici.
Quando uscii mio padre mi guardò incantato per qualche secondo e mi sembrò che i suoi occhi si fossero inumiditi, ma subito assunse il suo tono un po' scorbutico che conoscevo bene.
"Ora siamo pronti per andare"
Sorrisi e lo seguii a ruota.
"Mamma, spero per te che ci sia ancora il vecchio Ernie con il suo carretto dello zucchero filato perché questo è l'unico motivo che mi spinge a venire!" Dissi una volta scese le scale e presa la borsa.
"Tesoro, credo che quest'anno la fiera ti rimarrà particolarmente impressa!" 
 
La fiera era esattamente come la ricordavo, con le bancarelle del tiro a segno piene di peluche, quelle delle caramelle, Ernie e il suo zucchero filato e le giostre. Tutto questo la rendeva così banale e ripetitiva, eppure io la adoravo perché aveva l'odore della mia infanzia, il gusto della prima cotta per il mio compagno di banco, il sapore salato delle prime lacrime versate per amore.
Avrei tanto voluto che Nate fosse con me, che conoscesse il luogo dove ero nata e cresciuta, da cui avevo dovuto staccarmi con dolore e fatica. Io ero anche quello, la Joey di Graysville, e come Nate aveva condiviso con me anche la sua parte più intima, la sua famiglia, così avrei desiderato che potesse conoscere la me di provincia.
Col telefonino scattai più foto possibili, da qualunque prospettiva, per potergliele inviare e raccontargli di me almeno in quel modo.
Mia madre, vedendomi così elettrizzata per quella semplice idea, mi diede un ottimo consiglio
"Perché non sali sulla ruota panoramica e fai un po' di foto dall'alto?"
"Mamma sei un genio!" e le stampai un bacio sulla guancia.
"Non capisco perché tu e tuo padre lo diciate ancora con quel tono stupito..."
Mi sorrise e mi diede una carezza.
"Sali con me?" Le proposi.
"Sei matta? Sai che soffro di vertigini!"
La abbracciai veloce e, senza dire nulla, mi diressi alla ruota.
Fortunatamente nessuno salì nel sedile con me, così avevo più spazio e più libertà di movimento per scattare le mie foto.
Quando il mio sedile arrivò in cima, la ruota si fermò per un tempo che mi sembrò infinito.
Tutte le luci della fiera si spensero ed io iniziai ad agitarmi. Cercai di respirare a fondo e di mantenere il controllo
"Calmati Joey...Adesso vedrai che attaccheranno il generatore e tu scenderai!" Dissi tra me e me.
All'improvviso dall'oscurità emersero dei meravigliosi fuochi d'artificio...uno...due...dieci...venti...uno spettacolo senza fine.
Poi una canzone che conoscevo di uno dei miei gruppi preferiti...
 
I NEVER OPEN UP TO ANYONE
SO HARD TO HOLD BACK
WHEN I'M HOLDING YOU IN MY ARMS
 
WE DON'T NEED TO RUSH THIS
LET'S JUST TAKE IT SLOW
 
JUST A KISS ON YOUR LIPS IN THE MOONLIGHT
JUST A TOUCH OF THE FIRE BURNING SO BRIGHT
I DON'T WANT TO MESS THIS THING UP
I DON'T WANT TO PUSH TOO FAR
JUST A SHOT IN THE DARK THAT YOU JUST MIGHT
BE THE ONE I'VE BEEN WAITING FOR MY WHOLE LIFE
SO BABY I'M ALRIGHT WITH JUST A KISS GOODNIGHT
 
Tentai di concentrarmi su quelle parole e sui fuochi per non pensare al vuoto sotto ai miei piedi.
Poi la ruota soltanto si illuminò e riprese a muoversi. 
Quando arrivai a terra feci per alzarmi, ma il guardiano con delicatezza mi spinse sul sedile e disse
"Un altro giro gratis per farci perdonare!" 
E proprio mentre il mio sedile stava per alzarsi di nuovo, una figura salì veloce vicino a me.
Lo guardai e rimasi pietrificata. Nate era sbucato dal nulla e mi sorrideva. Io non riuscivo a formulare né pensieri razionali né frasi di senso compiuto.
Lui mi accarezzò e quasi sussurrando disse
"Respira Joey...Sono soltanto io!"
Gli gettai le braccia al collo e lo riempii di baci. Nate cominciò a ridere e tentò di sciogliere la morsa in cui lo avevo rinchiuso.
"Non respiro..."
Mi allontanai un attimo, lo guardai negli occhi per tentare di capire cosa era successo
"È opera tua tutto questo?" Dissi con fare indagatore
"Può essere..."
In quel preciso istante arrivammo in cima e la ruota si fermò di nuovo.
"Oh mio Dio ma sono io che porto sfortuna?" 
"Joey, ci sono qui io con te!"
Illuminato dalle luci dei fuochi d'artificio era bellissimo, uno spettacolo da cui non avrei mai voluto staccare gli occhi. Lo osservai attentamente e capii che aveva ragione: lui era il mio porto sicuro, la mia ancora di salvezza, e io non avevo nulla da temere.
Poi riprese a parlare e in quel momento notai che il volume della canzone era notevolmente più basso, come se fosse diventato un sottofondo per le parole che Nate stava pronunciando
"Joey, ci sono qui io con te ora...e se tu me lo permetterai, vorrei esserci per sempre!"
Estrasse una scatoletta di velluto nero, la aprì e io rimasi imbambolata, con le lacrime agli occhi, a fissare quel diamante.
"Non potrei chiedere di più dalla vita se non la possibilità di tenerti sempre stretta tra le mie braccia per amarti, proteggerti, consolarti, sostenerti. Joey, io desidero amarti per sempre, nelle gioie e nelle difficoltà...tu vuoi lasciarti amare da me?"
Le lacrime sgorgavano copiose e la voce era ridotta a un sussurro, ma con sicurezza presi il viso di Nate tra le mani e lo guardai intensamente
"Voglio lasciarmi amare da te, ma anche darti tutto l'amore che provo, giorno dopo giorno, anno dopo anno..."
Nate si illuminò di una gioia senza paragoni, specchio della mia.
"Vuoi sposarmi Joey?" Mi chiese estraendo l'anello dalla custodia e infilandomelo al dito.
"Certo che sì" risposi sorridendo e tentando di asciugare le lacrime.
Gli saltai al collo e il bacio che ci scambiammo fu il sigillo della nostra promessa.
Dopo alcuni minuti la ruota ricominciò a muoversi e quando rimisi piede a terra, mi trovai di fronte i miei genitori, con gli occhi pieni di lacrime per la commozione...Evidentemente sapevano tutto...
"Ho detto di sì!" Fu l'unica cosa che riuscii a dire prima di essere abbracciata. 


SPAZIO DELL'AUTRICE
Signore e signori...manca ormai un solo capitolo alla conclusione!!
Con i ringraziamenti mi dilungherò alla fine, ma intanto continuo a chiedervi di dirmi cosa ne pensate di questa storia
Perciò bando alle ciance, se avete qualcosa da dire non fatevi problemi e scrivetemelo!
Intanto buona giornata
Cateperson
  
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