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Autore: Rue Meridian    28/02/2008    10 recensioni
Era una giornata cupa, la ricordo bene. Il cielo era grigio e minacciava pioggia. Era una giornata triste e non capivo il perché. Non mi accorsi delle barche che arrivarono in porto, ma mi accorsi degli uomini che ne erano scesi: come non notarli? Erano vestiti strani, troppo leggeri per quel freddo, con corte tuniche che gli arrivavano al ginocchio, le gambe nude, come le braccia. .... Anche i loro volti erano diversi dai nostri. La pelle scura abbronzata, gli occhi ed i capelli neri come la pece, così diversi da noi. .... Il giorno dopo, mi trovavo sull’isola di Lìtla Dìmun ed il maestro Cormac mi insegnò la prima lezione.
Genere: Romantico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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chapter_ twelve

Attenzione!!! In questo capitolo, per necessità di trama, sarà inserita un'unica parolaccia. Il rating della storia è già Giallo: aumentare ad Arancione per quest'unico episodio mi pare esagerato, ma, se voi lo riterrete necessario, mi adeguerò di buon grado. Grazie e mi scuso per chi si riterrà offeso: non ve n'è assolutamente l'intenzione.

 

 

 

13. Sofferenza

 

L’aria era irrespirabile, afosa e bollente, tanto che ogni respiro era un tormento, più che un conforto; il sole batteva sulla testa rendendo ogni minimo pensiero, diverso dalla volontà di cercare posto più fresco, impossibile. Quattro figure tuttavia rimanevano immobili sotto il sole cocente, impassibili a ciò che li circondava.

Un ragazzo, assai giovane fra tutti i presenti, era sdraiato per terra, gli occhi chiusi e quasi un sorriso sulle labbra. Una donna, chinata su di lui, lo fissava ormai da tempo. Non un fiato proveniva da quella maschera, che la riconosceva come una sacerdotessa guerriera.

Due Saints stavano immobili a fissare la scena qualche metro indietro, silenziosi, due statue di sale.

Uno di loro, caratterizzato da strani capelli rosa, si avvicinò alla Bronze, senza però far nessun gesto: quando parlò, la voce risultò stanca, come se ogni parola costasse uno sforzo immane.

- E’ necessario che tu vada.-

Come odiava quella voce… Non se n’accorgeva? Non si rendeva conto di come stava soffrendo? Anche lei era morta con lui…

- Un messaggero deve avvisarli… E tu sei l’unica in grado di affrontare il viaggio.-

Il ragazzo era incredibilmente pallido, il cloth che indossava era per lo più a pezzi e molte ferite percorrevano il suo corpo. L’altro cavaliere era in uno stato simile, a stento si reggeva in piedi, mentre osservava il ragazzo a terra.

Ma sicuramente stavano meglio di lui…

Le dita della donna sfiorarono per un attimo i capelli del fanciullo per terra, sembra che dorma… Un ultimo sguardo per poi alzarsi ed allontanarsi, voltando le spalle ai presenti…

E’ finita l’infanzia… Ma mi chiedo se sia mai iniziata…

 


Immobile dalla sua Casa, il cavaliere dell’Ariete osservava lo strano viavai del Santuario.

Di per sé, il luogo era sempre piano di vita, ma il fulcro intorno al quale ruotava tutto era l’Arena. Le Tredici Case rimanevano in disparte, riservate all’elite del Santuario.

Ed in fondo non gli dispiaceva: la separazione gli garantiva la tranquillità e la pace della sua Casa, mentre se desiderava osservare lo svolgersi della vita era sufficiente recarsi ai campi di addestramento.

Tuttavia quel giorno la normalità era stata rotta: messaggeri e cavalieri si succedevano, dalla mattinata fino a quel momento, al tramonto del sole, lungo la scalinata delle Tredici case, disturbando inevitabilmente la sua quiete e la sua contemplazione. 

Con un sospiro, si mosse dall’ombra del portico: un ticchettio costante sulle gradinate di marmo lo avvisava che un altro straniero si avvicinava alla casa che si era impegnato a difendere.

Una bionda figura era ora visibile, mentre risaliva le scale: una sacerdotessa guerriero.
La voce spezzata di questa lo salutò: -Cavaliere d’Ariete vengo in pace, come messaggera dell’Isola di Andromeda. Chiedo di poter esser ricevuta dalla Dea-

Il Gold osservò attentamente la donna di fronte a lui: - Benvenuta al Santuario, June del Camaleonte. La Dea ti riceverà domani, poiché per oggi ha sospeso gli incontri.-
Le sue parole erano cortesi ed un po’ formali, così come il saluto della donna; tuttavia, lo sguardo dell’uomo fissava la maschera dell’altra come a voler cercare il motivo della sofferenza della donna, che percepiva chiaramente, sia coi sensi naturali, sia grazie alla telepatia.

- Tuttavia, ti avverto che probabilmente il tuo messaggio è già conosciuto: è tutto il giorno che riceviamo messaggeri dai vari campi d’addestramento del rapimento di tutti gli apprendisti-
Un gentile sospiro del Gold che nonostante l’apparente serenità soffriva nel non sapere la sorte dei suoi allievi. – Anche qui ad Atene è accaduto lo stesso. Athena stessa è stata attaccata: ma i dettagli ti saranno spiegati alla riunione di domani. –

Una pausa per sorridere alla Bronze: - Perciò puoi andare a riposarti, June. Sembri stanca: il viaggio deve averti stancato.-

June sorrise tristemente da dietro la maschera, non credo basterebbe… l’unica sarebbe non svegliarsi più… Il Gold percepì nitidamente quel pensiero così carico di dolore ed un’aria vagamente interrogativa si dipinse sul suo volto; al che la donna si raddrizzò su sé stessa e riprese il tono formale. – Ti ringrazio, Cavaliere, chiedo solo che un messaggio sia inoltrato alla Dea.-

All’annuire del Sommo Sacerdote, la donna proseguì: - Nel corso degli scontri, il Cavaliere di Andromeda è morto.-

 


- La Dea n’è profondamente scossa, ha chiesto di rimanere sola. Non credo se lo aspettasse.-  La voce di Mu era pacata, seppure non vi fosse gioia in essa; non esprimeva tutto ciò che pensava, ma i suoi sentimenti nascosti furono esposti dal suo interlocutore.

- Li credeva invincibili, dimenticando la sorte abituale dei Saints.- La piattezza della voce del Saint di Virgo rasentava l’atonia, mentre camminava  verso la zona abitata del Santuario, seguendo l’altro.

Il cortese Saint dell’Ariete non replicò, volgendo lo sguardo agli alloggi degli allievi, sottostanti la loro posizione, sul sentiero che scendeva il fianco del monte.

Gli alloggi erano un continuo viavai di Saint ed ambasciatori dai centri d’addestramento di tutto il mondo: sui loro volti, la preoccupazione per quelle vite che erano state loro affidate.

L’aria di crisi si respirava abbondantemente, ma era diverso da quelle precedentemente affrontate: questa volta dei ragazzini inermi, dei bambini vi erano andati di mezzo e loro non sapevano nulla della loro sorte.

- Hai idea del motivo? Perché loro?- La voce di Mu tradiva una nota angosciata, ma il suo pensiero era quello di tutti: perché i loro nemici avevano attaccato i centri d’addestramento per rapire gli apprendisti? Perché avevano ignorato i Saints, ingaggiando con loro battaglia solo se necessario?

- Solamente sospetti. Credo tuttavia che alla riunione di domani avremo altri elementi per valutare la situazione.- A differenza del compagno, Shaka pareva assai poco partecipe di quella situazione: il volto calmo, l’espressione perennemente intensa, gli occhi chiusi non mostravano alcuna partecipazione emotiva all’accaduto.

L’altro osservava silenzioso dalla sua posizione rialzata, riconoscendo alcune persone e percependo i sentimenti degli astanti nell’aria, che nessuno si preoccupava di nascondere.

Shaina stava insieme a June, ascoltando quiete il dire di Marin, sotto una quercia, distanti, lontane dagli altri, richiuse nel loro dolore.

Altri tre Saint parlavano fra loro, non troppo distanti dalle tre ragazze: uno di questi gesticolava freneticamente ed il custode della prima casa avvertiva chiaramente i suoi sentimenti. Rabbia, frustrazione… Seiya cerca di calmarti… Il tuo dolore è grande, ma così non sei certo d’aiuto.

Gli unici che parevano indifferenti al dolore che permeava l’aria erano le guardie del Santuario; a gruppi osservavano i nuovi giunti, radunati intorno al sentiero, dopo che i cancelli con l’Esterno erano stati chiusi. Schiamazzavano, ridendo sguaiatamente e lanciando sguardi pesanti alle donne presenti: gli scarti del Santuario. Incapaci di guadagnarsi un’armatura, rifiutati dalle stelle, trattati come inferiori dai Saints, si difendevano disprezzando tutto ciò che li circondava, contando sul loro numero, temendo i superiori e bistrattando gli inferiori.

 


L’errore era stato camminare e contemporaneamente fissare i propri piedi; ovviamente anche essere presi dai propri pensieri, così tanto da non accorgersi delle voci intorno non era stato una mossa geniale.

Così, si era ritrovata a sbattere contro una delle guardie del Santuario: di per sé, la cosa non comportava rischi. In genere, erano abbastanza vigliacche da non attaccare un Saint: sempre che il Saint in questione non fosse disprezzato dall’intero Santuario e la guardia mezza brilla.

- Ehi! Non si porta più rispetto?-

La ragazza fece un sospiro dietro la maschera, mentre la guardia le strattonava un braccio: l’istinto la istigava a picchiare l’uomo, fino al momento in cui il suo unico pensiero sarebbe stato “Non toccherò mai più una donna, neanche con un fiore”.

Tuttavia, una visione d’intorno le segnalava la presenza di numerosi Saints, stranieri e del Santuario, e questo significava che ogni suo gesto sarebbe stato pesantemente giudicato da chi osservava la scena.

Un ragazzino in jeans e maglietta rossa si era addirittura avvicinato pronto ad intervenire in sua difesa. I soliti difensori delle “fanciulle indifese”. Probabilmente non sa neanche chi io sia…

- Non reagiamo, assassina?-

La voce alta e perforante della guardia le stava letteralmente distruggendo il cervello, mentre questo continuava a scuoterla; Némain fece cenno al ragazzino di starsene fermo.

La ragione, stanca di quella giornata, la invitò ad ignorare la guardia, a liberarsi di lei in modo indolore ed allontanarsi da questa, senza spiccicare una parola.

Così fece, strappando il braccio dalla presa dell’altro ed iniziando ad allontanarsi da loro.

- Vigliacca! Hai paura?-

L’orgoglio la fermò, mentre dava le spalle alle guardie, una decina di passi indietro. Autocontrollo…

Notò i due Gold che fissavano la scena: il Sommo Sacerdote sembrava inquieto ed avanzava, pronto a rimettere ordine. Tuttavia, la Silver si concentrò sul Cavaliere di Virgo, che osservava la scena immobile, gli occhi chiusi: nessun’emozione sul suo volto, nessun sentimento palese. Eppure, avrebbe giurato di leggerci dell’attesa.

Attesa di come si sarebbe comportata. Non credo proprio che ti darò soddisfazione…

Riprese a camminare, indifferente alle guardie ed ai loro commenti.

- Figlia di puttana!- Ironia della sorte, immagino…

Si fermò: nelle orecchie, il battito del suo cuore era assordante. Rapido e costante. Migliaia d’immagini nella sua mente.

Eppure, si voltò appena, torcendo solo il busto, e replicò con tono gelido, atono e privo di vita, ogni emozione cacciata da esso.

- Sì, mia madre era una prostituta e allora?-

Nessuno osò fiatare: il ragazzino e due suoi compagni, uno biondo ed uno dai lunghi capelli neri, la fissarono sconvolti.

Lai li ignorò, riprendendo la sua strada; superò pure l’attonito Sacerdote, che tentava di trovare la reazione adatta.  Quando questo tentò di poggiarle una mano sulla spalla, come a confortarla, lei lo fissò da dietro la maschera e si scostò evitando il contatto. Grazie tante ma non voglio la vostra compassione: non so cosa farmene… Pensò sprezzante, ben sapendo che l’altro avrebbe avvertito il pensiero.

Ignorò anche Shaka, che l’aveva fissata, mentre s’avvicinava, risalendo il sentiero che portava alle Dodici Case; lo superò senza un fiato e non fece neppure caso allo sguardo che le rivolse, sempre con gli occhi sigillati, una vaga curiosità nello sguardo.

 


Ricordava di aver pianto, mentre correva a casa, mentre chiamava sua madre, mentre bussava come una disperata sulla porta lignea della casetta, sulla piazza vicina al porto. Ricordava di avere ancora nelle orecchie le risate di scherno, gli insulti e quelle parole.

Una donna le venne ad aprire, osservandola stupita, mentre si aggrappava disperata alle lunghe gonne, che sfioravano terra, nascondendo le scarpe pesanti di tela.

Aveva richiuso la porta e l’aveva stretta a sé, tornando verso la sedia vicina al camino: la casa era povera, però pulita; consisteva in unica grande stanza, dotata di un camino, nel quale la torba bruciava, creando un fuoco basso e capace di dare poco caldo. L’unico mobilio era un tavolo, e delle sedie; un cassettone ed un letto erano nascosti da una tenda, che divideva in due la stanza. Una scala portava alla soffitta, adibita a stanza per i bambini; materassi a terra, vicino alla canna fumaria, sì da poter riposare al calore del camino. Pochi oggetti erano per la casa: le pentole ed i piatti, la credenza per il cibo da conservare; la torba conservata vicino al camino, sì da non dover uscire per recuperarla. Tende alle finestre nel vano tentativo di conservare il calore.

La donna le carezzava i capelli, così simili ai suoi; i suoi però iniziavano ad imbiancarsi, così come il viso iniziava a segnarsi di rughe, non nascondendo però la bellezza di un tempo.

Sfiorita, solo così si poteva definire: stanca e provata, avvolta in numerosi scialli, così da non prender freddo.

-Mor!! Mor!![1]- L’aveva chiamata, quasi invocata, nella speranza che cancellasse le brutte parole appena sentite: perché era “mor” e quindi poteva tutto…

La madre le disse dolcemente: -Lille kaerlighed[2], cosa c’è?-

Quella era la domanda più difficile di tutte: perché significava ripeterle cosa avevano detto di lei i bambini, i loro genitori. Riutilizzare quelle brutte parole e dubitava che le lacrime bastassero a portarle via.

La donna le sfiorò i capelli e le disse semplicemente: - Non sempre va tutto come si vorrebbe, lille[3]. Ma, io vi voglio bene e questo mi basta.- Un sorriso il più dolce dell’universo e lei aveva capito.

Gli altri non potevano capirlo, ma lei, che riceveva quell’amore, non avrebbe mai potuto giudicarlo.

 

[1] Mor= Madre (danese)

[2]Lille Kaerlighed= Piccolo Amore (danese)

[3]Lille= Piccola (danese)

 

Eccomi qui!! Ciao a tutti!! Influenzata come non mai: dopo due mesi di lotta tra me e l'influenza, stavo per lanciare il grido "Scampata", ma quella mi ha fregato... Così, dopo la conferma di Alexiel_Mihawk (ti adoro, cocchetta bedda!!) mi son decisa a passarvi questo capitoletto... Il prossimo è in fase di scrittura... In più a Marzo tra esami e festività  sarò iperimpegnata.... Quindi sarà difficile che arrivi qualcosa prima di Pasqua... Lettori avvisati....

Veniamo al capitolo in sè: nel flashback, vi sono un paio di parole in danese. Ora io non conosco quasi per nulla questa lingua, ma avendo dato alla mia protagonista questa nazionalità, mi pare corretto farla parlare in questa lingua (almeno in parte). Così tra grammatiche e dizionari son riuscita a trarne qualcosa... Se qualcuno di voi conosce meglio questa lingua, sarò lieta di esser corretta^^.

Passiamo alla mia mente malata ed a ciò che è riuscita a produrre: la famigliola si fa complessa vero?.... Effettivamente, tutti e tre sono fratellastri, e non solo Neèmain rispetto agli altri due.. Stessa madre ma padri diversi... (Tra l'altro mi son resa conto che ho riportato male le età dei tre: CORREZIONE Nèmain 21 anni, Milo 22 (come gli altri Gold dell'annata d'oro) e  Camus 23 (gli ho aggiunto apposta un anno) (Chiedo venia per le imprecisioni: io le avevo pensate corrette ma le ho battute male...)

Che altro dire: ah, sì! La morte di Shun... inutile ed utile per la mia trama... Voluta non per odio al personaggio, (che di per sè non mi esalta, ma che non odio), ma.... perchè sì...^^° non è certo la spiegazione migliore, ma l'autrice (che parolona) sono io!! MUHAHAHAHA

Ho la testa a cocci, quindi passo subito a ringraziarvi per le recensioni (siete troppo cari^^). Un saluto, alla prossima^^.

X Manila: Erano secoli che qualcuno non mi chiamava piccola^^... Apprezzo!! Su Dunya, ho la bocca strachiusa!! Milo fratello effettivamente non s'è mai visto, quindi non si può sapere quanto OOC sia andata^^!! Grazie per il commento ed un grosso baciotto!

X Engel: Il Crystal Wall è sicuramente da ringraziare (sennò la fic finiva lì^^) e Dunya... beh.. vedrai... Lisbet, beh è un personaggio che ha il suo peso nel carattere di Nèm.. e si vedrà.. Grazie anche a te^^ e ci si vede alla prox!!

X war: Ecco brava... non parlare ma AGGIORNA!! XDDDD Scherzo! Prenditi il tempo necessario, ma non farmi morire senza sapere il finale!! Il semidio... Acquetta.... Comunque lo scoprirai! Shaka è, al momento sano e salvo, e ti ringrazia per la preoccupazione.... (ma se continua ad esser tanto cortese con te, inizia a temere la mia gelosia XD).. Un grazie ed un abbracione!!

X Gufo_Tave: I complimenti fatti da te valgono doppio perchè non sembri il tipo di manica larga^^!! Quindi doppio grazie!! Quanto ai flashback... che dire adoro scriverli!! Spero che questo ti piaccia^^... Al prossimo chapter!

X Snow Fox: Al momento non devo dunque temere il tuo cucchiaio^^!! Son lieta che il Shaka's Fan Club sia così ben fornito!! Quanto alla statuetta la accetterò volentieri... ma tra tutte le dee proprio quella rompi... dovevi scegliere XDDD!! Quanto all'ulcera... beh si scoprirà pochino, pochino a capitolo... quindi vedi di far attenzione!! Un baciotto bacilloso (per la mia influenza) ed alla prox!!

X miloxcamus: Lieta che Milo ti sia piaciuto in questa versione... Ti confido che è veramente difficile gestire un personaggio così vitale!! Alla prossima e grazie per la recensione!

X EriS_San: Lisbet.... avrà il suo spazio... e no, non ti rivelo nulla: nè su lei, nè sul segreto, nè sul nemico (anche a te Acquetta!!)... Comunque confermo le due impressioni: malinconia e speranza...Quanto al rapporto fraterno... beh, la vita non va mai come ci si aspetta!! Spero che il "morto" non ti addolori troppo... Se vai sul vocabolario, accanto alla parola "complicata" c'è la foto di Sharkie!! XD Per Dunya, ribadisco il silenzio stampa...^^ Grazie per gli auguri, per i complimenti e spero questo chap ti piaccia!!

Forza ragazzi, recensite se vi piace (e se vi va)!! Ogni recensione è (per me) uno starnuto in meno verso la guarigione!! XDDDDD

   
 
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